Specchi del coro di S.
Maria in Organo di Verona, capolavori di intarsio Fra Giovanni Cappello da Verona.
VOLUME II - EPOCA III – CAPO XXII
SOMMARIO. Pietro Emilei - B. Andrea Grego - S. Catterina
- B. Elena Agli - B. Giannetto - B. Filippo - Il vescovo ErmoIao Barbaro -
Isotta Nogarola - Canonici Lateranesi di S. Leonardo - Giovanni Panteo - Fra
Giacomo da Verona - Fra Giocondo - Fra Giovanni - Alcune opere artistiche -
Un'avvertenza.
Benché il primo stadio della Signoria veneta abbia avuto funeste conseguenze nel regime della
chiesa veronese, pure anche in questo secolo godiamo poter registrare i nomi di
alcuni personaggi, che lasciarono di sé felici memorie. Diremo anzitutto di
quelli che illustrarono la nostra chiesa per la loro vita operosa e santa, per
i loro scritti massime in materie religiose, poi accenneremo ad altri che vi
lasciarono i frutti della loro intelligenza nel campo delle lettere e
dell'arte.
Primo fra tutti ci si presenta Pietro della famiglia Emilei. Fu monaco nel monastero di S. Zeno; anzi ne fu abate dal 1399 sino al 1421, nel
qual tempo tenne in Verona scuola di diritto.(1) Fu assai stimato dal pontefice Martino V, che lo volle onorare del proprio cognome; talché dal
1421 in poi in alcuni documenti pontificii è detto Pietro Colonna. In quest'anno fu nominato dal Papa
abate del monastero benedettino di S.
Pietro di Rosazzo nella diocesi di
Aquileia; ma fu sempre occupato nella corte
Romana, col titolo di Referendario.
Nel 1423 per incarico avuto da Martino V trattò con Filippo
duca di Milano per un concilio da tenersi a Pavia: di fatto il concilio vi fu aperto sotto la presidenza di Pietro nel maggio; ma pochi mesi
appresso, causa l'invasione della peste
in Pavia, fu trasferito a Siena;
quivi molto lavorò Pietro, come
attesta il Papa in un breve del 25
marzo 1424; ma il Papa credette bene
sciogliere il concilio sul principio dello stesso mese, per lo scarso numero
dei vescovi presenti. Con breve del 27 giugno Martino V elesse Pietro a
governatore della Marca di Ancona;
nel quale ufficio ricuperò parecchie città al dominio pontificio, e represse
alcuni movimenti sovversivi suscitati dagli eretici detti volgarmente Fraticelli de la opinione.(2)
Per il suo zelo apostolico è da ricordare il Beato Andrea Grego.
Nato da poveri genitori a Peschiera sul principio del secolo XV, abbracciò la vita religiosa
nell'ordine dei Frati Domenicani, e
fece i suoi studi nel convento di S.
Marco a Firenze. Verso il 1445 fu mandato a predicare la fede nella Valtellina: dove serpeggiavano gli
errori degli Albigesi, dei Valdesi, dei Catari scacciati dalla Francia.
Quivi dimorò in un piccolo romitorio a Morbegno
nella diocesi di Como: oltrecché
nella Valtellina, esercitò il suo
ministero apostolico anche nella Svizzera
e nei Grigioni.
Nel 1457 riuscì a fondare un monastero regolare di Domenicani a Morbegno, ed ivi morì
compianto da tutti il 18 gennaio 1485. Più tardi per secondare il desiderio dei
Morbiniesi, nel 19 maggio 1491 il
suo corpo fu trasportato nella chiesa di Morbegno,
che da quel giorno diventò un santuario di immensa venerazione per i fedeli dei
paesi vicini e lontani.
Il nostro vescovo Giovanni
Bragadino per secondare il voto dei Domenicani
di Sant'Anastasia e del comune di Peschiera
ne permise il culto con decreto 25 aprile 1749. Finalmente il nome di Andrea Grego fu iscritto nel catalogo
dei beati dal pontefice Pio VII; il
quale per un decreto della S.
Congregazione dei Riti 16 settembre 1820 ne autorizzò il culto nell'ordine
dei Domenicani e nelle diocesi di Verona e di Corno.(3)
È pur una gloria per Verona l'aver dato i natali a S. Catterina monaca
clarissa, detta comunemente S. Catterina
di Bologna, perché ivi professò la vita religiosa, e morì il 9 marzo 1463.
In un codice antico si leggeva una memoria scritta da lei
stessa: « Ego Catharina paupercula bononiensis, licet Veronae concepta et
nata, Ferrarie educata et Christo desponsata ».(4)
Il solerte investigatore di cose veronesi ci fece conoscere
un altro modello veronese d'una vita sentitamente cristiana nella beata Elena Agli.
Oriunda della famiglia
Agli, nacque verso l'anno 1465: maritata poi a Benedetto Daglioli o Dall'Oglio
Bolognese, consacrò se stessa ad opere di pietà e di beneficenza; e morì
santamente in Bologna il 23 settembre dell'anno 1526. Un suo biografo scrisse
che essa lasciò alcune lettere ripiene di teologiche dottrine, ed alcune in
lingua arabica.(5)
Una iscrizione posta nel refettorio dei Gesuati sopra il Teatro
Romano ci presenta col titolo di beato un dei primi eremiti in quel
monastero, un certo Ciannetto. Essa
ricorda come il doge Nicolò Marcello
nel 1473 volle ivi esser coronato per mano del B. Girolamo Scardevone veneziano e del B. Giannetto veronese.(6)
Dovette essere assai devoto del nostro
S. Zeno, poiché Marco di S. Agata
nel prologo alla sua traduzione della leggenda
di S. Zeno dice che egli la fece « ad
preghiere et instantia del venerabile religioso frate Zaneto del ordine deli
Jesuati ».(7).
Oriundo della famiglia veronese De Mapheis è il B. Filippo
di Sant'Agata.
Nato a Rimini nel
1408, all'età di sedici anni entrò nell'ordine degli eremiti di S. Girolamo, fondato dal B. Pietro da Pisa. Fatto Ministro
generale dell'ordine nel 1464 venne a Verona
allo scopo di fondar qui pure una casa del nuovo ordine: avuta la chiesa di S. Maria della Vittoria, a
lato di essa fondò una casa per sé e per i suoi religiosi; anzi eresse pure lì
presso una chiesa più ampia, la quale fu detta di S. Maria della Vittoria nuova, per distinguerla
dalla precedente. Nel nuovo convento dimorò ordinariamente per circa trent'anni;
ivi morì il 10 agosto 1498, e pare che sia stato sepolto nella chiesa della
Vittoria nuova.(8)
Omettiamo altri beati e beate, che ci vengono dati da alcune
memorie senza una prova sufficiente: e diremo di altre persone, che in questo
primo stadio della signoria veneta illustrarono Verona nel campo letterario ed
artistico, massime in materia religiosa.
Assai benemerito delle scienze ecclesiastiche fu il vescovo Ermolao Barbaro; anche
perché risiedendo spesso in Verona
formò attorno a sé una bella corona di scienziati di tutta l'Italia.
Sono opere di lui: « Athanasii Alexandrini Episcopi vita,
la Apologia ed
alcuni Sermones; e tutte
sono encomiate da scrittori a lui contemporanei. Ad esse dobbiamo aggiungere la
Oratio contra poetes, scoperta
recentemente; e certo fu gran merito del vescovo Ermolao, se Verona,
convegno di tanti letterati, fu immune dagli eccessi dell'umanesimo.
Il vescovo Ermolao
dedicò la sua Apologia ad
una donna: « Servae Domini Jesu Isottae
Nogarola mulieri doctissimae pacem et verum gaudium ».
Isotta Nogarola,
illustrata recentemente da un dotto pubblicista tedesco,(9) è una vera gloria veronese, (10), celebrata in poche parole dal
coevo Matteo Bosso: « Virginitatis lilium et eloquentiae flumen
... spretis calcatisque terrenis illecebris, humillima veste contenta, totum
litteris sacris dicavit ingenium; illius continue sacra volumina terunt genua:
numquam de manibus exeunt Hieronymi libri ».(11)
Intorno alle date cronologiche della vita di Isotta si hanno molte incertezze: il
recente editore delle sue opere la dice nata verso il 1418, defunta l'anno
1466, sepolta nella chiesa di S. Cecilia.
Ebbe relazioni epistolari coi più insigni letterati, con vescovi, principi e
papi: nell'anno 1450 si recò a Roma
per il giulibeo. Oltre innumerevoli
lettere, poesie ed altre opere minori, scrisse il famoso Dialogus, che ella finge tenuto a Castel d'Azzano, De
pari aut impari Evae atque Adae peccato, quasi commentando il
detto di Sant'Agostino: « Peccaverunt impari sexu, sed pari fastu ».
Naturalmente Isotta si studia
sostenere le parti del suo sesso.
Fratello ad Isotta
fu Leonardo Nogarola. Anche
sulle vicende della vita di lui si hanno incertezze. Pare di certo che nella
sua virilità abbia avuto moglie: questa sembra sia morta verso il 1468: più
tardi Leonardo apparisce canonico
arcidiacono della cattedrale di Verona
e protonotario apostolico. Sotto il nome di lui fu stampato a Roma nel 1475
l'ufficio De immaculata Virginis
conceptione approvato ed arricchito di indulgenze da Sisto IV. (a) A Leonardo vengono attribuiti gli scritti De mundi aeternitate, De beatitudine e qualche altro.(12)
Questa fu pure un' epoca gloriosa per i Canonici Lateranesi, che abitavano il monastero di S. Leonardo « in
monte Domnico »(13).
Paolo Maffei,
promotore attivo della riforma della congregazione e generale della stessa
dall'anno 1425, fu ammirato da tutti per la sua immensa erudizione, e più
ancora per la santità dei suoi costumi. Scrisse,
alcuni trattati sulla contemplazione, sui sacramenti, sulla giustizia, sul
duello; opere assai lodate per la rettitudine della dottrina e per la
correttezza dello stile. (b) A lui
era congiunto e fu suo discepolo Timoteo
Maffei: esercitò un vero ministero apostolico con la sua
predicazione, massime nella Toscana;
dal pontefice Paolo II fu eletto vescovo di Mileto e poi di Ragusa. Scrisse varie orazioni, massime di occasione;
morì a Ragusa verso la fine del
secolo XV.
Della medesima
famiglia, e membro della medesima congregazione, e poi anche generale, fu Celso Maffei, amicissimo
al vescovo Errnolao, e delegato dal Papa Sisto IV a trattare gravissimi
affari col Senato Veneto.
I suoi scritti riguardano specialmente i doveri dei principi
cristiani di fronte alle invasioni ed alle minacce
dei Turchi. Scrisse pure una apologia della sua congregazione; morì nel
1508.(14)
Più celebre fra tutti fu MatteoBosso. Nato nel 1428, si dié allo studio delle
lettere a Milano; poi per le
esortazioni di Timoteo Maffei entrò
fra i Canonici Lateranesi in S. Leonardo l'anno 1451. In seguito fu chiamato a reggere altre case Lateranesi a Ravenna, a Fiesole: da Sisto IV fu mandato visitatore di alcuni monasteri femminili.
Si hanno tuttora alcune sue opere: De salutaribus animi gaudiis, De instituendo sapientie animo, De
tolerandis edversis, De inmoderato
mulierum cultu, ecc. Morì a
Padova l'anno 1502. (c)
Discepolo di lui e collega fra i Lateranesi
fu Marco Rizzoni, oratore,
latinista, grecista: si ha di lui un opuscolo De recto pronuntiandi modo.
Fiorì pure in quest'epoca Giovanni Penteo, sacerdote veronese, maestro di
diritto a Padova, segretario del vescovo Errnolao, arciprete della chiesa di Ognissanti, canonico
trevigiano, insigne latinista e grecista, onorato con un'accademia tenuta in Piazza dei Signori ed ivi coronato
poeta dal podestà Francesco Diedo.
Fu autore di varie opere: particolarmente De
laudibus Veronae, De Thermis Caldarianis. Per altri letterati, rimandiamo agli
scrittori, che ne trattano ex
professo. (15)
Ci è grato far conoscere ai veronesi uno scrittore nostro
del secolo XIV, poco conosciuto od ignorato dagli scrittori di cose nostre. È
fra Giacomo da Verona, monaco
agostiniano di Sant'Eufemia.
In un atto 8 febbrajo 1339, conservato nei nostri Archivi
comunali, egli comparisce in una transazione fatta per parte del suo monastero
« in pertinentia Ruperclarae ».(16)
Nel 1335 con piccolo numero di compagni andò pellegrino in Terra Santa: partito da Verona il 7
maggio, arrivò il 30 luglio a Jaffa, il 7 agosto a Gerusalemme. In Gerusalemme
e per tutta la Palestina visitò ed esaminò minutamente tutte le chiese, i
santuari, i monti, i laghi, le vie coi loro capitelli e memorie: notò tutti i
particolari minuti, interessanti, edificanti. Lo scritto, pubblicato
recentemente a Parigi, porta il titolo: « Liber
peregrinetionis fratris Jacobi de Verona », ed egli poi si
sottoscrive: « Frater Jacobus de Verona
lector fratrum eremitarum sancti augustini» (l7) Chi comincia a
leggere non saprà staccarsi da quel Liber
peregrinationis: tanto è attraente nella sostanza della
narrazione, nei particolari, nei moniti, negli aneddoti: eccone un piccolo
saggio. Sulla fine del pellegrinaggio, tornato da Hebron a Gerusalemme, « in cenaculo Domini missam celebravi,
devotissime recommendavi me Domino Deo nostro et dominum magnificum dominum
Mastinum de la Scala, pro quo specialiter accessi, et omnes parentes meos et
benefactores ordinis mei... et civitatem Veronam in speciali ».(18) (e)
Diremo soltanto di due artisti appartenuti al ceto
ecclesiastico, fra Giocondo
oriundo, a quanto pare, della famiglia Ognibene
nacque verso il 1430, probabilmente a Soave.(19)
Certamente dovette
essere religioso, come appare dal prefisso al nome di lui nei documenti coevi:
pare sia stato prima domenicano, poi sacerdote secolare, poi francescano. Dai
nostri è assai lodato fra Giocondo
per la preziosa collezione da lui fatta di antiche iscrizioni: ma la maggior
celebrità gli attirò la sua perizia nell'arte architettonica; per la quale fu
chiamato a Venezia, a Treviso, a Parigi, ed anche a Roma,
dove sorvegliò il compimento della cupola di S. Pietro.(20) In Verona a fra Giocondo è attribuita la porta
esteriore dell' episcopio eretta sotto il vescovo card. Michiel, ed il palazzo del consiglio provinciale con la
loggia nella piazza dei Signori.
Morì sulla fine di giugno od il 1 luglio 1515.(21)
Fra Giovanni
Cappello nato in Verona
verso l'anno 1457, fece la sua professione monastica laica a Monte Oliveto maggiore fra gli eremiti
olivetani il25 marzo del 1476, e ben tosto divenne l'artefice e il caposcuola
più rinomato nell'arte delle tarsie e di intaglio.
Oltrecché a Verona,
lavorò molto a Monte Oliveto in quel
di Siena, a Napoli, a Tolosa, a Roma per commissione di Giulio II: ma i suoi capolavori sono
gli specchi del coro e della sacrestia di S.
Maria in Organo di Verona; perciocché, come si esprime il Vasari, « si può dire, che quanto alle altre opere
vinse gli altri, tanto in queste avanzasse se stesso ». Morì verso l'anno
1526.(22) (g)
Chiuderemo accennando alcune opere artistiche spettanti a
questo primo stadio della Signoria
Veneta. Primeggia fra esse la trasformazione della cattedrale dalla vecchia
forma romanica, con l'elevazione di tutta la chiesa all'altezza della cuba: l'opera, cominciata
verso l'anno 1440, (f) ebbe fine nel
1503, e deve ascriversi alla generosità dei vescovi Memo, Condulmier, Barbaro e Michiel,
dei canonici Malaspina, Fontana ed
altri.
In questo secolo si costruirono le chiese di S. Chiara, di San Bernardino e di S. Maria
della Vittoria nuova; si rinnovò quella di S. Nazaro; si terminò quella di Santa Anastasia; si eseguì la facciata
di S. Tommaso; si cominciò la chiesa
di S. Giorgio; si ridusse alla forma attuale l'interno di quella di S. Maria in Organo; lasciamo a parte
altre opere minori(23).
NOTE
1 - I Ballerini
avevano raccolto molto materiale con documenti per una biografia di Pietro
Emilei. Visto quel manoscritto nel nostro Seminario, noi avevamo l'idea di
pubblicarlo; a questo scopo nel 1905 ci siamo rivolti alla famiglia Emilei ed a
Mons. Gaggia, allora rettore del Seminario ed ora Vescovo di Brescia, e ne
avemmo circa venti sunti di Bolle e Brevi Pontificii riguardanti Pietro e Marco
ed altri della famiglia Emilei al principio del secolo XV. Ma quel manoscritto diventò ben presto
irreperibile.
2 - Intorno ai
loro errori vedi PASTOR, Storia dei Papi Vol. II, pag. 363-366.
3 - Sac. G.
LENOTTI, Breve sunto della vita del B. Andrea da Peschiera. (Villafranca
1913).
4 - ARRIGHI, Prefazione
alle Regole delle monache Clarisse, pag. 9 (Verona 1815).
5 - ANT. PIGHI, La
B. Elena Agli in Bollett. eccl. veron. 1915, pag. 194-197.
6 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona II pag. 466.
7 - BIANCOLINI, Chiese
I pag. 75.
8 - ANT. PIGHI, Il
B. Filippo da Sant'Agata in Amico della gioventù, pag. 84. 86
(Verona 1906). A pago 333 e seg. prova
che nella chiesa dei SS. Faustino e Giovita di Torri è sepolto Pietro Malerba,
che in alcuni documenti dell'ordine dei Gerolimini ha il titolo di Venerabile.
9 - ABEL, Isottae
Nogarolae Veronensis opera quae supersunt omnia, VoII. 2. (Vindobonae
1886).
10 - Il nostro
FEDERICI nell'opera intitolata Elogi dei più illustri ecclesiastici veronesi
Vol. I. pag. 76-84 consacra a questa donna nove pagine.
11 - ABEL, Op.
cit.. Vol. I. pag. CXLL. nota 74.
12 - FEDERICI, Op.
cit. I, pag. 88. Dell'ufficio
dell'Immacolata, vedi BENEDETTO XIV, De festis P. II. Cap. XV. Num.
22.
13 - Di essi
tratta FEDERICI, Op. cit. Tomo I pag. 23-43.
14 - La
narrazione De sancta Tuscana edita da AUG. VALERIO, ss. Epp. Monum., pag.
71, e dall'editore attribuita a Celso Maffei, ha per autore Celso Dalle Falci,
monaco del monastero di S. Nazaro. CASTELLANI, Memorie sopra ... S. Toscana,
pag. 17, 65.
15 - FEDERICI, Op.
cit.; VENTURI, Compendio della Storia sacra e profana di Verona Vol.
il pag. 93-95 ecc. (d)
16 - Antichi
archivi veronesi rot. n. 283 - BIANCOLINI, Chiese VII, pag. 229 pone Priore di Sant'Eufemia Jacopo
da Verona.
17 - ROHRICHT, Le
Pelerinage du moine augustin Jaques de Verona: estratto da Revue de
l'Orient. III. Num. 2 (Paris 1895).
18 - ROHRICHT, Op.
cit., pag.112 seg.
19 - DAL BOVO, Fra
Giocondo, in Archivio storico veronese, Settembre 1880, pag. 309
20 - Leone X per
i suoi lavori nella cupola di S. Pietro gli assegnò l'annua paga di 400 ducati.
Vedi breve 1 agosto pubblicato da PASTOR, Storia dei Papi Vol. IV. P. I,
pag. 515 (Roma 1908).
21 - M. SANUTO, I
Diarii. Val. XX, pag. 363 (Venezia 1887).
22 - FRANCO, Di
Fra Giovanni (Verona 1863); LUGANO, Fra Giovanni da Verona (Roma
1908); ODESCALCHI L’arte
dell'intaglio ... Fra Giovanni in Rivista stor. Bened. I. pag.
31-53, 196-215 (Roma 1906).
23 -SORMANI- MORETTI
La Provincia di Verona. III, pag.187-189.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XXII (a cura di A. Orlandi)
a) SIXTUS IV, Constitutio
de festo Conceptionis Immaculatae Virginis ex libro III Extravagantium
Communium, in Corpus Iuris Canonici curante Ae. Friedberg, Pars II,
Graz 1959, col. 1285.
b) Sc. MAFFEI, Verona
Illustrata,T. III, Milano 1825, pp. 167-171. Paolo Maffei oltre che per la
vita virtuosa si distinse per gli scritti ascetici e per l'opera di riforma di
vari monasteri di cui ebbe anche specifici incarichi. Presso i Canonici Lateranensi
fu venerato col titolo di « beato »; meriterebbe di essere meglio conosciuto
anche a Verona.
c) G. SORANZO, L'umanista
Canonico Regolare Lateranense Matteo Bosso di Verona (1427-1502). I suoi
scritti e il suo epistolario, Padova 1965; pp. 319.
d) cfr. per
questi argomenti: G.B.C. GIULlARI, Della letteratura veronese al cadere del
secolo XV e delle sue opere a stampa, Bologna 1876; G. BANTERLE, Il
carme di Virgilio Zavarise « cum enumeratione poetarum oratorumque
veronensium », in Atti e Memorie dell'Accademia di Agricoltura, Scienze
e Lettere di Verona, Serie VI, v. XXVI (1974-75), Verona 1976, pp. 121-170;
RINO AVESANI, Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, in Verona
e il suo territorio, v. IV/2, Verona
1984, pp. 301. Questo volume è fornito di vastissima bibliografia anche su temi
molto specializzati.
e) Abbiamo la
possibilità di segnalare una bella edizione di quest'opera fatta in Italia dal
Poligrafico dello Stato: JACOPO da Verona, Liber peregrinationis. A cura
di Ugo Monneret de Villard, Roma, 1950, pp. XXXI-240.
f) Sull'argomento
cfr. P.P. BRUGNOLI, L’ apertura del
cantiere per la rifabbrica del Duomo di Verona, in Studi Storici Veronesi L.
Simeoni, v. XV (1965), Verona 1967, pp. 187-213. V. anche La Cattedrale di
Verona sulle sue vicende edilizie dal secolo IV al secolo XVI (a cura di
P.P. Brugnoli), Verona 1987. Per molte notizie sull'ambiente veronese nella
seconda metà del secolo XV è utile l'opera del Corna, poemetto di 256 ottave in
lingua semidialettale: F. CORNA, Fioretto de le antiche croniche de Verona e
de tutti i soi confini e de le reliquie che se trovano dentro in ditta cita de.
(A cura di G.P. Marchi e P.P. Brugnoli), Verona 1973 e 1980.
g) Su fra
Giovanni va ricordata la recente pubblicazione L. ROGNINI, Tarsie e intagli
di fra' Giovanni a S. Maria in Organo di Verona, Verona 1985.
Edizione d'arte di 130 pagine illustrate.
Fonte: srs di
Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II
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