Dal testo di Francesco Zanotto
"Vogliono alcuni
storici che intorno a questo tempo siasi Andrea portato a Venezia, ed abbia
privatamente dimorato parecchi giorni nella casa materna. Certo è però che nel
1291 mandò a prender la madre, e con real pompa venire la fece per la Dalmazia
nell'Ungheria. L'accompagnarono nel
viaggio il fratello Albertino e Giovanni
Cornaro di lei zio materno, che ottenne licenza dal Maggior Consiglio di
seguirla e di dimorar seco lei per sei mesi. Giunta quindi Tommasina ad Alba
Reale, fu dal figliuolo incoronata regina, e assunta seco al governo del regno.
Anche Albertino fu in grande estimazione presso il nipote ... "
ANNO 1291
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Anche e soprattutto un matrimonio, quello fra la
nobildonna veneziana Tommasina Morosini e Stefano d'Ungheria, può
portare frutti alla politica di potenza di Venezia, protesa verso il
Mediterraneo orientale ma non meno attenta alle sue coste dalmate e all'importanza
dei nuovi regni, quale quello d'Ungheria ...
(Nella
illustrazione di Giuseppe Gatteri, Tommasina Morosini viene incoronata dal
figliolo Andrea III regina d'Ungheria)
40 - LA SCHEDA STORICA
Attorno alla metà del XII secolo i rapporti tra Venezia e il
regno d'Ungheria conobbero una decisa ripresa. La repubblica veneta, tuttavia,
non era nuova a questo tipo di contatti con i regnanti magiari che più volte
avevano tentato nei secoli precedenti di occupare le terre dalmate ed istriane
sulle quali si estendeva invece la giurisdizione veneziana.
Già nel 1038, inoltre, il trono ungherese era stato occupato
da un veneziano, Pietro Orseolo, nipote del primo re cattolico ungherese,
Stefano I il Santo. Nel secolo successivo invece, i rapporti tra Venezia e
l'Ungheria si caratterizzarono per la frizione dei comuni interessi nell'area
dalmata e croata, con una sequenza di scontri dovuti all'azione militare in
quelle zone da parte del re ungherese Stefano II. Fu proprio durante una di
queste battaglie che il doge Ordelafo Falier trovò la morte nel 1118.
Il mantenimento del controllo delle coste dalmate e istriane
era naturalmente di vitale importanza per Venezia in quanto, in tal modo, si
garantiva la transitabilità dei convogli mercantili nell'Adriatico. Mantenere
buoni rapporti con il confinante regno ungherese o, tanto meglio, espandervi la
propria influenza, si rivelava così indirettamente fondamentale per mantenere
la pace nell'area alto-adriatica.
All'insegna di questi delicati interessi sembra potersi
ascrivere il matrimonio fra la nobildonna veneziana Tommasina Morosini e
Stefano d'Ungheria, figlio minore del re Andrea II e di Beatrice d'Este. Tommasina Morosini era del resto l'esponente
di una delle più ricche e nobili famiglie veneziane che avevano dato alla città
già due dogi, Domenico nel 1148 e Marino nel 1249.
Un regalo per Venezia
Non è possibile conoscere le esatte circostanze che
portarono alle nozze Tommasina con Stefano d'Ungheria. Questi, nato forse a
Ferrara, dal momento che la madre era la figlia del marchese di quella città,
pare si sia un giorno recato a Venezia in casa di un tal Michele Morosini padre
appunto di Tommasina. Qui, Stefano, si sarebbe invaghito della giovane
fanciulla e, nel 1261, sarebbe riuscito ad ottenerne la mano. La sposa, oltre
al suo decantato fascino, portava in dote al marito anche un ricchissimo patrimonio,
oltre che appoggi influenti ed il prestigio di un'intera, nobile famiglia. Dall'unione
dei due giovani nacque presto un figlio, chiamato in onore del nonno paterno
Andrea.
Allevato nella città
lagunare, il giovane ben presto dovette tuttavia lasciare la tranquilla casa
materna venendo chiamato alla dignità del trono ungherese. Dopo la morte dello
zio Ladislao IV infatti, Andrea venne individuato quale possibile successore
dello zio paterno che non aveva lasciato alcun erede.
Andrea lasciò quindi Venezia per assurgere all'alta carica
con grande soddisfazione, molto probabilmente, dello stesso governo veneziano
che vedeva concretizzarsi nuovamente la possibilità di espandere la propria
influenza nel regno magiaro.
Andrea, soprannominato ben presto il Veneto, veniva così
incoronato nei primi giorni di agosto del 1290 re d'Ungheria dall'arcivescovo
di Strigonia con il nome di Andrea III d'Ungheria.
Un anno dopo, nel 1291, lo raggiungeva da Venezia anche la madre Tommasina
accompagnata dal fratello Albertino che si dimostrerà ben presto uno dei più
influenti e fedeli collaboratori anche militari, di Andrea. In quello stesso
anno (1291) Tommasina veniva anch'essa incoronata regina d'Ungheria ed assunta
in virtù di tal carica, al governo del regno. Era l'apice della famiglia
Morosini: Andrea re d'Ungheria, Tommasina regina dello stesso regno ed
Albertino, zio di Andrea, nominato principe di Morlacchia e duca di Croazia.
L'equilibrio si rompe
Tuttavia questa felice congiuntura non sarebbe durata a lungo,
tutt'altro. Andrea infatti sin dal 1292 dovete fronteggiare ed arginare da un
lato le tendenze autonomistiche dell' aristocrazia magiara e dall' altro
reprimere i tentativi di numerosi aspiranti che lo volevano cacciare dal trono,
come il duca austriaco Alberto. Conseguenza di questa situazione fu la cattura
dello stesso Andrea nel 1292 da parte dei nobili ribelli - salvo riacquistare
fortunatamente poco dopo la libertà -, nobili che mal sopportavano un sovrano
così strettamente legato per sangue, educazione e politica a Venezia. Non solo.
Al trono ungherese infatti, non aspiravano solo pretendenti locali, ma anche
più strettamente occidentali. La figlia di Stefano V, cugino di Andrea, aveva
infatti sposato Carlo d'Angiò re di Napoli al cui figlio, Carlo Martello, col
consenso del Papa, erano stati riconosciuti i diritti di successione sul trono
ungherese fin dal 1291.
La situazione, già di per sè complicata, divenne infine
caotica ed incontrollabile dopo la morte dello stesso Andrea III nel 1301, quando il precipitare
degli eventi costrinse la stessa Tommasina a lasciare l'Ungheria e fare ritorno
a Venezia. Qui, la nobildonna veneziana si ritirò nel palazzo donatole dal
fratello e posto nella contrada di S. Giuliano dove si spense nel 1311 ormai ultrasettantenne.
La sua salma venne tumulata dopo una solenne cerimonia cui parteciparono le
massime autorità politiche e religiose della città, nella chiesa di S. Angelo,
oggi scomparsa, accanto alla salma dell'amato fratello Albertino.
L'avventura ungherese dei Morosini era così conclusa. Si apriva invece per Venezia, nei suoi
rapporti con il regno ungherese, una fase alquanto difficile che nel corso del
secolo procurerà al governo veneziano non pochi, gravi problemi.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 2, SCRIPTA EDIZIONI
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