Dal testo di Francesco Zanotto
"Molte galee nemiche si appressarono a
fulminare la nave del Dolfino, il quale, non isperando di poter resistere a
tanto numero di assalitori, indusse i suoi al sagramento di morir combattendo,
e, nell' estremo caso, di dar fuoco alle polveri, piuttosto che cadere in mano
a' nemici, e primo fu a giurare Curzio Siversen Fiamingo, capitan della nave. Questo è il punto preso a soggetto dell'unito
disegno. IL Dolfino ordinava quindi che tagliata la gomena, si avanzasse la
nave al continuo tuonare de' propri cannoni, ed in quel punto spirando il vento
a lui favorevole, s'adirizzò contro la nave capitana de' Turchi ... "
ANNO 1654
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Molte sono le
occasioni per i comandanti veneziani di esibire contro i turchi tutte le loro
doti umane e militari.
Gli equipaggi quanto a coraggio non sono da meno ...
LA SCHEDA STORICA - 121
Dopo la vittoria
navale da parte dei veneziani nelle acque di Paros, molti altri furono gli
episodi eroici che si registrarono anche negli anni successivi. Nel 1654 venne
chiamato nuovamente quale capitano generale della flotta veneta Luigi Leonardo
Mocenigo.
Prima che questi raggiungesse il resto della flotta di
stanza nell'Egeo, accadde tuttavia un fatto memorabile nello stretto dei
Dardanelli. Il breve e stretto braccio di mare era da sempre un passaggio obbligato
e per questo strategico nei traffici e negli scambi fra Oriente ed Occidente.
Mettendo in comunicazione il Mar Egeo con il Mar di Marmara,
tra Asia Minore (Turchia) e la penisola di Gallipoli, il tratto di mare serviva
nello specifico ai turchi per ricevere i rifornimenti e gli aiuti necessari per
sostenere l'assedio a Candia e i conflitti navali con i veneziani. Da
quell'imbuto e dal suo controllo dipendevano dunque, le fortune della flotta
turca.
Ora, lo stretto era saldamente in mano degli Ottomani anche
se in più di un'occasione i veneziani tentarono di ostruirne il passaggio, come
per esempio pochi anni prima fecero le navi di Tomaso Morosini.
Nel 1654 si ritentò
l'impresa. Il comandante Giuseppe Dolfin
si portò infatti in quell'anno con le sue navi verso i Dardanelli. Sedici navi,
due galeazze e otto galee veneziane
riuscirono così a chiudere l'imboccatura dello stretto.
Il Dolfin del resto,
apparteneva ad una delle più antiche famiglie veneziane che la tradizione
voleva fra le 23 grandi famiglie ducali. Nel seicento e nel secolo successivo,
in particolare, poi, molti esponenti di questa famiglia si distinsero in
imprese militari e navali. Fra essi lo stesso Giuseppe, per l'appunto.
L'audacia di Dolfin rasenta l'inverosimile ma ...
Questi, dunque si era portato nello stretto senza però
rendersi conto della trappola nella quale in realtà si era cacciato. Se da un
lato infatti, riuscì a bloccare momentaneamente lo stretto, dall'altro si
ritrovò di fronte le navi turche di Arnurat Pascià: 42 galee e 24 navi alle
quali si aggiunsero le 22 galee di Beì.
Se le navi del primo comandante turco si trovarono
effettivamente intrappolate dai veneti nello stretto, ben presto le galee del
secondo portandosi alle spalle dei legni veneziani, chiusero queste ultime, a
loro volta, nello stretto braccio di mare.
Non tutto però era ancora perduto, c'era spazio per una
battaglia onorevole.
Il 16 luglio le navi turche presero a muoversi. Intanto i
veneziani si erano già preparati per colpirle al momento del loro passaggio.
Alcune delle loro imbarcazioni levata troppo presto
l'ancora, vennero però risucchiate dalla corrente, al di fuori dello stretto,
trascinandosi dietro sei galee e riducendo così ulteriormente la già esigua
flotta veneziana. Erano infatti rimaste la capitana, tre navi e due galeazze,
una delle quali cadde presto in mano nemica.
Il primo vero scontro coinvolse poi la nave di Daniele
Morosini che, sulle prime, sembrò reggere l'impatto. Ma la superiorità numerica
dei turchi alla fine travolse non solo la nave del Morosini, ma anche quella
comandata da Sebastiano Molino.
I turchi non avevano fatto i conti con il coraggio dei
veneziani ...
Restava ancora la terza nave, l'ultima a disposizione dei
veneziani oltre la capitana del comandante Dolfin. Quest'ultima unitamente alla galea del
capitano del Golfo, fu la vera protagonista della successiva battaglia. Stretta
da quattro navi turche, il suo comandante non si diede comunque facilmente per
vinto.
La sua nave era stata ormai colpita in più punti. Aveva gli
alberi spezzati e molte falle aperte nello scafo che imbarcava continuamente
acqua. Il comandante veneziano cercava di porre rimedio con tutti i mezzi
ancora a disposizione alla disperata situazione. Faceva rabberciare le falle,
spegnere gli incendi che si sviluppavano a bordo, riuscendo alla fine ad uscire
momentaneamente dallo stretto giusto il tempo di tirare il fiato.
Riassettato infatti il timone e preso nuovo coraggio, Dolfin
anzichè ripiegare e fare ritorno in patria date le evidenti, sfavorevoli
condizioni, reimboccò invece il canale per affrontare un nuovo scontro.
Prima però, aveva fatto giurare ai suoi uomini che avrebbero
combattuto fino all'ultimo e nell'estrema eventualità appiccato il fuoco alla
polvere da sparo piuttosto che cadere in mano nemica. Tutti, naturalmente,
giurarono. Lo scontro poteva allora incominciare.
La nave veneziana continuando a far fuoco coi propri cannoni
prese a muoversi puntando su di un unico obbiettivo: la capitana dei turchi.
Contro ogni previsione la nave nemica venne dopo un durissimo scontro
conquistata.
Intanto sulle altre due navi veneziane uscite ormai dallo
stretto con la certezza negli equipaggi che per il Dolfin fosse finita male,
scoppiò incontenibile la gioia quando invece videro apparire improvvisamente la
nave malconcia del loro comandante generale.
Il bilancio per i
veneziani data anche l'inferiorità numerica e le condizioni delle loro
imbarcazioni, era tutto sommato più che positivo. Millecinquecento turchi
avevano perso la vita nello scontro, due dei loro vascelli erano stati
incendiati mentre 5 galee rese inagibili e la loro capitana così malconcia da
dover riparare a Istambul.
Non era proprio una grande vittoria da un punto di vista
quantitativo e neppure quella decisiva o fondamentale, ma Giuseppe Dolfin
poteva ritenersi personalmente soddisfatto e con lui tutta Venezia!
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 4, SCRIPTA EDIZIONI
Nessun commento:
Posta un commento