Dal
testo di Francesco Zanotto
"In sì fatto bollore dell' armi
disperando Acmet Vìsir di superare la città con la forza, col mezzo di Nicasio Panagiotti,
suo dragomano, scrisse al capitan generale Francesco Morosini, esortandolo a
ceder la piazza, con promessa di farlo principe di Valachia e di Moldavia. Ma
il Morosini gli rispose di questo modo: Nulla cosa è il danaro e la ricchezza.
Se il re tuo signore vuole quelle cose utili e giuste ad entrambi, son pronto a
condiscendere ai di lui desiderii; se sono contrarie, non ha egli tanto oro od
argento per indurmi ... "
ANNO 1668
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Dopo vent'anni
d'assedio, per la città di Candia nel 1668 è giunta l'ora decisiva. Anche i turchi sono stanchi e chiedono ai veneziani la resa, che viene
sdegnosamente rifiutata dal capitano Francesco Morosini.
LA SCHEDA STORICA - 125
Anche se erano trascorsi ormai più di vent'anni da
quell'ormai lontano 1647 quando i primi turchi posero le tende sotto le
assolate mura di Candia, per la capitale dell'isola iniziava solo ora il vero
assedio, quello risolutivo e per questo più tragico e feroce.
Gli attacchi infatti si intensificarono per tutto il 1667.
Fra maggio e novembre di quell'anno si contarono ben 32 assalti contro la
città, tutti senza alcun esito a dimostrazione di quanto ardua fosse la
conquista della città-fortezza. Ci pensò l'arrivo della stagione invernale a
far rallentare fortunatamente le operazioni.
Il Gran Visir in persona intanto aveva assunto il comando
delle truppe portando nell'isola altri rinforzi. Se le piogge ritardarono i
preparativi, questi tuttavia non si fermarono neppure durante l'inverno. Il
Visir, anzi, durante quei mesi fece costruire un lungo molo oltre l'imboccatura
del porto di Candia con l'evidente intenzione di bloccarne i rifornimenti via
mare.
Questa operazione aggravò non poco la situazione, già di per
sè critica. I veneziani nel corso della campagna estiva avevano già perso ben
7000 uomini. Con l'arrivo del nuovo anno poi, le cose non migliorarono di
certo.
I turchi ripresero infatti su vasta scala gli attacchi
prendendo di mira in particolare il bastione di S. Andrea che, tuttavia, non cedette. Intanto
nella città si chiudevano le brecce e si contavano i rifornimenti, dal mare la
flotta veneziana faceva del suo meglio per contrastare le navi nemiche.
Le galee veneziane cercano di alleggerire l'assedio,
mentre i francesi pensano alla gloria ...
Sette galee comandate da Lorenzo Celsi riuscirono a
fronteggiare vittoriosamente 12 galee capitanate dal corsaro Durac, operazione riuscita grazie
anche all'arrivo di altre 20 navi del nuovo capitano generale Francesco
Morosini, fatte uscire appositamente dal porto di Candia.
Qui, intanto, malgrado le vittorie navali la situazione non era
buona neppure fra le fila alleate. Morosini voleva affidare ai francesi la
difesa dei bastioni, ma i ''fratelli'' d'oltralpe rifiutarono quasi
sdegnosamente l'incarico. Quello a cui avevano puntato venendo a Candia non era
stata certo una semplice azione di pattugliamento delle mura, ma un'azione
generale e clamorosa contro i turchi, tale che questi avrebbero alla fine
nientemeno che tolto l'assedio alla città.
Morosini sapendo molto bene come fossero sempre finite le
precedenti sortite rispose che una cosa del genere era impensabile. Si dovevano
al contrario concentrare al massimo le poche energie rimaste nella difesa
estrema di Candia evitando assolutamente di disperderle in inutili e
controproducenti scontri con un nemico che aveva assunto dimensioni
macroscopiche. Al comandante veneziano erano rimasti solo 5000 uomini e non
poteva certo rischiare di perdere neppure un uomo inutilmente. C'erano le mura
da difendere e da rabberciare per le continue brecce che i cannoni turchi
aprivano con i loro quotidiani cannoneggiamenti.
Niente da fare. I Francesi erano decisi a muoversi anche da
soli. E così fu lo scontro durante il quale riuscirono a procurare ai turchi
delle perdite e conquistare 200 metri di terra(!), ma altrettanto alte, se non
di più in proporzione, erano state le perdite nelle fila dei francesi che, alla
fine, dovettero infatti ritirarsi. Azione inutile ed insensata, ma che arrecò
ai nobili comandanti francesi la gloria, quella gloria che tanto avevano
cercato e voluto! Questa era diventata Candia per gli stranieri. Un'occasione
per distinguersi e ricoprirsi di fama e di gloria agli occhi dei più, sempre
che non ci si restasse, ricoperti di terra e di pietre ...
Si chiede la resa ma il Morosini rifiuta con sdegno
...
Intanto, ovviamente, l'assedio procedeva anche se fra gli
stessi turchi iniziava a serpeggiare una certa insofferenza mista a stanchezza
e demoralizzazione nei confronti di un'impresa che sembrava veramente senza
sbocco. E così, chiesto al Sultano di dare almeno un cambio, questi per tutta
risposta fece sapere ai suoi soldati che si sarebbero riposati solo dentro le
mura di Candia. Se c'era poi qualcuno che non la pensava esattamente così,
avrebbe fatto i conti con il Sultano in persona! E così gli scontri ripresero.
Il 4 ottobre del 1668
si verificò un fatto clamoroso, questa volta ai danni dei turchi. Caterino
Cornaro infatti riuscì a fare strage di giannizeri dall'alto delle mura mentre
dalla parte nemica si rispondeva con martellanti tiri di artiglieria. Dal di
fuori si distruggeva mentre dall'interno si ricostruivano le mura crollate. Lo
scontro durò alquanto e fu la circostanza che portò il Gran Visir turco ad una
clamorosa decisione.
Dato che con la forza delle armi la città risultava a tutti
gli effetti imprendibile, tramite il suo dragomanno Nicasio Panagiotti scrisse
al capitano generale Francesco Morosini esortandolo a cedere la città. In
cambio si dice, lo avrebbe reso principe di Valacchia e di Moldavia.
La risposta del capitano veneziano fu tra le più risolute,
naturalmente: " ... se vuoi provarmi, son parato a dartene un saggio
coll'armi, rammentandoti però che il re tuo ti spediva siccome capitano delle
milizie, non quale negoziatore di regni o provincie". Morosini non poteva
essere stato più chiaro di così e il Visir al contrario, maggiormente umiliato.
Dopo questo segreto scambio le parole tornavano così alle
armi. L'assedio di Candia continuava ...
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 4, SCRIPTA EDIZIONI
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