La cavea dell'Arena di Verona
Sesterzi, vasi e ventagli: ecco il tesoro. I ritrovamenti archeologici in due arcovoli durante i lavori per la nuova cabina elettrica
Sesterzi, vasi e ventagli: ecco il tesoro. I ritrovamenti archeologici in due arcovoli durante i lavori per la nuova cabina elettrica
Doppia scoperta archeologica nel cantiere per l´installazione della nuova cabina elettrica negli arcovoli dell´Arena, in corrispondenza dell´ala. Lo scavo, all´interno dell´arcovolo 58 ha rivelato una serie di stratificazioni di materiali, soprattutto fanghi e resti di animali, risalenti ai secoli dal 1300 al 1600, che vi erano stati gettati in barba alle leggi dell´epoca, quando il monumento veniva utilizzato come mercato.
Manico di ventaglio medievale
Manico di ventaglio medievale
Ma i ritrovamenti più interessanti sono venuti alla luce sotto la pavimentazione dell´arcovolo numero 60. I lavori hanno permesso di recuperare oggetti di uso comune come manici di flabello (ventaglio) finemente lavorati di epoca medievale, resti di un pettine in osso, anfore di età romana contenenti piccole ossa e altri sedimenti da analizzare, che testimoniano l´usanza degli operai che costruirono l´anfiteatro di effettuare riti sacrificali per il buon andamento del cantiere.
Il reperto più importante ritrovato in questa zona è però un sesterzio di bronzo coniato durante il principato dell´imperatore Claudio.
L´assessore Casali e il sovrintendente Tinè (FOTO MARCHIORI)
Sul cantiere archeologico ieri hanno compiuto un sopralluogo
il vicesindaco con delega all´edilizia monumentale Stefano Casali e il soprintendente ai Beni Archeologici del Veneto Vincenzo Tinè. Con loro anche il conservatore del monumento,
l´architetto Sergio Menon, e i
funzionari della Soprintendenza Brunella
Bruno e Maria Grazia Martelletto.
L´indagine archeologica finanziata dal Comune, si inserisce
nelle operazioni preliminari per il rifacimento degli impianti tecnologici
dell´anfiteatro, con la collocazione dei nuovi quadri e elettrici generali e
della cabina di trasformazione. «Lo scavo ha permesso il ritrovamento», osserva
Casali, «di reperti straordinari che
nessuno si aspettava e la preziosa collaborazione della Soprintendenza,
attraverso un confronto costruttivo e continuo con il Comune, ci permette di
utilizzare e valorizzare al meglio il nostro anfiteatro».
«L´analisi dei resti», aggiunge, Tinè, «è un´opportunità
unica per conoscere le fasi edilizie del monumento e le sue vicende con
approccio scientifico; il rinvenimento di un sesterzio di bronzo dell´epoca
dell´imperatore Claudio, consente di datare la costruzione dell´Arena intorno
agli anni 41-42 d.C., confermandone l´antecedenza rispetto al Colosseo, costruito
dalla dinastia dei Flavi».
Tinè ha infine sottolineato che la campagna di scavi
archeologici in corso ha aperto un «doppio fronte di studi che riguardano da
una parte, attraverso il palinsesto stratigrafico, la fruizione dell´Arena in
età medioevale e risorgimentale, dall´altra il momento costruttivo
dell´anfiteatro». E.S.
Fonte: da L’arena di Verona di giovedì 28 novembre 2013
CRONACA, pagina 7
COMUNE E SOPRINTENDENZA, PACE NELL´ARENA
di Enrico Santi
MONUMENTI E POLEMICHE. Sopralluogo con il vicesindaco dopo
lo scontro nelle scorse settimane sull´utilizzo dell´anfiteatro. «Ma ora si trovi un´intesa sulle dimensioni
del palco. I presepi? Devono ringraziare il ministro»
Ci voleva il ritrovamento di un sesterzio di bronzo dell´epoca
dell´imperatore Claudio, che consente così di datare la costruzione dell´Arena
intorno agli anni 41-42 d.C., confermando che l´Arena fu costruita prima del
Colosseo, per mettere pace tra Comune e Soprintendenza ai Bene archeologici del
Veneto.
I rapporti, già tesi dopo che la Soprintendenza regionale
aveva pesantemente stigmatizzato le dimensioni del palco dei concerti di
Ligabue che nascondevano parte del monumento, si erano poi inaspriti in seguito
al divieto di allestire in Arena la tradizionale rassegna invernale dei
presepi. Ma più che a una pace
definitiva, quella «siglata» ieri fra il vicesindaco con delega all´Edilizia
monumentale Stefano Casali e il soprintendente ai beni archeologici del Veneto
Vincenzo Tinè, assomiglia più a una tregua.
Casali e Tinè hanno compiuto un sopralluogo agli scavi che
hanno portato al ritrovamento di nuovi importanti reperti. L´indagine
archeologica, effettuata dalla Soprintendenza e finanziata dal Comune, si
inserisce nelle operazioni preliminari di rifacimento degli impianti
tecnologici dell´anfiteatro, che prevede la collocazione negli arcovoli 58 e 60
dei nuovi quadri elettrici generali e della cabina di trasformazione per la
media e la bassa tensione. Gli scavi hanno riportato alla luce, da una parte, alcune
stratificazioni di rifiuti, soprattutto di macelleria, che furono abusivamente
smaltiti all´interno di un arcovolo, soprattutto in epoca medievale, e
dall´altra, sotto la pavimentazione, reperti di grande importanza storica. Fra
i quali il sesterzio di Claudio.
«L´Arena, come abbiamo visto oggi», commenta ironicamente
Tinè, «è sempre stata palestra di polemiche e diatribe, ma per fortuna è ancora
in piedi grazie ai tentativi delle varie autorità, prima civiche e poi statali,
di temperare usi e abusi. Forse era più difficile per il Comune ai tempi degli
scaligeri e dei veneziani tenere a bada i macellai. Ora dovrebbe essere più
facile per le istituzioni relazionarsi con gli organizzatori di eventi musicali
e artistici».
L´allestimento per la mostra dei presepi in Arena
L´allestimento per la mostra dei presepi in Arena
Mentre assessore e soprintendente osservano i ritrovamenti,
gli operai continuano l´opera di allestimento della mostra sulla Natività. «I
presepi? Non li ho mai visti, lo farò volentieri». E riferendosi alle recenti
prese di posizione sottolinea che essa «si svolge su decisione del ministro».
Tinè resta convinto che d´inverno l´anfiteatro dovrebbe riposare. «Così
dovrebbe essere, sulla base dell´accordo con lo stesso Comune... Da tempo gli
organizzatori sanno che in questo periodo non si può utilizzare l´Arena, ma ci
sono sempre state deroghe e quest´anno su decisione del ministro».
Il soprintendente Tinè fa inoltre sapere che si sta
lavorando con il Comune su un accordo che eviti, in futuro, diatribe su forma e
dimensioni dei palchi per i concerti rock. «Ci stiamo lavorando in concreto, ma
ricordo che quella famosa lettera inviata al mio superiore, e per conoscenza e
per correttezza anche al sindaco Tosi, si chiedeva di trovare una soluzione che
preveda l´allestimento di un unico palco, che vada bene per tutti i concerti.
Il problema sollevato era importante, perché il palco nascondeva parte
dell´anfiteatro. L´auspicio», sottolinea, «è che si arrivi a questa soluzione
entro il 2014. Avendo ancora molti mesi davanti si potranno trovare norme
condivise, altrimenti sarà un problema perché ogni singolo spettacolo dovrà
essere sindacato. Speriamo di non arrivare a questo. Ma questo lavoro va fatto
insieme».
Fonte: srs di Enrico Santi, da L’Arena di Verona di giovedì
28 novembre 2013 CRONACA, pagina 7
IN DUEMILA ANNI NON È CAMBIATO NIENTE
Mi telefona la Elide» scrive la Olga. «"Éto sentìo - la
me dise - che in Arena, sbusando per la cabina elettrica, hanno trovato dei
reperti?".
"L´è la prima che sento" ghe rispondo. "Che
genere de reperti?" ghe domando mentre mescola el desfrìto.
"Da quel che el g´à contà al me Remigio uno dei operai
che à sbusà - la me risponde - si tratterebbe di ossi di animali, tanti
ossi".
"Leoni!- mi viene subito in mente di dirle - Pol darsi
che, contrariamente a quanto succedeva al Colosseo, qua fossero i cristiani a
magnàr i leoni. Così almeno i dìse i leghisti. Èto leto el libro del leghista
Bisolfìto Leoni co´ la polenta?. El dìse che i cristiani veronesi entravano in
Arena con sporte de polenta precotta, fiaschi de vin e gradèle, e dopo avere
copato i leoni, li arrostivano sulle gradèle e se li dividevano da boni
cristiani: chi un galón, chi el bocón del prete, chi un rognón, chi ´na récia,
e si portavano poi a casa i fegadini par le paparèle in brodo"».
«"Pol darsi che gli esperti, esaminando i ossi uno per
uno - la me fa la Elide - trovino anche qualche osso de león ma par adesso se
trata de ossi de bó, de vaca, de pégora, de cavra, de porco. Pare che i becari
dell´epoca romana, ma anca quei del Medioevo, seppellissero gli scarti in
Arena, nonostante ci fossero dei cartèi che lo proibivano".
"In pratica, in domila ani non è cambiato niente - ghe
digo alla Elide - anca se adesso gh´è discariche abusive un po´ dappertutto ma
non in Arena dove, in fatto di scarti, ci sono già i cantanti che vengono
ingaggiati per la stagione lirica. Ma adesso, dopo ´sti ritrovamenti, sèreli
l´Arena par qualche ano, fin che la Soprintendensa non avrà esaminato tutti i
ossi?"».
«"Questo no savarìa dìrtelo - la me fa la Elide -
parché dipende da quello che decide el sovrintendente Tinè che l´è vegnù aposta
da Venessia. Ah, me son desmentegà de dirte che ià catà anca n´anfora e un
scheo con sora la testa dell´imperatore Claudio. E questo scheo dimostrerebbe
che l´Arena l´è più vècia del Colosseo".
"Il fatto che la sia più vècia - ghe digo alla Elide -
l´ho già letto nel libro del leghista Bisolfìto che dimostra che Verona è stata
fondata prima di Roma, anca se gh´è stà dei casini par i appalti e i
certificati antimafia. "Casini anca alora! Insoma, in domila ani no è
cambià gnente" la me fa la Elide. "Gnente - ghe digo mi - anca se el
me Gino el dise che no gh´è più le bele bighe de ´na olta».
Fonte: srs di Silvino Gonzato, da L’Arena di Verona giovedì
28 novembre 2013 CRONACA, pagina 7
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