Concilio di Trento - Castello
del Buonconsiglio - Monumenti e collezioni provinciali.
La tela fu pagata dal
Municipio di Trento ed è una replica fedele del dipinto attribuito a Elia
Naurizio ora al Museo diocesano tridentino. Fu commissionato da Hans Hörmann di
Hall, operante a Trento come fattore di casa Fugger.
VOLUME II -
EPOCA IV - CAPO VI
SOMMARIO. - Necessità
di un Concilio generale. - Il Giberti a Vicenza ed a Trento. - Le
Constitutiones Gibertine - I vescovi Luigi Lippomano, Girolamo Trevisani,
Bernardo Navagero - Altri teologi e canonisti veronesi.
Due furono le cause, che fecero conoscere ed estimare la
necessità di un Concilio generale verso la metà del secolo XVI: le nuove
eresie, e la corruzione dei costumi, massime nel clero.
Già dal principio del secolo precedente l'autorità della
Chiesa e del suo Capo visibile era stata scossa terribilmente per le eresie
antiautoritative, causate, od almeno fomentate, dal grande scisma occidentale:
deprezzata la sua autorità dottrinale, avvilita la sua autorità precettiva: Di
qui si spiega come le dottrine di Lutero, che considerate in se stesse e
nel loro autore non doveano incontrare che la noncuranza generale, si poterono
radicare nella mente di tanti cristiani ed in breve tempo trovar tanti
proseliti in tutta la Germania, per
estendersi poi in Francia e nell'Inghilterra.
Era quindi necessario restaurare l'autorità della Chiesa col
sollevare specialmente il clero al di sopra delle cose umane, purificarlo,
santificarlo; affinchè così potesse assicurarsi la grazia di Dio e con la
predicazione vivificata da una vita santa avesse a restaurare anche i fedeli.
Quest'opera di restaurazione dovea cominciare nel centro della cristianità, in
Roma e precisamente nella Curia Romana: ed è in quest' opera di restaurazione,
che troviamo con ammirabile energia adoperarsi Giammatteo Giberti vescovo della chiesa veronese,
membro e parte attivissima della Commissione creata a questo scopo dal
pontefice Paolo III l'anno 1536. Il Consilium ... super reformationem
sanctae Romanae Ecclesiae, presentato al Pontefice nella
primavera dell'anno 1537, secondo i Ballerini sarebbe redatto quanto alla
sostanza dal nostro vescovo Giberti(1).
Insieme però si sentiva da tutti la necessità di un Concilio
generale, sia per radicar meglio e generalizzare la riforma dei costumi, sia
per rivendicare alla Chiesa la sua autorità e per essa sostenere le verità
cattoliche contro le nuove eresie; ed anche nell'attuazione di questo
universale desiderio ebbe parte importante il nostro vescovo.
Si trattò la prima volta di un Concilio nel congresso tenuto
a Bologna tra Clemente VII e Carlo V
(nov. 1532 - marzo 1533), e per predisporre quel convegno il Papa volle avere a
Bologna il Giberti.
Più tardi il pontefice Paolo
III trattò con la Repubblica di Venezia per celebrare il
concilio a Vicenza; ed appena il Giberti tornò dalla legazione d'Inghilterra, il Papa lo mandava a Venezia a ringraziare il Senato, poi a Vicenza per disporre i preparativi del
concilio. Il card. Seripando, parlando delle prime adunanze di vescovi in Vicenza, dice che vi erano pochissimi
vescovi: «verum multorum instar esse
potuit Gibertus Episcopus Veronensis,
vir plane cum priscis Patribus et antiquae Ecclesiae Pastoribus in omni Episcoporum
munere fungendo unus jure conferendus»(2).
Quando poi, svanito il progetto di un Concilio a Vicenza, si stabilì di convocarlo a Trento, il Papa insieme con alcuni cardinali e prelati insigni vi
destinava anche il Giberti(3). Egli
vi si recò verso la metà del gennaio 1543(4), lieto di poter consacrare se
stesso ad un'opera, dalla quale sperava di veder in breve consolidata la fede e
riformati i costumi: a Trento lavorò
a tutt'uomo per disporre ogni cosa per il buon andamento del Concilio. Ma altri
erano i consigli di Dio; dopo qualche mese per un malore contratto a Trento dovette tornare a Verona; dove sulla fine di quell'anno
chiuse i suoi giorni, prima ancora che si
inaugurasse il concilio.
Ma sopratutto con le sue Constitutiones il nostro vescovo contribuì all'opera
riformatrice del Concilio di Trento,
massime nei decreti e canoni disciplinari. Così quanto il concilio stabilisce
sulla vita ed onestà dei chierici, sulle loro vesti e la tonsura, sono quasi
una riproduzione di quanto avea stabilito il Giberti nelle sue costituzioni.
I decreti, che riguardano la predicazione, l'approvazione
dei confessori, la Clausura delle monache, l'insegnamento della dottrina
cristiana, è chiaro che quanto alla sostanza i Padri del concilio li presero
dalle costituzioni del Giberti. Anzi il cardinale Agostino Valerio dice che le Constitutiones
del Giberti «tanta prudentia excogitatae sunt et
scriptae, ut... sacrosanctum Concilium Tridentinum inter sua decreta quasdam ex
iisdem fere de verbo ad verbum transtulerit»(5). Più conciso uno scrittore tedesco dice che il Giberti «in veritate Concilii Tridentini quasi dux
et magister dicendus est» (6).
(a)
Anche i vescovi successori del Giberti contribuirono assai al concilio aperto in Trento solennemente il giorno 13 dicembre
del 1545.
Luigi Lippomano
vescovo di Modone e Coadiutore
del suo cugino Pietro nella chiesa
di Verona arrivò a Trento il giorno
4 aprile 1545: il suo nome comparisce nella Sessione IV tenuta l'8 aprile. Egli
stette ordinariamente a Trento(7),
finché, trasferito il concilio a Bologna,
vi andò egli pure nel marzo del 1547: di là passò brevemente a Roma nel marzo
dell'anno seguente, quando venne sospeso il concilio, e quindi tornò alla sua
sede.
La collaborazione del Lippomano
fu tanto apprezzata, che, riaperto il Concilio a Trento, egli vi fu mandato come Nunzio apostolico con breve di Giulio III in data 4 marzo 1551(8): insieme col card. Marcello Crescenzio e l'altro Nunzio mons. Pighino fece il suo solenne
ingresso a Trento il 29 aprile, e vi
stette sino alla sospensione del concilio. Nelle congregazioni e nelle sessioni
diede prova della sua profonda e retta scienza teologica, massime sulla
giustificazione per la fede e le altre dottrine impugnate o falsate dagli
eretici. Così pure insistette con prudenza sulla necessità e sull'attuazione
d'una riforma nel clero, sulla residenza, sul celibato; ecc. Decretata nel
giorno 22 aprile la sospensione del concilio, il Lippomano tornò alla sua sede. (b)
Il terzo periodo del Concilio
di Trento fu indetto dal pontefice Pio
IV per il giorno di Pasqua 1561: però il concilio non fu riaperto che nel
giorno 15 gennaio dell'anno seguente.
Il nostro vescovo Girolamo
Trevisani domenicano andò a Trento subito dopo la Pasqua e con
altri prelati entrò solennemente in Trento
il giorno 15 aprile: ma prima ancora che si tenesse alcuna sessione si ammalò,
e morì a Trento il giorno 9
settembre del medesimo anno. Era insigne
teologo e predicatore; uno scrittore spagnuolo suo amico dice che egli era
molto stimato ed amato da tutti i Padri del concilio per il suo grande ingegno
e per la sua ampia dottrina(9).
Dopo di lui prese parte al concilio il suo successore nella
sede di Verona, Bernardo Navagero,
con l'ufficio di Legato del pontefice Pio
IV; il quale condusse seco a Trento
anche il suo nipote Agostino Valier.
Ivi il nostro vescovo si distinse
talmente per la sua scienza e prudenza, che negli affari più difficili i Padri
ricorrevano a lui come ad un oracolo. Prese parte alle congregazioni ed ultime
sessioni dal 28 gennaio 1562 al 4 dicembre 1563, con la quale fu chiuso il
concilio. Nel giorno 9 dello stesso mese partito da Trento venne a Verona
accompagnato dal patriarca di Venezia,
dal coadiutore del patriarca di Aquileia
e da altri prelati, ricevuto dagli applausi dei veronesi.
Oltre i vescovi, si adoperarono per il Concilio parecchi dei
nostri sacerdoti, secolari e regolari. Nicolò
Ormaneto accompagnò a
Trento il card. Navagero: ivi con la sua scienza lavorò
indefesso nelle congregazioni dei teologi; finché dai Legati fu mandato in Baviera per indurre quel Duca a
recedere dalle sue pretese di ricevere la comunione sotto ambedue le specie; e
vi riuscì. Fu pure a Trento col card. Navagero il nostro Adamo Fumano; il quale vi
fece conoscere ed apprezzare le costituzioni dei nostri vescovi, Tebaldo e Giberti.
Tra i teologi del concilio figura un P. Ambrogio Agostiniano veronese, che era allora priore del
convento di S. Marco a Trento. Così
pure Marco Medici domenicano
veronese, assunto come socio da un altro veronese, Michele della Torre (c)
vescovo di Ceneda.
Per la sua scienza teologica spiccò pure nel concilio Girolamo Nichesola veronese,
vescovo di Teano. Forse le recenti
pubblicazioni del Concilio di Trento
ci daranno altri nomi di veronesi, che con la loro scienza e pietà
collaborarono alla restaurazione dottrinale e morale, portata nella Chiesa dal Concilio di Trento. (d)
NOTE
1 - Altri
pensarono diversamente, PASTOR, Storia dei Papi, Vol. V, pag. 113, Nota
1.
2 - SERIPANDUS, Commentaria,
presso Merkle, Conc. Trident., II,
pag, 403.
3 - Paolo III, Hortamur
te ... dato il 29 ottobre 1542, presso EHESES, Op. cit., IV, pag.
261, Nota 2.
4 - Così i
BALLERINI, Giberti Vita XVIII, ma sembra che per breve tempo il Giberti
abbia dimorato a Trento; quindi vi sarebbe andato più tardi.
5 - Presso i
BALLERINI, Giberti opera. De restituta ... XVI. Gli stessi in calce alle
Constitutiones ed alle Monitiones notano molti tratti del
Tridentino provenienti dagli statuti del Giberti.
6 - HELD, De
rebus Germ., presso EHESES, Conco Trid., IV, pag. 190.
7 - Nel giorno 21
giugno domandò ai Legati licenza di venire a Verona per otto giorni per la
processione del Corpus Domini; non la ottenne; tuttavia partì lo stesso
giorno per Verona, e tornò a Trento il 16 settembre. MASSARELLI, Diarium, presso
EHESES, Conc. Trid., 1,83.
8 - PALLAVICINO, Storia
del Concilio di Trento, Capo XIII.; THEINER, Acta genuina Concilii
Tridentini, I, pag. 473 (Agram 1874).
9 - MENDOZA
presso MERKLE, Conco Trident., II, pag. 665.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. VI (a cura di Angelo
Orlandi)
a) Di questo
argomento trattò mons. A. Grazioli in un suo studio. A. GRAZIOLI, Gian
Matteo Giberti, vescovo di Verona, precursore della riforma del Concilio di
Trento, Verona 1955, pp. XI-182.
b) Per la parte
che ebbe il nostro vescovo Luigi Lippomano al Concilio di Trento dapprima come
coadiutore e poi come titolare di Verona, si veda l'opera dello Jedin sul
Concilio. H. JEDIN, Storia del Concilio di Trento. Vol. II. Il primo periodo 1545-1547., Brescia 1962;
IDEM, Storia del Concilio di Trento. Vol. III. Il periodo bolognese (1547-1548). Il
secondo periodo trentina (1551-1552), Brescia 1973.
c) Michele Della Torre non è veronese, ma della
diocesi di Aquileia e di famiglia di quella terra, eletto vescovo il 7 febbraio
1547. Cf. Hierarchia Catholica Medii et recentioris Aevi, Vol III, Cura
et studio C. Eubel, Monaco 1923 (anast. Padova 1960), p. 162.
d) Queste brevi
notizie date da mons. Pighi sono suscettibili di ulteriori sviluppi, come si
vede per l'Ormaneto: Cf. L. TURRINI, L 'Ormaneto dalla canonica di Bovolone
alla Corte di Madrid, Bologna 1974, pp. 100-106. Si veda anche H. JEDIN, Un
laico al Concilio di Trento: il conte Lodovico Nogarola, in “Il Concilio
di Trento. Rivista commemorativa del IV Centenario; A. I, n. I (ottobre
1942), pp. 25-33.
Fonte: srs di
Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II.
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