SOMMARIO.
- Opinioni degli scrittori veronesi - Tesi
nostra -
Base della storia
della nascente chiesa veronese - Il Velo di Classe - I Versus de Verona - La
Historia imperialis -
I primi otto vescovi - Epoche certe - La
chiesa veronese fondata nella prima metà del secolo III - Un'asserzione gratuita - Conclusione
- I primi quattro vescovi.
Assai più importante della questione precedente
è quella della fondazione della nostra chiesa; cioè, a quale epoca si deva assegnare
il primo dei nostri vescovi.
Non v’ha dubbio che almeno dalla metà del secolo
XVI, sin verso la fine del secolo XVIII comunissima era l’opinione che il primo
vescovo di Verona, sant’Euprepio, vi
sia venuto per missione avuta da S. Pietro. Chè anzi
tale opinione apparisce altresì tra gli scrittori nostri dei secoli precedenti.
Così Giovanni Mansionario della cattedrale, che fiorì sul principio del
secolo XIV, nella sua Historia imperialis scriveva: «Primus fuit beatus Euprepius discipulus apostoli Petri, qui fidem Christi
Veronae praedicavit » Dal secolo XVI in poi, oltre molti scrittori
nostri da Panvinio a mons. Liruti e Gilardoni e Sommacampagna,
furono di questa opinione il card. Baronio,
nella sua lettera a Coleti (1) : da allora parecchi esitarono; ed
ora nessuno scrittore nostrano od estero ardirebbe sostenerla.
La tesi nostra è questa: la chiesa veronese
certamente ebbe vescovi verso la metà del secolo III: ma non ne ebbe nel secolo
I, e probabilmente neppure nel secolo II.
Sia per comprovare questa tesi ora comune fra i
dotti, sia per accertar meglio la serie dei primi vescovi veronesi, dobbiamo
far cenno di tre documenti, che ce li presentano. Siccome poi questi tre
documenti s’accordano puntualmente sui nomi dei primi otto vescovi e non hanno
contrario alcun documento, così essi sono la base, su cui dobbiamo appoggiare
la storia degli inizi della chiesa veronese.
Questi documenti sono: Il Velo di Classe, i Versus de Verona, e la Historia imperialis. Per
ora ne daremo un cenno, riservandoci di trattare più a lungo di ciascuno a suo
luogo.
Il Velo di Classe. - Nel monastero di Classe presso Ravenna si conservano alcune
fascie o tenie di seta, che sono un tesoro inestimabile per la storia della
nostra chiesa. Quelle fascie erano ornamenti di un'antica pianeta ad uso di
quel monastero.
Furono illustrate dapprima da Girolamo De Rossi, il quale s’avvide
che contenevano ricamate alcune effigie, e che a lato di ogni effigie si
leggeva più o meno distintamente un nome. Dopo di lui l’abate camaldolese Mauro Sarti, esaminate minutamente le
effigie ed i nomi, si accorse che questi rispondevano alla serie d’altronde già
nota dei vescovi di Verona, da sant’Euprepio
a sant'Annone.
I nomi dei primi otto vescovi sono: Euprepio, Dimidriano, Simplicio, Procolo,
Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno; succedono poi Agapito, Lucio e Siagrio. - Il prezioso documento spetta alla metà
del secolo VIII.
I Versus de Verona, detti anche Rhytmus Pipinianus, sono una composizione metrica d'autore
ignoto, ma d’epoca certa indicataci dall’autore: «Magnus habitat in te (Verona) Rex Pipinuspiissimus ». Essi adunque
appartengono all'epoca di Pipino
figlio di Carlo Magno (781-810).
Oltre notizie interessanti sulla Verona di quel tempo, i Versus ci danno la serie dei primi otto
vescovi: Euprepio, Dimidriano,
Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno (b).
La Historia imperialis è un manoscritto, che si conserva nella
biblioteca Capitolare, e fu redatta da Giovanni
Mansionario della chiesa cattedrale sul principio del secolo XIV. Essa pure
ci dà la medesima serie dei primi otto vescovi: Euprepio, Dimidriano, Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino,
Zeno.
Questo perfettissimo accordo dei tre documenti
ci autorizza, anzi ci obbliga, a tener come indubitata la serie dei primi otto
vescovi: prima origine dei tre documenti dovettero essere gli antichi dittici
episcopali (2). Se non si voglia
accettare la loro autorità, sarebbe opera assurda il tentativo di comporre una
storia della nostra chiesa.
Dunque i
primi vescovi sono gli otto segnati dai tre documenti e secondo l’ordine da
essi indicato: il primo vescovo è sant’Euprepio;
i successori di lui sono: Dimidriano,
Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno. Posta questa base,
non sarà difficile trovare l'epoca approssimativa del primo tra essi,
sant’Euprepio.
Nella serie episcopale accertata dai tre
documenti, noi possiamo determinare con certezza l’epoca di S. Procolo, che è il quarto vescovo, e
di S. Lucillo, che è il sesto:
vedremo in seguito come deva esser certa anche l'epoca di S. Zeno, che è l’ottavo.
S.
Procolo fu vescovo di Verona nella seconda metà del
secolo III e nei primi anni del secolo IV. Egli infatti era vescovo, ed assai
vecchio, quando, tratti a Verona i due cristiani bergamaschi Fermo e Rustico, qui furono
martirizzati; ora ciò avvenne durante la persecuzione di Massimiano Erculeo verso l'anno
304, come proveremo a suo luogo (c).
S.
Lucillo fu vescovo di Verona nella prima metà del
secolo IV. Egli infatti sottoscrisse al concilio di Sardica, celebrato nell'anno 343: « Lucius ab Italia de Verona» (3);
e pochi anni dopo fra i testimoni in una sua contesa coll’imperatore il vescovo
santo Atanasio allega Lucillo
vescovo di Verona: « Testis est
Fortunatianus Aquilejae episcopus;… testis item Lucillus de Verona» (d).
Proveremo a suo luogo che, anche
indipendentemente dalla questione presente, l’episcopato di S. Zeno si deve
assegnare alla seconda metà del secolo IV.
Perciò, se il vescovo ottavo appartiene alla
seconda metà del secolo IV, il vescovo sesto alla prima metà del medesimo
secolo, il vescovo quarto alla fine del secolo III, è chiaro che il primo
vescovo non può essere anteriore alla prima metà del secolo III; a meno che non
si voglia attribuire a ciascun vescovo un episcopato troppo lungo, oppure tra
un vescovo ed il suo successore non si voglia interporre tale spazio di tempo,
che metterebbe in dubbio l'unità della serie. Dal medesimo argomento pare
abbastanza provato che il primo vescovo, come non è anteriore, così neppur è posteriore
alla prima metà del secolo III: dunque a quest’epoca (a. 200-250) è da segnare la fondazione della chiesa veronese.
Questa è l'opinione comunemente adottata da quasi tutti gli scrittori veronesi
dopo il Maffei ed i Ballerini.
A portare gli inizi dell'episcopato della chiesa
veronese al principio del secolo III (e forse più in sù) ci conforta pure il
nome del nostro primo vescovo. E' un’osservazione di Harnack, che i nomi dei pontefici dei primi due secoli sono quasi
tutti greci; d’onde egli arguisce che a quell’epoca rifluiva in Roma la vita
intellettuale d’Oriente (4). Ora,
sarà un caso; ma è pur greco il nome del nostro primo vescovo «Euprepio».
Sennonchè anche su questa tesi abbiamo
avversario il dotto gesuita P. Savio,
il quale così scriveva l'anno scorso: «In
tutta l'alta Italia due soli vescovati, quello di Milano e quello di Aquileja,
appariscono indubbiamente anteriori a Costantino; e per due altri, Verona e Brescia, v'è qualche
probabilità che siano contemporanei di questo Imperatore» (5).
All'asserzione del P. Savio opponiamo questa del
Duchesne:
«Les
sièges de Ravenne, Milan, Aquilee, Brescia, Verone,
sont les seuls que l'on puisse faire remonter, par des arguments serieux,
au delà du quatrième siècle»(6).
Nè l'opinione riferita del P. Savio ci pare
facilmente conciliabile con un fatto a lui pur certo: che, cioè, al concilio di
Sardica celebrato nell'anno 343 intervenne Lucillo vescovo di Verona, che
indubbiamente fu il vescovo sesto: se il vescovo primo fu contemporaneo a
Costantino (311-336), difficilmente fu sesto un vescovo vissuto nell'anno 343.
Finalmente osserviamo che, secondo Harnack
ed Allard, verso la metà del
secolo III in Italia erano circa cento vescovi. Quale meraviglia impertanto, se
si dica che un vescovo fosse pure a Verona, città così importante e legata con
tante relazioni con Roma?
Tutto considerato, ci pare di poter affermare
che sant’Euprepio fu primo vescovo di Verona poco prima della metà del secolo III;
e probabilmente vi fu mandato dal pontefice S. Fabiano (236-250), che sappiamo aver mandato missionari nelle
Gallie. Di lui i Versus de Verona riferiscono:
«Primus Veronae praedicavit Euprepius
episcopus ».
Nè si obbietti che in tal guisa è necessario
assegnare a ciascun vescovo un episcopato troppo lungo o frappor lunghi
intervalli tra l'uno e l'altro. Dato
pure che si voglia dubitare della vita assai longeva asserita a S. Procolo dagli Acta SS. Firmi et Rustici, ciascun dei sei Vescovi dal 240 al 343 avrebbe in media un
episcopato di circa 17 anni. Notiamo di
passaggio che il P. Savio accetta la
lista di soli dieci vescovi nella sede di Elvira
in Ispagna dall'anno 64 all'anno 303:
eppure l'episcopato di ciascuno di quei vescovi avrebbe durato in media dai 23
ai 24 anni (7).
I primi vescovi della chiesa veronese, dopo Sant'Euprepio, sarebbero S. Dimidriano e S. Simplicio, dei quali nulla sappiamo; indi S. Procolo,
del quale diremo del Capo seguente (e).
NOTE
-1 MAFFEI,
Istoria teolog. ecc. Opuscoli eccles., pag. 237 (Trento 1724)
(a).
-2 Sarebbe
ottima cosa provarne la mutua indipendenza: forse il secondo potrebbe essere
indipendente dal primo; ma è impossibile dimostrarlo: ad ogni modo, non si ha
alcun documento contrario.
-3
Nel Capo IV proveremo l'identità di « Lucius» con «Lucillus ».
-4 HARNACK, Die
Mission und Ausbreitung des Christentums in den drei erstens Jahrhunderten, pag.
494, (Leipzig 1904).
-5 Presso La
Civiltà Catt. 1913 val. I pag. 661. - E' difficile a noi capire se quella
«probabilità» voglia dire che i due vescovati certo non sono posteriori a
Costantino, oppure che certo non sono anteriori: al contesto parrebbe più
conforme il senso secondo che il primo.
-6 DUCHENSE, Origines
du culte chrètien, pag. 29; Note 2 (Paris 1889). Vedi del medesimo
scrittore Fastes episcopaux de la Gaule, val.
I (Paris 1894).
-7 Presso La
Civiltà cattolica, 1914, VoI. I, pag. 570.
ANNOTAZIONI
AGGIUNTE AL CAPO II (a cura di A. Orlandi)
(a)
pag. 19, nota l. - Cfr. Se. MAFFEI, Epistola
Nicolao Coletis, in F. UGHELLI, Italia
sacra sive de Episcopis Italia e, T. V, Venetiis, 1720, col. 672.
(b)
pag. 20. - Su « Il Velo di Classe» rimane insuperata la monografia di C.
CIPOLLA, uscita in nuova edizione (edit. Fiorini, Verona, 1972) a cura del
celebre latinista prof. G.B. PIGHI, omonimo e lontano congiunto dell'autore dei
«Cenni storici sulla chiesa veronese ».
Questa edizione del 1972 reca, dello stesso prof. PIGHI, una appendice e parte
del testo critico del «Versus de Verona ».
(c)
pag. 21. - Mons. Pighi, seguendo il Maffei, accetta il valore storico degli Atti
dei martiri Fermo e Rustico. La moderna
critica con ragione li ritiene una compilazione tarda. Ciò non toglie che il compilatore abbia
seguito una attendibile trafila cronologica.
(d)
pag. 21. - Cfr. S. ATHANASII, Opera Apologia contra arianos. PL 25,
338.
(e)
pag. 23. - Sull'argomento dell'origine della chiesa veronese e dei suoi primi
vescovi si tenga presente ciò che fu scritto dopo mons. Pighi, di cui diamo i
titoli più notevoli:
F. LANZONI, Le
diocesi d'Italia dalle origini al principio del sec. VII (604), Faenza,
1927, vol. II, pp. 919-934;
P.L. ZOVATTO, Arte paleocristiana a Verona, in «Verona e il suo territorio », Verona, 1960, voI. I, pp. 555-561;
P.P. BRUGNOLI, G.P. MARCHI, R. CAMBRUZZI, S.
CASALI, Le case del Capitolo Canonicale
presso il Duomo di Verona, Verona, 1979, pp. 21-25.
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI
STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I
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