domenica 15 dicembre 2013

FONDAZIONE DELLA CHIESA VERONESE




CAPO II

SOMMARIO. - Opinioni degli scrittori veronesi - Tesi nostra - Base della storia della nascente chiesa veronese - Il Velo di Classe - I Versus de Verona - La Historia imperialis - I primi otto vescovi - Epoche certe - La chiesa veronese fondata nella prima metà del secolo III - Un'asserzione gratuita - Conclusione - I primi quattro vescovi.

Assai più importante della questione precedente è quella della fondazione della nostra chiesa; cioè, a quale epoca si deva assegnare il primo dei nostri vescovi.

Non v’ha dubbio che almeno dalla metà del secolo XVI, sin verso la fine del secolo XVIII comunissima era l’opinione che il primo vescovo di Verona, sant’Euprepio, vi sia venuto per missione avuta da S. Pietro.   Chè anzi tale opinione apparisce altresì tra gli scrittori nostri dei secoli precedenti. Così  Giovanni Mansionario della cattedrale, che fiorì sul principio del secolo XIV, nella sua Historia imperialis scriveva:   «Primus fuit beatus Euprepius discipulus apostoli Petri, qui fidem Christi Veronae praedicavit »  Dal secolo XVI in poi, oltre molti scrittori nostri da Panvinio a mons. Liruti e Gilardoni e Sommacampagna, furono di questa opinione il card. Baronio, nella sua lettera a Coleti (1) : da allora parecchi esitarono; ed ora nessuno scrittore nostrano od estero ardirebbe sostenerla.

La tesi nostra è questa: la chiesa veronese certamente ebbe vescovi verso la metà del secolo III: ma non ne ebbe nel secolo I, e probabilmente neppure nel secolo II.

Sia per comprovare questa tesi ora comune fra i dotti, sia per accertar meglio la serie dei primi vescovi veronesi, dobbiamo far cenno di tre documenti, che ce li presentano. Siccome poi questi tre documenti s’accordano puntualmente sui nomi dei primi otto vescovi e non hanno contrario alcun documento, così essi sono la base, su cui dobbiamo appoggiare la storia degli inizi della chiesa veronese.
Questi documenti sono: Il Velo di Classe, i Versus de Verona, e la Historia imperialis. Per ora ne daremo un cenno, riservandoci di trattare più a lungo di ciascuno a suo luogo.

Il Velo di Classe. - Nel monastero di Classe presso Ravenna si conservano alcune fascie o tenie di seta, che sono un tesoro inestimabile per la storia della nostra chiesa. Quelle fascie erano ornamenti di un'antica pianeta ad uso di quel monastero.
Furono illustrate dapprima da Girolamo De Rossi, il quale s’avvide che contenevano ricamate alcune effigie, e che a lato di ogni effigie si leggeva più o meno distintamente un nome. Dopo di lui l’abate camaldolese Mauro Sarti, esaminate minutamente le effigie ed i nomi, si accorse che questi rispondevano alla serie d’altronde già nota dei vescovi di Verona, da sant’Euprepio a sant'Annone.
I nomi dei primi otto vescovi sono: Euprepio, Dimidriano, Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno; succedono poi Agapito, Lucio e Siagrio. - Il prezioso documento spetta alla metà del secolo VIII.

I Versus de Verona, detti anche Rhytmus Pipinianus, sono una composizione metrica d'autore ignoto, ma d’epoca certa indicataci dall’autore: «Magnus habitat in te (Verona) Rex Pipinuspiissimus ». Essi adunque appartengono all'epoca di Pipino figlio di Carlo Magno (781-810). Oltre notizie interessanti sulla Verona di quel tempo, i Versus ci danno la serie dei primi otto vescovi: Euprepio, Dimidriano, Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno (b).

La Historia imperialis è un manoscritto, che si conserva nella biblioteca Capitolare, e fu redatta da Giovanni Mansionario della chiesa cattedrale sul principio del secolo XIV. Essa pure ci dà la medesima serie dei primi otto vescovi: Euprepio, Dimidriano, Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno.

Questo perfettissimo accordo dei tre documenti ci autorizza, anzi ci obbliga, a tener come indubitata la serie dei primi otto vescovi: prima origine dei tre documenti dovettero essere gli antichi dittici episcopali (2). Se non si voglia accettare la loro autorità, sarebbe opera assurda il tentativo di comporre una storia della nostra chiesa.
 Dunque i primi vescovi sono gli otto segnati dai tre documenti e secondo l’ordine da essi indicato: il primo vescovo è sant’Euprepio; i successori di lui sono: Dimidriano, Simplicio, Procolo, Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno. Posta questa base, non sarà difficile trovare l'epoca approssimativa del primo tra essi, sant’Euprepio.

Nella serie episcopale accertata dai tre documenti, noi possiamo determinare con certezza l’epoca di S. Procolo, che è il quarto vescovo, e di S. Lucillo, che è il sesto: vedremo in seguito come deva esser certa anche l'epoca di S. Zeno, che è l’ottavo.

S. Procolo fu vescovo di Verona nella seconda metà del secolo III e nei primi anni del secolo IV. Egli infatti era vescovo, ed assai vecchio, quando, tratti a Verona i due cristiani bergamaschi Fermo e Rustico, qui furono martirizzati; ora ciò avvenne durante la persecuzione di Massimiano Erculeo verso l'anno 304, come proveremo a suo luogo (c).

S. Lucillo fu vescovo di Verona nella prima metà del secolo IV.  Egli infatti sottoscrisse al concilio di Sardica, celebrato nell'anno 343: « Lucius ab Italia de Verona» (3); e pochi anni dopo fra i testimoni in una sua contesa coll’imperatore il vescovo santo Atanasio allega Lucillo vescovo di Verona: « Testis est Fortunatianus  Aquilejae  episcopus;… testis item Lucillus de Verona» (d).

Proveremo a suo luogo che, anche indipendentemente dalla questione presente, l’episcopato di S. Zeno si deve assegnare alla seconda metà del secolo IV.

Perciò, se il vescovo ottavo appartiene alla seconda metà del secolo IV, il vescovo sesto alla prima metà del medesimo secolo, il vescovo quarto alla fine del secolo III, è chiaro che il primo vescovo non può essere anteriore alla prima metà del secolo III; a meno che non si voglia attribuire a ciascun vescovo un episcopato troppo lungo, oppure tra un vescovo ed il suo successore non si voglia interporre tale spazio di tempo, che metterebbe in dubbio l'unità della serie. Dal medesimo argomento pare abbastanza provato che il primo vescovo, come non è anteriore, così neppur è posteriore alla prima metà del secolo III: dunque a quest’epoca (a. 200-250) è da segnare la fondazione della chiesa veronese. Questa è l'opinione comunemente adottata da quasi tutti gli scrittori veronesi dopo il Maffei ed i Ballerini.

A portare gli inizi dell'episcopato della chiesa veronese al principio del secolo III (e forse più in sù) ci conforta pure il nome del nostro primo vescovo. E' un’osservazione di Harnack, che i nomi dei pontefici dei primi due secoli sono quasi tutti greci; d’onde egli arguisce che a quell’epoca rifluiva in Roma la vita intellettuale d’Oriente (4). Ora, sarà un caso; ma è pur greco il nome del nostro primo vescovo «Euprepio».

Sennonchè anche su questa tesi abbiamo avversario il dotto gesuita P. Savio, il quale così scriveva l'anno scorso: «In tutta l'alta Italia due soli vescovati, quello di Milano e quello di Aquileja, appariscono indubbiamente anteriori a Costantino; e per due altri, Verona e Brescia, v'è qualche probabilità che siano contemporanei di questo Imperatore» (5).

All'asserzione del P. Savio opponiamo questa del Duchesne:
«Les sièges de Ravenne, Milan, Aquilee, Brescia, Verone, sont les seuls que l'on puisse faire remonter, par des arguments serieux, au delà du quatrième siècle»(6).
Nè l'opinione riferita del P. Savio ci pare facilmente conciliabile con un fatto a lui pur certo: che, cioè, al concilio di Sardica celebrato nell'anno 343 intervenne Lucillo vescovo di Verona, che indubbiamente fu il vescovo sesto: se il vescovo primo fu contemporaneo a Costantino (311-336), difficilmente fu sesto un vescovo vissuto nell'anno 343. Finalmente osserviamo che, secondo Harnack ed Allard, verso la metà del secolo III in Italia erano circa cento vescovi. Quale meraviglia impertanto, se si dica che un vescovo fosse pure a Verona, città così importante e legata con tante relazioni con Roma?

Tutto considerato, ci pare di poter affermare che sant’Euprepio fu primo vescovo di Verona poco prima della metà del secolo III; e probabilmente vi fu mandato dal pontefice S. Fabiano (236-250), che sappiamo aver mandato missionari nelle Gallie. Di lui i Versus de Verona riferiscono: «Primus Veronae praedicavit Euprepius episcopus ».


Nè si obbietti che in tal guisa è necessario assegnare a ciascun vescovo un episcopato troppo lungo o frappor lunghi intervalli tra l'uno e l'altro.  Dato pure che si voglia dubitare della vita assai longeva asserita a S. Procolo dagli Acta SS.  Firmi et Rustici, ciascun dei sei Vescovi dal 240 al 343 avrebbe in media un episcopato di circa 17 anni.  Notiamo di passaggio che il P. Savio accetta la lista di soli dieci vescovi nella sede di Elvira in  Ispagna dall'anno 64 all'anno 303: eppure l'episcopato di ciascuno di quei vescovi avrebbe durato in media dai 23 ai 24 anni (7).

I primi vescovi della chiesa veronese, dopo Sant'Euprepio, sarebbero S. Dimidriano e S. Simplicio, dei quali nulla sappiamo;  indi S. Procolo, del quale diremo del Capo seguente (e).



NOTE


-1 MAFFEI, Istoria teolog. ecc. Opuscoli eccles., pag. 237 (Trento 1724) (a).

-2 Sarebbe ottima cosa provarne la mutua indipendenza: forse il secondo potrebbe essere indipendente dal primo; ma è impossibile dimostrarlo: ad ogni modo, non si ha alcun documento contrario.

-3 Nel Capo IV proveremo l'identità di « Lucius» con «Lucillus ».

-4 HARNACK, Die Mission und Ausbreitung des Christentums in den drei erstens Jahrhunderten, pag. 494, (Leipzig 1904).

-5 Presso La Civiltà Catt. 1913 val. I pag. 661. - E' difficile a noi capire se quella «probabilità» voglia dire che i due vescovati certo non sono posteriori a Costantino, oppure che certo non sono anteriori: al contesto parrebbe più conforme il senso secondo che il primo.

-6 DUCHENSE, Origines du culte chrètien, pag. 29; Note 2 (Paris 1889). Vedi del medesimo scrittore Fastes episcopaux de la Gaule, val. I (Paris 1894).

-7 Presso La Civiltà cattolica, 1914, VoI. I, pag. 570.



ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAPO II (a cura di A. Orlandi)

(a) pag. 19, nota l. - Cfr. Se. MAFFEI, Epistola Nicolao Coletis, in F. UGHELLI, Italia sacra sive de Episcopis Italia e, T. V, Venetiis, 1720, col. 672.

(b) pag. 20. - Su « Il Velo di Classe» rimane insuperata la monografia di C. CIPOLLA, uscita in nuova edizione (edit. Fiorini, Verona, 1972) a cura del celebre latinista prof. G.B. PIGHI, omonimo e lontano congiunto dell'autore dei «Cenni storici sulla chiesa veronese ». Questa edizione del 1972 reca, dello stesso prof. PIGHI, una appendice e parte del testo critico del «Versus de Verona ».

(c) pag. 21. - Mons. Pighi, seguendo il Maffei, accetta il valore storico degli Atti dei martiri Fermo e Rustico.  La moderna critica con ragione li ritiene una compilazione tarda.  Ciò non toglie che il compilatore abbia seguito una attendibile trafila cronologica.

(d) pag. 21. - Cfr. S. ATHANASII,  Opera Apologia contra arianos. PL 25, 338.

(e) pag. 23. - Sull'argomento dell'origine della chiesa veronese e dei suoi primi vescovi si tenga presente ciò che fu scritto dopo mons. Pighi, di cui diamo i titoli più notevoli:
F. LANZONI, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del sec. VII (604), Faenza, 1927, vol. II, pp. 919-934;  
P.L. ZOVATTO, Arte paleocristiana a Verona, in «Verona e il suo territorio », Verona, 1960, voI. I, pp. 555-561;
P.P. BRUGNOLI, G.P. MARCHI, R. CAMBRUZZI, S. CASALI, Le case del Capitolo Canonicale presso il Duomo di Verona, Verona, 1979, pp. 21-25.




Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I

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