NOTA PRELIMINARE CONCERNENTE ALCUNI ASPETTI INSEDIATIVI RELATIVI AL NUCLEO ABITATIVO DI ETÀ PROTOSTORICA - STORICA DI MONTE CASTEGGIONI.
Di Claudio Balista
Risulta piuttosto impegnativo, e in un certo senso
pericoloso, tentare di sviluppare alcuni dei vari motivi
ecologico-insediamentali che possono aver concorso a determinare l'elezione del
colle di Casteggioni di Colognola ai Colli a sede di nucleo abitativo
protostorico, specie sulla base di parzialmente inediti risultati emersi dai limitati interventi di scavo condotti
dalla Soprintendenza alle Antichità del Veneto nei mesi di maggio-giugno
1981-'82.
L'abitato attuale di Colognola ai Colli conserva l'aspetto
di un ombroso e disteso insediamento collinare, parzialmente mimetizzato su una
delle prominenze con cui si conclude una delle diramazioni secondarie di quella
più ampia dorsale medio-lessinea che rinserra ad oriente, con sviluppo prevalentemente
meridiano, il piatto solco allungato della Val d'Illasi.
Il Monte Casteggioni (q. 140 m) costituisce lo sperone
centrale, di natura basaltico-tufacea, di detta diramazione e appare sovrastare
direttamente un tratto di alta pianura veronese, qui contrassegnata da una
tessitura superficiale essenzialmente sabbiosa (quote medie variabili fra i 50
e i 30 metri s.l.m.). Sulla sinistra orografica di questo massiccio sperone una
ulteriore propaggine collinare si allunga gradualmente sino a penetrare per
alcuni km all'interno della sotto stante pianura, per concludersi quindi con il
Monte Rocca (q. 81 m), un modesto
colle alle cui falde si rinvengono le note risorgenze idrotermali dei Bagni di
Caldiero.
Sulla destra, invece, la dorsale si apre su un'assolata
costiera calcarea che dopo una breve espansione in direzione di Soave sprofonda
bruscamente sotto una potente coltre di depositi di pendio, interessati da
evidenti ristagni idrici superficiali, indizianti la debole profondità a cui si
colloca il locale substrato vulcanico poco permeabile, che quindi
definitivamente scompare sotto il mantello delle vicine alluvioni atesine, non
prima però di aver dato origine all'isolato rilievo di Monte Bissone (q. 97 m).
Il retro terra collinare di Monte Casteggioni si presenta
come un ondulato pianoro modellato a ripiani subtabulari interrotti da profonde
escavazioni vallive, sviluppate in dipendenza del vario grado di resistenza
offerto dagli affioramenti rocciosi locali alle erosioni idriche (un tempo
incentivate da una più consistente rete di drenaggi superficiali), ma già
naturalmente indirizzato ad erosioni differenziali in forza dei frequenti
contatti fra ammassi basaltico-tufacei e tavolati calcareo-marnosi, a loro
volta intensamente dislocati a causa di una densa rete di fratture tettoniche a
scala locale.
Monte Casteggioni, rilievo delle mura dell'abitato preistorico
Monte Casteggioni, rilievo delle mura dell'abitato preistorico
L'insediamento antico di Colognola ai Colli, per ora
riferibile principalmente a due cicli protostorici del IX-VIII sec. a.c. (Prima
Età del Ferro) e del IV-II sec. a.c. (Medio-tarda Età del Ferro), però con
evidenze archeologiche estese dall'Età del Bronzo, all'Età Romana e sino al
Periodo Medioevo-Rinascimentale inoltrato, si situa sulla sommità e sulle prime
balze, già parzialmente terrazzate in natura, dei fianchi collinari che cingono
tutt'intorno lo sperone basaltico del Monte Casteggioni. La conformazione
sommitale del colle di per sé assomma le più tipiche caratteristiche
morfologiche di una località difensiva: se, infatti, lungo l'intero perimetro
rivolto alla pianura, l'elevata acclività delle gradinate rocciose costituisce
una poco agevole scalinata di raccordo alle più fertili e sminuzzate fasce di
detrito colluviale che orlano il piede dello sperone, verso settentrione, e
allo sbocco sui retrostanti ripiani della dorsale, un modesto cocuzzolo (ex
camino vulcanico) si erge a sufficienza per rinserrare l'areale interno della
spianata terminale e a sorvegliarne così l'accesso sovrastando l'unico viottolo
che immette sul ripiano centrale (tavv. XXIV, XXV).
La natura del substrato roccioso locale, alternanza di
potenti colate basaltiche variamente fratturate e di più caotiche e disgregate
coltri tufaceo-ialoclastitiche, sormontate nelle limitate conche naturali da
deboli spessori di argille di alterazione assai compatte e praticamente
impermeabili, ha determinato qui, come in luoghi consimili, una relativa
scarsità di riserve idriche accessibili, a cui si è ovviato con l'approntamento
di cisterne e vasche per la cattura delle precipitazioni e degli scarsi
deflussi subsuperficiali. Cionondimeno,
la maggiore dispersione superficiale di frammenti ceramici protostorici e di
residui rimaneggiati di strutture ad essi connesse, si rinviene proprio entro i
limiti del debolmente convesso ovale sommitale, con un'esclusiva ed omogenea
presenza di queste testimonianze antiche entro la fascia dei primi
terrazzamenti agrari di età storica che cingono il colle, mentre una netta
scomparsa di questi resti si può osservare subito oltre i limiti dell'antico
viottolo di accesso al cocuzzolo.
La scelta insediativa antica, quindi, ha premiato la
località più difesa e a massima visuale esplorativa coincidente con il ripiano
sommitale di Monte Casteggioni, anche se questa dislocazione si presentava, e
si presenta tuttora, la meno proficua ai fini di una relativa facilità di accesso
ai sotto stanti campi di metà costa e prati umidi di conca pedecollinare: le
balze terrazzate subito prospicienti lo sperone offrono infatti solo la
possibilità di coltivare, in limitate strisce a girapoggio, i rinomati vitigni
locali e nelle zone più assolate e riparate l'olivo, eventualmente integrati da
intercalazioni di verdure e leguminose.
Sicuramente più favorevoli ad un indirizzo misto,
ortivo-cerealicolo, si dimostrano le più estese fasce ondulate, ma generalmente
poco acclivi, poste sulla retro stante dorsale, che debbono aver costituito
così il principale areale di sostentamento agrario per la comunità protostorica
di Monte Casteggioni. Qui i fertili e profondi terreni marnoso-tufacei, dotati
di esposizioni ottimali ed elevate capacità idriche di ritenuta, hanno
costituito da sempre la fonte di
produzioni agrarie sicure, premiate oltretutto dalla possibilità di poter
ricavare più di un raccolto annuo e ad elevata produttività.
Il ridotto numero di strutture abitative sin qui esplorate
in seguito agli interventi archeologici della Soprintendenza (due «casette» nel
1981 e una più ampia costruzione nel 1982),
e le numerose esposizioni di lembi antropizzati che si rinvengono in varie zone
del colle ormai massicciamente deturpato dall'assalto edilizio di questi ultimi
anni, hanno permesso tuttavia di poter formulare qualche ipotesi induttiva
circa la conformazione dell'antico insediamento protostorico. L'evidenza sembra
indicare una sistemazione soprattutto anulare e periferica in fasce terrazzate
artificiali (almeno tre) sopportanti, sui tratti pianeggianti posti fra una
gradinata e l'altra, dei filari di casette seminterrate alternate a strutture
adibite ad uso artigianale e/o agrario: stalle, magazzeni, laboratori per la
lavorazione dell'argilla da vasi, ecc.
Questa serie di evidenze appare soprattutto riferibile al
momento più recente della fase insediativa protostorica (IV - II sec. a.C.)
che, molto probabilmente, coincide così con il periodo di massima espansione
dell'abitato di Monte Casteggioni. Come
ha parzialmente accennato in precedenza l'amico Salzani, le stratificazioni di questa età si sovrappongono a più lacunose
tracce di preesistenze abitative del IX sec. a.C. (dispersioni ceramiche, resti
di pasto e scarichi carboniosi associati a piani di frequentazione e relitti di
strutture murarie a secco).
Anche se i resti delle costruzioni di questo momento più
antico sembrano indicare una minor consistenza demografica e tecnologica del
primitivo nucleo insediativo in rapporto a quello più recente, dobbiamo
ricordare che gli aspetti sinora conosciuti in area al riguardo delle strutture
del IX sec. si presentano in genere alquanto poveri e frammentari. Inoltre,
l'innesto insediativo della II Età del
Ferro, dopo una rarefazione e parziale abbandono della località per alcuni
secoli, deve aver provocato un massiccio intervento sui substrati basaltici
posti nella zona centrale del colle, onde approntare alla sua periferia i
consistenti allineamenti di murature a secco per i fronti di terrazzamento, e
il materiale grezzo per la costruzione delle strutture abitative ad essi
intercalate.
L'operazione in parola fu condotta con evidente perizia,
visto che si può documentare con sicurezza che i tratti medio-inferiori di
questi «terrazzamenti insediativi» resistettero a sopportare le successive
dimore di età romana (cfr. risultati scavo '81) e che, quindi, con varie
aggiunte e ripristini nelle parti più elevate, poterono poi essere facilmente
adattate a tipiche «terrazze di coltura» di età medioevo-rinascimentale. Così
come in IV Periodo Atestino (II Età del Ferro) si ricostruì l'abitato a spese
delle precedenti strutture di IX sec. (cfr. risultati scavi '81 e '82), durante
il reinsediamento medievale si dovette risistemare soprattutto l'areale sommitale,
in vista dell'edificazione di una torre/bastione sul cocuzzolo settentrionale,
seguita molto probabilmente dall'approntamento di una «corte recintata» posta
nelle adiacenze del fortilizio.
A questa età, e con possibili ampliamenti successivi,
dovrebbero risalire le mastodontiche linee di spalti a secco che muniscono il
colle nelle fasce subito sotto stanti gli areali connessi alla frequentazione
protostorica: li distingue macroscopicamente dalle strutture più antiche la più
accurata e poderosa giustapposizione di enormi blocchi di basalto locale e la
mancanza di costruzioni coeve ad essi intercalate.
Da dati preliminari di scavo parrebbe poi che compiuta la
sistemazione terrazzata in discorso, venisse operato un consistente spostamento
di terreno agrario prelevato dalle vicinanze, onde ripristinare, all'interno
dei più massicci spalti di difesa, fasce di coltivo utili al più normale
sostentamento dell'abitato.
La sommatoria di questi successivi interventi costruttivi
(la frequentazione romana non sembra avere incisivamente modificato il
precedente pattern insediativo), e di sistemazioni agrario/difensive nei tratti
periferico-anulari del colle, fini col sigillare in profondità, e in posizione
interna ai poderosi bastioni di età medioevo-rinascimentale, le primitive
strutture abitative protostoriche, che parrebbero così aver subìto una quasi
completa cancellazione solo nel tratto centro-sommitale del Monte Casteggioni.
La ulteriore dislocazione di resti materiali protostorici in limitati tratti di
pendio, situati rispettivamente in alcune fasce del fronte SE del colle e sul
fianco interno di una vallecola posta a SW del cocuzzolo, parrebbe implicare
una fase di parziale degradazione e successiva erosione di lembi più esterni
dell'antico abitato verificatasi in età barbarica dato che esso appare aver
subìto «conservativamente» la diretta sovrapposizione insediativa romana, e che
evidentemente questi processi non poterono esplicarsi dopo la messa in opera
delle poderose fortificazioni di età medioevo-rinascimentale.
Questa analisi, chiaramente incompleta, di parte delle
caratteristiche morfologico-strutturali connotative dell' insediamento
protostorico di Monte Casteggioni di Colognola ai Colli, permette tuttavia di
meglio precisare alcune tendenze evolutive peculiari al nucleo abitativo in
parola.
L'abitato di Monte Casteggioni assomma, come è stato
osservato, i principali caratteri di una località difensiva senza però
parteciparvi concretamente sotto l'aspetto strutturale/antropico: parrebbe
infatti che la sua proiezione decisamente agricola lo abbia fatto escludere,
sul nascere, da una possibile evoluzione verso il tipico «castelliere» di
dorsale collinare. Non che con questo si voglia propendere per un semplicistico
abbinamento paleoeconomico/insediativo del tipo castelliere =
insediamento di pastori-allevatori, ecc.; certo è che non si riesce a trascurare il
fatto che, in un certo qual modo, le
potenzialità ecologico/insediative del «territorio» dei siti
debbono aver indirizzato, e non poco, le caratteristiche funzionali, e quindi
socioculturali, delle strutture costruite dai gruppi umani che da quei
territori derivavano le loro principali fonti di sostentamento.
Per tornare al nostro insediamento, si deve poi rilevare una
ulteriore sua caratteristica anomala: ci riferiamo all'assenza, sinora
documentata, di emergenze materiali di età protostorica oltre i limiti
topografici dello sperone basaltico di Monte Casteggioni.
Questa constatazione sembra indicare che il sito non si è
espanso a costituire uno o più nuclei decentrati (insediamento mononucleato),
come frequentemente è stato osservato per altri insediamenti di età coeva e
posti in località morfologicamente simili. Ad esempio i siti di Montebello
Vicentino e di Castelrotto di S. Pietro in Cariano (VR) risultano essersi normalmente ampliati a
partire da un nucleo insediativo originario, ed aver dato vita a nuclei
satelliti (insediamenti polinucleati) posti sulle vicine e fisicamente connesse
protuberanze collinari. Invece, l'abitato di Monte Casteggioni si assimila
maggiormente al coevo abitato di Trissino (VI), anche questo arroccato su uno
sperone assai ripido che domina la sottostante piana alluvionale dei torrenti
Agno-Guà, e con una dislocazione abitativa in filari di casette limitati alle
prime balze subpiane che orlano la sommità del colle. Appare quindi proponibile
una gerarchia di siti di testata collinare, all'interno della quale l'abitato
di Monte Casteggioni sembra avere giocato un ruolo minore.
All'opposto, la più importante e distesa collocazione dei
primi siti citati, posti, rispettivamente, il primo su un importante percorso
protostorico che metteva in comunicazione i centri paleoveneti di Vicenza e di
Este attraverso il tracciato periBerico, e il secondo a raccordare uno degli
sbocchi in pianura della Val d'Adige con i fiorenti abitati della Valpolicella,
sembra aver determinato già in partenza le premesse per una loro espansione
demografico-economica oltre i limiti degli originari insediamenti autarchici di
coltivatori e in parte di allevatori protostorici.
Non a caso, poi, questi siti ricevettero nuovi impulsi propulsivi a seguito dell'ondata
colonizzatrice e imprenditoriale romana, in parte adattandosi alle mutate
polarità territoriali (Montebello, spostando la sua sede principale nella
fascia pedecollinare in prossimità di un transito obbligato sul torrente Guà) o
in parte partecipandovi direttamente (Castelrotto ricevendo proprio all'interno
dell'antica sede protostorica un reinsediamento romano di una certa entità,
connesso a sua volta con una diramazione secondaria del percorso stradale
locale).
In tale ottica l'insediamento di Monte Casteggioni sembra
essere stato tagliato fuori da un più diretto e vitale inserimento sul nuovo
tracciato viario della Via Postumia (cfr. la nota di L. Franzoni) e, con il
neoinsediamento romano spostatosi più centralmente e in direzione dell'abitato
attuale, venne a determinarsi così la sua definitiva cristallizzazione a sede
di più amene e proficue attività residenziali (a parte la parentesi, alquanto indicativa,
di avamposto fortificato in età medioevo/rinascimentale).
BIBLIOGRAFIA
AA.VV. - 3000 anni fa a Verona, catalogo della
mostra, Verona 1976.
AA.VV. - Il territorio veronese dalle origini
all'età Romana, Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 1980.
FOGOLARI G., ASPES A., FASANI L. : .Monte Casteggioni. in
Rivista di Scienze Preistoriche XXIX, Firenze 1974.
MARTlNATl P.P. : Torbiera Loffia, in Storia della
Paleontologia Veronese, 1876.
RADMILLI A.: (a cura
di) Colognola ai Colli, in Guida della Preistoria Italiana, Firenze
1975.
RIZZETTO G.P.: Testimonianze
archeologiche a Casteggioni di Colognola ai Colli, in Vita Veronese XXVI,
1973.
SALZANI L. : Colognola ai Colli, in Rivista di Studi
Etruschi XLIV, Firenze 1976.
SALZANI L. : Il territorio veronese, in Bollettino
del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 1978.
SALZANI L. : Primi dati su una campagna di scavi
preistorici a Colognola ai Colli,
in La Lessinia Ieri
Oggi Domani, Verona 1982.
SOLINAS G.: L'altare
sotto l'asfalto, Verona 1973
SOLINAS G. : Storia di Verona, Verona 1982.
Fonte: srs di Claudio
Balista, da COLOGNOLA AI COLLI STUDI SUL TERRITORIO DALLA FORMAZIONE ALL’ETÀ ROMANA,
a cura del Centro Culturale Giovanni Solinas; Parrocchia di Colognola ai Volli; tipografia
Longo, Verona. 1983.
Nessun commento:
Posta un commento