Montecassino un luogo tutt'ora suggestivo, ma completamente
alterato.
Quanti misteri e quante reticenze sui fatti tragici accaduti
su quel monte sacro dove San Benedetto decide che quel luogo debba essere la
residenza della sua regola e dei suo monaci sulle indicazioni dei Padri del
deserto egizio e del retaggio cenobita, dando alla regola la
"riproduzione" e il legame del numero (sacro a Pitagora) 12 legato
alle Lucumunie Etrusche.
Quel luogo prima che fosse occupato da San Benedetto era la
sede di un importante tempio Pagano dedicato ad Apollo e nelle vicinanze
esisteva anche un tempio dedicato a Giove. Al di sotto di quella Acropoli
pagana troviamo la Cassino romana con il suo anfiteatro e molti manofatti
propri della sacralità romana.
Durante la Seconda guerra mondiale, gli studiosi tedeschi
dell’Ahnenerbe pianificarono una delle più segrete missioni della storia per
recuperare alcuni manoscritti. Questa missione fu battezzata Diomede, dal nome
dell’eroe omerico che dopo la caduta di Troia si rifugiò nelle Isole Tremiti e,
insieme ai suoi compagni, fu trasformato da Venere nelle diomedee, gli uccelli
di mare che nidificano sulla costa.
L’Ahnenerbe concentrò le ricerche in Italia centrale, ed
esattamente a nell’Abbazia di Montecassino. Da una parte si combatteva una
guerra ufficiale con armi, mezzi e militari dall’altra, invece, si combatteva
una guerra nascosta i cui retroscena erano noti ai servizi segreti di entrambi
gli schieramenti e a pochi leader del Reich. Tra questi il Generale Frido Von
Senger Und Etterlin, un monaco guerriero che ebbe un ruolo delicato, e in un certo
senso ambiguo, nella tragica vicenda di Montecassino. Frido si era recato a
Montecassino nel 1943. Il motivo ufficiale di questa visita andava oltre le
intenzioni spirituali. Essa aveva per obiettivo il tentativo di sottrarre
importanti documenti dall’archivio benedettino che sarebbero serviti a
costringere il Vaticano a coprire la fuga dei nazisti nel dopoguerra.
L’obiettivo fu raggiunto grazie all’Abwehr. In quel periodo, il servizio
segreto militare tedesco, aveva bisogno di raccogliere informazioni di
interesse strategico inerenti uno dei principali capisaldi della linea Gustav.
Altri fatti misteriosi che riporterò, dato che la storia ufficiale ha rimosso
queste notizie a parere mio fondamentali per tentar di iniziare a comprendere
ed elaborare i possibili motivi di tanta violenza.
Il bombardiere che portava il numero 666 apri i bombardamenti il 15 febbraio 1944 alle ore 9 e 24 del
mattino, l’abbazia di Montecassino è scossa da una tremenda esplosione, che
interrompe la preghiera del piccolo gruppo di monaci benedettini nel cenobio e
recitano «et pro nobis Christum exora». Tra di loro c’è l’abate ottantenne dom
Gregorio Diamare e il suo segretario dom Martino Matronola, che in seguito
pubblicherà un diario, indispensabile per ricostruire quei drammatici giorni.
Si salveranno tutti i 12 frati che si rifugeranno nella cripta. Una valanga di
bombe sui frati e sulle centinaia di profughi presenti nel monastero che si
erano diretti al convento convinti di essere in un luogo protetto.
Si è appena abbattuto il grappolo di bombe da 250 kg l’una
sganciato dal bombardiere strategico numero 666, pilotato dal maggiore Bradford
Evans, il quale, con un numero di codice così inquietante, guida la prima delle
quattro formazioni di B-17, le fortezze volanti statunitensi, che hanno
ricevuto l’ordine di distruggere il millenario monastero arroccato sul colle.
Alle fortezze volanti seguono altre quattro ondate di bombardieri medi.
Alle 13 e 33 è tutto finito, i monaci sono tutti salvi, ma
diverse centinaia (qualcuno prospetta più di mille persone inermi) di profughi
sono morti sotto le bombe, e sarà difficile, anche dopo la guerra, riesumarne i
corpi e dare un nome alle lapidi. Diamare uscito da quell'inferno con i suoi
frati rifiuterà di essere accompagnato in Vaticano dai soldati americani
preferendo l'aiuto dei soldati e dei mezzi tedeschi.
Fonte: da Luigi Pellini dell’ 8 settembre 2012
Link: http://luigi-pellini.blogspot.it/2012/09/quello-che-non-si-e-mai-detto-su.html
IL SALVATAGGIO DELL’ARCHIVIO E DELLA BIBLIOTECA DI MONTECASSINO DALL’OTTOBRE AL DICEMBRE 1943 AD OPERA DELLA WEHRMACHT E DEL MINISTERO DELLA RSI
GLI "ALLEATI"? VA BENE, MA DI CHI ? LA
DISTRUZIONE DELL'ABBAZIA DI MONTECASSINO
IL SALVATAGGIO DELL’ARCHIVIO E DELLA BIBLIOTECA DI MONTECASSINO DALL’OTTOBRE AL DICEMBRE 1943 AD OPERA DELLA WEHRMACHT E DEL MINISTERO DELLA RSI
Di Elio Lodolini
Cinquanta anni or sono, un feroce quanto ingiustificato
bombardamento aereo angloamericano distruggeva l’Abbazia di Montecassino, uno
dei più insigni monumenti della civiltà.
Ingiustificato, in quanto nell'Abbazia non si trovava - come
dichiarò dopo il bombardamento l'Abate Diamare - alcun soldato tedesco, ed i
tedeschi avevano escluso il monumento dalla propria organizzazione difensiva,
rinunciando così ad avvalersi di quello che avrebbe potuto essere un caposaldo
di prim'ordine, sulla vetta di uno scosceso monte che domina la vallata
sottostante (1).
Il bombardamento, oltre a distruggere barbaramente per la
terza volta lo splendido complesso monumentale (le precedenti distruzioni erano
avvenute ad opera dei longobardi nel 577-589 e dei saraceni nell'896), provocò la morte di gran numero di civili, che
avevano trovato rifugio entro le sue mura, proprio in quanto sapevano che
Montecassino era un'oasi in mezzo all'infuriare della battaglia. Il Vescovo
Abate Diamare aveva addirittura indicato, nel documento il cui testo abbiamo
sopra riportato in nota, l’esistenza di una "zona neutrale che si era
stabilita intorno al Monastero".
Dal punto di vista militare, poi, il bombardamento
dell'Abbazia ad opera dei nuovi barbari fu per loro un errore colossale,
perché, una volta distrutta Montecassino, le macerie ne furono occupate dai
paracadutisti tedeschi della Divisione "Goring", che vi si
arroccarono e tennero testa per mesi ad un nemico numericamente di gran lunga
superiore. "Storia Verità" si occuperà in un prossimo numero del quadro
bellico in cui il salvataggio avvenne.
Qui vogliamo però ricordare un episodio che, pur noto nelle
sue linee generali, lo è assai meno per quanto riguarda le modalità con cui si
svolse, e soprattutto per la partecipazione delle autorità della Repubblica
Sociale Italiana: il salvataggio dell'archivio e della biblioteca dell'Abbazia,
due complessi non meno ricchi del monumento stesso. L'archivio, in particolare,
è di una ricchezza senza pari ed è costituito da documenti risalenti
addirittura all'Alto Medioevo.
Narra l'archivista, Padre Mauro Inguanez: "Il giorno 14
ottobre 1943 si presentarono all'Abate di Montecassino, Mons. Gregorio Diamare,
Conservatore del Monumento Nazionale di Montecassino, due ufficiali tedeschi,
il colonnello Schlegel ed il capitano Becker, dicendo che erano inviati dal
generale Conrad, Comandante della Divisione "Goring", e da parte del
Ministero dell'Educazione Nazionale..." (2). Ministero dell'Educazione Nazionale, come è ovvio, della R.S.I.
Questa affermazione del P. Inguanez era nota, ma ci sembra
che sino ad ora non ne sia stato rivelato il passo relativo all'intervento dal
Ministero dell'Educazione Nazionale, che non solo ci fu, ma che fu
probabilmente determinante nel suggerire l'operazione.
Scopo della missione dei due ufficiali tedeschi era prendere
accordi per il trasporto in luogo più sicuro dei preziosi complessi di beni
culturali, costituiti dall'archivio e dalla biblioteca.
L'archivio dell'Abbazia di Montecassino, al pari di quelli
delle Abbazie di Cava dei Tirreni e di Montevergine, soppresse nel Regno di
Napoli durante il periodo napoleonico, dopo la Restaurazione era stato
dichiarato, dalla "legge organica" sugli Archivi del Regno delle Due
Sicilie del 12 novembre 1818, sezione del "Grande Archivio", oggi
Archivio di Stato, di Napoli.
Questa ne è tuttora la condizione giuridica, pur se quegli
archivi sono affidati alla custodia dei monaci delle tre Abbazie; tanto che gli
archivi della Badia di Cava, dell'Abbazia di Montecassino e dell'Abbazia di
Montevergine figurano sotto la voce "Archivio di Stato di Napoli"
della "Guida generale degli Archivi di Stato italiani" (volume III,
edito nel 1986). Ivi è detto che "gran parte del materiale documentario
[delI ' archivio] potè salvarsi perché trasportato a Spoleto dalle truppe della
divisione "Goring" e successivamente consegnata alle autorità
vaticane" (3).
Archivio e biblioteca, trasportati in un primo momento nella
Rocca di Spoleto poiché neppure quel rifugio era ritenuto dei tutto sicuro,
furono poi nuovamente trasportati, con un convoglio di dodici autocarri
militari tedeschi distolti dall'impiego bellico, a Roma, per essere consegnati
alle autorità vaticane.
La consegna, però, non fu effettuata direttamente, ma in due
tempi ed attraverso le autorità della Repubblica Sociale Italiana, che, come
abbiamo visto, erano già intervenute nella prima fase dell'operazione.
L'8 dicembre 1943 archivio e biblioteca di Montecassino
giunsero a Roma e furono consegnati ai competenti uffici italiani, e
precisamente alla Soprintendenza archivistica per quanto riguarda l'archivio ed
alla Soprintendenza bibliografica per quanto riguarda la biblioteca.
Precisiamo, a questo riguardo, che allora, e sino al 1974,
gli archivi dipendevano dal Ministero dell’Interno, le biblioteche dal
Ministero dell'Educazione Nazionale (poi Ministero della Pubblica Istruzione),
pur se retti da normative tra loro affini, quali la dichiarazione di
appartenenza al demanio (e non al patrimonio) dello Stato di archivi e biblioteche
statali, enunciata nell'art. 822 del Codice civile entrato in vigore il 21
aprile 1943-XX. Furono unificati, insieme con gli altri beni culturali, nel
dicembre 1974 - gennaio 1975 nel nuovo Ministero per i Beni culturali e
ambientali, la cui istituzione, da tempo auspicata nel mondo della cultura, fu
opera di Giovanni Spadolini.
Ma torniamo agli avvenimenti del dicembre 1943. Due giorni
dopo il trasferimento a Roma, il 10 dicembre, archivio e biblioteca di
Montecassino furono trasferiti in territorio vaticano e dati in consegna al
Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. La consegna fu effettuata
congiuntamente da Luigi de Gregori, Ispettore generale bibliografico, e da
Emilio Re, Soprintendente archivistico per il Lazio, l’Umbria e le Marche, in
rappresentanza rispettivamente del Ministero dell'Educazione Nazionale e del
Ministero dell'Interno della Repubblica Sociale Italiana. Ministri erano il
prof. Carlo Alberto Biggini per l'Educazione Nazionale, l'avv. Guido Buffarini
Guidi per l'Interno.
Il verbale di consegna è datato "Città del Vaticano, 10
dicembre 1943" e reca le firme di Luigi de Gregori, di Emilio Re e del
Padre Anselmo P. Albareda, Prefetto della Biblioteca Vaticana (4).
Dopo la guerra, archivio e biblioteca tornarono nell'Abbazia,
una volta completata la ricostruzione del monumento. Dei più antichi documenti,
l'Amministrazione degli Archivi di Stato italiani, allora facente parte come
abbiamo detto, del Ministero dell’Interno, iniziò nel 1964 la pubblicazione dei
regesti, cioè di riassunti contenenti gli elementi essenziali di ciascun
documento, redatti secondo particolari modalità e corredati da un complesso
apparato scientifico. Si tratta di una metodologia frequentemente usata, quando
la mole stessa dei documenti ne impedisce la pubblicazione integrale. L'opera è
stata curata da P. Tommaso Leccisotti e da P. Faustino Avagliano, archivisti
dell'Abbazia.
Nel primo volume, il Padre Leccisotti scrive che "nulla
di quanto i militari tedeschi avevano posto in salvo si è trovato
mancante" e che "tutto quello che è ritornato, è ciò che aveva
portato via la divisione "Goring" davanti all'infuriare della
battaglia. ll resto rimasto sul posto, è andato quasi tutto distrutto, sia per
i bombardamenti e gli incendi, sia per il logorio delle intemperie a cui, fra
le macerie che l'avevano travolto, rimase esposto" (5).
L'undicesimo volume dell'opera - edita, come abbiamo detto,
dal l’Amministrazione archivistica della Repubblica Italiana -, pubblicato nel
1977, reca la dedica: "In queste pagine rievocanti le memorie della
martoriata Cassino sia consacrato il ricordo del tenente colonnello Julius
Schlegel, del capitano medico Massimiliano Giovanni Becker e dei loro
collaboratori nel sottrarre all'immane rovina tanta parte del patrimonio
culturale cassinese, rendendo così possibile la redazione di questi
Regesti" (6).
Mentre i combattenti degli opposti eserciti si incontrano a
Cassino, a cinquanta anni dalle vicende che li videro nemici - e fra loro sono
anche i reduci della R.S.I. e del "Regno del Sud" -, ci è sembrato
doveroso ricordare questo gesto di altissima civiltà, voluto ed operato
congiuntamente dalle autorità della R.S.I. e della Divisione paracadutisti
"Goring", che è stato determinante per la salvezza di un patrimonio culturale
unico al mondo. La pubblicazione dei "regesti", che il pontefice
Paolo Vl ha dichiarato trattarsi di "impresa nobilissima, che merita
approvazione ed incoraggiamento" (7),
ne costituisce la più chiara prova.
NOTE
(1) È nota, ed è
stata più volte pubblicata la dichiarazione scritta rilasciata il l 5 febbraio
1944, subito dopo il bombardamento, dall'Abate di Montecassino: "Attesto
per la verità che nel recinto di questo Sacro Monastero non vi sono stati mai
soldati tedeschi. Vi furono soltanto per un certo tempo tre gendarmi al solo
scopo di far rispettare la zona neutrale che si era stabilita intorno al
Monastero, ma questi da circa venti giorni furono ritirati. Montecassino, 15
febbraio 1944, +Gregorio Diamare, Vescovo Abate di Montecassino".
Ne citiamo il testo della riproduzione fotografica
dell'originale di pugno dell'Abate Diamare, pubblicata in Herbert Bloch, della
Harvard University, The bombardment of Monte Cassino (February 14-16, 1944).
A new appraisal, Montecassino,1979, estratto dalla rivista
"Benedectina", a. XX,1973, pp. 383-424.
(2) La
dichiarazione del Padre Inguanez è pubblicata in Emilio Re, L'Archivio di
Montecassino a Roma, nella rivista "L'Urbe", a. XVI, n.s., n. 6,
Roma, novembre-dicembre 1953, pp. 9-14.
(3) Ministero per
i Beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i Beni archivistici,
Guida generale degli Archivi di Stato italiani, vol. III, N-R, Roma, 1986,
in cui la descrizione dell'archivio dell'Abbazia di Montecassino occupa le
pagine 147-149. Vi è precisato che l'archivio è formato da circa 1.250 fra
buste, volumi e registri, e da 14.000 documenti in pergamena, a partire
dall'anno 809, cioè da quasi milleduecento anni or sono.
(4) Un originale
se ne conserva nell'Archivio di Stato di Roma, atti della Direzione, busta 41,
anno 1944, titolo Xlll.
(5) Abbazia di
Montecassino, / regesti dell'archivio, vol. l, a cura di Tommaso
Leccisotti, Roma, Ministero dell’Interno, 1964 ("Pubblicazioni degli
Archivi di Stato", vol. LIV) p. L. nota 116,
dell'"lntroduzione".
(6) Abbazia di
Montecassino, / regesti dell'archivio, volume Xl, a cura di Tommaso
Leccisotti e Faustino Avagliano, Roma, Ministero per i Beni culturali e
ambientali, 1977 ("Pubblicazioni degli Archivi di Stato", vol. XCV).
La dedica occupa la pagina V e precede l""lntroduzione".
(7) Lettera del
cardinale Giovanni Villot, Segretario di Stato, del 2 settembre 1971, all'Abate
di Montecassino, in: Abbazia di Montecassino, / regesti dell'archivio, vol .
Vll, a cura di Tommaso Leccisotti, Roma, Ministero dell’Interno, 1972
("Pubblicazioni degli Archivi di Stato", vol. LXVIII), p. XXVI.
Fonte: da STORIA VERITA' N. 17 Settembre-Ottobre
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