Porta Fura presenta una bella arcata a tutto sesto
PONTE CATENA. La zona di Porta Catena-Porta Fura era già stata «armata» in età medievale sotto Cangrande e poi anche all’epoca della dominazione veneziana. Risale al 1840 il «blockhaus», una casamatta per la fucileria con feritoie, coperta con lastre di marmo a cuspide oblunga
Dall'ospedale di Borgo Trento, anzi dal centro Marani, scendendo verso l'Adige, si arriva nella zona del ponte Catena. L'argine, al di là del ponte, a sinistra, appare abbandonato e invaso dalla vegetazione.
Dopo l'edificio della scuola media «Dante Alighieri», si incontra il complesso di Porta Catena-Porta Fura che costituiva lo spigolo orientale delle fortificazioni veneziane del Bastione di Spagna, verso il fiume. Vi s'incastra splendidamente con la sua serie di tre archi consecutivi e congiunge il possente bastione con l'Adige.
È un luogo assai suggestivo: alte mura, torri e torrette formano un insieme unico, purtroppo degradato da scritte sugli antichi e storici muri e da erbacce infestanti.
Il primo arco a tutto sesto, che si incontra, sormontato da un alto muro, nel quale si aprono tre feritoie, appartiene alle mura che Cangrande fece costruire dall'architetto Calzolaro, completate tra il 1321 e il 1325: è Porta Catena, così chiamata perché collegata alla torretta sulla riva dell'Adige e a quella nel greto, tuttora ben visibili e abbastanza ben conservate, dove, nel passato, si agganciava una lunga catena, che attraversava tutto il fiume e che serviva per il controllo militare e doganale delle imbarcazioni, prima che entrassero in città.
Il nuovo arco della porta dell'architetto Calzolaro, solido ed elegante, rimanda, sebbene sia meno raffinato e lavorato, all'arco della porta esterna della torre del Ponte Pietra, probabilmente dello stesso periodo.
Queste mura scaligere di rinforzo erano munite di ben 22 torrette, che proteggevano le borgate di San Procolo, San Zeno e Ognissanti.
Alle mura medioevali sono seguiti i rifacimenti, prima veneziano, nel Cinquecento, e poi austriaco, nell'Ottocento, che hanno modificato il percorso: tuttavia, si può supporre che l'attuale muro, che scende fino alla torretta in riva all'Adige, corrisponda alla fortificazione scaligera dell'architetto Calzolaro.
Blockhaus
Passato l'arco di Porta Catena, sono evidenti gli interventi austriaci del 1840: un blockhaus, cioè una casamatta tozza per la fucileria con dieci feritoie, tagliato nella curvatura orientale da un solido arco austriaco (è il secondo), occupa la parte a destra, per chi entra; la copertura è composta di lastroni di marmo a cuspide oblunga, con spigolo vivo.
Un muro in cotto, che potrebbe essere sia scaligero, sia veneziano, congiunge il blockhaus con Porta Catena: si aprono in esso ben nove feritoie, strettissime nello spazio di pochi metri, variamente orientate.
In questa piazzola interna, fortificata da tutti i lati e munita di un rialzo in muro e terrapieno e con 15 feritoie interne, l'intervento degli architetti austriaci si è ben inserito nelle fortificazioni veneziane, al punto che non è possibile distinguerlo.
Superato il secondo arco, si presenta la facciata interna di Porta Fura (menzionata anche come Porta San Zeno-Porta Fura).
Citata in documenti del 1195 e del 1225, presenta una bella arcata a tutto sesto, che poggia su due solidi e compatti stipiti di marmo rosso e marmo rosato di Valpolicella, ed è anch'essa in conci regolari di tufo; soprattutto nella parte interna, vicino all'epigrafe, che indica l'anno 1811, in lettere romane, c'è una parte dell'antico muro, sempre in conci regolari di tufo, più piccoli di quelli dell'arco.
Tutte queste tre porte hanno i fori negli stipiti per i cardini, e quindi sono state usate per chiudere saldamente e con sentinelle questa parte di mura.
Il rifacimento austriaco del 1840, del quale rimane, oltre alle varie feritoie e ai vari inserimenti e rafforzamenti murari, il blockhaus di cui già si è detto, servì a riattivare un sistema edilizio di fortificazioni rimasto inattivo per lungo periodo.
Infatti, durante la dominazione veneziana, le due porte rimasero chiuse, nonostante il rifacimento delle mura, affidato a Michele Sanmicheli, avesse contemplato interventi anche in questa zona.
A proposito delle torrette menzionate in precedenza, vicino a porta Fura, c'è via Torretta, che, in origine, si chiamava via delle Torrette: qui, nel raggio di circa 200 metri, vi sono ancora sei alte costruzioni di vedetta, di cui quattro complete. Proprio al numero civico 2d, si alza la torretta che ha dato il nome più recente alla via: sul lato est di questa costruzione scaligera, si distingue bene l'arco a tutto sesto di una porta, probabilmente murata, quando l'edificio fu sopraelevato e adattato a torre.
L'arco cieco è in conci regolari di tufo. L'ipotesi è che fosse la quarta porta di questo sistema difensivo, forse Porta San Zeno, aperta in epoca comunale nella recinzione difensiva dei possedimenti dell'abbazia di San Zeno. Questo arco ha la stessa forma edilizia di Porta Fura vista dall'esterno.
A proposito di torrette scaligere, la più nota è quella della Catena, posta nel letto del fiume tra due speroni. Si eleva diroccata in mezzo all'Adige: ebbe momenti di grande splendore, mentre oggi è in abbandono.
Venne eretta dagli Scaligeri a scopo difensivo, per meglio controllare il movimento di barche e barconi che transitavano sul fiume. Le fa da pendant un'altra torretta a riva: dunque, sono sette le torrette rimaste delle 22 costruite dagli scaligeri. Garantivano lo sbarramento e il controllo delle imbarcazioni che navigavano sull'Adige, tramite una catena che poteva essere alzata a filo d'acqua, quando di notte non si voleva che le merci entrassero in città. Un architettura, dunque, testimone di quella Verona fluviale, ricca di commerci e traffici sull'acqua, oggi scomparsa per sempre.
Passaggio di Imperatori
Questa zona ricorda i vari passaggi dei cortei degli imperatori di Germania, nel Medioevo, diretti alla vicina abbazia di San Zeno, dove si tenevano le più importanti assemblee politiche, le Diete, nei secoli attorno al Mille. San Zeno, allora, era un importante centro politico-religioso, visitato da numerosi imperatori, fra i quali Ottone il Grande e Federico II.
Non lontano dalla porta, i veronesi gettavano un ponte di barche, sul quale sia gli imperatori, sia le loro truppe potevano accedere all’abbazia senza attraversare la città. Nei pressi del monastero c’era il primo porto cittadino e sul sagrato si allestiva la più antica fiera di Verona, per le celebrazioni del patrono. Infine, un’ultima curiosità. Dopo le porte ricordate, vi è la caserma Catena, poi Villasanta, che ha avuto il suo momento di gloria durante il fascismo, al ricordo che, in questo edificio, Mussolini fece il servizio militare come bersagliere nel 1905-1906.
Fonte: srs di Emma Cerpelloni da L’Arena DI Verona di Martedì 24 Agosto 2010, CRONACA, pagina 17
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