MA
RICORDIAMOCI CHE: MONTI CI HA MESSO LA FACCIA, MA LA MATTANZA SOCIALE È OPERA
DEI PARTITI POLITICI...
Esistono i
profeti, per chi percorre una via spirituale.
Esistono gli
statisti, per chi segue una via politica e cerca punti di riferimento.
Esistono i
leader, per chi è in cerca di una guida.
Esistono i
Grandi Visionari: artisti, intellettuali, scienziati.
Preziosa
categoria, essenziale, determinante.
Non esistono
(e non sono mai esistite) grandi civiltà sul pianeta che non abbiano prodotto,
al proprio interno, i loro geni dotati di ampie visioni, a tracciare la strada.
Ogni etnia ha i suoi, e molto spesso la visione è talmente ampia che travalica
le frontiere e diventano visioni collettive, e il genio locale assurge a Mito, Icona,
Totem. Senza questi Visionari non si va da nessuna parte.
E’ bene
saperlo.
Esistono
etnie scarse o avare o sfortunate, mettetela come vi pare. Non hanno mai
prodotto un loro visionario decente. Nella maggior parte dei casi non sappiamo
neppure quale fosse il nome di quell’etnia perché è scomparsa nel nulla, senza
lasciare traccia. 2000 anni fa nel territorio attuale del Friuli esisteva una
vasta popolazione che si chiamava “Popolo
dei Tencteri”, all’incirca 50 mila persone, tante per quell’epoca. Non
accettarono l’imposizione della Lex romana. In un week end i romani li
sterminarono, non sopravvisse nessuno. E come loro tanti altri popoli in tutto
il pianeta. Non avevano Visionari.
La più
indisciplinata etnia del pianeta, quantomeno dell’Europa, (cioè quella
italiana), conflittuale, individualista, confusionaria, inefficiente, riottosa,
faziosa, ecc., in teoria sarebbe dovuta scomparire da tempo, travolta dagli
eventi, da etnie confinanti più solide, da antagonisti meglio organizzati.
Invece ha retto benissimo all’impatto dei tempi. Tant’è vero che 2000 anni fa era il centro del mondo
allora conosciuto; ma lo era anche 500
anni fa e 40 anni fa era punto
di riferimento come società dinamica in evoluzione.
L’Italia è attualmente la nazione più
ricca d’Europa, la
seconda potenzia industriale (ancora per poco) la prima industria
manifatturiera (per altri due mesi) e –fatto ormai accertato- il principale
dolore europeo, una spina sul fianco di chicchessia, un popolo composto da una
manciata di milioni di facinorosi mitòmani i quali, però, guarda caso, sono in
grado di allertare e minacciare la Russia, gli Usa, la Cina, la Germania.
Quantomeno i loro interessi. Com’è come non è, siamo il grattacapo principale
del mondo occidentale.
Ma anche la
loro delizia.
Come mai?
Per la quantità di Grandi Visionari.
Un nazista
direbbe che è un fatto bio-genetico della “razza pura italiana”. Il fatto è che
la razza italiana non esiste. Mi dispiace per i nazisti, è un loro delirio e
dei cretini che ci credono. Ci hanno provato i leghisti a sostenere
quest’ipotesi fallimentare, poveretti, ancora ci provano.
Secondo gli
antropologi americani e svizzeri (che si sono occupati della questione) il
fatto deriva da una commistione di eventi fortunati; l’Italia è davvero il Bel
Paese, il che induce ad alimentare e aumentare molto velocemente l’ispirazione
interiore per la straripante quantità di bellezze naturali e culturali,
armoniche e sintoniche, da cui tutti gli italiani sono circondati fin dalla
nascita. Inoltre, sostengono questi signori, è sempre stata amministrata da gente corrotta da almeno 1000 anni,
e quindi, automaticamente, induce -chi pensa- ad astrarsi, a chiamarsi fuori, a
elaborare una propria visione del mondo e delle idee “fuori” dal sistema
vigente, dando per scontato che il sistema non farà funzionare nulla, non
seguirà nulla, il che spinge verso l’indipendenza autonoma di pensiero.. In 99
casi su cento si diventa matti, si va fuori di testa, si vaneggia, si attuano
comportamenti deprecabili. Ma nel centesimo caso si è in grado di vedere
talmente al di là, e talmente in profondità, che l’intera umanità finisce per
guadagnarci e si evolve grazie a noi. Siamo, quindi, utili.
E’ talmente
riconosciuto da tutte le scuole antropologiche che nelle università statunitensi
hanno coniato il termine IG factor “la variabile del Genio Italiano”.
Se ancora
non ci hanno sterminati è perché tutti sanno che siamo in grado di far di
tutto, nel bene e nel male, in quanto
etnia estrema.
C’è un unico
modo per distruggere l’Italia, anzi, gli italiani.
Non è con le
bombe o i bombardamenti. Se quattro sopravvivono, si rimboccheranno le maniche
e poco a poco ricostruiranno: Esistono precedenti (e tanti) negli ultimi 1000
anni.
Con i
dittatori se la bevono soltanto all’inizio e per un po’, poi si stufano. Un
popolo cinico non crederà mai a un dittatore più di tanto. Non funziona neanche
questo.
Forse
bisogna vivere all’estero per comprendere, a distanza, la nostra grandezza.
Secondo gli
antropologi statunitensi, un elemento fondamentale del genio italiano consiste
nella “capacità alare del pensiero
collettivo che consente la produzione duttile di idee”.
La duttilità
e la flessibilità –in termini bio-darwiniani equivale a “capacità di adattamento”- è, a detta di tutti gli scienziati sociali,
l’arma in più dell’etnia italiana.
Un esempio
valido per tutti, che scoprii per caso quando uscì un film famoso di Hollywood
dove, l’evento, è stato censurato e poi manipolato a fini nazionalistici.
Ricorderete
il film (forse soltanto alcuni lo hanno visto) si chiamava “Apollo 13”, era del 1995, con Tom
Hanks, sulla missione Apollo con un’avaria a bordo, da cui il celebre
logo-mantra-brand “Houston, we’ve got a
problem” assurto, nel linguaggio quotidiano statunitense, a termine
consueto colloquiale. Mi informai.
Venni a
sapere che nel centro Nasa spaziale americano dove lavorano migliaia e migliaia
di scienziati provenienti da tutto il mondo, uno specifico e piccolissimo
segmento “operazioni di assoluta
inattesa emergenza in volo” era affidato (dalla missione Apollo in poi) a
due ingegneri astrofisici italiani, considerati i migliori al mondo nel
trattare, affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza tecnica. Proprio
grazie all’avventura dell’Apollo, risolta in un modo folle.
Gli
americani sono disciplinati, rigorosi, seguono il “by the book” (il libretto delle istruzioni) applicano regole,
codici, software. I tecnici, per loro, sono persone altamente competenti e qualificate
in grado di applicare “il manuale” alla perfezione, come si dice in gergo
italiano, per l’appunto da manuale.
Quando
arrivò la comunicazione dallo spazio, a Houston si riunirono tutti i cervelloni
consultando tutti i loro libretti. Sgomento e tragedia: non c’era scritta la
soluzione. Coinvolsero tutto il personale qualificato immediatamente. I due
italiani presenti (in linea gerarchica contavano poco) esperti in “diodi e
conduttori di elettricità” chiesero di poter parlare con la navicella. Perché
no, dato che non c’era scampo? Uno dei due aveva notato che il secondo
astronauta masticava compulsivamente chewing
gum. Informò il capo missione che lo guardò esterrefatto spiegando che se
quell’astronauta si era portato, di nascosto, la gomma da masticare, allora era
fatta. L’astronauta confermò. I due tecnici italiani, parlando con loro per
radio, gli spiegarono di cavarsi di bocca la gomma, come e dove andarla ad
appiccicare tra due cavetti perché la gomma arabica in assenza di gravità
diventa un ottimo saldatore e conduttore di energia elettrica. Lo fecero.
Funzionò. La notte, intervistato, questo tecnico italiano spiegò che lo faceva
sempre da piccolo quando giocava con il suo trenino Rivarossi e certe volte la
locomotiva si inceppava perché c’era un filo pelato; aveva scoperto che con la
bubble gum funzionava. Gli scienziati americani ammisero che non sarebbe venuto
in mente a nessuno di loro neppure in cento anni. Molti pensarono che fosse una
favoletta, altri ci cedettero. Tant’è che da allora, il rispetto per la
“duttilità” italiana è centuplicato. Certo, bisognava sapere con esattezza
millimetrica dove andare ad appiccicare la gomma (erano esperti settoriali) ma
bisognava, soprattutto, essere in grado di dimenticare il libretto d’istruzioni
che, i due, confessarono più tardi di non aver mai neppure letto. Ma erano
abituati, tra di loro, ad esercitarsi per trovare idee strampalate e ingegnose
per risolvere problemi di emergenza in volo. Era il loro gioco preferito.
Siamo esperti riconosciuti in emergenza.
Risolvere le
emergenze ed essere in grado di inventarsi soluzioni, fa parte della nostra
tradizione culturale.
Ricordo
qualche anno fa, credo che fosse il 2007 o giù di lì, quando vivevo ancora in
California. Andai all’edicola a comprare il quotidiano “Los Angeles Times”,
circa un milione e mezzo di copie al giorno. A caratteri cubitali (in prima
pagina, fatto inusuale) c’era scritto “Galileo Galilei was right!”. All’interno
una decina di pagine dedicate all’evento in seguito alla notizia che da Pasadena,
dal Jet Propulsion Laboratory, era arrivata ufficialmente: la sonda Voyager,
dopo anni di volo, era finalmente arrivata ed entrata dentro l’atmosfera del
pianeta Giove e l’immissione in orbita funzionava. Aveva cominciato a
trasmettere dati. Di Giove si sapeva che aveva le quattro lune (o pianetini),
tutti i potenti telescopi elettronici lo confermavano, chiamati da Galileo –che
li aveva scoperti- “pianeti medicei” in onore dei Medici che finanziavano le
sue ricerche. Ma c’era anche un unico, piccolo piccolo, ma pur sempre un’ombra,
“errore” attribuito a Galileo, che tra gli scienziati statunitensi gode di
assoluta devozione e reverenza. Galileo aveva stabilito che c’erano quattro
pianetini-lune e poi altri 14 astri. Il bello è che lo aveva stabilito
osservando il tutto con un telescopio da lui inventato piuttosto rozzo. Il
grande genio pisano, scocciato dagli scettici (la serie di allora dei dammi il
link) si era sentito costretto a inventare il telescopio per provare ciò che
lui vedeva e sapeva, grazie ai suoi calcoli. Per lui, avere o non avere il
telescopio era uguale. L’intera costruzione del suo sistema di pensiero si
basava su un concetto che lui definì “la matematizzazione dell’universo”. Si
poteva “vedere” e capire l’intera struttura dell’universo dalla sua nascita e
quindi “captare” la strada del futuro per tutti gli esseri umani, standosene
nella propria stanzetta a fare i conti. Certo, il genio (e l’abilità tecnica)
consisteva nel sapere che conti fare e come farli. Lui lo spiegò. Gli scienziati
moderni, invece, sostenevano che erano soltanto 13 gli astri. La sonda Voyager
mostrò con immagini fotografiche l’intera mappatura stellare del pianeta Giove,
impossibile da vedere anche con i più sofisticati telescopi; corrispondeva
pienamente ai calcoli astrofisici di Galileo.
Quando uscì
la notizia c’era un braccio di ferro tra la California e il governo Bush per i
tagli alla ricerca scientifica e questo evento della Voyager venne usato per
portare avanti la battaglia per avere finanziamenti. Galileo Galilei, in quegli
anni in Usa, divenne l’emblema e il simbolo della lotta dalla parte della
cultura e della ricerca scientifica.
Uno dei
tanti articoli titolava “Se noi non
siamo in grado di fare come i Medici nel XVII secolo, non produrremo mai più un
altro Galileo. E un altro Galileo è ciò di cui oggi gli Usa hanno bisogno,
molto di più della guerra in Iraq”. C’era di che essere orgogliosi, in
quanto italiani.
Galileo
Galilei era italiano.
E dopo di
lui, nei secoli, tanti e tanti ancora. In tutti i campi.
E’ così che
si stende l’etnia italiana: distruggendo l’humus che produce genialità
creativa.
La si
distrugge impedendo il dispiego dinamico che dà sfogo alla nostra proverbiale
duttilità e flessibilità: la capacità di sapersi inventare il mercato.
Se volete
impossessarvi dell’Italia e distruggere gli italiani, come etnia, non ci
riuscirete con le bombe. Alla fine degli anni’70 la furia distruttiva
dell’autonomia operaia legata alle brigate rosse, nella città di Roma, venne
sconfitta e battuta dal genio politico creativo di Renato Nicolini che
“inventò” la cosiddetta “Estate Romana”: restituì la città ai cittadini. La
gente, invece di andare a sfasciare le vetrine optò per andare insieme a vedere
un film alla Basilica di Massenzio e assaporare –alcuni per la prima volta
nella loro vita- le bellezze dell’arte architettonica italiana. Ritornarono a
socializzarsi, venne voglia di acculturarsi di nuovo, si inventarono nuovi
mercati, si creò nuova ricchezza collettiva.
Riuscirete
ad avere il paese in pugno se lo ingessate, se lo bloccate, se gli mettete un
ostacolo dietro l’altro. E’ ciò che
hanno fatto i partiti, in modo tale da presentarsi poi come unica medicina
necessaria e sufficiente per poter aggirare o saltare l’ostacolo.
“Grazie a noi trovate lavoro; se non vi rivolgete a noi non vi
assumono; se non vi fate segnalare, presentare, raccomandare da noi, nessuno
baderà mai alle vostre idee, perché le vostre idee non valgono nulla, valiamo
noi che siamo il tramite tra le vostre sciocche ambizioni e la possibilità di
poterle realizzare. Noi siamo i custodi dei vostri sogni”. E così facendo, la
gente, poco a poco, ha smesso di sognare.
E il popolo
italiano quando sale, la notte, sulla torre di Pisa, non si mette a guardare le
stelle sperando di vedere ciò che altri non avevano mai visto prima, ma spera
soltanto che appaia il faccione bonario di Bersani o Alfano o Casini che mi
daranno un posto fisso garantito dove poter marcire per il resto
dell’esistenza.
Imbrigliate gli italiani e bloccate
la loro creatività,
la loro continua ansia di ricerca e di inventiva elegante, e avrete la nazione
in pugno.
E’ ciò che hanno fatto ed è ciò che
sta facendo Mario Monti, l’anti-italiano per eccellenza.
Auto-eletto
a statista, sta imponendo un linguaggio finanziario extra-italiano per invadere
anche subliminarmente la coscienza e l’inconscio collettivo della nazione.
“Spending Review” è un termine orrendo, denso di minacce, di incognite, che per
qualsivoglia italiano non suscita alcuna eco inconscia, quindi non incita a pensare.
“Bilancio di spesa”, o “Revisione di Spesa” o “Controllo della Spesa” invece, è
un termine più pericoloso, perché fa scattare automaticamente domande sensate,
naturali, banali, reali, del tipo: “qual è il rapporto tra costo e beneficio?”.
In Germania
e in Francia usano termini nella loro lingua, altrimenti il popolo li
sbranerebbe.
Perchè devo
usare il termine “governance” invece di “gestione”?
Perché l’uso
della parola inglese incute timore, reverenza, e non fa scattare nessuna
sinapsi nel cervello; il nostro inconscio creativo e operativo si smuove in
italiano. Mentre invece se si usa il termine “gestione” c’è molta gente che
pensa subito in termini operativi e può capire che coloro “che ci gestiscono”
non stanno facendo il bene del paese, stanno portando l’Italia indietro, non
procurano alcun profitto all’azienda Italia, perché “non sono capaci di
gestire”. Davanti a “governance” - che è un termine finanziario- si traballa,
scattano i sensi di di colpa e i complessi di inferiorità del provincialismo
italiano e vi fa sentire piccoli piccoli. E’ ciò che vogliono. Che vi sentiate
tutti piccoli piccoli.
Il ministro
Passera ha lanciato (lui l’ha definita “la svolta rivoluzionaria che
determinerà la crescita e l’occupazione dei giovani”) la sua idea innovativa di
“un allargamento di start up tale da consentire il raggiungimento di target
pre-definiti”.
Che cosa
vuole dire?
Questo è un linguaggio da
colonizzatori. Abbiamo gli stranieri invasori in casa.
Per quale
motivo un giovane venticinquenne italiano, ad Asti o Benevento, che vuole dar
vita a una impresa nata da una sua buona idea originale deve sapere che cosa
vuol dire “start up”? Oppure “target”? La risposta è molto semplice: lo dice il
software della pubblicità. Così si spingono gli italiani verso una realtà
virtuale e li si allontana da quella reale. Si introduce il concetto che “la
lingua italiana non fa mercato” o meglio “La Cultura non produce marketing”. E’
quello che vogliono, è quello che stanno facendo.
Stanno
cercando di far abituare gli italiani a incorporare l’idea che se non si usano
termini finanziari e pubblicitari coniati e diffusi dalle oligarchie
finanziarie anglo-americane, non si può lavorare né vivere.
Hanno
introdotto neologismi robotici pericolosi come “stato dell’arte” traducendo malamente
e sguaiatamente l’originale americano (in inglese vuol dire “massima evoluzione
tecnologica in quello specifico settore di mercato” e basta, cioè tutta
un’altra cosa) sostituendolo a “stato attuale della situazione” per introdurre
l’equivalenza inconscia che fa scattare delle sinapsi nel cervello per cui si
identifica, in italiano “lo status quo” e “lo stallo” alla “realtà tangibile”
facendo credere che si tratta di “creatività artistica”. E la truppa mediatica
ha abboccato. Non è vero niente. Non è così. Usano questi termini per
imbrigliare il cervello a tanta brava gente che loro disprezzano. Ma se usate
invece il termine “stato attuale della situazione” allora il vostro cervello,
anche se dotato di pochi strumenti culturali, penserà e vi farà capire che “in
Italia non sta accadendo nulla, non sta succedendo nulla”.
Anche un
deficiente tocca con mano che è tutto fermo: non c’è lavoro, non girano soldi,
non c’è mercato, non ci sono finanziamenti, se non per coloro che
disciplinatamente accettano la malleveria dei partiti; avete anche la scelta: a
destra il PDL, a sinistra il PD e al centro l’Udc.
Così si
sfianca un’etnia e si assoggetta una nazione.
Funziona
meglio delle bombe.
Si chiama “programmazione neuro-linguistica”, è la
base della dominanza.
E’ la struttura portante di ogni
dittatura.
Mario Monti
è l’unico premier europeo che alle conferenze stampa e nei convegni
internazionali parla una lingua che non corrisponde a quella della nazione che
rappresenta. Lui lo può fare perché non è stato eletto. Infatti non è italiano.
Lui rappresenta gli interessi della finanza oligarchica
anglo-araba-statunitense e deve sempre ricordare a tutti che rimane fedele a
loro che vengono prima dell’identità della nazione e della nostra etnia. Se
Angela Merkel andasse in Inghilterra e accanto a Cameron, davanti ai
giornalisti, parlasse inglese, verrebbe sfiduciata immediatamente dal
parlamento; a Hollande penso che gli sparerebbero (i suoi).
Il messaggio
che Mario Monti veicola è quello di
considerare priva di valore la lingua italiana, una lingua che lui ha
stabilito “non essere una lingua colta”
perché lui non è il frutto di una cultura nazionale, è un impiegato di
multinazionali estere.
In vacanze
non va a Portofino, a Ravello, a Venezia, nel Mugello, a Macugnaga, a Taormina,
a San Benedetto del Tronto, a Positano o in altri 10.000 posti meravigliosi che
esistono in Italia. Lui no. Va a Saint Moritz in uno specifico quartiere
selezionato dove vanno soltanto banchieri e finanzieri internazionali. Sono le
uniche persone che frequenta.
E per il
potere, il “simbolico” è sempre fondamentale. E’ il loro nutrimento basico.
Il segnale
che vuol dare è chiaro: “non sono un
italiano, quando voglio rilassarmi con gli amici, sto con la finanza, le banche
e l’oligarchia che conta, ma fuori dall’Italia”.
Ascoltatelo
con attenzione e vi accorgerete che parla come un software; è incapace di
selezionare sintagmi e strutture grammaticali in lingua italiana senza
introdurre locuzioni anglofone e terminologie avulse dal lessico nazionale.
Non parla mai di noi. Non parla mai a
noi.
Si parlano
soltanto tra di loro.
Chi conosce
questo blog sa quanto sia sempre stato (e sia tuttora) iper-critico nei
confronti della nostra etnia italiana. Riconfermo il tutto, ma ci aggiungo
anche la grande memoria storica dell’ingegno, creatività e talento
imprenditoriale, scientifico e artistico che ci ha sempre contraddistinti, con
immensa invidia da parte di tutti. Quello è il nostro tesoro.
Perdurando
questo stato di cose, l’Italia finirà fuori da tutto.
Perché avrà perso gli italiani.
Perché agli italiani hanno sottratto
il Senso della propria identità.
E’ quella
che bisogna recuperare per ritrovare la vitalità, l’inventiva, la curiosità, la
voglia di fare: basta sottrarsi alle suggestioni malevole e interessate di chi
vuole seguitare a ingessare una nazione.
E’
necessario ricostruire una classe intellettuale pensante in grado di fornire ai
giovani strumenti operativi utili. Dobbiamo cominciare a muoverci, in fretta.
Innescare dinamiche di cambiamento comportamentale. Scuotersi dal torpore.
Iniziare da settembre a vedersi, spostarsi, andare, venire, contattare,
confrontarsi, dibattere, scambiarsi idee, formule, dovunque e comunque, senza
più farsi terrorizzare dalle cifre, gli spread e aliquote che saranno sempre
fuorvianti. Perché false. Non rappresentano le persone.
Dobbiamo
recuperare il gusto della narrativa esperienziale individuale e poi farla
collettiva.
E così
cambieremo la sceneggiatura del film della nostra vita italiana.
Per
ritrovare il gusto e la voglia di salire sulla torre di Pisa a guardare il
firmamento con o senza cannocchiale; osservare le stelle per capire dove stanno
e come si muovono e che cosa hanno da insegnarci.
L’alternativa
non è il baratro del default. Nell’inevitabile confusione, nel caso si dovesse
verificare, il genio italiano riuscirebbe a prevalere, a manifestarsi, a
Essere. Molto meglio dell’immobilità attuale, della paralisi stagnante,
dell’ingessatura deprimente.
Paralizzati dallo sgomento, da
italiani si diventa italioti.
E’ ciò che
vogliono: che gli italiani salgano sulla torre di Pisa e osservino le stelle
pregando loro che convincano la cugina di mamma a telefonare alla moglie di
quel deputato che conosce per riuscire ad ottenere quello straccio di posto che
vi pure schifo.
Vi vogliono
convincere a tutti che è l’unica alternativa esistenziale praticabile.
Non è vero.
In ogni
italiano aleggia la sapienza di Galileo, la musicalità di Rossini, la
conoscenza psicologica umana di Pirandello, l’ardore imprenditoriale di Olivetti,
i sublimi squarci sulla tela di Fontana. Ci sono. Sono reali. Esistono. Non
vogliono che si manifestino.
Dobbiamo
andarceli a cercare, fintantoché non li avremo trovati.
Cominciando,
innanzitutto, da noi stesi.
Se non altro
per una questione di orgoglio nazionale.
E’ un’ottima
medicina per guarire l’identità.
Molto meglio
del piagnisteo di regime e le loro orrende minacce sulla non esistenza del
futuro. Non date retta al premier. Non è una profezia, la sua.
E’ soltanto la bieca minaccia di uno
squallido ragioniere privo di argomentazioni solide, il quale vive nel
quotidiano terrore di non riuscire a farla franca ed essere smascherato.
E l’unico
maniera per sottrarsi al potere delle minacce consiste nel non farsi
spaventare.
Il governo
vi minaccia, tutto qui.
Basta fare
bleah, e la paura passa.
Il futuro
esiste se noi vogliamo che esista. E’ il potere dell’auto-profezia.
Mario Monti, invece, vi vuole
depressi e avviliti e pieni di paura.
Non dategli
retta.
Non fatevi
spaventare, e poi, rimettetevi con calma e devozione a fare il disegno che
stavate facendo prima che questa massa di tecnici interrompesse il vostro
viaggio. E quando dico tecnici, voglio dire anche e soprattutto Berlusconi, lui
è sempre stato solo e soltanto un “abile tecnico pubblicitario” e niente di
più. Mario Monti è un suo prodotto.
Il “prodotto
Italia” è ben altra cosa e non può essere lasciato nelle mani dei tecnici.
Perché siamo
in emergenza e dobbiamo organizzarci per conto nostro.
Ci vogliono i Grandi Visionari.
Galileo
Galilei docet.
Buon week
end a tutti.
Fonte: srs di Sergio Di Cori Modigliani, da Libero Pensiero:
la casa degli italiani esuli in patria
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/08/e-mario-monti-la-nostra-vera-emergenza.html
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