lunedì 17 gennaio 2011

L’uso del vino, mille anni prima: scoperta la cantina più antica del mondo

L'archeologo Levon Petrosyan esamina la cantina per la  vinificazione  di 6,100 anni nel  complesso della caverna Areni-1 in Armenia

Le analisi di un team di ricercatori della University of California di Los Angeles (UCLA) ha confermato la scoperta della più antica struttura completa per la produzione di vino mai trovata. Al suo interno sono stati rinvenuti un rudimentale torchio, una sorta di tino per la fermentazione e recipienti per la conservazione.

La struttura, datata all’Età del Rame, all’incirca tra il 4100 e il 4000 a.C. è di 1000 anni antecedente al più antico ritrovamento simile, ed è stata scavata nella stessa grotta dell’Armenia dove era stata scoperta la scarpa più antica del mondo.

“Per la prima volta, disponiamo di un quadro archeologico completo della produzione del vino risalente a 6.100 anni fa”, dice Gregory Areshian, co-direttore degli scavi.

La scoperta nel 2007 di ciò che sembravano essere antichi semi d’uva aveva incoraggiato il team a cominciare gli scavi della Areni-1, un complesso di caverne situato in un canyon dove la Catena del Caucaso volge verso le Montagne di Zagros. Il sito si trova vicino al piccolo villaggio di Areni, ancora noto per la sua produzione di vino.

Nella grotta è stato scavato un recipiente d’argilla dai bordi alti lungo circa 1 metro, dove l’uva veniva presumibilmente schiacciata coi piedi. Il succo così prodotto defluiva in una “vasca” (un tino) profonda circa 60 cm e dalla capacità di 50-60 litri, e lì sarebbe stato lasciato a fermentare, spiega Areshian.

Secondo la ricerca, appena pubblicata sul Journal of Archaeological Science, il vino sarebbe poi stato custodito in giare e l’ambiente fresco e asciutto della grotta – ideale per una cantina – avrebbe fatto il resto

Resti di uva pressata

Sparsi in tutto il sito, gli archeologi hanno trovato manciate di semi d’uva, resti di uva pressata e di mosto d’uva, e dozzine di vini “essiccati”. Uno studio di paleobotanici di tre diverse istituzioni ha determinato che la specie è la Vitis vinifera vinifera, una varietà di uva ancora oggi usata per produrre il vino.

Su vari frammenti di ceramica sono inoltre stati recuperati residui di malvidina, un pigmento vegetale noto per apparire solo in un altro frutto nativo dell’area: la melagrana. “Siccome non sono stati scoperti resti di melagrane nell’area scavata – dice Areshian – siamo sicuri che i recipienti contenessero qualcosa fatto con succo d’uva”.

La precisa identità degli abitanti della grotta rimane un mistero, anche se si crede fossero i predecessori delle popolazioni della cultura di Kura-Araxes. Un’idea sull’utilizzo che veniva fatto del vino però c’è: il sito di produzione del vino si trova in mezzo a dozzine di tombe e quindi il vino potrebbe aver avuto un ruolo cerimoniale. Gli archeologi credono che venisse consumato fuori dalla grotta, sebbene non ne siano ancora state trovate le prove.

Fonte: Il fatto storico del 13 gennaio 2010
Fonti: UCLA,


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