MARSIGLIA (Francia)
Migliaia i giovani di fede islamica che frequentano istituti cattolici per aggirare le legge sulla laicità
Frequentare una scuola cattolica per indossare il velo islamico.
In Francia sono ormai decine di migliaia le ragazze musulmane che studiano in istituti cattolici privati per aggirare la legge sulla laicità dello Stato che vieta di ostentare simboli religiosi nelle scuole pubbliche francesi.
Il New York Times dedica un ampio reportage a questo crescente fenomeno e sottolinea che le giovani musulmane scelgono gli istituti cattolici proprio perché qui sono tollerati tutti i simboli religiosi, anche quelli appartenenti a religioni diverse da quella cattolica romana.
CIFRE
La maggior parte degli studenti, in alcuni istituti privati cattolici, è di religione musulmana.
Addirittura nel collegio di St. Mauront, a Marsiglia, la presenza di alunni di fede islamica raggiunge la percentuale record dell’80%.
Gli istituti musulmani in Francia sono solo quattro e per questo le 8.847 scuole cattoliche sono diventate l’ultimo rifugio per quei tanti musulmani che considerano la legge sulla laicità dello Stato qualcosa di ingiusto e liberticida.
Secondo le statistiche diffuse dagli insegnanti francesi oggi le scuole cattoliche transalpine sono frequentate da circa due milioni di ragazzi: oltre il 10% degli studenti sono di religione musulmana.
TOLLERANZA
Gli alunni di origine musulmana che frequentano la scuola cattolica di St. Mauront si dichiarano felici di non studiare in un istituto pubblico:
«Qui almeno c’è rispetto per la nostra religione» taglia corto Nadia, studentessa di 14 anni di origine algerina.
«Nelle scuole pubbliche non potrei mai indossare il velo».
Anche gli esponenti del mondo religioso musulmano fanno notare le contraddizioni insite nella scuola francese.
«La laicità è diventata la religione di Stato e la scuola repubblicana il suo tempio» afferma Imam Soheib Bencheikh, ex Gran Muftì di Marsiglia e oggi fondatore dell’Istituto di Alti Studi Islamici.
«È ironico, ma oggi la Chiesa Cattolica è molto più tollerante dello Stato francese quando si parla di Islam» conclude Bencheikh che ha una figlia che frequenta una scuola cattolica.
Gli istituti cattolici in Francia hanno un costo relativamente basso rispetto ai collegi privati delle altre nazioni: in media i genitori spendono 1400 euro per le scuole medie inferiori e 1800 euro per quelle superiori.
LIBERTÀ RELIGIOSA
Jean Chamoux, direttore dell’istituto di St. Mauront, lavora in questa scuola da circa 20 anni:
«A differenza della scuola pubblica noi crediamo nella libertà religiosa» afferma il preside.
«Se proibissi alle ragazze di portare il velo, la metà degli studenti che oggi sono in queste classi non andrebbe a scuola. Preferisco averli qui, parlare con loro e spiegare che esse sono ragazze fortunate perché possono scegliere».
Naturalmente anche nel collegio di St. Mauront non regna sempre l’armonia.
È lo stesso preside Chamoux a confessare che probabilmente una minoranza delle studentesse è costretta dai genitori a portare il velo.
Inoltre quando vi sono le lezioni di nuoto, tanti familiari fanno rimanere a casa le proprie figlie per evitare che mostrino parti del corpo o che nuotino in piscina con dei ragazzi.
Infine Chamoux sottolinea che anche le libertà religiose hanno un limite: quando gli studenti musulmani gli hanno chiesto di togliere dalla classe il crocifisso per poter pregare «liberamente» durante i giorni del Ramadan, egli non ha voluto sentire ragioni e non ha mosso dalla parete il simbolo cristiano.
CRITICHE
Le considerazioni dei fautori del secolarismo sono totalmente diverse da quelle del preside Chamoux.
Secondo costoro bisognerebbe rafforzare ulteriormente lo spirito laico dello Stato affinché alcuni dei valori occidentali quali il rispetto della donna e le libertà personali continuino ad essere principi inviolabili: «Il velo è un simbolo sessista e attesta la sottomissione della donna all’uomo» afferma Xavier Darcos, ministro dell’educazione francese.
«Nella nostra scuola repubblicana non vi può essere posto per la discriminazione sessuale».
Fonte: srs di Francesco Tortora /da www.corriere.it/30 settembre 2008
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