Un ex senior designer di Apple, Mark Kawano, racconta
come funziona il processo di creazione dei prodotti a Cupertino. Svela un paio
di segreti e ridimensiona pure qualche mito.
In una intervista
a Fast Company, Mark Kawano, uno dei senior designer cui si deve lo
sviluppo di Aperture e iPhone, ha sfatato alcuni dei miti che aleggiano
su Cupertino. Si scopre così che il segreto dei prodotti con la mela non sta
solo nella qualità delle persone, ma anche e soprattutto nel modo in cui è
organizzato il lavoro.
Di solito la gente crede che Apple possa contare sui
migliori designer e sui migliori processi di design al mondo. In realtà, spiega
Kawano, "è la cultura ingegneristica, e il modo in cui l'organizzazione è
strutturata, che premia e supporta il design; tutti lì pensano all'esperienza
utente e al design, non solo i designer. E questo è ciò che rende ogni aspetto
del prodotto molto migliore... migliore di quel che si otterrebbe con un
designer solo o con un intero team."
E così, invece, di perdere tempo negli scontri di potere coi
colleghi, o nella burocrazia aziendale, i designer possono concentrarsi sul
loro lavoro; tutti quelli assunti a Cupertino, ha aggiunto, "pensano
come designer" contribuendo così al prodotto finito.
Ed è importante sottolineare che Apple non alloca numeri
giganteschi di ingegneri e designer sui progetti; ogni team per i prodotti
chiave arriva al massimo a 100 membri, il che è davvero poco se si
considera le risorse messe in campo da colossi come Microsoft o Google. E non
crediate che alcune tra le migliori trovate dei prodotti con la mela provengano
necessariamente dal duro lavoro: l'idea di far vibrare in dissenso lo schermo
dell'iPhone quando si immette il pin sbagliato, per dire, è stata un'intuizione
piovuta dal cielo durante la pausa pranzo di un ingegnere. "È quasi
impossibile inventarsi cose davvero innovative quando hai da rispettare una
scadenza improrogabile."
Infine, un accenno immancabile all'iCEO. Steve Jobs,
racconta, era incredibilmente esigente, e pretendeva "solo il
meglio" dai suoi dipendenti. "Aveva problemi a capire le persone che
non condividevano i suoi stessi valori, e si domandava perché stessero
lavorando per lui se anche loro non desideravano la qualità assoluta. Credo,
" ha chiosato Kawano, "che soffrisse di scarsa tolleranza verso le
persone che facevano le cose senza cura." Per il resto, però, Jobs era un
uomo molto democratico, e amava essere trattato come chiunque altro; a patto di
ottenere niente meno della perfezione, si intende.
Fonte: visto su melablog del 23 maggio 2014
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