Per i veneti il 25 Aprile è una ricorrenza assai antica:
si festeggia infatti San Marco Evangelista, Patrono di Venezia e la Festa del
Bòcolo (bocciolo di rosa).
Le origini della Festa del Bocolo risalgono ai tempi del
Doge Orso I Partecipazio (864-829), la cui figlia Maria divenne la protagonista
femminile di una vicenda che diventò leggenda.
Maria, soprannominata Vulcana per i suoi occhi splendenti,
si innamorò di un trovatore, Tancredi, le cui umili origini non permettevano di
coronare il loro sogno d’amore.
Vulcana allora suggerì a Tancredi di partire per combattere
contro i turchi, con la speranza che tornasse vincitore e famoso.
Tancredi partì e ben presto le notizie delle sue gloriose
imprese si diffusero in tutti i territori Cristiani fino a giungere a Venezia,
che con ansia aspettava il ritorno del giovane in patria per accoglierlo con
gli onori che si riservano agli eroi.
Sfortunatamente però Tancredi morì in battaglia e,
accasciatosi su un rosaio, macchiò con il proprio sangue un bocciolo di rosa.
Privo ormai di forze riuscì come ultimo gesto a consegnare il fiore ad un
messo, che lo recapitò a Vulcana.
Ricevuto quel dono estremo d’amore, straziata dal dolore, la
giovane si ritirò nelle sue stanze e la mattina seguente venne ritrovata senza
vita, con il boccolo di rosa posato sul cuore.
Era il 25 aprile, giorno in cui a Venezia si festeggiava
San Marco.
Da allora in questo giorno si ripete il rito di donare
all’amata un bocciolo di rosa rossa, simbolo di amore eterno.
Il 25 Aprile ricorre la data della morte di San Marco
Evangelista le cui reliquie furono avventurosamente traslate a Venezia
nell’anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e
Rustico da Torcello.
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso
corpo, che si trovava allora in terra islamica ad Alessandria d’Egitto, i due
astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che
passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata da
parte dei seguaci del Profeta.
Secondo la tradizione, San Marco, mentre era in vita,
avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto
forma di Leone alato, armato di spada e munito di un libro sul quale si
raffigura ancor’oggi la frase “Pax Tibi Marce Evangelista Meus” (Pace a Te, o
Marco, Mio Evangelista).
Lungo il corso dei secoli si associarono alla figura di San
Marco alcune leggende popolari. Secondo una di queste, durante la fortissima
mareggiata che, come narra Marin Sanudo, colpì Venezia nel febbraio del 1340,
un barcaiolo riparatosi presso il ponte della Paglia fu invitato a riprendere
il mare da un cavaliere. Durante il tragitto verso la bocca di porto, il
barcaiolo fece sosta a S. Giorgio Maggiore e poi a S. Nicolò del Lido.
Raggiunto il mare aperto, i demoni che spingevano l’acqua
verso Venezia furono affrontati e battuti dai tre cavalieri, che altri non
erano che i Santi Marco, Giorgio e Nicolò.
Sconfitti i demoni, San Marco affidò
al barcaiolo un anello, da consegnare all’allora doge Bartolomeo Gradenigo
perché fosse conservato nel Tesoro di San Marco.
Il 25 Aprile resta ancor’oggi una fra le più importanti
festività Venete, dal profondo significato non solo storico, ma fortemente indennitario.
Fonte: articolo tratto da internet “by Morticia”
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