Dal testo di Francesco Zanotto
"Svegliato Baldovino da coteste grida e dal
tumulto che più sempre appressavasi al proprio palazzo, affrettassi ad
abbandonare la città che non era più sua. Ebbe per somma ventura, che la flotta
veneziana, in sull'albeggiare di quel giorno funesto, ritornasse indietro dalla
spedizione di Dafrusa, sicchè potè salire a bordo di una galera e salvarsi. Colle stesse navi furono posti in
salvo anche tutti gli altri latini che erano rimasti fuggiaschi sulle sponde
del Bosforo; ma spettacolo veramente desolante presentavano coloro che
incalzati da necessità prepotente, quel dì fatale correvano quali forsennati al
mare co' loro pargoli in collo ... "
ANNO 1261
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta
il disegno di Gatteri.
Tenuto in piedi
dalla caparbietà militare e dai calcoli politici di Venezia l'Impero Latino,
creatura posticcia dell'europa cristiana e cattolica in terra bizantina crolla
improvvisamente. Ai veneziani l'arduo compito di salvare i fuggiaschi che si
rifugiano nel panico sulle navi ...
(Nella
illustrazione di Giuseppe Gatteri le tragiche scene di disperazione dei Latini
che abitavano a Costantinopoli salvati a stento dai marinai veneziani)
39 - LA SCHEDA STORICA
Con la vittoria e la conquista di S. Giovanni d'Acri da
parte dei Veneziani nel 1256, la tensione con la rivale Genova era destinata a
salire alle stelle. In ballo c'era il controllo dei traffici commerciali nel
Mediterraneo e da qui verso l'Oriente, vitali per entrambe le repubbliche nemiche.
Subìto il grave smacco, Genova non poteva darsi certo per
vinta. In qualche modo i Veneziani dovevano pagare il fatto di aver sottratto
ai Genovesi il loro più redditizio mercato nel Levante. E così Genova, guardava
con rinnovato interesse verso Oriente ed in particolare al governo bizantino in
esilio a Nicea dove era stato da poco eletto il nuovo imperatore Michele
Paleologo. Michele, valido soldato ed abile diplomatico, era più che mai
risoluto a porre fine all'ormai debolissimo impero Latino di Costantinopoli sul
cui trono sedeva in quel momento Baldovino II.
Erano trascorsi quasi sessant'anni dalla conquista della
città da parte dei crociati e della flotta veneziana nel 1204. Sessant'anni durante i quali i Latini videro
progressivamente ed inesorabilmente ridursi il loro potere acquistato col
sangue e la violenza più cieca e per questo mai accettato dai Greci.
Durante quei decenni gli imperatori occidentali di Bisanzio
dovettero scontrarsi inoltre con l'esercito dell'imperatore greco in esilio e
con quello dello zar bulgaro che non aveva mancato di approfittare di quel
momento di estrema debolezza dell'Impero Latino per estendere i suoi domini.
Ora era la volta di Michele Paleologo che, dopo aver
sbaragliato l'esercito del despota d'Epiro e del principe di Morea ed aver
conquistato la Tessaglia, stringeva ormai in una morsa sempre più stretta la
capitale Costantinopoli.
Qui, inutilmente, l'imperatore latino Baldovino aspettava e
chiedeva disperatamente aiuti all'Occidente. C'era bisogno di denaro fresco e
contante per organizzare la difesa della città, di uomini pronti a combattere,
ma l'eco e l'entusiasmo della quarta crociata erano ormai lontani e l'Europa
era troppo impegnata a risolvere i propri problemi per poter accorrere in aiuto
di un lontano imperatore latino di Bisanzio. Imperatore che si vide così
costretto a dare in pegno il proprio figlio a dei banchieri veneziani pur di
ottenere un prestito o a vendere agli stessi Veneziani la più preziosa reliquia
della città, la Corona di Spine.
Abbandonato dai baroni e dal clero che non mancavano di
portare con sè tutto quello che si poteva trasportare di prezioso e di valore,
Baldovino si scopriva sempre più solo a fronteggiare una situazione che andava
di giorno in giorno deteriorandosi, in un'atmosfera sempre più stagnante ed
infida.
E come i Greci anche Genova non poteva non approfittare del
momento estremo di debolezza di un impero nato sotto il vessillo di S. Marco. E così, il 13 marzo del 1261 a Ninfeo il governo genovese trattava con l'imperatore
Michele Paleologo circa gli aiuti e le eventuali ricompense per il sostegno che
Genova era disposta a concedere allo stesso imperatore per la riconquista di
Costantinopoli. Ai Genovesi, in quell'occasione, vennero concessi tutti i
privilegi commerciali già goduti dai Veneziani dal 1204 in quell'area, con in
più anche le grandi isole di Chio, Mitilene
e in più Smirne oltre che l'isola di Creta se si fosse eventualmente
riconquistata ai Veneziani.
La rivincita bizantina
Tuttavia la situazione evolveva rapidamente, tanto
rapidamente che l'imperatore greco riuscì a muovere il proprio esercito prima
dell'arrivo delle galee genovesi. Il generale Alessio Strategopoulos si stava
infatti spostando in Epiro con le sue truppe quando venne a sapere che i latini
avevano inopportunamente preparato un'azione militare contro la base greca di
Daphnousia sul Mar Nero, lasciando praticamente sguarnita la capitale. A quel
punto restava solo una cosa da fare per i Greci: tentare la riconquista della
città.
E così, attraverso una galleria sotterranea che portava
direttamente oltre le mura, vicino ad una delle porte d'accesso, il generale
bizantino fece calare una decina dei suoi uomini che, eliminate facilmente le
sentinelle, aprirono la via all'esercito che poteva fare il suo ingresso
trionfale nella città accolto dall'entusiasmo della popolazione greca.
Alessio Strategoupolos fece appiccare prontamente il fuoco
in ben quattro distinti punti della città per fiaccare e vanificare
definitivamente ogni possibile resistenza da parte dei Latini. In preda alle
fiamme, nella città si ripeterono così le stesse scene di panico e terrore già
viste nel 1204 con la differenza che ora a fuggire, per lo più, erano i
conquistatori di allora, i Latini.
Il porto divenne così
ben presto la meta di migliaia di persone terrorizzate in fuga dalle fiamme. Qui si trovava anche la squadra navale
veneziana di ben 30 galee rientrata a voga da Daphnousia che non seppe o non
potè far altro che imbarcare frettolosamente i Latini fuggiaschi fra i quali lo
stesso sfortunato imperatore Baldovino, ferito, e il patriarca della città, il
veneziano Pantaleone Giustinian. Con loro fuggiva anche il Podestà di
Costantinopoli, ugualmente veneziano, Marco Gradenigo oltre che una folla
indistinta di uomini, donne e bambini che andavano pericolosamente accalcandosi
nelle navi.
Era il 26 luglio del 1261 quando quelle stesse navi con il
loro carico umano, salparono dal porto della città verso Occidente. Ma le
disavventure erano appena incominciate. I profughi imbarcati infatti, si
rivelarono ben presto di numero eccessivo rispetto alla provviste presenti
sulle navi e così ben 3000 di loro morirono di fame e di sete in uno dei più
tragici ed umilianti viaggi di ritorno della flotta veneziana.
Con loro moriva nella più totale indifferenza dell'Europa,
anche l'impero Latino d'Oriente. Con la sua scomparsa era morto un sogno, forse
il sogno più ambizioso che Venezia abbia mai tentato di realizzare. Per i
Greci, invece, la partenza dei Latini da Costantinopoli significò la fine di un
incubo.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 2, SCRIPTA EDIZIONI
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