Dal testo di Francesco Zanotto
" ... giunto l'anno 1342, ravvivossi più
che mai quella guerra funesta, per sostenere la quale Odoardo invocò soccorsi
da tutte parti. Fu appunto in quest'anno, secondo nota il Sanudo nelle sue Vite
dei Dogi, che il detto re Odoardo spediva a Venezia ambasciatori per chiedere
aiuto in questa guerra contro Filippo, al quale i Genovesi favoreggiavano.
Amico era a' nostri quel re, e perciò domandava soccorso di navi e di armati. Se non che la sapienza del Maggior Consiglio,
a cui fu demandato l'affare, deliberava, non poterlosi aiutare, giacche se
amico era egli rimasto co' Veneziani, amico del pari era de' Veneziani Filippo
... "
ANNO 1342
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Venezia non solo
come potenza marittima mediterranea ma come potenza europea: infatti per avere aiuto nella guerra eterna
che contrappone Inghilterra e Francia il sovrano inglese non disdegnò di
chiedere l'appoggio militare della flotta veneta, ma la Repubblica con il
suo senso degli affari rifiutò ...
LA SCHEDA STORICA - 47
Nel corso della prima metà del XIV secolo Venezia andava
sempre più affermandosi come una delle più importanti potenze commerciali. Un
commercio che da sempre aveva fatto di Venezia una fondamentale cerniera tra
Oriente ed Occidente con la costituzione di una fitta rete di interscambi.
Si commerciava innanzitutto il sale, fondamentale per la
nutrizione, ma anche frumento e cereali indispensabili per la sopravvivenza
della città che aveva visto raddoppiare la sua popolazione nell'ultimo secolo
arrivando agli inizi del Trecento a più di 120.000 abitanti seconda solo a
Napoli e terza, in Europa, dopo Parigi.
Accanto al sale e al frumento, l'olio ed il vino, la carne e
lo zucchero, quest'ultimo proveniente in gran parte da Cipro. C'erano poi le
pelli che arrivavano dai paesi Balcanici e quindi lavorate e conciate in città
ed ancora la lana e i panni dalle Fiandre, dall' Inghilterra e dalla Toscana
ridistribuiti poi in Levante. Da qui giungevano invece le stoffe più pregiate
come la seta, ma soprattutto le spezie, prodotto richiestissimo in tutta
l'Europa medievale, di cui Venezia deteneva da secoli il monopolio. Una
ricchezza, quella della città attorno alla metà del Trecento, che si
concretizzava anche nell'espansione edilizia e nel suo costante abbellimento.
Dal 1341 presero il via i lavori della radicale
ristrutturazione dell'antico Palazzo Ducale che acquisterà nel giro di
sessant'anni le sembianze straordinarie che ancora oggi possiamo ammirare.
E' proprio Rialto a conoscere in quei febbrili decenni la
sua straordinaria espansione. Qui si trovava il mercato della frutta, delle
carni e le più importanti e numerose botteghe artigiane come quelle degli
orafi, degli spadai e dei fabbricanti di freccie. Rialto rappresenterà fino a tutto il
Cinquecento uno straordinario e vivacissimo punto d'incontro di lingue, culture
e merci, uno dei più attivi centri d'affari, un'eccezionale luogo d'incontro e
di scambio.
Anche nel resto della città si costruivano intanto nuovi
palazzi, nuove chiese, sistemando strade e ponti mentre le industrie, specie
quelle conciarie, tessili e dei cantieri navali, lavoravano a pieno ritmo
accanto ai mulini e alle saline. La potenza veneziana non era nota all'estero
solo per i suoi prodotti, ma anche per l'importanza della sua flotta.
Da sempre, sin dai tempi ormai remotissimi del re Teodorico
nel V° secolo d.C., i sovrani europei, ma anche bizantini avevano guardato alla
crescente potenza marittimo-militare di Venezia con grande interesse, una
potenza che nei secoli il governo veneziano, ovviamente, si preoccupò di
incrementare con la costruzione di navi sempre più veloci, potenti, ma anche
maneggevoli. Una flotta che nel corso dei secoli si era misurata con pirati,
Arabi e Bizantini, Normanni e Genovesi, affinando via via e di pari passo
tecniche militari e costruttive.
E proprio in virtù di questa fama internazionale e
dell'effettiva sua potenza, giunse a Venezia nel 1342 (per altri nel 1340), una
delegazione diplomatica inglese per chiedere delle navi al governo veneziano.
Il sovrano inglese Edoardo III era in quel tempo già da due anni impegnato in una delle più disastrose,
terribili e lunghe guerre che mai sconvolsero due paesi europei, guerra
destinata a durare infatti per ben cento anni.
Il conflitto vedeva contrapporsi gli interessi
dinastico-politici di Francia ed Inghilterra dopo la morte, senza eredi maschi,
dell'ultimo esponente della dinastia capetingia, Carlo IV, aprendo così la
possibilità al re inglese di sedere sul trono francese. Edoardo era infatti il
figlio del re inglese Edoardo II e di Isabella di Francia, sorella di Carlo IV
e dunque nipote, per parte di madre, del defunto re francese.
Edoardo, forte di questa parentela, nel 1340 dopo che i
feudatari francesi gli preferirono quale successore il cugino Filippo VI di
Valois - "perchè nato nel regno" si disse -, si autonominò re di
Francia dalla città fiamminga di Gand. I
mercanti ed i borghesi fiamminghi infatti, appoggiavano il re inglese con la
speranza di scalzare il governo della nobiltà filofrancese ed instaurare un
governo autonomo, seppur sotto l'egida del re inglese. Giunti a queste condizioni
la guerra apparve inevitabile.
Per affrontare il conflitto tuttavia, c'era bisogno di aiuti
finanziari e militari e, dati i buoni rapporti che intercorrevano tra
l'Inghilterra e Venezia, il re inglese trovò più che naturale chiedere al
governo ducale 40 galee, forse più, per almeno un anno. In cambio Edoardo
mandava a dire che sarebbe stato disposto a pagare qualsiasi somma il doge
avesse richiesto oltre a riconoscere ai cittadini veneziani residenti nel suo
paese gli stessi diritti e privilegi di cui godevano i suoi sudditi. Venezia
avrebbe avuto solo da guadagnarci se avesse accettato la proposta, tanto più
che la sua rivale Genova appoggiava apertamente il pretendente francese
Filippo. Tuttavia non era quello uno dei momenti più facili per la Serenissima.
Nel 1340 la città aveva subito una devastante inondazione,
la più pericolosa per la sua stessa sopravvivenza prima di quella del 1966, ma
le cose non andavano meglio neppure oltremare dove nel 1341 il governo
veneziano dovette fronteggiare l'ennesima ribellione nell'isola di Creta . Ma
il pericolo maggiore era rappresentato ora dalla disastrosa situazione in
Oriente dove l'impero Bizantino iniziava a scricchiolare sotto i colpi
dell'avanzata turca che minacciava ormai seriamente anche il Mediterraneo
orientale. E la risposta del doge Gradenigo di sostanziale anche se diplomatico
diniego alla richiesta del re inglese, si appoggiò proprio a quest'ultima,
grave situazione.
Con i Turchi che minacciavano con ben oltre 200 navi il
Mediterraneo, Venezia non poteva privarsi nemmeno di una delle sue galee, tanto
meno per vederle impegnate in una guerra fra due stati cristiani. Ciò
nonostante accettava ugualmente i privilegi offerti dal sovrano inglese e
ringraziava. In fondo, se per Venezia era importante e fondamentale il rapporto
commerciale con l'Inghilterra, quello con la Francia non era certo di minore
importanza. Da qui l'esigenza dunque, di non offendere troppo gli inglesi e di
non inimicarsi i francesi.
Nulla di nuovo nella politica veneziana, da sempre
necessariamente ed astutamente diplomatica!
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 2, SCRIPTA EDIZIONI
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