Dal testo di Francesco Zanotto
"Ma la maggior perdita che fecero i
nostri, fu quella del prode Caterino Cornaro,
provveditore generale. Indefesso in ogni opera, avea preso a difendere il forte
di Santo Andrea ... Quando, trovandosi egli il giorno 13 maggio 1669 in una
galleria del forte presato, fra molti
ufficiali, ordinando secondo il suo costume, fervidamente alcune opere utili
alla difesa, una bomba caduta in mezzo di loro, spezzandosi, lo ferì per sì
fatto modo nel fianco, che caduto subitamente fra le braccia dei circostanti,
in breve ora passava a vita migliore".
ANNO 1669
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Nel 1669
l'assedio turco alla città di Candia
si fa serrato. Le due parti ormai
stremate ed impazienti, si scontrano con sempre maggior violenza in sortite
sempre più ravvicinate e a cadere
sono anche personaggi eccellenti.
LA SCHEDA STORICA - 127
Con il 1669 iniziava un anno decisivo entro il quale infatti
si sarebbe definitivamente e finalmente risolto l'assedio alla città di Candia
e con questo il destino dell'intera colonia veneziana nell'Egeo. Dopo più di vent'anni si stava
avvicinando inesorabile il momento risolutivo.
A concludersi era una guerra di fatto mai esplosa in forme
eclatanti, fatta di scontri, sfide, battaglie navali ed ultimatum intervallati
da momenti di silenzio, da lunghe pause, giusto il tempo da permettere alle due
parti di riorganizzarsi.
E i turchi, dopo aver dovuto ripiegare sotto l'incalzare
degli uomini del marchese de la Feuillade si stavano, all'inizio del nuovo
anno, per l'appunto riorganizzando.
Acmet fece subito costruire tutta un'intricata rete di
trinceramenti simili ad un labirinto in modo tale da conferire la massima
possibilità d'azione ai suoi uomini in condizioni di eccezionale sicurezza
rafforzata anche dai numerosi cannoni disposti in vari punti di questa rete
difensiva. Invano i veneziani
bombardavano le postazioni nemiche. Gli uomini morti venivano prontamente sostituiti,
ai cannoni colpiti altri e di nuovi se ne aggiungevano.
C'era da tenere a bada l'esercito turco, ma c'era anche da
proseguire una pesante attività di rafforzamento e di restauro di quelle parti
di mura che crollavano sotto il tiro nemico ormai incessante. Per gli
assediati, inoltre, si facevano sempre più difficoltosi e dilazionati anche i
rinforzi e i rifornimenti.
Con sempre maggiore difficoltà infine, si trovavano anche
uomini freschi da rimpiazzare al posto dei caduti che in quell'anno non furono
davvero pochi. Nel solo 1668 Venezia aveva perso infatti a Candia 5340 soldati
e 586 ufficiali oltre 2400 fra guastatori e remiganti.
Candia, il bastione imprendibile, vanto di Venezia ...
Ma non era finita.
Con il nuovo anno a queste vittime se ne sarebbero presto aggiunte molte altre
e di non poco conto e prestigio. Anche con il 1669 l'obbiettivo dei turchi non
sembrò mutare. Si doveva distruggere il forte di S. Andrea, punta di diamante
delle fortificazioni candiote.
In quei primi mesi dell'anno ne aveva assunto il comando in
qualità di provveditore generale, Caterino Cornaro, un'altra mitica figura di
quell' assurda guerra. Militare
eccellente e uomo dotato di una non comune capacità organizzativa, il Cornaro
fece proprio fino in fondo il gravoso compito sovraintendendo costantemente
alle operazioni di difesa del forte.
Mai stanco e sempre presente, il provveditore veneziano
seguiva e gestiva con cura ogni operazione all'interno del forte con
eccezionale energia ed impegno. Disponeva
gli uomini alla difesa, controllava le munizioni e le artiglierie piazzate
sulle mura, infondeva coraggio e speranza. Questo almeno, fino alla giornata
fatale.
Era il 13 maggio e Caterino Cornaro si trovava in una delle
numerose gallerie del forte accompagnato da altri ufficiali assieme ai quali
stava concertando alcune opere di difesa.
Tutto si consumò in un attimo improvviso. Una bomba nemica
colpì in pieno quel settore del forte dilaniando cose e persone. Fra queste
ultime anche il Cornaro che risultò inizialmente solo ferito ad un fianco,
ferita che si sarebbe comunque dimostrata mortale. Sarebbe infatti spirato fra
le braccia dei presenti pochi istanti dopo.
Prima di morire ebbe però il tempo di rivolgersi al sergente
generale Varisano Grimaldi raccomandandogli la difesa del forte a oltranza.
Furono quelle le sue ultime parole e la sua estrema volontà.
A Venezia, quando giunse la triste notizia, il Senato fece
predisporre dei grandiosi funerali pubblici mentre alla sua memoria quattro
anni dopo il fratello Girolamo, decorato cavaliere dopo l'eroica fine del
congiunto, fece erigere nella chiesa del Santo di Padova un monumento
commemorativo ad imperitura memoria del valoroso Caterino.
Ma Venezia era ormai stanca anche di piangere e di ricordare
i suoi eroi e quello del Cornaro sarebbe stato, pur nella fatalità della fine,
l'ultimo glorioso ed eroico esempio di fedeltà patria.
L'assedio: una grande spesa economica oltre che umana
...
Malgrado i tardivi aiuti offerti in quegli ultimi due anni
di assedio da altre nazioni europee, la Serenissima era quella che maggiormente
ancora sosteneva i costi maggiori dell'assedio, sia in termini umani che
economici.
Significativa in tal senso - e non certo casuale - la
rimostranza dell'ambasciatore veneziano Antonio Grimani presso il pontefice
Clemente IX con dati alla mano.
Nel solo 1668 Venezia aveva fornito 8700 soldati, 2000
guastatori, 1000 marinai, 221 bombardieri e 60 operai di varie qualifiche. Non
solo, ma anche la maggior parte delle derrate alimentari per sostenere
l'esercito e gli assediati di Candia portava il marchio di S. Marco: grano,
farine oltre a tutto il materiale bellico:41 cannoni, polvere da sparo per 2.879.000
libbre, 790.000 libbre di piombo a cui si aggiungevano ferro, legno, stoffe,
ordigni vari e il tutto spedito per via mare con l'impiego di 79 vascelli e 77
imbarcazioni per una spesa complessiva per il solo anno di quasi 4.000.000 e
mezzo di ducati!
Anche le cifre astronomiche dei conti sostenuti dalla
Repubblica, spingevano evidentemente con forza verso una rapida chiusura
dell'assedio, in un modo o nell'altro.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 5, SCRIPTA EDIZIONI
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