Dal testo di Francesco Zanotto
"Oltre a duemila salivano i Turchi che
guarnivano le vicine trincee, ma sparso il rumor dell'attacco, correano da più
lontani luoghi al soccorso, e dirizzate le artiglierie a quella parte, ferivano
con ogni maniera d'armi i Francesi. Il Duca tra ferro e fuoco passeggiava
intrepidamente, scorreva ogni luogo, animava i suoi e provvedeva a tutte
bisogne; e veduto per soprassello venire alla loro volta un grosso corpo nemico
che stava per tagliare la strada al ritorno, comandò il Duca franco la
ritirata, e con pena gravissima ridusse i suoi sotto le mura in sicuro".
ANNO 1668
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Dopo anni e anni di assedio turco a Candia
contrastato praticamente dalle sole forze veneziane, l'Europa sembra accorgersi
del pericolo che si nascondeva dietro la perdita di quell'isola e finalmente
decide di scendere in campo a fianco della Serenissima ...
LA SCHEDA STORICA - 126
Alla fine del 1669, dunque, l'assedio posto alla città di
Candia da parte dei turchi continuava malgrado le numerose e continue sortite
terrestri e navali dei veneziani.
Ai tentativi di questi ultimi di interrompere il pesante assedio si
erano aggiunti negli ultimi tempi anche quelli di alcuni eserciti stranieri,
francese e tedesco in particolare, ma il risultato sostanzialmente restava
immutato. I turchi non mollavano, l'assedio sembrava veramente a quel punto
senza fine.
Le ragioni del protrarsi di questa incredibile situazione'
erano molteplici: dalla mancanza di una reale volontà dei paesi europei di
soccorrere la Serenissima - in fondo Creta era pur sempre un suo problema o
meglio, un suo possedimento - alla mancanza quindi di un comando generale ed
unitario in grado di coordinare le azioni contro i turchi, azioni che avevano
sempre più i caratteri di isolate e personali iniziative.
Per i turchi d'altro canto, anche se l'assedio di Candia si
stava trasformando per loro, dopo vent'anni, in un vero e proprio incubo, la
conquista della città era ormai sostanzialmente una questione di prestigio che
nulla toglieva comunque alla crescente volontà di chiudere la partita al più
presto.
Intanto dopo anni e anni di solitudine i veneziani videro
unirsi ai loro sforzi quelli di alcuni paesi come la Francia del Re Sole (Luigi
XIV) che finalmente pose la sua regale attenzione alla scandalosa situazione
creatasi a Candia. Spinosa tanto più per i francesi che fino ad allora infatti
si erano guardati bene dallo scendere apertamente in guerra contro il turco. I
motivi erano ormai noti, commerciali s'intende, ragion per cui la Francia da
quando l'Occidente aveva iniziato a scontrarsi con gli "infedeli" si
era sempre mantenuta su posizioni a dir poco neutrali o comunque di egoistica
indifferenza.
Un esercito di altezzosi duchi e principi francesi ...
La
"vergogna" di Candia ora, convinse tuttavia anche il riluttante re
francese a scendere in campo, consapevole che in ballo c'era molto di più di
una semplice isola con la sua città.
Permise così alla repubblica veneta di poter reclutare
truppe volontarie in Francia, fatto che permise di raccogliere alla fine un
gruppo di 500 coraggiosi. Cosa farne di un gruppo tanto esiguo contro le
migliaia di uomini che i turchi potevano mettere in campo?
Ma non era solo l'esiguità a rendere alquanto aleatorie le
speranze, quanto la consistenza stessa dei volontari raccolti in gran parte
nelle fila della più alta aristocrazia francese e ben poco avvezzi alle dure
battaglie. Un piccolo esercito di duchi, marchesi, conti e giovani principi,
tutti accomunati dal desiderio di recarsi presto a Candia per procurarsi almeno
laggiù, gloria ed onore per sè e la propria casata. E un nobile, naturalmente,
era al comando dell'armata francese, il marchese di Montbrun ed un secondo
aristocratico era anche il vice comandante, il marchese de la Feuillade.
Salpato dalle coste francesi il gruppo arrivò a Candia nei
primi giorni del 1668. Si divide subito in quattro brigate, ma contrariamente
alle loro aspettative e alle loro nobili aspirazioni, i nuovi arrivati vennero
destinati dai veneziani quale rinforzo alle loro truppe che presto si sarebbero
lanciate in una ennesima sortita.
L'importante forte di S. Andrea, infatti, benchè ancora in
mano cristiana, era oggetto di continui attacchi da parte delle artiglierie
turche. L'obbiettivo era quello di
conquistare il forte e da lì quello vicino chiamato Tramatà che costituiva la
via più agevole di soccorso per gli assediati. E così si decise di puntare le
forze verso quel versante.
Una sortita alla disperata non riesce a produrre
risultati ...
All'alba del 16 dicembre del 1668 aveva così inizio la
sortita. Divisi in quattro squadre, una delle quali comandate dal veneziano
Sante Barbaro, i soldati cristiani appostati sulla sommità delle
fortificazioni, iniziarono ad aprire il fuoco sulle postazioni nemiche con un
potente cannone e con tutte le armi a disposizione.
Ai francesi tuttavia, la strategia dei veneziani sembrò
insufficiente e comunque non idonea a procurar loro gloria e fama, così
com'erano, confusi assieme a tutti gli altri soldati. Si doveva fare qualcosa
di più, affrontare in modo più scoperto il nemico che si sarebbe così trovato
in maggiore difficoltà per la sorpresa.
E così, lamentandosi del comportamento dei veneziani il
marchese di Feuillade prese l'iniziativa guidando all'attacco i propri uomini
che nel frattempo, dai 500 che erano inizialmente si erano già ridotti a 300
unità. I francesi tuttavia, riuscirono
ad impegnare i turchi in un furioso combattimento alla fine del quale le
perdite sia dall'una che dall'altra parte furono cospicue.
I francesi riuscirono a far rientro prima che
sopraggiungesse un contingente turco di rinforzo che avrebbe tagliato loro la
strada, ma il prezzo per essere riusciti a mettere fuori uso parte
dell'artiglieria nemica, si rivelò enorme rispetto agli effetti pratici
pressoché nulli.
A sera, fra le vittime, non si contavano solo soldati
francesi. Tra i veneziani infatti mancavano all'appello lo stesso Sante Barbaro
e il duca di Candia, Francesco Battaglia.
Ma un'altra alba stava già sorgendo sull'assediata città di
Candia, non c'era neppure il tempo per piangere i propri morti ...
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 5, SCRIPTA EDIZIONI
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