CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE
GIOVANNI BATTISTA PIGHI
VOLUME I
Ristampa a cura del periodico «Il Semimario»
Verona 1980
Si autorizza il periodico « IL SEMINARIO» a procedere alla ristampa di « CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE» del canonico G.B. Pighi.
Verona, dalla Curia vescovile, 20 febbraio 1980.
Don Tiziano Bonomi, Cancelliere.
L'opera « CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE» del canonico G.B. Pighi venne pubblicata la prima volta a puntate mensili in « Bollettino ecclesiastico veronese» fra il 1914 ed il 1926.
Viene qui ridata a stampa a cura del periodico «IL SEMINARIO», via Seminario 8, 37129 VERONA, telefono (045) 31854.
Lavorazione tipografica a cura di « STIMMGRAF » via G. Mameli 73, 37124 Verona, tel. (045) 44932
AVVERTENZA
Il testo pubblicato è fedelmente quello curato a suo tempo dallo stesso autore, di cui si conservano le divisioni, i titoli, i sommari e la dizione. Le note contrassegnate con numeri 1, 2 ... sono dell'autore. Piccoli cenni di annotazione aggiunti in questa ristampa sono contrassegnati con lettere alfabetiche (a), (b) ... e poi richiamati a fine di capitolo. Per ragioni comprensibili si è proceduto spesso alla sostituzione di iniziali maiuscole con le rispettive minuscole. Al termine di ogni volume è prevista un'appendice con elenco di quanto giovi ad una rapida consultazione dell'opera.
PRESENTAZIONE
Una ristampa? Sì, la ristampa dei CENNI STORICI SULLA
CHIESA VERONESE del canonico Giovanni Battista Pighi.
Ristampa e ristrutturazione in volumi.
L'opera del Pighi era apparsa a suo tempo in brevi
puntate all'interno di un periodico e perciò rimase poi inevitabilmente
dispersa in grande numero di fascicoli, lungo un arco di tempo d'una dozzina
d'anni.
Ora tutto consiste nell'accostarsi ad un angolo di
vecchio scaffale, estrarre dall'ombra le pagine, irrorarle di un sorso
d'inchiostro e ricomporle a foggia di libro.
Questa iniziativa non comporta meriti particolari, non si
propone di colmare lacune, non si chiede neppure se l'operazione sarà una
trasfusione di vitalità. C’è infatti
nelle cose un certo diritto che va rispettato, il diritto a nascere, ad
eclissarsi ed anche a morire; san Zeno suggerirebbe, a questo proposito, la sua
deliziosa similitudine del sole, che non tollera interferenze, tanto che « gli
si toglierebbe il rinascere, se gli si impedisse il tramonto ».
Un gesto, dunque, di semplicità e d'affetto, per spingere
fino all'umile lido umano delle cose concrete e reali un timido e diffuso
desiderio che da tempo vagava sulle acque del desiderio.
Ma da dove è venuto il primo suggerimento? E' difficile
dire. Forse dalla crescente difficoltà di rintracciare copie, del resto sempre
più rare e sbiadite, di quest'unica e fino ad oggi insuperata storia religiosa
di Verona; forse dal piacevole ricordo d'avere spesso trovato, finalmente e
solo nel Pighi, quanto si andò cercando da studenti o da amici di studenti.
Ma è difficile dire. Le idee, insegna Platone, vengono da lontano, miti e silenziose
messaggere di orizzonti sconfinati, e per questo rivestite d'un velo di
bellezza. Te le trovi lì sul
davanzale dell'anima al mattino, talora in una data che per te ha valore di
segno, e tu così le lasci entrare.
Poi, anche, ti viene da arrossire, come per una
fanciullesca temerarietà. Allora ti volgi attorno, con smarrito sguardo
interrogativo. E appena avverti la carezza di una parola amica, d'incoraggiamento,
di quelle parole sincere che hanno fragranza di opera buona, subito ti convinci
che è tempo di provare.
Un grazie a quanti con schiettezza hanno consigliato di
provare. Il che è molto agevolato dall'aiuto competente e indispensabile di don
Angelo Orlandi.
Nascono di solito appunto così le cose, da minuscoli
germi, a cui non manchi un gioioso alito di amore.
Ristampare quest'opera e avviarla immediatamente ad una
notevole diffusione capillare è adesso facilitato dalle prestazioni de IL
SEMINARIO. Pur relegata a livello senza pretese e limitata a tenue bisbiglio
bimestrale, questa rivistina si offre come veicolo e, in più, ha il vantaggio
di trovarsi ad operare nell'ambiente medesimo in cui il Pighi propose a lungo
dalla cattedra il suo multiforme insegnamento.
Giovanni Battista Pighi, che fu poi «prelato
domestico di Sua Santità », arcidiacono del Capitolo della cattedrale di
Verona e per dieci anni vicario generale fino alla morte del cardinale
Bartolomeo Bacilieri (1923), era nato nella periferia veronese, a Quinzano, il 14 gennaio
1847. Consacrato prete a Trento il 3 settembre 1871, fu
poi per un quarantennio insegnante di sacra liturgia, di storia ecclesiastica e
di teologia morale nel nostro seminario.
Nel 1902 vedevano la luce a Verona, in tre volumi, le sue
«Institutiones historiae ecclesiasticae », a cui seguivano fra il 1910
ed il 1911 i quattro volumi del « Cursus theologiae moralis », La
prima di tali opere meritava all'autore l'invito da parte di papa Pio X ad
occupare la cattedra di storia ecclesiastica presso l'università romana del
Laterano. Il Pighi peraltro declinò l'onerosa e onorifica proposta, che fu in
vece sua accettata, seppure senza eccessivo successo, dal veronese Giuseppe
Crosatti.
Nel 1914 su BOLLETTINO ECCLESIASTICO VERONESE, organo ufficiale della curia,
cominciava per iniziativa personale del Pighi la pubblicazione dei CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE,
pubblicazione che proseguì poi a puntate per ben dodici anni. Il dimesso titolo
di CENNI ovviamente risultò ben presto riduttivo e inadeguato rispetto alla
mole e al valore dell'opera; ma fu sempre mantenuto invariato. E tale si
conserva anche nella presente ristampa.
Nel febbraio 1926
il Pighi cadeva gravemente ammalato. Di
quella circostanza mons. Angelo Marini ricorda un episodio significativo. L'allora mons. Giuseppe Venturi (1874-1946),
poi arcivescovo di Chieti, si era recato al capezzate dell'infermo - i
due abitavano quasi porta a porta nei
pressi di santa Chiara - per amministrare il sacramento della «estrema
unzione», come si diceva a quel tempo, Mons.
Venturi stava recitando le preghiere del rito; ad un certo punto il Pighi ebbe
un sussulto, fece cenno al ministrante di avvicinarsi e gli osservò con voce
fioca che una recente istruzione pontificia aveva introdotto una variazione
nelle formule! Questo dice quale senso di rettitudine e scrupolosa diligenza
quell'uomo coltivava nel cuore; e per noi cresce la fiducia nello storiografo.
Il sant'uomo si spense il 23 febbraio di quel
1926.
Dopo la morte dell'autore apparvero ancora alcune puntate
dei CENNI STORICI, fino al novembre 1926, e sempre a firma di lui. Ultimo argomento trattato dal Pighi fu una
discutibile circolare del 18
novembre 1788, con cui il vescovo di Verona mons.
Giovanni Morosini sconsigliava la pratica del mese di maggio.
Al Pighi, anche nel campo della storia ecclesiastica veronese,
subentrò mons. Angelo Grazioli (1883-1956) e così il BOLLETTINO
ECCLESIASTICO, a cominciare dall'aprile 1927, potè ospitare nuovi brani di CENNI STORICI.
Primo argomento affrontato, in questa
continuazione, fu l'arrivo a Verona di papa Pio VI reduce da una visita alla
corte di Vienna (anno 1782).
In quello che il linguaggio tecnico denomina «cappello »,
il Grazioli premetteva un'avvertenza: il proseguimento dell'opera del Pighi
era possibile grazie alla copiosa messe di «ricerche pazienti, di note, e di
citazioni di fonti» lasciate dallo scomparso, il quale più volte aveva espresso
il desiderio che la sua fatica fosse portata avanti fino agli avvenimenti del
secolo XIX. Da parte sua il Grazioli assicurava i lettori che, sia per
realizzare un'opera omogenea, sia per rispetto all'esimio maestro, tutto
sarebbe proceduto in modo da attuare una specie di opera postuma dello stesso
Pighi.
Ed ora siamo qui,
con tutte, quelle pagine fra le mani. Precisiamo:
non è uno svaporato senso di archeologismo che ci spinga a dissotterrare
decomposti blasoni di gloria o a rinverdire sopiti anatemi di
esecrazione. La storia non è mai tutta e solo una distesa di
lapidi cimiteriali. Un fiume in cui ci
si rispecchia e ristora; sprigiona pur sempre
un'attualità genuina, anche se fluisca da millenni e giunga da
lontano. E il fragile ramo sgorgato dal granello di senape, a cui il Signore ha innestato la somiglianza
con il regno, parla pur sempre di vita e di riposo anche agli smarriti
uccelli che vi si afferrano a stagione avanzata.
Potrà succedere che il lavoro del Pighi sia accolto ai
nostri giorni con accresciuto favore, rispetto all'epoca della sua prima
comparsa? Non sappiamo gli umori di allora; è però spontaneo il sospetto
che la prima guerra mondiale, il suo dopoguerra e l'impietosa legge
secondo cui la presenza di una persona le fa perdere pregio [« minuit
praesentia famam ») non
abbiano creato un clima del tutto ideale per una valutazione tempestiva e
serena. Oggi, chissà! Si potrebbe invocare l'altra impietosa
legge della «maior e longinquo reverentia », e cioè che il rispetto è in
proporzione diretta con le distanze; e si potrebbero tentare pronostici
in base ad un diffuso interesse odierno per certi studi e ricerche, congeniali
ad un'epoca la quale, pure di evadere, sa avventurarsi a simpatizzare in ogni
direzione, anche a ritroso nel tempo.
Ma è più semplice non abbandonarsi a previsioni.
Piuttosto, un augurio; naturalmente alla fatica del Pighi.
Glielo esprimiamo dirottandogli incontro una trovata poetica che viene
attribuita al veronese Catullo: domani l'amino anche coloro che non l'amarono
mai, e chi già l'amò l'ami anche domani!
E' tutto? Non ancora.
Questa ristampa non salda, non riduce, neppure scalfisce
un debito pesante che la classe colta veronese ha da sempre con la propria
terra.
Verona, che gli
autori - da L. Duchesne nel secolo scorso a M. Andriani nel presente - continuano ad elencare nella
mezza dozzina delle più antiche diocesi dell'alta Italia, non ha ancora una sua
storia nel senso tecnico del termine. Il
lavoro stesso del nostro Pighi risente inesorabilmente della sorte comune agli
elaboratori umani, per cui « nessuno nasce senza difetti e si può
considerare perfetto chi meno ne ha » (vitiis nemo sine nascitur,
optimus qui minimis urgetur). Questi CENNI STORICI si presentano, sì, come un
natante sostanzialmente solido, che resiste, ma non consente ormai più che una navigazione da piccolo
cabotaggio. Un assedio di fatti, di dati, di studi e una marea di apporti
bibliografici fanno ressa alle porte di ogni capitolo e chiedono di irrompere.
Un giorno Verona cristiana verrà finalmente ricuperata ad
una sua immagine storica autentica e documentata; finora Verona e tale
sua immagine fanno pensare a due isolette di cui parla un altro veronese,
l'Aleardi: due isolette che «si guardan sempre e non si toccan mai».
Verrà il giorno?
Prima del Pighi, centocinquant'anni fa, aveva tenacemente
vagheggiato una mole di sette volumi di storia religiosa veronese don Giulio
Sommacampagna arciprete di san Michele Extra; ma il tentativo si arrestò
a stagione di manoscritto. Poi venne il Pighi. Poi, in tempi a noi vicini, nei
nostri anni Cinquanta, si presero le misure per una soluzione completa e
definitiva da realizzarsi in collaborazione, ad opera di un manipolo di
studiosi; l'asse del gruppo cominciava a ruotare fra due poli, mons. Pietro Albrigi (1892-1965) e don
Silvio Tonolli (1931-1968); ma il primo, il vero trascinatore, cadeva
per un tramonto troppo precoce, e il secondo, una fiammeggiante speranza, si
spegneva poco dopo l'alba. Ed i fili del generoso ordito tornavano ad
afflosciarsi disarticolati sul fondo dei cassetti.
Tornerà a riaffacciarsi quel giorno?
Lasciamo in vita la speranza, e l'arte di
allevarla, che è la pazienza. E andiamocene a predica da san Zeno, di cui,
secondo una opinione non priva di fondamento, cade nel corrente 1980 il XVII
centenario della morte. In un suo celebre tractatus ai frettolosi del suo tempo
egli spiegava: «Tutte le virtù devono ancorarsi nel porto
della pazienza, senza della quale nulla si può ascoltare, comprendere, imparare
o insegnare. Senza i suoi
precetti e il suo freno non può reggersi né la speranza, né la fede, né la
giustizia, insomma nessuna arte e nessuna virtù ".
Mano dunque ai freni e fermiamoci qui. Anche
perché attorno già urgono i preliminari per il trasbordo nel Duemila.
E una storia completa e perfetta del cristianesimo
a Verona? «Maneat nostros ea cura nepotes ». Noi raccattiamo gli sparsi
capitoli del Pighi.
Tra i bagagli, un posto per loro c'è ancora davvero.
Puegnago, 31 gennaio 1980.
FRANCO ALBORALI
Fonte: da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE volume I
PRESENTAZIONE
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