martedì 10 febbraio 2009

Padre di faraone




Da giovane, ovvero molti anni fa, lessi il Corano e la Bibbia  e la conseguenza, fu che rischiai di diventare un ateo.
Regalai il Corano a un amico e relegai in cantina la Bibbia con la promessa di non metterci più il naso. Promessa mantenuta per molti anni, ma adesso che mi hanno mandato in pensione,  che posso pensare e parlare in dialetto, ed ho intrapreso la mia strada nel diventare un vecchio scemo rincojonido, e per giunta mezzo sacagnà, che spera sempre nella pazienza del prossimo per le monade ch’el dise; ho deciso di levarmi uno di  quei tarli, che  furono il frutto  di quelle letture,  e che mi ha accompagnato  per anni.
Quando lessi nella Genesi  la storia di Giuseppe, fui colpito da un brano, che narrava di quando, in tempo di carestia i fratelli di Giuseppe intrapresero il loro secondo viaggio in Egitto per acquistare il grano. La prima volta Giuseppe  aveva nascosto la propria identità ai parenti che lo avevano venduto come schiavo. Questa seconda volta invece si rileva a loro e diceva per  rassicurarli:
NON VOI MI AVETE MANDATO QUI, MA DIO: E' LUI MI HA FATTO PADRE DI FARAONE”.
Non potevo credere di aver letto quella frase, la rilessi per sicurezza, non una, ma,  dieci, venti volte, il significato non cambiava,  “Lui mi fa fatto padre di faraone”
Uno dei più importanti patriarchi biblici aveva dato la paternità  a un Faraone, un ebreo era diventato “Dio dell’Egitto”. Era la verità più lontana dal mio pensiero di credente, una verità che non solo non accettavo, ma che mi dava fastidio.
Adesso quel tarlo lo  voglio estirpare,  e dove è possibile, togliermi ogni dubbio, mettere in chiaro la verità, perché  parafrasando quel vecchio detto : “la verità vi farà liberi” io foglio essere libero. Mettiamoci al lavoro, riapriamo le librerie,  recuperiamo i vecchi hard disk e vediamo che monade otteniamo.

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