Non può un uomo essere libero in una nazione schiava. La
libertà individuale è connessa e dipende molto dal contesto che la
circonda. Non è libertà, l’iperlibertinaggio che viene offerto oggi dal nuovo
ordine mondiale.
Non si contesta le singole scelte, e non ci si rende maestri
di alcuna morale. Ma riflettiamo esattamente su cosa sia questa libertà che ci
viene offerta in un mondo che viene etichettato come il più libero. Cosa
possiamo realmente fare? Avere una vita privata piena di ogni tipo di
avventure, potremmo in futuro liberamente drogarci, verranno consentiti i matrimoni
omosessuali, potremmo adottare bambini da singles, potremmo spostarci come
vogliamo per il mondo, potremmo credere o non credere in tutto.
Ma i nostri paesi dovranno comunque adottare la politica
monetaria imposta da altri, non potremmo avere la libertà di codificare
comportamenti che urtano la sensibilità dei nostri Popoli, la nostra sovranità
in campo legislativo sarà subordinata a scelte fatte da stranieri, chi votiamo
conterà di meno del capitale apolide.
E per guardare solo al presente abbiamo la libertà di far
morire milioni di persone di fame per avere le rate che divorano il potere
d’acquisto dei nostri stipendi, possiamo “sballarci” in cambio di non guardare
alla distruzione della nostra millenaria civiltà.
E saremo gli uomini liberi
del più libero dei mondi?
Viviamo addirittura in un epoca nella quale un qualsiasi
speculatore disonesto si sveglia la mattina fa crollare un mercato per avere
ancora più denaro in un giorno per specularci ancora, di quanto una
nazione africana potrà avere in cento anni per mangiare. E ciò costerà ancora
posti di lavoro disperazione e miseria anche in occidente. Viviamo in un
mondo nel quale politicanti da réclame televisiva vanno a pontificare del
diritto dei mercati a strangolare barbaramente le persone, a calpestare la
dignità umana e lo chiamano progresso. Non è male che un popolo venga distrutto
al solo scopo di permettere lo smodato arricchimento di pochi singoli, non è
male che questi pochi singoli usino il futuro delle persone come se si
trattasse di pacchetti d’azione , ma è un abominio, agli occhi dei nostri
politici, mettere un freno alla loro avidità.
Mai come in questa epoca gli uomini, i Popoli sono stati più
schiavi. Ogni nostra conversazione telefonica è registrata, ogni email, i
nostri pur minimi movimenti su internet possono essere controllati
e per decine di anni, l’avidità del mercato schiaccia le nostre speranze,
eppure abbiamo l’impressione di essere liberi. Liberi di fare ciò che
vogliamo,- ma è ovvio! Crediamo forse agli schiavi di ogni epoca sia mai
stato vietato di accoppiarsi? O crediamo che al padrone di due in catene
interessasse se questi due fossero omo o eterosessuali, o che gli impedisse di
ballare nei loro alloggi? Questo non interessa ai padroni, anzi… Balla
pure caro schiavo, ubriacati ti forniscono anche la birra, fai tutto quello che
vuoi ma non spezzare le catene.
Non discutete il mercato, restate schiavi dei consumi,
fregatevene dei popoli oppressi, della vostra cultura annientata, dei soprusi
del capitale apolide, ed in cambio potrete andare a letto con chi
preferite, sposare una persona dello stesso sesso, bere, tutto quello che
volete non è la morale che interessa, sono le nuove catene che non vanno
spezzate.
Ora non è questo un giudizio morale, è soltanto una costatazione
su ciò che ci consentono di fare ciò che vogliamo in un ambito privato in
cambio di poter rinunciare alla libertà vera dei nostri popoli, a patto che non
tentiamo di scostarci dal nostro ruolo, che accettiamo l’oppressione dei
mercati.
Ammoniva profeticamente il grande Pericle nel proprio
discorso: “Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia
siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese
non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma
soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni
private.
Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di
rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e
di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci
è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono
nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa
allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano
in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di
giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via
della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma
la libertà sia solo il frutto del valore”.
Non era oggi come allora l’abdicazione all’interesse verso
la cosa pubblica del cittadino, la dimenticanza dei propri fratelli
l’obbiettivo dei veri Tiranni? Non è oggi la stessa falsa libertà a far sentire
l’odierno schiavo l’uomo più libero al mondo, a far prosperare la dittatura del
capitale?
Fonte: visto su STAMPA LIBERA del 29 novembre 2013
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