venerdì 20 marzo 2015

QUEL CHE GL’ITALIANI DOVREBBERO SAPERE IN FATTO DI STORIA E DI BANDIERE


Da tempo si fa un gran parlare di anniversari patriottici e del tricolore… Ma sono discorsi seri?



Bandiera tricolore (bianco, rosso e verde) della RC, la Repubblica Cispadana costituitasi in epoca napoleonica dal gennaio al luglio del 797).



Premessa 


Dire cose totalmente diverse o contrarie alla realtà costituisce una grave e inaccettabile menzogna… ma anche le “mezze verità” sono da condannare, poiché ad esse corrisponde sempre, inevitabilmente una “mezza menzogna”… ed anche questa è una cosa inaccettabile!

Ciò non ostante, la “mezza verità” è il sotterfugio più usato dai politicanti per fare apparire credibili le loro menzogne, in modo da carpire la fiducia del popolo, il cui consenso permette poi a loro di agire a proprio arbitrio nella gestione della cosa pubblica.

Sola difesa per i Cittadini è la ricerca della verità, ricerca però di difficile attuazione per le difficoltà nel reperimento di documentazione veramente obiettiva e perché i profondi condizionamenti culturali, subiti dal Cittadino in età scolare, lo fanno sicuro di saperne abbastanza e, di conseguenza, di non avere bisogno di ulteriori approfondimenti.

Un chiaro esempio della reale portata dei condizionamenti subiti dal Cittadino in età scolare è dato dal confronto fra il “poco” che riportano i testi scolastici di storia patria riguardo agli avvenimenti dell’epopea risorgimentale nella Regione Veneta ed il “molto” che tacciono, una significativa parte del quale è riportato fortunatamente nelle opere di alcuni rari autori come, ad esempio, nel XXIX volume della Storia d’Italia di Montanelli e Gervaso e nel ponderoso volume su Il Risorgimento Italiano di Cesare Giardini.(1)

Altre situazioni forse volutamente equivoche sono, come vedremo, quelle riguardanti le “celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia” e “la storia della bandiera italiana”.

Equivoci e mezze verità

Come si è detto, una situazione alquanto equivoca, frutto certo di scarsa informazione e di disattenzione verso la realtà delle cose, è quella riguardante le tanto pubblicizzate celebrazioni per il cosiddetto “centocinquantesimo” anniversario dell’unità d’Italia.

Se infatti, per “unità d’Italia” si intende l’unione di “tutte” le regioni del nostro Paese situate a sud delle Alpi, comprese cioè anche le tre Venetie (l’Euganea, la Tridentina e la Giulia) i conti non tornano.

Poiché infatti, il centocinquantesimo anniversario si riferisce alla data del 1861, delle due l’una: o le celebrazioni in oggetto non riguardano l’unità d’Italia ma un altro storico avvenimento, oppure con esse si vuole sancire una realtà storica di fatto, che farebbe storcere il naso a un mucchio di Italiani.

E il perché è presto detto.

L’unità d’Italia, cioè l’unificazione di “tutte” le regioni italiane sotto un’unica bandiera, non avvenne nel 1861, perché le tre Venetie erano ancora sotto dominio austriaco: infatti, la Venetia Euganea fu annessa all’Italia solo dopo la cosidcetta terza guerra d’indipendenza, combattuta nel 1866 e persa dal Regno d’Italia su tutti i fronti di terra e sul mare ma fortunatamente stravinta dalla Prussia alleata dell’Italia, mentre la Venetia Giulia e la Tridentina furono annesse all’Italia solo nel 1918, dopo la grande guerra vinta finalmente dall’Italia e dai suoi alleati, vittoria però, che il Governo Italiano non seppe far valere sul tavolo della pace rassegnandosi anche troppo remissivamente a rinunciare alla Dalmazia che, pur essendo un territorio non compreso dalla cerchia alpina, era da sempre abitata da Genti Venete ed era appartenuta alla Repubblica di Venezia per quasi mille anni, fino al momento dell’invasione napoleonica della Venetia.

Essendo questa la situazione storica, se proprio si voleva festeggiare il centocinquantesimo anniversario di qualcosa, si doveva farlo commemorando la “nascita dello Stato Italiano”, Stato che fino a sessant’anni fa si chiamava “Regno d’Italia”.

Ma se proprio si insiste a voler festeggiare il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, ebbene, così sia…

Ma ricordiamoci bene: affermare coi festeggiamenti in corso, che l’unità d’Italia giunse a compimento nel 1861, significa prendere finalmente atto di una innegabile realtà storica, accettando la quale si proclama di fatto ufficialmente l’estraneità dei Veneti dal consesso delle popolazioni italiane.

E questo con somma gioia e soddisfazione di quanti fra i Veneti, e sono un’infinità, sognano la rinascita della Serenissima Repubblica di S. Marco.

Paradossi sul tricolore

Altro eclatante pasticcio, generato dalle mezze verità riportate da centocinquant’anni nei libri di scuola, è costituito dalla paradossale diatriba politica sorta fra i sostenitori e i detrattori della Bandiera Italiana.

Oggi infatti, i più accesi sostenitori della sacralità della bandiera italiana sono paradossalmente dei personaggi nati e cresciuti politicamente in un partito che, per decenni, nei suoi manifesti ha nascosto il Tricolore sotto una bandiera rossa con falce e martello, bandiera che costituiva il vessillo nazionale dell’Unione Sovietica…

Inoltre quei personaggi, che attualmente si atteggiano a strenui difensori dell’unità della patria italiana, sono gli stessi che, animati fino a vent’anni fa da un amore struggente verso la lontana “patria sovietica”, per decenni hanno combattuto l’idea del patriottismo verso l’Italia accusandolo di essere una deprecabile eredità del ventennio fascista!

Altrettanto paradossale appare l’avversione per la bandiera italiana espressa da vari esponenti politici “padani”: sull’esempio del loro “leader maximo” infatti, essi ignorano allegramente dei fatti storici, che dovrebbero invece indurli semmai a reclamare per la Padania l’uso esclusivo del Tricolore.

Il fatto è che i libri di scuola non dicono che la bandiera bianco-rossoverde nacque nel 1796 in Francia, con l’approvazione di Napoleone, quale vessillo delle legioni lombarda e italica che combattevano nell’armata napoleonica… e che fu per questo che, nel gennaio 1797, quel vessillo fu adottato come bandiera nazionale dalla Repubblica Cispadana… e non dicono nemmeno che, pochi mesi più tardi, nel luglio del 1797, quello stesso vessillo divenne la bandiera nazionale della neonata Repubblica Cisalpina, la quale, inglobata la Repubblica Cispadana, grazie all’incalzare delle vittorie napoleoniche raggiunse in breve le dimensioni di quella che oggi viene definita Padania.(2)

Di fatto, dunque, ben sessantatre anni prima del 1861 (anno in cui venne assunto come bandiera nazionale del neonato Regno d’Italia) il Tricolore fu la bandiera nazionale del primo Stato Padano della storia … e nulla toglie all’importanza della cosa il fatto che quello Stato non si chiamasse Repubblica Padana ma Repubblica Cisalpina, esattamente come nulla toglie all’importanza delle celebrazioni in corso il fatto che lo Stato Italiano, il cui nome attuale è “Repubblica Italiana”, fino a meno di settant’anni fa fosse chiamato Regno d’Italia.

Resta però lo stupore per l’avversione degli esponenti padani verso il Tricolore, loro primissima bandiera nazionale!

Infine, va ricordato che il tricolore non solo fu la bandiera del primo Stato Padano ma fu anche la bandiera della Repubblica di Venezia risorta con la rivolta della primavera del 1848 contro il dominio asburgico: il Governo Provvisorio della città infatti, assunse come bandiera nazionale il tricolore ornato con il  leone di S. Marco.  Il fatto che poi la Repubblica di Venezia abbia abbandonato questa bandiera non fu dovuto al rifiuto dell’ideale risorgimentale, ma fu la conseguenza del comportamento dell’armata piemontese, la quale, attestandosi inerte per mesi in riva al Mincio, si mosse solo dopo che gli eserciti austriaci ebbero completato il soffocamento nel sangue delle città venete di terraferma in rivolta, comportamento certo non dovuto ad un eccesso di amore verso i Fratelli delle Venetie ma fu dettato da uno spietato calcolo politico che spense nei Veneti l’anelito all’unità d’Italia.(3)


Tricolore (bianco, rosso e verde) con Leone di S. Marco adottato dalla Repubblica Veneta (rinata a seguito della rivolta contro il dominio austrico) con decreto del 27 marzo 1848 emanato dal Governo Provvisorio della città di Venezia.
(da Il Leone di San Marco – di G. Aldrighetti ed M. De Biasi, Venezia 1998)


NOTE

1      Si veda, a questo proposito, “VENETI SU LA TESTA”, l’opuscolo che costituisce il numero -3-di questa serie di APPUNTI DI STORIA.

2      Le informazioni e le date sulla bandiera italiana sono facilmente veri-ficabili nel DIZIONARIO ENCICLOPEDICO TRECCANI (ed. 1955) alle voci  bandiera, cisalpino e cispadano.



Fonte: visto su Discutiamo la Scienza, del 28 novembre  2013

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