mercoledì 20 giugno 2012

TERREMOTI PADANIA NORD EST - MIRANDOLA FIN DAL 2007 ERA NELLA MAPPA “RISCHI”, MA ANCHE THIENE E BASSANO LO SONO.



Nella mappa a riscio anche Thiene e Bassano

Un ricercatore del Cnr di Padova aveva pubblicato un articolo scientifico con la previsione poi avverata. «Siamo in uno schiaccianoci: non si può dire quando arriverà il sisma, ma l'area sì»

PADOVA. Mirandola è un rettangolino con i contorni bianchi stretto tra gli Appenini e le Alpi. Sotto al nome della città emiliana tristemente assurta alle cronache per il terremoto devastante del 20 e del 29 maggio scorsi c'è un numerino tra parentesi: 6.2. La cifra rappresenta «the maximum expected magnitude», cioè la massima magnitudo attesa.  Lo studio è del 2007, cinque anni prima del terremoto di 10 giorni fa che ha avuto il suo epicentro proprio Mirandola e ha sfiorato magnitudo 6.
Il dott. Dario Camuffo, classe 1941, dirigente di Ricerca del Cnr - Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima a Padova ci aveva visto giusto. In quella mappa pubblicata nel febbraio 2007 in un suo articolo nel Global and Planetary Change, bibbia delle riviste scientifiche, Camuffo aveva indicato proprio a Mirandola - dove si è sbriciolata la chiesa di San Francesco, il centro è ancora zona rossa e ci sono stati 5 dei 26 morti - la possibilità di un terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter.
Nella stessa carta vengono indicate anche altre zone: per Mantova, ad esempio, una magnitudo 5.9, nel Veronese 6.5, a Conegliano 6.4 e nel Montello 6.5. I numeri più alti riguardano però Thiene e Bassano, nodi principali della Pedemontana vicentina, per i quali viene indicata la magnitudo 6.6. È la scossa che potrebbe arrivare, non si sa quando.
Eppure se guardiamo alla carta del rischio sismico Thiene e Bassano vengono identificate come località in fascia 3 (rischio basso), come del resto quasi tutti i comuni berici. Cosa c'è da aspettarsi visto quanto previsto (e poi accaduto) a Mirandola? E perchè questo contributo è stato tenuto nel cassetto?
LA NOCE. Va premesso che lo studio di Camuffo, redatto insieme all'archeologa Silvia Enzi e al sismologo Eugenio Carminati aveva altro obiettivo che gettare facili allarmi. Mettendo insieme dati storici (i terremoti del passato) e sismologici (quelli dell'Invg, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) i ricercatori volevano valutare gli effetti della sismicità sul movimento di sprofondamento di parte della crosta nell'area veneziana. Di fatto l'incrocio dei dati, in cui le faglie di Ferrara e di Mirandola non erano certo emerite sconosciute e dove storicamente si erano verificati terremoti, ha fatto emergere il fenomeno che sta vivendo sempre di più la Val Padana. Ma che non è una novità. E che Camuffo affida ad un'immagine: la Val Padana è come una noce dentro uno schiaccianoci, stretta tra Alpi e Appennino. Da una parte l'Italia del Sud e del Centro che premono verso Nord, quindi la catena dell'Appennino che preme alle zone tettoniche della Val Padana ed essa, dall'altro lato, schiacciata dalle Alpi sede di faglie. Vecchie, presenti e future. Ed su questi bordi la maggiore probabilità che avvengano i terremoti.

CONOSCENZE SOTTOVALUTATE. Non sono una sorpresa - dice Camuffo - le scosse dell'altra notte a Belluno e in Friuli, ben considerate nelle previsioni delle carte sismiche. Non altrettanto considerate invece per altre aree del Ferrarese e dell'Emilia. E oggi, alla luce dello studio del 2007 con Mirandola ben evidenziata con magnitudo 6.2, fanno anche una certa stizza. Nelle carte sismiche sono scoperte anche Thiene e Bassano, mentre nello studio del ricercatore padovano rappresentano le città più a rischio nella zona padana, tanto da assumere il triste primato di possibili epicentri. Quanto c'è da preoccuparsi? «Il nostro studio non deve allarmare i poveri cittadini di Thiene, Bassano, Mantova, Verona - specifica Camuffo - e non perché c'è stata una previsione di magnitudo 6.6 devono pensare di dormire fuori strada. Però quello che mi viene da dire è che ci sono zone a rischio molto serio, ma purtroppo sottovalutate. Direi che questo può rappresentare un contributo per assumere comportamenti di prudenza. Non siamo in grado di dire quando e se verranno questi terremoti a Thiene, Bassano, Verona. L'ultimo a Bassano si è verificato nel 1695, a Verona nel 1117. Però se riguardasse me prenderei qualche precauzione». Vicenza? Più rincuorante il messaggio dello studioso: «Vicenza come Padova sono più centrate nella Val Padana e le scosse che si avvertono qui derivano da epicentri dislocati altrove».

RESPONSABILITÀ. «Chi ha responsabilità ai vari livelli deve tenere conto di tutti i risultati e non far finta di non sapere. Il rischio di queste città deve essere tenuto nella giusta considerazione, non si possono considerare zone non sismiche. Le Sovrintendenze dovrebbero stare un po' più attente, mettere in sicurezza le opere migliori che poi rappresentano il nostro “petrolio” dal punto di vista turistico. E poi i capannoni e le case, avere accortezza nel fare eseguire verifiche».
 Ma perché uno studio così non è stato recepito in modo ufficiale? «Oggi l'unico modo per comunicare i risultati oggetto di studio è la pubblicazione sulle riviste internazionali più serie. Quello che arriva dalla dignità dei canali scientifici ha il dovere di essere ascoltato. Il servizio di Protezione civile, l'Arpav, l'Invg hanno la responsabilità di tradurli in interventi e informazione scientifiche. Poi se devo dirla tutta il Cnr è l'Istituto ufficiale per la consulenza dello Stato. In 43 anni che lavoro al Cnr non è mai stato richiesto il mio contributo».

Fonte: srs di DARIO CAMUFFO, da il Giornale di Vicenza  del 10 giugno 2012


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