lunedì 23 febbraio 2009

Quelle lingue in pericolo




L’organo mondiale sbugiarda le norme molto piu’ generiche dello stato italiani



Qui c'è tutto quello che lo Stato italiano nega, smentisce, tiene accuratamente nascosto. E che spesso, in molte prese di posizione pubbliche e sui mezzi di comuni cazione, viene ancora oggi sottovalutato, svilito quando non apertamente irriso. Piemontese, Ligure, Lombardo, Veneto, Emiliano-romagnolo, Gallpitalico siciliano, Napoletano-calabrese, Siciliano sono vere e proprie lingue in pericolo.
A ribadirlo ènienemeno che l'Unesco, nella nuova edizione dell'Atlante on line delle lingue in pericolo, pubblicato venerdì scorso in occasione della Giornata internazionale della lingua madre, celebrata ieri in tutto il.mondo.

Nell' Atlante  un’opera interattiva e aperta a nuovi contributi, vengono censite - con tanto di classificazione del livello di rischio corso - almeno 2.500 lingue per le quali si avvicina la scomparsa in tutto il Pianeta.
Una vera e coraggiosa denuncia della sofferenza vissuta dalla nostra biodiversità culturale, messa sempre più in pericolo da quella globalizzazione i cui effetti perversi in economia stiamo in questo periodo conoscendo tutti a nostre spese. Collegandosi al sito internet dell'Unesco è così possibile conoscere, Stato per Stato, con tanto di collegamento alla cartina interattiva di Google, la situazione delle lingue a rischio di tutto il mondo.
 La "sorpresa"- ma fino ad un certo punto - che riguarda da vicino i popoli che vivono nello Stato italiano è proprio quella dell'enorme disparità tra l'elenco di lingue a rischio riconosciuto dall'Unesco e l'elenco delle lingue riconosciute da Roma, riportate nello specchietto qui sotto.
Una precisazione: in alcuni casi  l'Unesco considera a sé " diverse varianti di una" stessa lingua considerata invece Unitaria dalla lista della legge italiana.

Per esempio, la Lingua sarda (riconosciuta dallo Stato di fatto come unitaria) viene considerata divisa nelle sue tre componenti tipologiche, oltre naturalmente  all’algherese, comunque tutelato a parte nella 482 come "catalano".

Le "piccole" minoranze nella legge italiana comunque ci sono, ma è tutto il resto che manca.
L'Italia non tutela il Piemontese, il Veneto, il Lombardo (lo fanno - con diverse profondità di intervento - le rispettive Regioni), e molti altri idiomi locali e regionali che invece, per l'Unesco, sarebbero da salvaguardare

Un brutto colpo per chi, ancora oggi, auspica la cancellazione delle identità linguistiche in base ad una non meglio specificata  ideologia della "cittadinanza_mondiale", e a questo punto smentita  proprio dalle stesse Nazioni unite.

La lezione che arriva dall'Unesco, e dalla Giornata della Lingua madre appena conclusa è proprio questa: c'è da riflettere e continuare con rinnovato vigore la lotta per il rilancio verso le nuove generazioni di questi veri e propri patrimoni dell'umanità che rischiamo di veder scomparire nel giro di brevissimo tempo. .


UNESCO: LE LINGUE IN PERICOLO DI ESTINZIONE IN ITALIA.
Toitschu, Croato del Molise, Griko del Salento, Griko della Calabria e Gardiol, Occitano, Franco- provenzale, Piemontese, Ligure, Lombardo, Mocheno, Cimbro, Ladino, Sloveno, Friulano, Emiliano-romagnolo, Faetano, Arbereshe, Albanese, Gallo-siciliano, Campidanese, Logudorese, Catalano-algherese, Sassarese e Gallurese, Corso, Walser-Germanico, Veneto, Napoletano-calabrese, Sicilano.




PER LO STATO ITALIANO
legge  482/99 Art. 2
In attuazione dell'articolo 6  della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura. delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e, croate e di quelle parlanti il francese, il francoprovenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.


Fonta: srs di GIOVANNI POLLI, da la padania del 22,02,2009

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