La vasca circolare indicata dai Romani labrum lustrale da
utilizzare nelle terme, nelle fontane, nelle ville. Vasche di acqua "Iustrale", cioè
"purificatrice" .
Sotto la navata di sinistra è collocata una grande coppa in
porfido rosso, un monolite del diametro di quasi tre metri, proveniente, come il piatto della fontana di Piazza
delle Erbe, dalle terme romane della città (II sec. d.C.). Il grande bacino,
quand'era collocato nel suo ambiente originale, all' esterno della basilica,
serviva per le abluzioni d'acqua, era un labrum lustrale.
Come ricorda Pierpaolo Brugnoli, la coppa di San Zeno aveva
fatto bella mostra di sé nel vasto sagrato esistente fra la basilica e la
chiesa di San Procolo. Era collocata all' aperto, e così viene rilevata
anche in varie mappe di Verona e vedute della piazza di San Zeno. Sistemazione
anche questa non occasionale - come annotano gli storici - dato che, nei pressi
delle basiliche, anche di
quelle paleocristiane, venivano collocate
vasche d'acqua per le abluzioni rituali, sostituite poi dalle pile dell'acqua
santa poste all'interno dei luoghi di culto.
Già il Maffei, a questo proposito, precisa: "Lasciando le favole popolari, già che ogni paese ha le sue, questa gran conca stava
lateralmente nella piazza, ch' è innanzi la Basilica secondo l'uso antico. Di
tal uso scopresi nell'Esodo la prima origine, dove comanda il Signore di
collocare avanti il tempio un gran vaso di bronzo, perché si lavassero mani e
piedi i Sacerdoti prima di entrarvi. Così Salomone fece per uso nel tempio di
vasca rotonda, che per l'ampiezza si disse mare".
Anonimo del XVIII secolo: la basilica di San Zeno con il
tempietto che custodiva la coppa qui ricoverata fin dai primi anni del XVIII
secolo per sottrarla alle ingiurie del tempo, ma soprattutto ai vandali del quartiere.
Visibile anche una seconda torre del monastero.
Ma la prima e più antica descrizione, che si abbia di un
Cristiano Tempio, è quella di Tiro che troviamo in Eufebio, dove spiega, come
dentro il primo recinto, ed innanzi alla Chiesa, perché altri non entrasse
dentro senza nettarsi, era un portico quadrato con abbondanti fontane. [ ... ] “Però
nell'orlo superiore di tal vaso erano queste parole in greco: non lavar la
faccia solamente, ma i peccati ancora, quando
alle Basiliche si ponesser grandi e magnifiche vasche, e come da principio si
ponesser fuori nel sito dell' acque per lavarsi, in cui luogo
sottentravano"
Ma la leggenda racconta che la coppa sia stata donata da
Galliena, per gratitudine, o trasportata qui, per punizione, dal demonio
sconfitto dal vescovo Zeno. I guasti e
le tracce del tempo sarebbero, sempre secondo
la leggenda, i segni delle unghie del diavolo che t'aveva portata sulle spalle.
Nel 1693 il Comune protestò perché era esposta all' esterno
e non volea andasse perduta la memoria di tanto miracolo. Per sottrarla
alle ingiurie del tempo, ma soprattutto dai vandali del quartiere, nel 1703 il
Comune accettò t'offerta dell' abate Alvise Priuli di proteggerla all'interno
di una piccola costruzione collocata dentro il sagrato-cimitero a fianco della
basilica, presso il fianco prospiciente la chiesa di San Procolo. Ma dopo un centinaio di anni, nel 1819, il
podestà G. B. Da Persico volle sgombrare tutto il lato meridionale, perché la
basilica di San Zeno apparisse in tutta la sua eleganza.
Così demolì il piccolo tempio e portò la coppa all'interno
della chiesa, nel sito dove oggi ancora si trova, nell' angolo a sinistra dell'entrata
dove, fino a quel momento, era conservato t'antico “Carroccio”, che finì bruciato.
LABRUM LUSTRALE,
VASCA D'ACQUA PURIFICATRICE
Le fondamenta del tempio dedicato a Jovius Lustrale
a Verona in via Diaz
Oltre alla funzione igienico-terapeutica, l'acqua ha sempre
avuto anche un uso religioso e votivo, derivato direttamente dal mondo greco,
proseguito nel mondo romano fino a perpetuarsi, immutato, nel mondo cristiano.
Il labrum lustrate
è testimone, in questo caso, della ripresa in età moderna di antiche
consuetudini di greci e romani, i quali usavano purificarsi prima di accedere
ad un luogo sacro, aspergendosi di acqua lustrale. Non solo, ma nelle Feste
Lustrali, cerimonie purificatrici, celebrate a Roma ogni cinque anni, si sacrificava
agli dei e si purificava il popola aspergendolo con l'acqua lustrale, come
ancora oggi si usa nelle cerimonie cattoliche, in cui, attraverso la
benedizione, con l'acqua, si invoca la protezione di Dio su persone o cose.
Un riferimento che ci riporta alla ritualità nell'uso
dell'acqua, documentato nell'antica Roma ma anche a Verona. In epoca romana,
infatti, nelle vicinanze dell'ingresso della Porta Jovia (Porta
Borsari) esisteva un piccolo tempio, dedicato a Jovius Lustrale, dove i
viaggiatori sostavano prima di entrare in città, per un breve cenno di
devozione e per purificarsi con l'acqua lustrale che sgorgava da una fontanella
all'interno del tempio.
Fonte: srs di Mario Patuzzo, da SAN ZENO gioiello d’arte romanica, edizione La Grafica
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