Convento di San
Bernardino in Verona. La prima pietra della chiesa fu solennemente benedetta
dal vescovo Condulmier il 23 Aprile 1452.
VOLUME II - EPOCA III
– CAPO XXI
SOMMARIO. - S.
Bernardino da Siena a Verona - Monastero di S. Chiara - Minori Osservanti all'
Arcarotta; indi nel Borgo S. Zeno: S. Giovanni da Capistrano - Servite
Terziarie - Gesuati - Fiesolani - Eremiti Gerolimini - Olivetani a S. Maria in
Organo - Gli Umiliati - Confraternita del SS. Corpo di Cristo - La Domus
sanctae Pietatis - Il Monte di Pietà - Religiosità della Signoria e del
Consiglio dei XII
e L.
Abbiamo già veduto come nel secolo XIV s'abbia avuto un po'
di risveglio religioso in Verona.
Ora possiamo aggiungere che un tale risveglio ebbe un più
ampio sviluppo nel secolo XV; non solo individuale nei singoli fedeli, ma anche
sociale. Pur troppo la dominazione dei veneziani porta una generale
demoralizzazione dei costumi per il lusso smodato e la mania dei godimenti
carnali: Verona seguiva gli esempi della città dominatrice. Pur tuttavia sotto
la Signoria Veneta regnava in Verona la pace e la concordia. La città era
governata saggiamente, e tanto la Signoria quanto il comune, il così detto
Consiglio dei XII e L, riconoscevano nella religione un mezzo efficacissimo per
il buon ordine e per la pubblica tranquillità; e così riconoscevano
nell'autorità il dovere di tutelare e promuovere il culto religioso e di
praticarlo ufficialmente.
A questo rinvigorimento della vita cristiana fino dai
primordii del secolo XV contribuì soprattutto la venuta a Verona di fra Bernardino da Siena, invitato dai
rettori stessi della città. Il manoscritto del Seminario allegato altre volte
ci dà questi particolari: « 1422 die p
(postremo) Hoctobris in festo omnium Sanctorum fr. Bernardinus de Senis O. minorum de observantia sci Francisci
predicavit Verone incipiendo die p
(primo) novembris usque ad diem dominicam 17 januarii in festo sci Antonii in
ecclesia maiori et deinde ivit Vicentiam ad predicandum ».
Certamente la predicazione di S. Bernardino poté molto
sull'animo del veronesi; la sua parola, ravvivata da sublimi esempi della sua
virtù, scosse l'indifferentismo pur troppo diffuso nel secolo XV anche fra di
noi, e ravvivò la fede e la pratica della religione e della altre virtù
cristiane. (1)
Primo frutto fu la
diffusione della devozione al Nome di Gesù e la pratica introdotta per opera di
S. Bernardino in Verona e nelle altre città del Veneto di apporre il monogramma di Gesù
sulle porte delle chiese e sulle porte e pareti interne delle abitazioni dei
fedeli.(2)
Si dice pure che egli abbia diffuso fra di noi la frequenza
ai santi sacramenti della confessione e comunione, e rinfrancati i veronesi
nella fede e nell'amore alla Divina Eucaristia. Fu pure per gli eccitamenti di
S. Bernardino che la corsa del pallio solita a farsi nella domenica prima di
Quaresima fu anticipata, perché non venisse profanato il tempo della penitenza
quadragesimale.(3)
Pare che S.
Bernardino sia venuto a Verona anche nell'anno 1436: certo vi venne
nell'anno 1443. Così il nostro manoscritto: « 1443,4 sept. fr. Bern. senensis Veronam venit ad praedicandum »: la
sua venuta precedette di dieci giorni il solenne ingresso del vescovo Francesco Condulmier.
Frutto della predicazione e delle esortazioni di S. Bernardino fu la fondazione del
monastero delle suore di S. Chiara,
delle Povere donne Damianite.
Alcuni gentiluomini verso il 1424 comperarono un fabbricato
di origine longobardesca con un buon tratto di terreno nella parrocchia di S. Giovanni in Valle, ed ottennero che
venissero ad abitarvi tre suore Clarisse
dal monastero, Corpus Domini di
Mantova, fondato pochi anni prima per opera di S. Bernardino. Il nuovo monastero di Verona dovette costituirsi ben
presto numeroso; poiché il pontefice Martino
V con bolla 7 settembre 1425 concesse a quelle suore amplissimi privilegi
ed indulgenze ed esenzioni.(4) Ben
presto si eresse anche la chiesa; poiché da un breve del pontefice Eugenio IV essa apparisce già compita l'anno 1437(5): tuttavia la facciata porta la data
1452.
In un sobborgo di Verona si stabilì in quest'epoca una nuova
famiglia di Frati Minori Osservanti
per opera di S. Bernardino.
Fuori della porta S.
Giorgio nel luogo detto Arcarupta,
od in alcuni documenti Carupta,
Carotta, Casarotta, era vuoto per mancanza di suore un antico
convento di benedettine: esso fu restaurato per cura del Senato veronese; per
concessione di Eugenio IV era
denominato di S. Maria delle Grazie.
Pare di certo che l'immissione dei Minori
Osservanti in detto convento siasi fatta per opera di S. Bernardino; il quale a questo scopo sarebbe venuto a Verona
l'anno 1436.
In questo convento certamente dimorò qualche tempo S. Giovanni da Capistrano, che
esercitava pure l'ufficio di visitatore, e come tale visitò più volte le suore
di S. Chiara.
Egli fu sempre devotissimo al suo maestro Bernardino: quando poi Bernardino,
defunto il giorno 20 maggio 1444, dal pontefice Nicolò
V nel 24 maggio 1450 venne elevato agli onori degli altari, e gli abitanti
del borgo di S. Zeno, memori dei
benefizi per mezzo di lui ottenuti da Dio, pensarono a fabbricare una chiesa ad
onore di lui, fra Giovanni scelse il
luogo dove si avesse da erigere la chiesa, e si adoperò perché vicino ad essa
si erigesse il nuovo convento per i suoi Minori
Osservanti, per i quali era troppo ristretto ed incommodo il convento della
Carotta.
La prima pietra della chiesa fu solennemente benedetta dal
vescovo Condulmier il 23 Aprile
1452.(6) Per la erezione del convento si opponeva la
troppa vicinanza al monastero delle Agostiniane
di S. Giovanni della Beverara: ma un breve del pontefice Nicolò V dato il 22 luglio dello stesso
anno tolse ogni ostacolo; e così si ebbe stabilito nel borgo S. Zeno l'ordine dei Minori Osservanti, là dove anche ora si
trova il convento di S. Bernardino(7).
Nel centro della città era assai fiorente la congregazione dei Servi di Maria presso
la chiesa di S. Maria della Scala. (b) Poco lungi, presso la chiesa di Sant'Andrea, sorse in
quest'epoca una casa di Terziarie della medesima congregazione, dette Mantellate, fondate nel
secolo precedente da S. Giuliana
Falconieri.
Notiamo, come una singolarità, la controversia sollevata dai
parrochi vicini sul diritto di amministrare ad esse i Sacramenti: i parrochi
pretendevano che si confessassero e comunicassero nelle loro chiese parrochiali
quattro volte l'anno: le suore voleano potersi confessare presso i padri Serviti. La controversia fu
portata a Roma; ed i pontefici Eugenio
IV e Nicolò V prescrissero che
dovessero comunicarsi nelle chiese parrochiali nella solennità della Pasqua.(8)
Verso la stessa epoca si stabilirono sul tratto a sinistra dell'Adige i Padri di S. Girolamo detti Gesuati. Da principio
abitavano in alcuni romitori fabbricati a fianco e al di sopra della chiesa di S. Bartolomeo in Monte: poi ottennero
dal vescovo Guido Memo di poter
fabbricarsi una chiesetta propria con annesso un convento più regolare: è la chiesetta di S. Girolamo annessa alla
casa mezzo diroccata, che ora serve di museo del Teatro Romano: lì presso fabbricarono altra chiesetta ad onore di S. Benedetto, e si dissero Compagnia dei poveri Gesuati dei Santi
Benedetto e Girolamo.
In seguito ottennero che fosse loro assegnata anche la chiesa di S. Bartolomeo, e da allora si
dissero anche Fratres monastero sci
Bartholomei de Verona: ciò avvenne nel 1461 per decreto del vescovo Ermolao Barbaro, dietro un
breve del pontefice Pio II (9).
Uno dei primi eremiti fu un nostro veronese,
Giannetto, che in alcune memorie ha il titolo di Beato.
Gli eremiti della Congregazione
Fiesolane nel 1435 per concessione del vescovo Guido Memo ebbero alcune case in vicinanza della chiesa di S. Michele ad Portam (Borsari).
Di là verso il 1440 si trasferirono alla chiesa di S. Zeno in Monte; ed ivi poterono stabilirsi in forza
di un breve di Eugenio IV a Lodovico Fontana canonico veronese,
dato il 10 settembre 1444.(10) Vi stettero fino all'anno
1668, nel quale per decreto di Clemente
IX dovettero abbandonare la vita monastica e vivere da sacerdoti e laici
secolarizzati.
Un'altra istituzione religiosa sulla sinistra dell'Adige fu quella degli Eremiti Gerolimini, fondata nel 1380 dal B. Pietro da Pisa.
Nell'anno 1464 il Beato
Filippo di Sant'Agata, venuto a Verona, ottenne dall' abate di S. Maria in Organo che a lui ed alcuni
suoi confratelli fosse concessa la chiesa di S. Maria e S. Giorgio della
Vittoria, che, non sappiamo per quali titoli, era passata sotto la
giurisdizione di quella abazia: stabilitisi presso quella chiesa, eressero di
poi un convento abbastanza comodo; ed anche nel 1487 la chiesa detta di S. Maria delle Grazie o della Vittoria nuova. Questa fu consacrata il
giorno 17 aprile 1517 da Antonio Zio
suffraganeo del vescovo Marco Corner.
Il B. Filippo resse il nuovo
monastero per alcuni anni; e pare che, ivi pure defunto, sia stato sepolto
nella chiesa di S. Maria della Vittoria
vecchia.(11)
Nel monastero di S.
Maria in Organo troviamo nella prima metà del secolo XV alcune mutazioni
radicali.
Verso l'anno 1425 essendo i monaci Benedettini ridotti ai minimi termini, per ingerenza dei
canonici i beni di quel monastero passarono in commenda ad Antonio Correr cardinale vescovo
Ostiense e patriarca di
Costantinopoli; il quale, a quanto ne dice un autore coevo, riformò
radicalmente quell'abbazia(12); anzi
verso il 1445 con grande generosità la cedette ai monaci Olivetani di S. Giorgio in Alga, autorizzato da un breve di Eugenio IV dato il 10 settembre 1444(13). Si dicevano Monaci bianchi dell'Ordine di S. Benedetto e della Religione
di Monte Oliveto. Dalla metà del secolo XV vi stettero sino alla
soppressione napoleonica avvenuta l'anno 1807.
Di fronte a tante nuove fondazioni di ordini religiosi
dobbiamo deplorare nuove incertezze sorte nel secolo XV sulla condotta degli Umiliati, ordine già ambiguo fin dalla
sua prima fondazione.
Un breve di Eugenio
IV dato il 29 aprile 1439 a Guberto
Nichesola vescovo di S. Leone,
mentre sottrae alla giurisdizione degli Umiliati
le monache di S. Giovanni alla Beverara,
accenna anche alla soppressione degli stessi Umiliati(14): tuttavia anche in seguito ne troviamo alcune case in città ed
in alcuni paesi della diocesi. La definitiva soppressione fu ordinata l'anno
1571 dal pontefice S. Pio V per il
delitto da alcuni di essi commesso contro
S. Carlo.
Alla vigilia della così detta Riforma fu provvidenziale in
Verona la Confraternita segreta del ss.
Corpo di Gesù, istituita per le persone viventi nel secolo.
Fondatore ne fu il P. minore osservante Girolamo
degli Auricalchi, in occasione di una predicazione tenuta da lui nella
nostra cattedrale l'anno 1517: ebbe a sua sede la chiesa di SS. Siro e Libera concessa dai monaci olivetani di S. Maria in Organo, dietro
corresponsione annua di una libbra « cerae
laboratae »; e la concessione fu legittimata dal pontefice Leone X con breve dato il 29 luglio 1521.
Tra i primi ascritti fu S.
Gaetano Thiene, del quale dice il nostro Giberti che « hanc sanctam
confraternitatem mirifice auxit ac perfecit ».(15) - Una simile confraternita era stata promossa dal B. Bernardino
da Feltre in Malcesine l'anno 1514.
In quest'epoca troviamo pure nuove istituzioni di opere di
beneficenza.
Così fu giuridicamente costituita la Domus sanctae Pietatis: la quale avea avuto una prima
origine verso la metà del secolo XIV per generosità di Taddea Carrara vedova di Mastino
II, che donò a questo scopo
un suo palazzo prossimo alla cattedrale. Questa opera fu poi costituita nella sua forma
giuridica con relativa confraternita l'anno 1426 « pro bajulandis et nutriendis infantibus et educandis egentibus et
miserabilibus personis ».(16) Fu
così costituita per deliberazione dei signori e del comune; era perfettamente
laica, indipendente dall'autorità ecclesiastica.
Altra opera benefica fu il Monte di Pietà, istituito allo scopo di migliorare la
condizione delle persone indigenti, costrette talvolta a domandare prestiti
dietro un'usura eccessiva, massime dagli Ebrei.
Primo promotore di quest'opera in Verona fu un frate francescano
il P. Bernardino da Feltre, con la sua predicazione tutta inspirata ai
sensi della carità cristiana. Il vero istitutore fu un altro frate francescano,
fra Michele da Aqui. Una immagine di
lui dipinta da Francesco Morone e
più tardi riposta nel Monte stesso,
porta questa epigrafe: « Hic fuit homo
missus a Deo' cui nomen erat Fr. Michael de Aquis ordinis seraphici Francisci
de observantia, cuius praedicationibus magnifica Comunitas Veronae ut
pauperibus subveniretur hunc Montem Pietatis oblationibus erexit anno Domini
MCCCCXCV ».
Il decreto del consiglio
di Verona per l'istituzione del Monte
fu segnato il 7 agosto del 1490. La funzione, inaugurale nella domenica 29
agosto, ci restò descritta da un teste de
visu, Pier Donato Avogarius, che la nomina e la descrive un vero trionfo
di Gesù Cristo: la relazione è dedicata « senatui populoque veronensi »(17)
(c)
Fu eretto un altare nella piazza dei Signori: la processione
col concorso di quaranta mila persone accompagnava un monte, su cui stava Gesù
con Maria e S. Giovanni; il vescovo (forse un suffraganeo del Card. Michiel) procedeva tra il podestà
ed il capitano preceduto dal corpo dei sacerdoti; sulla piazza tenne un solenne
discorso fra Michele.
In breve i cittadini concorsero a gara con offerte di danaro
e di oggetti preziosi: l'amministrazione cominciò il giorno 9 settembre
successivo. Negli statuti, pubblicati recentemente,(18) fu stabilito che la cassa dei danari « sia messa nel monastero de le venerabil donne et monache di S. Clara
qui in Verona, per essere quel loco securissimo da foco e da furti, stando
nelle mane de quelle fedelissime et devotissime religiose ».
Fino dal principio abbiamo accennato come la religione fosse
praticata in Verona anche
socialmente; massime nella signoria, nel consiglio dei XII e L. Così negli
Statuti del comune fu ordinato che sopra tutte le porte della città fossero
dipinte le immagini di Maria col Figlio
tra le braccia, di S. Zeno nostro
protettore, di S. Pietro con le chiavi in mano e di S. Cristoforo.
L'anno 1413 fu decretato che per onorare la festa di S. Zeno, 21 maggio, cinquanta
dei principali cittadini accompagnassero i magnifici Rettori nella visita alla
basilica: indi, sorta questione chi dovesse sottostare alla spesa per le
offerte da farsi in tale occasione, la Signoria Veneta dovette riconoscere in
sé questo dovere, pur di soddisfare alla devozione dei veronesi verso il loro
patrono.(19) Più tardi nel 22 aprile
1423 il Consiglio del comune stabilì che i tre giorni delle solennità di S. Zeno, 21 maggio, 12 aprile, 8
dicembre, fossero festivi.(20)
altrettanto stabilì il Consiglio per la festa
di S. Pietro Martire, 29 aprile.(21)
Nel 1448 a dì 19 luglio il Consiglio decretò che fosse
festivo il giorno della festa di S.
Nicolò da Tolentino, e che in esso « sint
interdicta placita ... et omnia opera manualia in apertum et aperitio stationum
». Più tardi nel 1505 stabilì pure che in tal giorno « pulsetur campana grossa».
Per amore di brevità omettiamo il lungo catalogo di funzioni
e processioni votive decretate dal medesimo Consiglio nei due secoli XV e XVI (22).
NOTE
1 - SPAGNOLO, S. Bernardino
da Siena a Verona, pago 6-12 (Verona 1900).
2 ALESSIO, Storia
di S. Bernardino da Siena e del suo tempo, pag. 188 (Mondovì 1899)
3 - ANT. PIGHI, La
corsa del Pallio; pag. 6 (Verona 1883); SPAGNOLO, Opusc. cit., pag.8-9.
.
4 - Vedi Antico
volgarizzamento della Regola di S. Chiara, pag. 60 (Verona 1860).
5 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona VIII, pag. 175-177.
6 - BIANCOLINI, Chiese
IV pag. 335.
7 - Il breve fu
dato a (S.) Lorenzo Giustiniani, Patriarca di Venezia. BIANCOLINI, Chiese
IV, pag. 336. (a).
8 - Il breve di
Nicolò V 9 marzo 1448 con altri documenti presso BIANCOLINI, Chiese IV, pag.
336.
9 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona VII, pag. 263-269, e Docum. LXV, LXXI, pag. , 276-184.
10 - UGHELLI, Italia
sacra V, col. 923; ANT. PIGHI, La chiesa di S. Zeno in Monte, pag.4.
11 - ANI. PIGHI, Agiografia
veron. in Bollett. eccl. 1918, pag. 167 - Il BIANCOLINI, Chiese
III, pag. 222, lo dice sepolto nella chiesetta dei SS. Faustino e Giovitta
a Torri: ma forse egli lo confuse col B. Pietro Malerba.
12 - VESP. da
BISTICCI, Card. A. de Coreri, presso MAI, Spicil. Rom, pag.
158-161 - Antonio Correr fu anche il primo abate commendatario di S. Zeno.
BIANCOLINI, Chiese I, pag. 57.
13 - Presso
BIANCOLINI, Chiese V. P.I., pag. 27.
14 - BIANCOLINI, Chiese
VI, pag. 255-259.
15 -SALVARO, La
chiesa dei SS. Siro e Libera, pag. 15-17, e Docum. III, IV.
16 - BIANCOLINI, Chiese
III, pag. 243-253; BAGATTA, Storia degli spedali ... in Verona, pag.
36.
17 - Una
traduzione letterale si trova in un manoscritto del nostro Seminario, con note
preziose del sac. Santi Fontana.
18 - Archivio
storico Veronese, Anno 1880 aprile, pago 87-98.
19 CAVATTONI, Memorie ... di S. Zeno, Note 60, 61;
PERETTI, Storia di S. Zeno,
pag.34.
20 BIANCOLINI, Chiese III, pago 513-514.
21 CIPOLLA, Ricerche storiche sulla Chiesa di Santa
Anastasia, pago 19. 22 Vedi ANI. PIGHI, in Verona fedele, 3 e 5
agosto 1886.
171
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XXI (a cura di Angelo
Orlandi)
a) Per S.
Bernardino si vedano anche: A. BERENGO MORTE, San Bernardino da Siena nelle
Venezie, Verona 1945, pp. 131-165; G.M. DIANIN, San Bernardino da Siena
a Verona e nel Veneto, Verona 1981, pp. XXIV -432.
b) G.M.
TODESCATO, Ordini religiosi del Trecento. Le origini di S. Maria
della Scala, in Studi Storici Veronesi L. Simeoni, v. XVIII-XIX
(1968-69), pp. 153-205.
c) G. SORANZO, Parte
inedita della Cronaca di Anonimo Veronese (1438-1445 e 1488-1491) Verona
1955, pp. 54-56.
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI
STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II
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