La chiesa di San
Giovanni Battista: la parrocchia risale al XIV secolo
SAN GIOVANNI LUPATOTO. Domani sarà presentato il libro sulla
storia della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
Scoperta la «data di nascita» della parrocchia i diritti
battesimali e le decime risalgono al 1385 Ospite il vescovo Zenti, la cui
famiglia è di Raldon
Domani alle 20.30 la chiesa di San Giovanni Battista sarà
piena di curiosi e di appassionati di storia locale ma anche di fedeli per la
presentazione ufficiale del libro «La
cesa granda di San Giovanni Lupatoto». Si tratta del quinto volume della
collana di studi storici lupatotini. Autori del corposo testo (circa 400
pagine) curato da Roberto Facci sono
don Agostino Albertini, Angelo De Rossi, Federico Fuggini, Martino
Perbellini, Francesca Zerman e
lo stesso Roberto Facci.
Il volume è la raccolta organica e riordinata delle
relazioni svolte da esperti e studiosi su vari aspetti della chiesa
parrocchiale, che nella parlata dialettale e popolare in paese tutti chiamano
la «cesa granda» ovvero la chiesa grande.
Ci sarà anche il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti: la sua presenza è
motivo di soddisfazione per gli autori e per la parrocchia. Sarà però anche
l'occasione per il presule per ritrovare un po' le origini della sua famiglia.
Monsignor Zenti è nato infatti a San Martino Buon Albergo ma le sue radici
familiari sono a Raldon, dove risiedono molti suoi parenti.
La famiglia Zenti, originaria di Quinzano ma proveniente da
Ponte Florio a Montorio, si è stabilita a Raldon nel 1932 dove aveva preso in
affitto un fondo agricolo dalla famiglia Perdonà. Il padre del vescovo, Carlo,
detto il Moro, si trasferì a San Martino in tempo di guerra, nella corte
agricola chiamata Casa Pozza mentre gli altri due fratelli Luigi, detto Biola,
e Giobatta, chiamato il Biondo, rimasero a Raldon, e l'altro fratello
Ferdinando, detto Beppone, si trasferì invece a Cadidavid. Nel 1947 nacque
Giuseppe che poi diventò sacerdote e poi vescovo.
Il libro si compone di sei principali relazioni. Il capitolo
di apertura è a cura del professor Facci e ricostruisce le origini, la nascita,
l'evoluzione e la vita religiosa della parrocchia dall'XI al XVIII secolo. Qui
compare infatti la supplica fatta al vescovo Pietro II della Scala dai primi
lupatotini (allora il paese si chiamava Ca'
di Fontana) nel XIV secolo per avere l'autonomia dalla chiesa di
Villafranca («Distante milia 10» sottolineava la petizione) nella
somministrazione dei sacramenti. Riferisce il professor Facci: «Il vescovo
nell'anno 1385 concede i diritti battesimali e impone la decima a favore della
chiesa di San Pietro, santo al quale
era intitolato il primo edificio religioso lupatotino, determinando di fatto la
nascita della parrocchia. Abbiamo trovato l'atto che descrive tutto ciò ed è
questa la scoperta più importante».
La seconda relazione è quella di don Agostino Albertini, già sacerdote in paese, nella quale si
illustrano le suppellettili sacre e i paramenti della chiesa. All'occhio
attento del sacerdote non è sfuggito nulla.
La terza parte riguarda invece i quadri della chiesa ed è
stata predisposta dal dottor Angelo De
Rossi, esperto di arte. In questo capitolo vengono illustrate una per una
le opere pittoriche esposte in chiesa.
Un capitolo specifico è riservato ai
documenti dell'archivio parrocchiale, recentemente riordinati propria da alcuni
volontari del Comitato Radici. Lo studio svolto dalla dottoressa Francesca Zerman spazia dal registro
dei battesimi del 1521, il più vecchio della diocesi fino ai libro dei morti
del 1600.
Un altro capitolo è dedicato all'organo della chiesa,
capolavoro del Farinati (restaurato
cinque anni fa), descritto in ogni dettaglio dal maestro Federico Fuggini, musicista e organista nonché maestro del coro
parrocchiale.
L'analisi della struttura della chiesa è affidata all'architetto Martino Perbellini, che avanza anche
una ipotesi di collocazione originaria della chiesa in piazzetta Olmo.
Renzo Gastaldo
Fonte: srs di Renzo Castaldo, da L’Arena di Verona del 11 dicembre 2010
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