Dal testo di Francesco Zanotto
"Ma più duro e
più degno cimento sostenne Francesco Morosini, rettore delle galeazze, il quale
trovossi a petto della capitana delle navi di Costantinopoli, sopra cui, collo
stendardo reale, il rinegato Mustafà comandava. Era fortissimo il legno, munito
di sessanta cannoni, con molti fra i migliori guerrieri, e sopra tutto
difendevalo la disperazione del capitano, il quale doppiamente ribelle a Dio ed
al suo Principe, sapea, se fosse vinto, di non trovare perdono nè scampo. Fu perciò ostinatissima la resistenza; ma
accorse in aiuto del Morosini due galeazze e due navi, e promessa dal Morosini
a' suoi in dono la preda, di tal furore animaronsi ... "
ANNO 1651
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Mentre la città
di Candia è stretta nella
morsa dell'assedio, i Veneziani si scontrano presso Paros con i turchi
riuscendo a sconfiggerli in una delle loro più spettacolari ed
incredibili battaglie ...
LA SCHEDA STORICA - 120
Dopo la sorprendente
conquista di Clissa da parte dei veneziani, molti altri furono gli episodi
clamorosi verificatesi negli anni successivi.
Nel 1649 Giacomo Riva inseguiva delle galee turche fino al porto di Fokia riuscendo infine
a distruggerle mentre solo due anni dopo nel 1651 la Serenissima per merito di
uno dei suoi più valenti e spregiudicati comandanti otteneva una eccezionale
vittoria sulla flotta turca allargo dell'isola di Paros.
Dal 1648 al 1651 i turchi avevano provveduto a rinforzare la
propria flotta con la costruzione di altre nuove imbarcazioni. In tutto
potevano alla fine contare su 64 galee, 24 navi e un numero impressionante di
imbarcazioni minori che unite alle 16 navi di stanza a Scio andavano a
costituire una flotta considerevole.
Intanto a Candia c'era bisogno di aiuti e di rifornimenti
per continuare la resistenza contro gli assedianti. Il capitano generale
Leonardo Mocenigo allo scopo si portò a Cerigo dove arrivavano i rifornimenti
dalla madre patria. Una volta imbarcate le merci e le munizioni, le navi
veneziane si affrettarono a lasciare il porto per dirigere verso l'isola
assediata. Ma nelle acque di Santorini i veneziani avvistarono le navi di
Capitan Pascià, eccessivamente distanziatesi dal resto della flotta.
Allargo di Paros uno scontro tra giganti del mare ...
Solo le momentanee ed
avverse condizioni atmosferiche impedirono lo scontro in quel momento. La pausa
notturna, consentì ai veneziani di ricongiungersi intanto con le altre navi di
Francesco Barbaro e di Giuseppe Dolfin.
Il 10 luglio del 1651 dopo alcuni, sporadici,
"assaggi" reciproci, le due flotte si ritrovarono schierate l'una
contro l'altra allargo dell'isola di Paros.
La flotta veneziana si presentava divisa in tre corpi: al
centro quella comandata dal capitano generale, sulla destra quella guidata da
Marco Molino mentre, sulla sinistra, si erano disposte le navi comandate da
Francesco Morosini, Capitano del Golfo. Alla sommità dei tre schieramenti
disposti ciascuno a triangolo, si trovavano tre galeazze. Due di queste, quelle
che coprivano lo schieramento di sinistra, erano comandate da due Mocenigo,
Luigi Tommaso e Lazzaro.
Questi, avvistata una squadra nemica intenta a rifornirsi
d'acqua a terra, si lanciarono con le loro navi verso il nemico staccandosi
dalla flotta principale e praticamente contravvenendo agli ordini del loro
stesso capitano generale. Accortosi della manovra il comandante in capo tentava
di fermarli, ma il suo ordine giungeva troppo tardi.
Il Pascià, infatti, accortosi dell'attacco a sorpresa, si
era mosso verso le navi veneziane con alcune imbarcazioni lasciandosi anche lui
alle spalle il grosso della sua flotta.
Prime a far fuoco
furono le navi veneziane, disposte di prua. Tuttavia i vascelli turchi
riuscirono a superare sorprendentemente il muro di fuoco aperto dai veneti
portandosi a poppa delle loro galee. Da quella posizione fu loro facilissimo
agganciare la nave di Lazzaro Mocenigo mentre il resto della squadra turca
circondava quella comandata da Luigi Tommaso. Qui si accese subito violento e
sanguinoso lo scontro dove trovò la morte lo stesso comandante veneziano.
Arriva Morosini con la flotta e gli strateghi del leone hanno la
meglio ...
Intanto gli echi della battaglia erano giunti al capitano
Francesco Morosini che fece immediatamente rotta sul posto dello scontro
riuscendo così a sorprendere i turchi alle spalle. Il peso di questi rinforzi fu decisivo e i turchi
abbandonarono la nave del Mocenigo fuggendo.
Sull'altra galeazza nel frattempo, Lazzaro Mocenigo sebbene
ferito ad un braccio e a una mano, continuava imperterrito a combattere dando
l'ordine, infine, di caricare un grosso cannone facendolo puntare direttamente
verso la Reale turca. Al fuoco, la poppa della nave nemica venne squarciata.
Fra gli innumerevoli feriti si trovava ora anche lo stesso Capitan pascià.
A questo punto molte delle navi turche con gli equipaggi
presi dal panico, si diedero ad una disordinata fuga. Quelli che non fuggirono,
vennero in gran parte catturati, navi comprese. Giovan Filippo Cornaro e suo
fratello Tommaso catturarono un vascello a testa, un altro lo agganciava Marco
Molino e Gaspare Spineda. Vistisi
spacciati i turchi incendiarono quattro delle loro navi affinché non cadessero
in mano veneziana, ed anche per coprirsi meglio la fuga a nuoto o su
imbarcazioni di fortuna.
Lo scontro tuttavia,
non era ancora finito. Restava infatti la Capitana delle navi di Istambul
comandata dal rinnegato Mustafà. Munita
di ben 60 bocche da fuoco e difesa dai migliori guerrieri, la nave sembrava a prima
vista imprendibile. Ed infatti lo scontro con le navi veneziane fu lungo e
durissimo. Tutte le navi ducali ne furono impegnate, quelle del Morosini e le
galeazze dei due Mocenigo, Lazzaro e Tommaso.
L'arrivo della notte, tuttavia, non fece che confermare il
risultato, già apparso con evidenza sul campo di battaglia. Le ultime navi
turche si ritirarono. Con l'arrivo del giorno i veneziani potevano finalmente
fare il loro bilancio. Undici navi catturate, cinque incendiate, oltre a 1500
prigionieri e ovviamente ad un ricco bottino. La giusta ricompensa, insomma,
dopo una dura battaglia.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 4, SCRIPTA EDIZIONI
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