Don Franco Segala è uno dei più fini intellettuali della
Chiesa, non solo veronese. Ed è l´autore di un nuovo saggio su Sant´Euprepio
primo vescovo di Verona, quarantaseiesimo volume della collezione Studi e
Documenti di Storia e Liturgia, pubblicato con il solito scientifico rigore
dall´Archivio storico della Curia diocesana.
Novanta pagine che fanno tremare per la loro forza, per
l´invito al riconoscimento di una vera fede; di più, per l´invito a rispettare
le tracce e le tradizioni di questa fede presenti nel territorio
veronese.
Senza tema, con basi storiche e riferimenti precisi, il sacerdote ci
porta in questo testo a rivivere la nascita del cristianesimo nella città, che
dopo dieci secoli diventerà scaligera.
Una città, che nel II e III secolo, ancor
prima del Concilio di Nicea, trova un contatto preciso con l´insegnamento
cristiano che viene da Roma e dall´Oriente e che qui trova un incrocio
imprescindibile tra la fede che corre tra Milano e Aquileia e l´insegnamento di
Pietro che si diffonde tra Roma e il nord.
Sono pagine dense di vita e di insegnamento, senza dubbi
l´autore dice di una fede primordiale che illumina l´oggi con il suo valore
principale di fede comunitaria, di alleanza e amicizia e comprensione nel nome
di un Cristo che ha lasciato in eredità la lezione del discorso della montagna,
quella dell´ama il prossimo tuo come te stesso.
È la fede dei primi cristiani che esplode e spaventa oggi
per l´impegno che richiede: «Si
evangelizzava soprattutto con l´esempio», spiega don Segala. «Vedere i cristiani condurre vita onesta,
tranquilla, fraterna perché avevano trovato nel Vangelo la verità che
santifica, illumina e consola, di contro ad una città che conduceva vita
affannosa, scomposta e disonesta, la cui filosofia del vivere non poteva purificare
e quietare i suoi abitanti come quella segreta grazia cristiana che rende
accette voli e immortali, costituiva la principale motivazione per abbracciare
il cristianesimo».
E in quel tempo di frammentazione e ricerca in cui vivono i
primi cristiani a Verona, ecco la figura del primo vescovo, Sant´Euprepio. «I tramiti concettuali provenienti dalla
cultura greca e il passaggio nella cultura romana, innestandosi nell´esperienza
della primitiva comunità cristiana di Verona, hanno fatto sì che il loro primo
vescovo fosse identificato e venisse riconosciuto come Euprepio, cioè - come
significava nel greco - come persona distinta, ragguardevole, che si mostra
bene, che spicca per dignità e decoro. Cosicché l´appellativo diventò il nome
proprio di una persona, quella del primo vescovo di Verona che, honore et
merito sortitus, lo identificherà sempre come Euprepio».
In un fioretto del 1477 si trova scritto: «Intenda quelli c´ha dignitate / col titol de
la cura pastorale, /come richiede a ciascuna citade! / Di questa fu lo primo e
principale / Sant´Eutrepio, per la Dio bontade; / Gricino fu el secondo
altrotale / che furono santi; e stanno i corpi soi / sepolti in San Procolo pur
tra noi».
Il contestatissimo
parcheggio di piazza Corrubio, realizzato sull’area del primitivo cimitero di
Verona che ha portato alla perdita delle rovine della provabile prima chiesa di
Verona, la famosa e misteriosa chiesa di San Zeno.
E a questo proposito, senza mai citarlo con precisione, don
Segala condanna senza appello il parcheggio di Piazza Corrubio che va a tangere
significativamente proprio l´area cimiteriale di San Procolo, centro natale
della civiltà cristiana veronese.
Eupreprio fu vescovo di Verona nella seconda metà del III
secolo e lo si ritrova ricordato nel Ritmo Pipiniano composto nel secolo
VIII/IX: «Primum Veronae predicavit
Éuprepis episcopus». Ma soprattutto rimase vivo nella liturgia eucaristica
tra i nomi che ressero la Chiesa di Verona, che celebrava nella liturgia del 21
agosto il giorno della sua memoria. Nella diocesi di Verona per secoli il 21
agosto fu giorno di riposo nel lavoro dei campi, nel paese di Cavalcaselle.
Oggi ricordare il primo vescovo di Verona il 21 agosto sarebbe richiamare i
cristiani veronesi a un nuovo impegno di fede e insieme rendere omaggio a un
uomo di cui non si conosce il volto, ma la traccia profonda che ha voluto
lasciare.
A lui succedettero, nell´ordine, Dimitriano, Simplicio, Procolo,
Saturnino, Lucillo, Cricino, Zeno, Lucio e Siagrio che furono i primi dieci.
Fonte: srs di Ugo Brusaporco, da L’Arena di Verona di sabato
18 agosto 2012, CULTURA, pagina 45.
Link: http://www.larena.it
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