Qualche anno fa ho conosciuto a Roma, in metropolitana, un
signore distinto, professore all’Università di Teramo, che mi raccontò una storia:
quell’incontro mi è servito a capire meglio il Risiko giocato dai
banKster sulle nostre vite.
La moneta, mi disse, è uno strumento “econometrico”, sostitutivo del
rudimentale baratto, che serve per misurare il valore nelle transazioni
commerciali. Originariamente il valore della moneta era pari al valore dei
metalli usati (oro, argento, rame ecc.): i sovrani acquistavano sul mercato i
vari metalli, li convertivano in monete e questi nuovi valori ritornavano in
circolo sul mercato stesso. Il sovrano tratteneva per sé un piccolo guadagno,
corrispondente alle spese di coniazione e di amministrazione: nasceva così il “signoraggio”.
La scarsa reperibilità di oro e argento ha comportato una carenza di quantità
di denaro in circolo sul mercato, determinandone la stasi, ed ecco perché è
nata la moneta convenzionale.
L’usurpazione perpetrata dal sistema bancario ai danni dello
Stato, nella gestione e nell’emissione monetaria, ebbe inizio quando i
banchieri cominciarono a prestare i certificati, rappresentativi di oro ed
argento, da loro stessi emessi: nacque così la note of bank, ovvero, la banconota. I bankster si
arrogarono il diritto di stampare banconote in vece dello Stato che poi
acquistava il valore nominale delle banconote ricevute pagando con dei titoli
cosiddetti di “debito pubblico”. I banchieri cominciarono, poi, ad
emettere banconote in quantità ben superiore all’oro posseduto. Pertanto, così
facendo, aumentarono il capitale ed ottennero il pagamento degli interessi
anche a fronte dei titoli cartacei prestati, ma privi di riserva aurea.
Il 15 agosto 1971,
Forte Knox era stato quasi svuotato dalla Francia che presentava all’incasso i
titoli per convertirli in oro, come prevedeva il vigente trattato di
Bretton Woods: ma i banchieri avevano stampato Dollari per 9 volte il
valore dell’oro che possedevano. Il Presidente Nixon dovette spazzare i
patti di Bretton Woods e sospese la
convertibilità del Dollaro in oro: il dollaro, però, mantenne inalterato il
proprio valore. Il valore della banconota non è determinato dalla sua riserva
aurea, ma unicamente da una convenzione sociale. Ciò comporta che
la Banca d’Emissione guadagna un lucrosissimo signoraggio che consiste
nella differenza tra il valore facciale stampato sul foglietto e il costo della
carta e dell’inchiostro sostenuto per realizzare i biglietti stessi. E’
evidente come non possa essere consentito alla Banca d’Emissione
d’impossessarsi del signoraggio in occasione dell’emissione monetaria:
il signoraggio deve essere solo ed esclusivamente di proprietà dello Stato. E’
lo Stato che deve garantire la stabilità di un mercato tenendo sotto controllo
il rapporto tra circolazione monetaria e beni da misurare: se il mercato
dispone e produce maggiori beni, occorre maggior quantità di moneta, per non
incorrere nella “deflazione”; quantità che va ridotta in caso di
diminuzione dei beni stessi, per non creare “inflazione”.
Ora, è evidente come l’attuale crisi economica è stata
realizzata mediante la folle distribuzione di titoli inventati, piazzati dalle
grandi banche ai privati ed alle stesse banche minori, valori poi
volatilizzati.
Lo Stato deve ritornare alla propria emissione monetaria
diretta, non solo per riacquisire la propria sovranità economica e
politica, ma ancor più per smettere d’indebitarsi per acquistare al valore
facciale la moneta emessa dai banchieri pagandola con i propri titoli di
debito, sui quali scatta da subito anche il pagamento degli interessi passivi.
Queste crisi vengono organizzate per sottrarre beni e sistemi produttivi
ai legittimi proprietari, per farli confluire alle grandi multinazionali
controllate dai banchieri stessi.
Ah, già ! … quel signore in metro era Giacinto Auriti,
al quale prima della sua morte ho potuto donare, grazie a Savino Frigiola, la sentenza
n. 3712/04 del GdP di Lecce, prototipo della provocazione giudiziaria del
cittadino ai Signori delle banche.
Fonte: srs di Antonio
Tanza, da il Fatto Quotidiano.it del
11 marzo 2012
Fonte: da Stampa Libera del 12 marzo 2012
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