di Adriano Panzironi
Se qualcuno vi chiedesse quale parte del nostro corpo è la
più esposta agli attacchi di batteri o sostanza nocive, vi verrebbe spontaneo
rispondere ‘la pelle’. La risposta esatta è il nostro intestino. Bisogna
considerate che la superfice della pelle a contatto con agenti esterni è di
circa tre metri quadrati mentre quella del nostro intestino è di circa
quattrocento metri quadrati. Pensate, che nel nostro organismo convivono normalmente
cinquecento tipi di batteri diversi, per una quantità totale cento volte
superiore alle nostre cellule.
La popolazione microbiotica del nostro intestino è composta
principalmente di batteri eubiotici (Gram+ in simbiosi con l’organismo) che svolgono
funzioni importantissime, tenendo sotto controllo i batteri disbiotici
(Gramnocivi per l’intestino). Purtroppo però dieta e stile di vita errati (ed
altri fattori esterni che vedremo più avanti) e l’assenza di micronutrienti
distruggono il nostro delicato equilibrio.
LA DISBIOSI
In qualche modo ognuno di noi soffre la disbiosi, un
disequilibrio tra la flora batterica buona e la flora composta da batteri e
microrganismi (tra cui la candida) patogeni. Si tratta di un percorso
d’alterazione dell’intestino, che nel lungo periodo provoca una serie di
complicazioni alla base del 60% delle malattie dell’era moderna. La causa
principale di tale alterazione deriva dal cibo ingerito, il quale rappresenta
il supporto energetico della flora batterica. I batteri eubiotici (flora
batterica buona) si cibano esclusivamente degli scarti della digestione della
frutta e della verdura (per lo più fibre solubili; rif. pag. 117). Al contrario la nostra alimentazione fornisce
poche fibre solubili e grandi quantità di cibo non scomposto completamente
(proteine e carboidrati), base dell’alimentazione energetica dei batteri e dei
funghi disbiotici (patogeni). È un po’ come far combattere due eserciti: uno
mal nutrito (la flora buona) e l’altro ben pasciuto (i batteri nocivi). Ciò
causa una crescita della flora patogena, a discapito di quella sana, generando
l’aumento esponenziale dell’infiammazione intestinale e una massiccia
produzione di linfociti da parte delle “placche di Peyer” (il 60% del sistema
immunitario è presente nell’intestino), per contrastare l’invasione patogena.
Dovremmo preferire alimenti come frutta e verdura, ricchi di fibre solubili, ai
carboidrati complessi (come pasta, pane e pizza) o alle verdure ricche d’amidi
(patate e fagioli).
Che cosa accade quando
mangiamo i carboidrati complessi ricchi di amido?
Innanzitutto essi sono più ricchi di fibre insolubili che di
fibre solubili. Tali fibre velocizzano il passaggio del “bolo alimentare”
(impedendo la completa digestione del cibo), dal tenue al cieco (dove la
presenza della flora batterica patogena è più numerosa). Inoltre la carenza di
fibre solubili, aumenta la basicità del bolo alimentare, creando l’habitat
perfetto per le specie patogene. I carboidrati non ancora scomposti, sono il
cibo preferito della candida e dei batteri patogeni fermentativi. Per questo
motivo i fagioli (l’amido è più difficile da scomporre) generano flatulenza.
Altre cause che peggiorano la disbiosi, sono l’utilizzo di antibiotici (che
distruggono la flora buona), lo stress (che abbatte le difese immunitarie,
comprese quelle dell’intestino), i prodotti chimici che si trovano negli
alimenti (ad esempio i nitrati) e l’alcool.
IL COLON, L’INTESTINO
TENUE E LA SINDROME OVERGROWTH (SIBO)
Vi ricorderete che l’intestino si divide in: intestino tenue
ed intestino crasso (colon e retto; rif. pag. 67). Il tenue ha inizio con il
duodeno (prosecuzione dallo stomaco), che poi diventa digiuno ed infine ileo.
L’intestino tenue è collegato con il crasso, tramite una valvola (ileociecale).
La quantità di flora batterica patogena presente nel duodeno
è molto bassa ed aumenta con l’avvicinarsi alla valvola ileociecale. Infatti la maggior parte di questi tipi di
batteri come la candida, sono presenti nell’intestino colon. A protezione
dell’intestino tenue abbiamo le placche di Peyer (circa 200) che producono
linfociti, i quali combattono eventuali intrusioni di batteri patogeni. La
Sibo, riscontrata nella maggioranza della popolazione, consiste in un’invasione
cronica dei batteri del colon, che risalgono nell’intestino tenue (dove sono
presenti i villi), invadendolo.
Quali sono le
conseguenze?
I germi patogeni si dividono in fermentatori e putrefattivi.
I primi fermentano i carboidrati; i secondi deteriorano le proteine,
putrefacendole. Quando tali germi ristagnano nel colon (non siamo in presenza
di disbiosi), e quindi l’intestino riesce a scomporre le proteine ed
assimilarle prima di farle giungere al colon. Quando invece tali germi
pericolosi, risalgono l’intestino attraverso l’ileo e da qui al digiuno,
aggrediscono le molecole in fase di digestione (da parte della bile e degli
enzimi pancreatici), generando putrefazione e fermentazione. Se non
ristabiliamo l’equilibrio della flora intestinale, avviene un costante
incremento delle specie patogene (più mangiamo e più esse si sviluppano).
Le notizie cattive non sono ancora finite.
LA PERMEABILITÀ
INTESTINALE (LEAKY GUT SINDROME)
La Leaky Gut Sindrome, tradotto letteralmente “Sindrome
dell’Intestino Sgocciolante”, è l’effetto diretto provocato all’intestino da
disbiosi e dalla Sibo. La superficie dell’intestino (400 mq) è composta di
cellule (enterocite) legate tra loro, tramite delle giunzioni dette desmosomi
(che si legano ai citoscheletri delle cellule). Questo tessuto impedisce alle
sostanze presenti nell’intestino, di raggiungere direttamente il sangue (senza
passare tramite i villi). Purtroppo però lo stato d’infiammazione cronico
causato dalla disbiosi e dalla Sibo rompe tale legame, aprendo delle fessure
tra le varie cellule e rendendo permeabile la superfice dell’intestino. In
questo modo i macro nutrienti non ancora digeriti e le sostanze nocive, possono
entrare direttamente nel flusso sanguigno. L’infiammazione è dovuta alla
putrefazione delle proteine (ammine nocive), alla produzione dei materiali di
scarto dei batteri, funghi fermentativi, dallo scontro continuo tra le cellule
di difesa (linfociti e altri) ed i batteri patogeni (ad esempio l’escherichia).
Processi che promuovono la produzione di citochine infiammatorie.
MALATTIE E CONSEGUENZE
L’attraversamento di particelle alimentari non digerite nel
flusso sanguigno attiva i linfociti, i quali considerano tali particelle alla
stregua di virus, attivando così la risposta immunitaria. L’eccessiva e
costante presenza nel sangue di un determinato peptide (composto di
aminoacidi), può far ritenere al nostro sistema immunitario che sia in atto
un’invasione batterica molto forte. Per evitare nuove e successive invasioni,
il sistema immunitario programma dei linfociti per la distruzione di massa di quella
determinata molecola, al suo nuovo apparire. Per tale motivo diventiamo
intolleranti o addirittura allergici ad alcuni alimenti. L’intolleranza più
grave è quella nei confronti del glutine (proteina dei farinacei), che
coinvolge l’1% della popolazione (non sappiamo cosa fa al 99% dei restanti),
rappresentata nella celiachia (malattia che può causare la morte). Ciò è solo
l’effetto più visibile della permeabilità intestinale e forse il meno grave.
Bisogna ricordare che la permeabilità intestinale è la diretta conseguenza di
malattie che aggravano il delicato sistema dell’intestino, quali il morbo di
Crohn, la sindrome del colon irritabile e la diverticolite, che insieme alla
permeabilità intestinale, sono i precursori delle seguenti malattie: psoriasi,
asma, eczema, Alzheimer, artrite reumatoide, cancro allo stomaco, cancro
all’intestino (colon), fibromialgia, cefalee.
È stata accertata, in tutti i pazienti che soffrivano di
malattie autoimmuni (Parkinson, Alzheimer, artrite, etc.) anche la presenza della
permeabilità intestinale. Ciò accade perché, alcuni nostri peptidi sono molto
simili a quelli che compongono alcuni alimenti che ingeriamo, causando la
confusione del sistema immunitario. Inoltre tale stato infiammatorio comporta
un aumento della produzione di cortisolo, di radicali liberi e non ultimo, un
malassorbimento dei macronutrienti (proteine e glucidi), dei micronutrienti
(vitamine e sali minerali) ed una diminuzione delle vitamine prodotte
dall’intestino (complesso B e K).
Fonte: srs di Adriano Panzironi, dal Libro "VIVERE 120
ANNI Le verità che nessuno vuole raccontarti"
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