C’è una relazione stretta tra il picco della produzione del petrolio e la popolazione. Già dagli anni ’50 c’erano diverse stime sulla crescita e la diminuzione della produzione globale di petrolio, e probabilmente era inevitabile che nel corso del tempo si passasse dall'ottimismo al realismo. Tutto sommato, per la propria reputazione è meglio fare qualche errore sul lato della prudenza piuttosto che apparire uno stupido annunciando una catastrofe che non avviene. Con l'aumento degli studi, tuttavia e con l'avvicinarsi degli eventi critici, ha prevalso infine il realismo.
Partiamo da due fatti di base. Il primo è che il consumo globale di petrolio è di quasi 30 miliardi di barili all’anno. Il secondo è che oggi la popolazione globale conta circa 7 miliardi. Partendo da queste due premesse, possiamo fare delle valutazioni ragionevoli tanto sul picco della produzione del petrolio quanto sulla diminuzione della popolazione.
Il picco della produzione di petrolio globale sarà circa nel 2010 e il tasso di declino più probabile dopo il picco è del 6% [ 5, 7, 11]. Ciò significa che dopo il picco la produzione diminuirà al 50% del picco entro 11 anni, cioè entro il 2021.
La dimensione della popolazione è legata direttamente alle riserve di petrolio. Nella società industriale il petrolio è sempre stato la fonte d’energia principale. In realtà, è proprio grazie all’abbondanza di petrolio che è stata possibile una grande popolazione globale, essendo anche il petrolio il motivo per cui la popolazione è cresciuta così velocemente. [1]
Quindi se nei prossimi 11 anni la produzione del petrolio toccherà la metà del suo picco, anche la popolazione dovrà diminuire alla metà, cioè a 3,5 miliardi. Una diminuzione da 7 miliardi a 3,5 miliardi di persone significa che, come la produzione di petrolio, anche la popolazione diminuirà del 6 % all’anno.
Ma come sarà possibile diminuire la popolazione da 7 miliardi a 3,5 miliardi in soli 11 anni? Sarebbe mai possibile una tale riduzione della popolazione con un programma di cessazione volontaria delle nascite, ma senza nessun altro cambiamento drastico del comportamento umano? Funzionerebbe una politica di zero-nascite? Sfortunatamente, è poco probabile che un tale programma funzioni. Prima di tutto, per avere degli effetti significativi il programma dovrebbe essere globale ed immediato. Oltre a questo, la maggior parte della gente è poco aperta al suggerimento della politica del figlio unico, come in Cina, e quindi è ancora meno probabile che una politica del genere sia tollerata.
In tutti i casi, i numeri non sarebbero influenzati dalla diminuzione del tasso di natalità senza la crescita del tasso di mortalità. Siccome la maggior parte delle persone che vivono adesso sarebbero ancora vive nel 2021, la popolazione non diminuirebbe abbastanza. Quindi, è chiaro che non c’è nessuna strategia politica per ridurre la popolazione del 6% all’anno.
L’unica soluzione sarà la carestia, ma questa scelta non toccherà agli uomini.
Sarà la scelta della Madre Natura, come nei casi delle altre specie. Il processo verrà messo in moto dalla diminuzione globale e sistematica delle risorse e della diminuzione della produzione industriale. Senza i combustibili fossili i campi di agricoltura diminuiranno del 30%. [7, 8, 9] Se pensiamo alla diminuzione globale delle risorse di cibo, ormai la carestia è cominciata. [3, 4] Lo stesso processo di diminuzione influirà su ogni cosa: l’estrazione mineraria, l’elettricità, le fabbriche, i trasporti, le comunicazioni. [2, 6]
Avremmo già dovuto cominciare a prepararci per un tale scenario. Comunque, adesso pur essendo tardi dobbiamo almeno accettare i fatti e rendere le cose più facili per i pochi che diventeranno il futuro dell’umanità. Almeno su piccola scala un programma del genere funzionerà.
Note:
1. Catton, William R., Jr. Overshoot: The Ecological Basis of Revolutionary Change. Champaign, Illinois: University of Illinois Press, 1982.
2. Duncan, Richard C. The Olduvai Theory: Energy, Population, and Industrial Civilization. The Social Contract, Winter 2005-2006. http://www.thesocialcontract.com/pdf/sixteen-two/xvi-2-93.pdf
3. Earth Policy Institute. Earth Policy Indicators. 15 June 2006. Grain Harvest: http://www.earth-policy.org/index.php?/indicators/C54/
4. -----. Earth Policy Indicators. 22 June 2005. Fish Harvest. http://www.earth-policy.org/index.php?/indicators/C55/
5. Foucher, Sam. Analysis of Decline Rates. The Oil Drum. 25 February 2009. http://iseof.org/pdf/theoildrum_4820.pdf
6. Gever, John, et al. Beyond Oil: The Threat to Food and Fuel in the Coming Decades. 3rd ed. Boulder, Colorado: University Press of Colorado, 1991.
7. Höök, Mikael, Robert Hirsch, and Kjell Aleklett. Giant Oil Field Decline Rates and Their Influence on World Oil Production. Energy Policy. June 2009. http://www.tsl.uu.se/uhdsg/Publications/GOF_decline_Article.pdf
8. Pimentel, David. Energy Flows in Agricultural and Natural Ecosystems. CIHEAM (International Centre for Advanced Mediterranean Agronomic Studies). 1984. ressources.ciheam.org/om/pdf/s07/c10841.pdf
9. -----, and Carl W. Hall, eds. Food and Energy Resources. Orlando, Florida: Academic Press, 1984.
10. -----, and Marcia H. Pimentel. Food, Energy, and Society. 3rd ed. Boca Raton, Florida: CRC Press, 2007.
11. Poston, Steven W. Decline Curves. Hamilton Group. http://www.hamiltongroup.org/documents/Decline%20Curves%20-%20Dr%20Stephen%20Poston.pdf
Fonte: srs di Peter Goodchild - 24/01/2011
Fonte: countercurrents
Fonte: Ariannaeditrice
Link:http://www.comedonchisciotte.org/site/index.php
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DAFY
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