Dal testo di Francesco Zanotto
"Venuto quindi il
momento della partenza, il Gran Can chiamò a sè i tre Polo, e loro diede due
tavole d'oro con le quali potevano liberamente transitar pel suo regno immuni
da spese; gl'incaricò di ambasciate al Pontefice, ai re di Francia,
d'Inghilterra e di Spagna, e agli altri re cristiani. Diede loro eziandio quattordici
navi ben munite e vettovagliate per due anni, e in fine gli accomiatò, non
senza aver ottenuta da loro promessa che ritornerebbero a lui. Questo è il
punto che tolse a rappresentare l'artista nella tavola unita ... "
ANNO 1291 – 1292
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Che vita quella
dei fratelli Polo! E che fatica riuscire a convincere il Gran Kan per potere tornare a Venezia! Ma alla fine i nostri veneziani ci riescono e trovano ovviamente tutto cambiato. Quanti
anni passati al servizio del Kan, e quanti cambiamenti a Venezia
e in Europa ...
(Nella illustrazione di Giuseppe Gatteri i
Polo ricevono due tavole d'oro da Kubilay Khan per poter liberamente viaggiare
nel regno)
LA SCHEDA STORICA – 41
Scarse sono le notizie attorno all'infanzia del più famoso
mercante-viaggiatore veneziano, Marco Polo. La sua famiglia, di origine
dalmata, si era trasferita attorno al Mille a Venezia dedicandosi presto alla
mercatura e ai commerci con l'Oriente.
Il padre di Marco, Niccolò Polo, proprio per questa sua
attività trascorreva lunghissimi periodi lontano da Venezia, dove Marco era
nato nel 1254 e dove trascorse la sua infanzia accudito dalla sola madre. Nel
1260, infatti, il padre si era recato a Costantinopoli, raggiungendo il
fratello Matteo, che nella capitale bizantina aveva da tempo i suoi commerci.
Con un terzo fratello i Polo si recarono in quell'anno da
Costantinopoli in Crimea, a Soldaia, da sempre importante porto ed emporio
commerciale tra Oriente ed Occidente. Da lì si inoltrarono poi nella regione
del basso Volga spingendosi infine sino a Bukhara dove, a causa di una guerra,
furono costretti ad una lunga permanenza di tre anni.
Lì i Polo incontrarono casualmente un'ambasceria del re di
Persia che si stava recando presso la corte di Kubilay Khan, nipote del famoso
Gengis Khan e sovrano della lontana e favolosa Cina (Katai). I Veneziani si
unirono così alle carovane dirette nel Katai giungendo infine nella capitale
Khanbalik, l’odierna Pechino. Qui vennero benevolmente accolti da Kubilay che
li trattenne presso la sua corte fino al 1269.
In quello stesso anno i Polo fecero finalmente ritorno a
Venezia dove Niccolò potè riabbracciare il figlio Marco ormai cresciuto. Il
rientro, tuttavia, durò ben poco, dato che già nel 1271 i Polo riprendevano la
via dell'Oriente portando con loro, questa volta, anche il giovane Marco.
Quasi una vita in viaggio
Il viaggio, ancora
una volta compiuto per via terra, si rivelò lungo ed estremamente pericoloso. I
Veneziani per raggiungere nuovamente la corte di Kubilay, impiegarono infatti
ben tre anni attraversando la Persia, l'Afghanistan, gli altopiani di Badaksan.
Qui, per una malattia di Marco, la comitiva dovette fermarsi per circa un anno
per giungere, una volta ripreso il cammino, nel Turchestan cinese. Da qui
percorrendo la parte meridionale dell'antica via della seta e lungo il deserto
del Gobi, i Polo giunsero finalmente alla residenza del Gran Khan.
Kubilay accolse con grande entusiasmo i due fratelli Polo
riversando tuttavia ben presto la sua stima e la sua simpatia sul giovane e
nuovo ospite, Marco. Il sovrano mongolo, del resto, si era già dimostrato un
sovrano estremamente aperto e disponibile ad accogliere ogni novità, curioso di
conoscere quanto accadeva e come si viveva dall'altra parte della Terra.
Apertura e sensibilità comuni del resto al giovane Polo.
La considerazione goduta da Marco presso il sovrano si
concretizzò ben presto con l'assunzione da parte del giovane veneziano di
numerosi ed importanti incarichi per conto di Kubilay, che ne fece uno dei suoi
più fidati funzionari. A più riprese Marco venne infatti incaricato di lunghe
missioni diplomatiche in diverse province del vasto impero, dal Tibet alla
Birmania, che gli consentirono di conoscere gli usi, i costumi, la lingua e i
territori di popolazioni tanto lontane ed estranee al mondo occidentale di
allora. Questa intensa attività diplomatica venne anche coronata con la nomina
di Marco a governatore per un triennio della città di Yangchow.
Il desiderio del ritorno in patria, a Venezia
La permanenza dei
Polo nel Katai si stava tuttavia protraendo ormai da troppo tempo ed il Gran
Khan non sembrava intenzionato a lasciarli partire rinunciando così alla loro
presenza ed ai loro servigio L'insofferenza dei Polo dopo così lungo tempo,
d'altro canto, aumentava progressivamente e quando si presentò loro
un'occasione per poter finalmente ripartire senza per questo offendere la
generosa ospitalità del Gran Khan, non se la fecero scappare.
L'occasione fu data dal viaggio della principessa mongola
Cocacin, della medesima stirpe del sovrano, viaggio che l'avrebbe portata al
suo promesso sposo il Gran Khan di Persia.
E così nel 1292, a quasi vent'anni dal loro' arrivo in Cina,
i Polo potevano fare finalmente ritorno in Occidente, a Venezia, aggregandosi
alla scorta e al seguito di ben oltre 2000 persone, della giovane principessa.
Kubilay, ormai rassegnato alla partenza dei Polo e del giovane Marco, fornì
loro le navi indispensabili al lungo viaggio e con le navi le scorte per almeno
due anni.
Il viaggio di ritorno infatti, si sarebbe svolto nella sua
prima parte per via marittima, lungo la penisola di Malacca fino a Sumatra e
Ceylon. Superata l'isola e risalendo le coste occidentali dell'India, sarebbero
poi approdati ad Hormuz in Persia. Da
qui il convoglio avrebbe proseguito per via terra fino a raggiungere finalmente
la corte del sovrano persiano dove i Veneziani sostarono per altri nove mesi,
trascorsi i quali i Polo ripresero la via del ritorno attraverso Trebisonda e
Costantinopoli.
Era il 1295 quando, superato il Bosforo, Niccolò, Matteo e
Marco Polo si lasciarono alle spalle migliaia di chilometri ed un'avventura
commerciale ma soprattutto, e primariamente, umana ed intellettuale
irripetibile. In quel medesimo anno il terzetto fece infatti ritorno a Venezia
dove nel frattempo la madre di Marco era deceduta senza mai più rivederli.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 2, SCRIPTA EDIZIONI
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