Il vescovo Sebastiano Pisani
il giorno 28 aprile 1656 benedisse la prima pietra della chiesa dedicata a San
Pietro Martire ed eretta sui
resti della sua casa natale posta sulla
via che dalla chiesa di Santo Stefano
conduce alla chiesa di San Giorgio.
VOLUME II -
EPOCA IV - CAPO XI
SOMMARIO. - Ingerenza
della Serenissima - Marco Giustiniani - Due sinodi - Madonna del popolo - Liti
coi canonici - Il culto dei Beati Evangelista e Pellegrino - Sebastiano Pisani
zio - Due sinodi - Chiesa di S. Pietro Martire - Lite col Capitolo - I Gesuiti
a S. Sebastiano - Sebastiano Pisani nipote - Monache a S. Giorgio - Chiesa del
Redentore - Liti con l'abate di S. Zeno - Confraternita di S. Libera - Pietro
Leoni - Seminario - Francesco Barbarigo.
Come già nei due secoli precedenti, così anche nel secolo
XVII nella elezione dei nostri vescovi vollero ingerirsi i reggitori della Serenissima Repubblica, alle proposte
dei quali ordinariamente aderirono i Romani
Pontefici. Di qui avvenne che una gran parte dei vescovi nostri fossero
veneziani. Però ben volentieri riconosciamo che nel secolo XVII furono
destinati pastori della nostra chiesa uomini degni di questo ufficio, che lo
disimpegnarono a bene di essa.
Dopo il vescovo Alberto
Valier defunto sul territorio padovano il giorno 1 settembre del 1630,
vennero a reggere la chiesa di Verona i vescovi seguenti:
112. Marco
Giustiniani (1631-1649);
113. Sebastiano
Pisani (1650-1669) zio del;
114. Sebastiano
Pisani (1669-1690);
115. Pietro Leoni
(1690-1697);
116. Gianfrancesco
Barbariga (1698-1714).
Marco Giustiniani
vescovo di Ceneda fu nominato
vescovo di Verona il giorno 4 aprile 1631; entrò in Verona senza eccessive
solennità il giorno 4 novembre. (a)
Egli venne tra noi in un'epoca funesta poco di poi al contagio del 1630; il
quale portò, non solo una considerevole diminuzione nel numero dei fedeli e dei
sacerdoti, ma altresì una grave penuria di mezzi di sussistenza, massime nella
città(1). Egli però animato da vera
carità cristiana, si prestò generosamente in opere di beneficenza, cattivandosi
così la stima e l'affetto del suo gregge. Venendo alle opere di lui, accenniamo
anzitutto alle visite da lui fatte alle chiese della città e diocesi negli anni
1632-1635(2).
Il vescovo
Giustiniani celebrò due sinodi diocesani. Del primo celebrato l'anno 1633,
omessi gli altri statuti, uno ne indichiamo importantissimo per l'insegnamento
della Dottrina Cristiana; col quale ordinava che come testo fosse adottato il
libretto Dottrina Cristiana,
composto dal cardinale ( ora Beato) Roberto
Bellarmino già a Roma pubblicato nel 1602 con l'approvazione del pontefice Clemente VIII.
Nel giorno 15 aprile del 1625 decorò di aurea corona il capo
della sacra effigie di Maria, che da alcuni secoli i fedeli veneravano nella
chiesa cattedrale (l'attuale è incoronata), e solennemente la proclamò Madonna del popolo veronese.
Fin da principio il vescovo Giustiniani fu molto sollecito per il retto servizio
nell'ufficiatura della cattedrale, e quindi anche per il collegio degli
accoliti: i quali lasciavano non poco a desiderare, « tum in habitu, tum etiam in moribus ».
La prima controversia col capitolo fu, se la nomina del
massaro dovesse spettare ad un canonico, oppure ad un sacerdote designato dal
vescovo: il nunzio a Venezia mons. Francesco Vitelli o con atto del 16
novembre 1639 diede una sentenza piuttosto favorevole ai canonici: contro la
quale protestarono poi i successori del
Giustiniani ed anche i canonici. L'altra controversia ben più grave fu, se
il diritto giurisdizionale su gli accoliti « in civilibus et in criminalibus» spettasse al vescovo ed al
capitolo: anche su questo punto prevalse la causa del capitolo; cosicché il
vescovo nel giorno 2 maggio 1645 « per
modum transactionis » acconsenti(3).
Nella stessa transazione si convenne che l'elezione degli accoliti e dei
semiaccoliti e dei cappellani si facesse alternativamente dal vescovo e dal
capitolo; e, ciò che è più grave, il vescovo sempre « per modum transactionis », acconsentì che il capitolo fosse esente
dalla visita del vescovo, anche come Legato
Apostolico, ad eccezione del caso contemplato nella transazione fatta
l'anno 1532 col vescovo Giberti.
Questa transazione fu poi rinnovata dal vescovo Sebastiano Pisani nel 1654(4). Però era sempre una transazione; non una vera
ricognizione di diritto.
Nel 1638 riconobbe canonicamente ed approvò il culto, che i
veronesi professavano ai due agostiniani
Evangelista e Pellegrino, le cui
reliquie dall'antica chiesetta di S.
Eufemia erano state trasportate nella chiesa attuale l'anno 1347. Il vescovo le volle personalmente riconoscere
il giorno 11 aprile 1637, e con atto del 2 ottobre dell'anno seguente permise
che fossero esposte alla pubblica venerazione(5). Il culto dei due beati fu più tardi confermato dal pontefice Gregorio XVI.
Avanzato in età e consunto per le molte fatiche, il vescovo Marco Giustiniani morì sul principio
dell'anno 1649.
Sebastiano dei
Conti Pisani per decreto di Innocenzo
X trasferito nel 1650 alla sede di
Verona da quella di Ceneda, visitò
quattro volte le chiese della città e della diocesi, con immensa edificazione
dei fedeli; negli anni 1654, 1656, 1662, 1664, 1668(6).
Celebrò due sinodi diocesani. Nel primo celebrato il 7
aprile 1655 emanò costituzioni opportune per il clero, per la celebrazione dei
divini uffici, e particolarmente per la residenza dei parrochi e dei vicari
foranei. Insistette efficacemente sul dovere dei sacerdoti di radunarsi
mensilmente per la trattazione delle discipline teologiche e morali. Nella
città, oltre il collegio a questo scopo esistente già dal 1588 presso la chiesa
di S. Maria in Chiavica e da lui
trasferito presso quella di S. Paolo
vecchio (ove ora in città comincia il ponte Garibaldi), ne istituì un
secondo da tenersi nell' episcopio sotto l'invocazione dei santi Fabiano e Sebastiano.
Diede norme più precise da osservarsi nelle congregazioni
dei sacerdoti della diocesi, assegnandone l'esecuzione ai vicarii foranei.
Nello stesso sinodo riservò a sé ed al suo vicario generale ed al canonico
penitenziere l'assoluzione di dieci casi. Altre costituzioni non meno
importanti emanò nel secondo sinodo celebrato il giorno 3 settembre 1665(7).
Nel giorno 14 luglio 1654 benedisse la prima pietra della chiesa di S. Teresa in Cittadella:
presso la quale intendevano stabilirsi le suore
Carmelitane. Alle stesse pose solennemente la clausura il giorno 6 ottobre
1664.
Nel giorno 28 aprile 1656 benedisse la prima pietra della
chiesa da erigersi specialmente per opera dei domenicani di Sant'Anastasia ad onore di S. Pietro Martire, nella via che da S. Stefano conduce a S. Giorgio(8), Ivi era la casa Rosini ed ivi era nato S. Pietro; sulla facciata di
quella casa nel 1457 era stata collocata una statua effigie del santo con
l'iscrizione:
SVM PETRVS MARTIR NVTRITVS ET EDITVS INFANS
HIS DOMIBVS - FIAT TESTIS IMAGO MEA.
MCCCCLVII
Ora ai domenicani ed ai buoni veronesi parea sconveniente
che quella casa servisse di abitazione, e forse a persone sospette: di qui
l'idea di demolir questa casa e di sostituirvi una chiesa dedicata a S. Pietro. Il vescovo vi celebrò solennemente
la prima messa nel giorno 25 giugno 1661. Più tardi la chiesa fu adibita ad usi profani;
finché fu restituita al culto nel 1861.
Ebbe non poche controversie col Capitolo della cattedrale;
finché nel 1654 « transegerunt et
concordarunt » che i canonici avessero giurisdizione indipendente dal
vescovo sopra alcune chiese e conventi di monache e sopra i cappellani
inservienti nelle chiese soggette al Capitolo. Nel 1657 intervenne, quale
Delegato Apostolico ad un capitolo delle monache
di S. Michele insieme ai due canonici protettori delle medesime(9).
Nell'anno 1656 per le trattative fra il pontefice Alessandro VII ed il Senato Veneto, tolto il bando perpetuo,
poterono i Gesuiti rientrare nelle terre della Repubblica: il vescovo ben
volentieri riconcesse loro la chiesa di
S. Sebastiano con l'annesso convento che avean dovuto abbandonare nel
maggio del 1606(10). Ai confratelli dell'Adorazione delle XL. Ore,
che frattanto l'aveano tenuta, concesse nel 1657 quella di S. Luca, tenuta prima
dall' ordine dei Cavalieri Crociferi
soppressi dal pontefice Alessandro VII
nell'anno precedente. (c)
Nel giorno 11 novembre 1658, e per l'età
avanzata, e per acciacchi di salute, sentendosi impari ai gravissimi doveri di
pastore della chiesa veronese, rinunziò al vescovato in favore di un suo
nipote, detto esso pure Sebastiano
Pisani. Dalla S. Sede ebbe il titolo di arcivescovo di Tessalonica, e morì nell'aprile dell'anno 1669. Nel 1657 si avea ascritto alla Confraternita
del SS. Sacramento nella chiesa di S. Libera.
Sebastiano dei
Conti Pisani, nipote del precedente; fece il suo ingresso in
Verona il giorno 25 marzo 1669, e resse la chiesa veronese per anni ventuno.
Fece una visita pastorale nell'anno 1677(11).
Nel primo anno del suo episcopato, per commissione avuta dal
Delegato Apostolico Lorenzo arcivescovo
di Cartagine, trasferì le monache
dette di S. Maria di Reggio, dal convento presso la chiesa di S. Faustino a quello di S. Giorgio in Braida.
Al monastero vicino alla chiesa di S. Faustino trasferì alcune vergini Dimesse dal Conservatorio della SS. Trinità.
Per opera un po' delle monache di S. Maria di Reggio, un po' delle vergini Dimesse, in vicinanza, della chiesa di S. Faustino, che era parrocchiale, si eresse un'altra
chiesa dedicata Redemptori,
la quale fu consacrata dal vescovo nel giorno 24 agosto dell'anno 1675(12).
Siccome Clemente IX
con bolla del 24 settembre 1668 soppresse i frati Fiesolani o Gerolimini, una famiglia dei quali dall'anno 1345
dimorava presso la chiesa di S. Zeno in
Monte, il vescovo ne confermò il possesso ai Chierici Regolari Somaschi, ai quali era stata assegnata nel 6
gennaio 1669(13).
Il vescovo Pisani
ebbe una controversia lunga ed acre con l'abate
di S. Zeno, Vincenzo Molino, che
esigeva diritti giurisdizionali su alcune chiese e conventi di monache, e tra
essi il diritto di riservare a sé l'assoluzione di alcuni peccati, e già ne
avea fatto stampare la tabella nel 1666. La controversia fu in qualche modo
composta con una transazione convenuta il 29 settembre 1675(14).
Nello stesso anno con decreto dato il giorno 7 dicembre
proibì che le donne potessero entrare nel recinto dei romiti a S. Maria del Tagliaferro. Poi con atto del 27 settembre
1677 ai detti romiti concesse la facoltà di conservare il SS. Sacramento nel
loro oratorio(15).
Favorì pure la confraternita del SS. Sacramento esistente
nella chiesa di S. Libera. Quando
nel 1671 fu canonizzato S. Gaetano,
che era stato ascritto in quella confraternita, ed i confratelli vollero
solennizzare questa loro gloria con festa solenne il giorno 12 aprile dello
stesso anno, il vescovo partecipò alla festa celebrando la messa in quella
chiesa alla presenza del podestà Giovanni
Moro: nell'anno seguente benedì l'altare ivi eretto ad onore di S. Gaetano(16).
Pietro Leoni.
Fu trasferito alla sede di Verona
da quella di Ceneda, e venne a Verona il 26 novembre 1691: uomo
assai erudito nelle scienze sacre ed animato da zelo ardente per il bene delle
anime, ed anzitutto per la disciplina del clero. Visitò più volte, spesso in forma
privata, le chiese della città e della diocesi, edificando in queste occasioni
il suo gregge con la parola e più ancor con l'esempio.
Trovandosi il nostro seminario presso la chiesetta di Sant' Angelo, luogo assai
lontano e disagiato, vicino al castello
S. Felice, lo trasferì presso la chiesa
di S. Vitale in alcune case tenute fino allora dai padri Somaschi. La località era presso la attuale: ma il grandioso
fabbricato fu costruito al principio del secolo seguente per ordine del vescovo
Francesco Barbarigo; la facciata
anteriore fu eretta per ordine del vescovo
Morosini verso la fine del secolo XVIII(17).
Nell'anno 1697 consacrò la chiesa di S. Nicolò, la quale, cominciata per opera dei Chierici Regolari Teatini nel 1627, era
stata terminata nel 1683.
Nello stesso anno 1697 finì di vivere il giorno 7 dicembre;
per successore fu destinato Gianfrancesco
Barbariga primicerio di S.
Marco di Venezia; il quale fece il suo ingresso in Verona nel giorno del
santo Natale dell'anno seguente 1698.
NOTE
1 - Mentre prima
del contagio ben 170 ecclesiastici officiavano nella cattedrale, non ne
rimasero in vita che 20. - Il nostro VENTURI, Comp. della storia di Verona, Vol.
II, pag. 172-175 dà le cifre delle vittime in ciascuna contrada. Il contagio
cessò del tutto nell'ottobre 1631. (b).
2 -Nell'archivio della Curia Vescovile Visit.
val. XX.
3 - SPAGNOLO, Le
scuole degli Accoliti, pag. 113-115.
4 - LOMBARDI, Notizie
spettanti al Capitolo di Verona, pag. 46. Della transazione composta col
vescovo Giberti abbiamo trattato nella
nostra monografia C.M Giberti, pag. 70-72 (Ed. II).
5 - Vita dei
Beati Evangelista e Pellegrino, pag. 19 (Verona 1808).
6 - Archivio
della Curia Vesc. Visit. Vol.
XXI-XXV.
7 - Le
costituzioni dei due sinodi furono poi pubblicate nel 1685 dal vescovo Seb.
Pisani nipote insieme con le proprie: Constitutiones et decreta III. R.mi Sebastiani Pisani (Veronae, Tip. Jo.
Bapt. Meruli).
8 - CAGNOLI, Notizie della chiesa di S. Pietro M, nella
Specola d'Italia, Anno III, N. 29 (Verona 18 Luglio 1858).
9 - LOMBARDI, Notizie
... , pag. 59, seg.; FINETTI, L’ antico monastero delle Benedettine a S.
Michele, pag. 20.
10 - I Gesuiti poterono tornare, perché il doge
levò il bando perpetuo contro di essi lanciato nel 1606. Del resto l'interdetto
era cessato nel 1607; non nel 1656, come dice SPAGNOLO, Op. cit., pag.
127, Nota 4. - Nel 1672 furono assunti
dal Comune per l'istruzione dei giovani nelle scuole.
11 - Archivio
della Curia vescovile, Visit., Vol. XXX.
12 - Notizie e
documenti presso BIANCOLINI, Notizie stor. delle Chiese di Verona, I,
371, IV, 479-493.
13 - Sac. ANT PIGRI, La Chiesa di S. Zeno in
Monte, pag. 4; RONCONI, Origini del R. Liceo Maffei, in Studi
Maffeiani, (Torino 1909).
14 - Notizie e
documenti presso BIANCOLINI, Op. cit., I, 66-70.
15 - BIANCOLINI, Op.
cit., IV, 437.
16 - SALVARO, La
chiesa dei SS. Siro e Libera, pag. 20.
17 - Sac. ANT.
PIGHI, Cenni storici sopra il Seminario Vescovile in Corriere del
mattino, 13 settembre 1923. (e)
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XI (a cura di Angelo
Orlandi)
a) Da alcuni
documenti del Capitolo canonicale sembra che in questa occasione i canonici
abbiano tentato di riprendere le loro antiche competenze e funzioni per
l'elezione episcopale. Cf. CONGREGAZIONE (Santa) DEL CLERO INTRINSECO DI
VERONA, Stampa (legale al taglio),/ VERONA 1765 /, pp. 162-164.
b) Per le vicende
della peste si veda sempre utilmente F. PONA, Il gran contagio di Verona. Edizione
anastatica con introduzione a cura di G. P. Marchi, Verona 1972, pp. LXVI-140.
c) Circa le
soppressioni di ordini e congregazioni religiose in questo periodo si veda: G.
SANCASSANI, Corporazioni religiose veronesi soppresse sotto i pontificati di
Innocenzo X e Alessandro VII, in Atti e Mem. dell'Accademia di Agricoltura,
Scienze e lettere di Verona, vol. CXL (s. VI, XV), Verona, 1965, pp. 69-79.
d) A. PEGIMI, San Zeno in Monte, Verona
1967, p. 23-36.
e) V. anche V. MONTORIO, Il Seminario di
Verona, Verona 1968.
f) Di questa consacrazione fu pubblicata una
relazione con aggiunto un discorso del vescovo, opera dei Teatini di Verona. Relatione
della solennissima consagratione fatta dall’Ill.mo et rev.mo mons. Pietro Leoni
della ven. chiesa di S. Nicolò, aggiuntovi l'elegantissimo ragionamento
pastorale fatto nella medesima occasione dallo stesso reverendissimo, Verona,
s.d. (ma 1697), pp. 30.
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