Primi insidias icere-
(“Per primi scopriamo le insidie” motto della DIGOS, la polizia politica
italiana)
Quando ad un popolo appartengono uomini e donne disposti a
provare l’umiliazione del carcere pur di difendere le proprie idee quel popolo
ha già vinto. Venerdì 25 aprile 2014 in
piazza San Marco erano presenti anche questi uomini e queste donne ed intorno a
loro vi era un popolo che nonostante le intimidazioni da parte di chi si
professa servitore dello stato ma che di fatto sta servendo lo “status quo” di
chi ci ha già rubato il futuro e non contento vuole mortificare la nostra
dignità.
Queste intimidazioni sono cominciate prima dei
festeggiamenti alimentando lo spauracchio con la dichiarazione della presenza
di oltre 100 agenti in tenuta antisommossa, e sono continuate dopo la
festa fornendo fantomatiche dichiarazioni di valutazione di reato per aver
portato la bandiera di San Marco in Piazza San Marco nei confronti di qualche
migliaio di Veneti che con i loro figli hanno rivendicato pubblicamente la
propria identità, senza bisogno di mettersi caschi neri bardature protezioni o
scudi di plexiglass come fanno di solito dei civilissimi italiani quando
manifestano nella loro capitale….non una carta di caramella era rimasta per
terra dopo il passaggio di questi “barbari veneti”!
I pochi poliziotti in tenuta antisommossa presenti nella
piazza erano visibilmente annoiati alla fine della giornata (neppure un
rimprovero da poter fare, neppure una piccola sgridata contro questi veneti
indemoniati che gridano continuamente il nome di un santo…solo un po’ di
imbarazzo visto che la metà degli agenti era veneta come chi portava le
bandiere).
In compenso vi era una miriade di quelle telecamerine grandi
come una scatola di fiammiferi in dotazione a chi come riportato nel titolo “per primo scopre le insidie” le quali
registravano audio e video dei discorsi delle mamme sovversive e dei loro
figlioletti (“non si sa mai, se questi crescono così siamo fottuti meglio
schedarli da piccoli” si saranno detti i “cameraman” dello stato), forte era la
presenza anche di pattuglie di giovanotti in borghese di cui era evidente
l’appartenenza già dalla postura, dall’abbronzatura e dal modo di portare i
capelli “troppo perfettino” per essere quello di veneti abituati purtroppo a
non avere molto tempo per queste cose.
Non di meno qualche servitore dello stato si era addirittura
procurato un gonfalone di San Marco per poter meglio origliare discorsi
“rivoluzionari” (tipo “Par Tera Par Mar San Marco”) e riferirli ai superiori.
Comprendo che tutte queste persone stavano semplicemente
facendo il proprio lavoro e la maggior parte delle volte rendono un
servizio ai cittadini per cui lungi da me voler essere offensivo nei loro
confronti, ma fino a quando sarò a piede libero ritengo di poter esprimere ancora
liberamente il mio dissenso verso i loro mandanti; loro fanno il proprio dovere
sottopagati da uno stato in fallimento, io faccio il mio dovere nei confronti
dei miei figli e del loro futuro, gratuitamente a viso scoperto, pacificamente
e mettendo nome e cognome. Ma se le autorità e le istituzioni pretendono il
rispetto da parte dei cittadini attuando minacce, i cittadini possono
pretendere pacificamente il rispetto delle proprie idee e della propria cultura
che in questo caso vorrei ricordare come millenaria.
Potrebbe aiutare a spiegare il concetto il fatto che i
festeggiamenti di San Marco si tenevano ben prima dell’istituzione della
questura di Venezia e della Digos o delle magistrature italiane e sappiamo
benissimo tutti che “non sempre ciò che è giusto è legale e non sempre ciò che
è legale è giusto”; regolamenti e leggi sono spesso promulgati da persone che
non hanno la sensibilità per comprendere la gente ed i territori che le
andranno a subire. Si perché noi veneti in fatto di subire siamo maestri da 150
anni.
Da qualche anno però è scattato qualcosa in noi, forse
grazie al fatto di riscoprire una cultura ed una storia che ci sono state
tenute nascoste, o grazie alla possibilità di poterci informare presso fonti
alternative e libere, diverse da quotidiani prezzolati e lautamente finanziati
dallo stato, (basti pensare al Gazzettino
che ha etichettato per 2 settimane nei suoi titoloni come terroristi delle
persone innocenti).
La libera circolazione delle idee attraverso la rete
sta cambiando gli assetti mondiali, così i veneti pur nella loro
sonnolenza dovuta all’ubriacatura di un finto benessere ora terminato hanno
cominciato a sviluppare un proprio “senso critico” che permette loro di
discernere ciò che è giusto per loro da ciò che è giusto per lo stato italiano.
Pur augurando loro una lunga vita, fra qualche anno i
questori ed i prefetti del veneto saranno tutti deceduti per vecchiaia, così
come lo sarò io… ma i nostri figli e nipoti (quelli che sono stati spiati
venerdì con le loro mamme) saranno ancora in piazza San Marco ogni 25 Aprile di
ogni anno a festeggiare probabilmente con i figli e nipoti degli agenti che ci
riprendevano con le telecamerine; i figli e i nipoti dei questori e prefetti
italiani saranno i benvenuti come milioni di altri turisti stranieri.
Le differenze saranno però notevoli: avremo una Venezia
Capitale completamente restaurata e splendente, ma soprattutto RISPETTATA,
fuori da Palazzo Ducale sventolerà la bandiera Veneta insieme (forse) a quella
europea e l’unico tricolore concesso sarà quello presente fuori dal consolato
italiano. Le forze di polizia venete saranno presenti in piazza sorridenti
nelle loro divise rosso “cremisi” ma
saranno li solo per innalzare le bandiere venete su quelli che furono i pili
dei tre regni di Candia, Cipro e Morea. La Repubblica Veneta non avrà bisogno
di una polizia politica che “scopra le insidie” perché sarà finalmente una
repubblica democratica dove saranno direttamente i cittadini a decidere sulle
questioni fondamentali e non rappresentanti nominati da partiti.
Mi si obbietterà che sto farneticando e delirando di
panorami impossibili; rispondo solo che quando lessi per la prima volta “La Repubblica del Leone” di Alvise Zorzi a 18 anni (circa 26 anni
fa) e sognavo di come potesse essere una moderna Repubblica Veneta, non mi
sarei mai aspettato di trovarmi il 25 Aprile del 2014 insieme ad altre migliaia
di veneti a rivendicare il mio diritto di esistere come veneto.
Penso dunque che nel caso partisse nei miei confronti una
denuncia per aver portato la bandiera di San Marco in Piazza San Marco il
giorno di San Marco non arretrerei di un passo nelle mie idee e penso così
sarebbe anche per gli altri veneti presenti in piazza il 25.
Ai solerti “scopritori
di insidie” che ci stanno “vagliando” vorrei dire che l’unica insidia per
la repubblica italiana sono coloro che li pagano per spiare dei pacifici
cittadini “colpevoli” di amare e rivolere indietro la propria vera patria.
Spererei altresì che i 100 poliziotti promessi dalla questura di Venezia per il
25 vengano utilizzati invece per ripulire una città violentata dalle centinaia
di truffatori e venditori abusivi di merce contraffatta che scorrazzano
impunemente fra ponti e calli, o le leggi italiane valgono solo per Veneti?
Piazza San Marco non appartiene ne al comune di Venezia ne
allo stato italiano, appartiene ai VENETI ed è patrimonio dell’umanità!
Dunque a San Marco 2015.
M. Binotto
Fonte: visto su Raixe Venete del 28 aprile 2014-04-28
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