Porta esterna del
vescovado, la quale sul piedestallo della colonna a destra di chi entra ha la
celebre scritta: PROBIS IMPROBISQ. PAR
ADITVS DISPAR EXITVS.
probis improbisque par aditus, dispar exitus ": l'entrata è uguale per i buoni e per i cattivi, ma differente è l'uscita .
VOLUME II - EPOCA III - CAPO XX
SOMMARIO. - Un secolo
di Signoria Veneta - Angelo Barbarigo - Guido Memo - La chiesa veronese
aderisce ai Papi pisani - Francesco Condulmier - Renitenze dei veronesi - Il
vescovo assente - Ermolao Barbaro - Prima visita alle chiese della diocesi - La
« Oratio contra poetas » - Giovanni Michiel - Marco Corner - La Mensa Cornelia.
Il primo stadio della
Signoria dei veneziani in Verona abbraccia circa un secolo.
Presero possesso di Verona
contro i Visconti l'anno 1405:
ne furono scacciati nel 1509 per le armi dell'imperatore Massimiliano. In quest'epoca, parte per imposizione
diretta dei veneziani, parte per la loro influenza presso la Corte Romana,
avvenne che tutti i vescovi nostri furono veneziani, e patrizi, e quasi tutti
ricchissimi.
Primo tra questi fu Angelo
Barbariga. Il suo episcopato non fu che di due anni: poiché
creato cardinale nel 1408 rinunziò alla sede di Verona.
Allora alla sede di Verona
fu trasferito da quella di Pola Guido Memo. Questa
traslazione si dice avvenuta per decreto del pontefice (pisano) Alessandro V; e, siccome questi fu
eletto nel Concilio di Pisa il 26
giugno 1409, così l'ingresso del nuovo Vescovo a Verona non poté esser il 10 maggio 1408, come pensa Biancolini. Il decreto di traslazione dové esser dato il 26
dicembre 1409; e l'ingresso solenne in Verona nel giorno 10 maggio dell'anno
1410. Guido Memo è il vescovo
centesimoprimo, ed il suo episcopato durò sino all'anno 1438.
Pur troppo l'episcopato di Guido fu in gran parte funesto alla chiesa veronese.
Nella grande crisi dello scisma occidentale la chiesa
veronese avea sempre aderito ai legittimi pontefici Urbano VI, Bonifazio IX,
Innocenza VIII, Gregorio XII: ma la
traslazione di Guido per decreto di Alessandro V fece sì che a questo Papa
pisano aderisse la chiesa nostra, al quale aderiva pure la Repubblica Veneta.
Defunto Alessandro V
il 3 maggio 1410, a lui fu sostituito un altro pontefice illegittimo, Giovanni XIII (detto anche XXII); ed a lui pure aderì la chiesa veronese,
staccandosi dal legittimo pontefice Gregorio
XII. In questa devozione verso Giovanni
XXIII si distinsero i canonici della cattedrale; i quali, contro gli sforzi
erculei del vescovo per renderseli soggetti, ottennero piena conferma delle
loro esenzioni e privilegi ancor più ampii da Giovanni XXIII con due bolle 17 luglio e 2 settembre del 1413.(1)
Altra prova della sua devozione verso Giovanni XXIII diede la chiesa veronese, quando questi nell'ottobre
del 1414 passava con gran seguito di cardinali per Verona per andare al Concilio di Costanza. Egli vi fu
accolto con onori solenni: pare abbia abitato presso la famiglia Malaspina nella contrada S. Giovanni in Sacco, che era tra la
chiesa di S. Giorgio ed il ponte di Castelvecchio.(2) A Costanza fu poi
detronizzato.
Del resto il vescovo
Memo si adoperò con zelo per ravvalorare la vita religiosa in Verona, sia
col promuovere il culto, sia col fondare nuove case religiose. A lui è pur dovuta l'amplificazione della chiesa di S. Martino in Legnago nel
1411, come appare da una iscrizione tuttora conservata;(3) quella chiesa fu poco dopo ricostruita a spese dei sacerdoti e
con l’elemosine quotidiane dei devoti.
Nelle contese contro i canonici « sudavit et alsit », come dice l'Ughelli; ma dovette cedere.
Ebbe alcune contese col comune di Legnago per mantenere intatta l'esenzione dei beni ecclesiastici
dalle imposte.
In Verona, alle monache Benedettine, che nel 1416,
presidiata dalle milizie venete la cittadella, dovettero abbandonare la loro
chiesa ed ospedale di Sant'Antonio del
Corso, nel 1428 assegnò altra chiesa, detta da allora Sant' Antonio, ora chiesa del civico ospedale.
All'infuori di pochi intervalli il vescovo Memo risiedeva in
Verona.
Tuttavia morì a
Venezia il giorno 19 ottobre (o 1 novembre) 1438: volle però che il suo
cadavere fosse portato a Verona, e fu sepolto nella cattedrale nella cappella
da lui eretta ad onore dei Ss. Zeno e
Nicolò (ora del SS. Sacramento),
e da lui per disposizione testamentaria dotata d'una somma vistosa per la
fondazione di una mansionaria quotidiana.
Defunto il vescovo
Guido, il Pontefice Eugenio IV,
che fin dalla sua giovinezza era stato educato in Verona e vi era stato anche canonico della Cattedrale, pensò di
mandar vescovo a Verona il suo
nipote Francesco Condulmier,
già patriarca di Costantinopoli,
arcivescovo di Besanzone e cardinale di S. Chiesa. Notificò la sua
decisione ai veronesi con lettere del novembre e dicembre del 1438; anche il
nipote notificò nello stesso tempo la sua nomina ai veronesi.(4) Ma pare che ai veronesi non garbasse
quella nomina, probabilmente perché temevano che il vescovo nominato dal
pontefice poco si sarebbe interessato della chiesa veronese, occupato in altri
offici presso la Corte Romana.
In data 4 maggio 1441 i veronesi in forma troppo studiata
scrivevano al Condulmier: « Devota vestra communitas Veronensis
inclinavit prout merito potuit ac debuit caput suum sub honorificentissima
institutione personae vestrae ad episcopatum veronensem »; ed attestavano a
lui il comune desiderio che egli venisse presto fra di loro.(5) Pur tuttavia il Condulmier nominato vescovo nel 1438 ritardò di alcuni anni la sua
venuta: intanto viveva presso lo zio « con
regio fasto ».(6)
Si dice sia venuto nel 1442: ma il manoscritto del nostro Seminario, da noi allegato altre
volte, differisce la sua venuta al 1443, e concisamente la descrive così: « 1443 Fra. cus de Condo Card. et Eps Veron.
introivit Veronam de Porta Ep. 16 sept. et ei fuit arreptus equus et laceratus
baldacinus jux. solitum ». Nella serie episcopale egli è il vescovo
centesimosecondo; e tenne la sede per circa quattordici anni (1439-1453). (a)
La sua dimora a Verona fu assai breve. Sul principio
dell'anno 1444 lo troviamo a Roma,
dove nel maggio o giugno il Pontefice
Eugenio IV lo nominò Legato Apostolico, e sotto questo
titolo lo mise a capo della squadra armata per la guerra contro i Turchi: a lui vien attribuita la
causa della sconfitta subita dall' esercito cristiano il 10 novembre presso Varna, nella quale perirono Ladislao re dell'Ungheria e della Polonia ed il card. Cesarini.
Nel giorno della domenica Laetare (18 Marza) del 1452, il Condulmier come Vicecancelliere della S. Sede assisteva alla
solenne coronazione dell'imperatore
Federico III; anzi a lui fu commessa la cerimonia dell'unzione di Federico e di Eleonora. Finalmente a Roma morì il 5 settembre del 1453; e,
come dice il nostro Panvinio, « obiit inglorius ».
Intanto a Verona andava ogni dì più deperendo la vita
religiosa, a segno che la celebre Isotta
Nogarola, parlando del popolo veronese in quest' epoca, lo dice « populum tunc vagum sine pastore, a recto
itinere detortum, in tenebris errantem
».(7)
Non ostante la quasi totale assenza da Verona, il Condulmier
si interessò non poco per la chiesa veronese. Così a lui è da attribuirsi in
gran parte la fondazione della scuola degli Acoliti. Della prima bolla data da Eugenio IV a Firenze il 15 giugno 1440 il nipote diceva che egli
n'era stato « primus auctor »; assai
probabilmente egli fu « primus auctor
» anche della bolla definitiva data pur da Firenze il 5 settembre 1442(8).
Promosse e con generose offerte concorse per l'innalzamento
della cattedrale: s'adoperò pure per l'erezione della chiesa di S. Bernardino; anzi ne benedì la prima pietra il giorno
28 aprile 1452.(9)
Durante le lunghe assenze del vescovo fungevano le veci di
lui i suoi vicari, ed alcuni vescovi suffraganei, che ora si direbbero vescovi
ausiliari. Il più celebre tra essi fu Matteo
da Vicenza priore della chiesa di S.
Colombano a Bardolino, prelato della chiesa di S. Lorenzo in Verona, vescovo di Tripoli (maggio 1448), suffraganeo del vescovo Condulmier e poi vicario del successore Ermolao Barbaro.(10)
Dopo la morte di Francesco
Condulmier, il pontefice Nicolò V
trasferì alla sede vescovile di Verona
da quella di Treviso Ermolao Barbaro,
esso pure patrizio veneziano, insigne per dottrina, prudenza e zelo apostolico.
Il decreto di traslazione fu dato il giorno 16 novembre 1453: il solenne ingresso
in Verona fu il giorno 16 giugno dell'anno seguente. Il Ermalaa Barbaro è il vescovo centesimo terza; tenne
la sede vescovile per circa diciotto anni (1453-1471) e risiedette quasi sempre
a Verona.(12)
A lui diresse Isotta
Nogarola la Oretio Gener. Isotae
a Nagaralis ad Rev. mum Hermalaum Barbarum Veron. Praesulem; nella
quale si congratulava che egli « populum
hunc vagum ... suae lucis radiis,
fugatis nubibus, illuminaverit... haec est enim dies quam fecit Dominus;
exsultemus et laetemur in ea. »(13)
(b)
Con un decreto pubblicato solennemente nella chiesa
cattedrale il 5 luglio del 1454 istituiva l' officio di tesoriere del Capitolo
dei canonici: più tardi riformò con aggiunte quel decreto con altro 28 aprile
1458.(14)
Nel medesimo anno 1454, parte personalmente, parte in
persona del suo suffraganeo Matteo
vescovo Tripolitano, mise mano ad un' opera di riforma radicale della sua
diocesi, con la visita a tutte le chiese, compiuta poi l'anno 1460. È la prima
visita pastorale, di cui abbiamo memoria; e, sia la cerimonia della funzione,
sia l'esito delle singole visite, ci è dato da un codice preziosissimo per
conoscere lo stato della diocesi verso la metà del secolo XV; il suo titolo è «
Visitationum liber dioecesis veronensis
MCCCCLIV ».(15 )
In queste visite, anzitutto il vescovo od il suffraganeo
(talvolta ambedue) celebrava la Messa; poi andava all'« altare corporis Christi et accensis luminaribus apertoque sacrario, ubi
tenetur in vase aeneo deaurato »: indi faceva l'inventario dei vasi sacri,
dei para menti, arredi, ecc.; più tardi, ordinariamente « facto prandio » facea radunare il clero ed i fedeli per aver una
relazione sui doveri verso la chiesa e sullo stato morale della plebe o
rettoria.
La prima plebe visitata al principio di agosto (il tratto di
carta, che segnava il giorno, è stracciato) fu quella « sancti Martini de Lemniaco ». Nel giorno 16 fu visitata quella di S. Pietro « de portu »: interrogato l'arciprete « quomodo parochiani sui visitent ecclesiam suam, dicit quod male, quia
vadunt ad fratres ordinis sancti Dominici ».
Nel 14 ottobre dello stesso anno il vescovo Ermolao visitò
la chiesa . « sancti Petri de polpe
natie capella plebis de valtenesi ».
Nell'aprile 1455 si fece la visita « hospitalis sancti Jacobi de la Tomba »; la chiesa « est nova et pulita ».
In seguito ricorre « visitatio
ecclesiam sancti Stefani de Malsisino facta per Mattheum epum tyropolitanum »;
qualche giorno dopo « visitatio
ecclesiae sancti Joannis de brenzonio capelle praedicte plebis de Malsisino
»; e così in seguito.
Chiuderemo con un accenno alla visita « ecclesiarum plebis sc.orum Viti et Modesti nec non ecclesiae sancti
Michaelis de porciliis facta die dominico 29 septembris 1460 ... per ipsum
donum Mattheum ep.um tyropolitanum »: fu notato che nella prima chiesa il
fonte battesimale era tenuto « satis
ignominiose », e che il campanile era « discoopertum ».
La chiesa di S. Michele, « penes quam habitat sacerdos, satis bene instructuris se habet, et in
illa vilissime sacramentum corporis Christi conservatur, ... prout idem d.nus Epus vidit.» Indi si fece l'inventario, e poi
l'interrogatorio, con le imposizioni fatte al clero ad ai fedeli dal Vescovo
visitatore. Le ultime chiese visitate nel 1460 furono quelle di Casaleone, Sanguinetto e Salizzale. -
Sia questo un saggio per poter giudicare dell'importanza di questa visita,
massime per la storia di alcune parrocchie.
Oltreché per il bene della sua diocesi, Ermolao si interessava pure delle
tendenze umanistiche assai communi in Italia, preoccupato specialmente per la
stima esagerata in cui allora solean
tenersi i poeti antichi.
Un recente scrittore tedesco scoperse nella Biblioteca Vaticana uno scritto su
questo argomento: « Ad rev. in Christo
patrem ... Petrum tit. S. Marci presb. Card. (tre anni di poi Papa Paolo II) Hermolai Dei paciencia episcopi veronensis oratio contra poetas ».(16) In esso, giovandosi specialmente
delle sentenze dei Ss. Padri, l'autore condanna l'antica poesia pagana, perché
troppo lasciva. E forse questo scritto di Ermolao
influì sull'animo di Pio II nei
provvedimenti, che egli prese contro l'uso dei poeti antichi nelle scuole. (c)
Scrisse pure Ermolao
un'Apologia di se
medesimo, ora irreperibile, e la dedicò ad Isotta
Nogarola. Ne furono occasione le accuse mosse contro di lui da alcuni
veronesi, sia per alcune sue decisioni intorno alle decime dei sobborghi, sia
per il fasto da lui profuso nelle fabbriche del palazzo vescovile ed in quelli
di Nazareth e di Monteforte. Largì pure somme ingenti
per la nuova costruzione della cattedrale e per l'erezione delle magnifiche
colonne.
Nel 1460 il nostro vescovo fu mandato in Francia quale Legato
Apostolico, forse allo scopo di ottenere da Carlo VII l'abolizione della sanzione prammatica: appena tornato a Verona, fu nominato Governatore dell'Umbria: nel quale
ufficio stette alcuni anni.
Quando tornò a Verona, ebbe come sua ordinaria dimora il colle di Nazareth, dove tenea una
schiera eletta di uomini saggi e dotti di Verona e di tutta l'Italia.(17)
Recatosi a Venezia per la soluzione dei conflitti col comune
di Verona, ivi morì il 12 marza
1471, dopo aver dichiarato la sua volontà che il suo cadavere fosse trasferito
a Verona. Fu sepolto davanti all'altare della Madonna del popolo; e gli fu posta la seguente iscrizione:
HIC IACET RVS DNVS ERMOLAVS BARBARVS EP. VERON.
QVI OBIIT DIE XII MARTII MCCCCLXXI.
Il pontefice Paolo II nominò allora vescovo di Verona un suo
nipote, Giovanni Michiel, patrizio
veneto, e già da tre anni cardinale. Tutte le rimostranze mosse dalla Signoria
veneta per ragioni politiche,(18)(d) e dai veronesi, che reclamavano un
vescovo residente, furono inutili; il nuovo vescovo solo a brevi intervalli si
rassegnò a risiedere in Verona. Giovanni
Michiel è il vescovo centesimo quarto (1471-1502).
Daremo un cenno di quanto egli fece a Verona. Nel giorno 22
ottobre del suo primo anno 1471 consacrò la chiesa di S. Pietro Martire (Sant'Anastasia): nel 1475 restituì nel
Capitolo dei canonici la dignità dell'arcidiaconato; nel 1478 col consenso del
pontefice Innocenza VIII e del doge Agostino Barbarigo esentò dalle decime
le distribuzioni dei canonici e degli altri sacerdoti addetti alla cattedrale:
nel 26 giugno del 1488 ricevette con molto onore l'imperatore Federico III; nel 1502, sotto la cura
del suo vicario Mattia Ugoni fece
erigere la porta esterna del vescovado, la quale sul piedestallo della colonna
a destra di chi entra ha la celebre scritta:
PROBIS IMPROBISQ. PAR ADITVS DISPAR EXITVS.
probis improbisque par aditus, dispar exitus
l'entrata è uguale per i buoni e per i cattivi, ma differente è l'uscita.
Del resto il card.
Michiel dimorò quasi sempre lontano da
Verona: nel 1485 fu nominato anche vescovo
di Padova: nel 1492 vescovo di Porto;
nel 1492 aspirava anche al papato. Morì in Roma la notte 10-11 aprile del 1503,
e certo non di morte naturale: morì di veleno a lui propinato dal famoso Cesare Borgia, che sperava così di
impadronirsi delle sue immense ricchezze, e, quello che più spiace, non
all'insaputa di Alessandro VI. (19)
Fu sepolto nella chiesa
di san Marcello: l'epigrafe nota i suoi titoli: Patrizio Veneto, Vescovo di Porto, Patriarca di Costantinopoli,
ecc., ma non quello di Vescovo
di Verona; benché ne avesse tenuto il nome per quasi trentadue
anni.
Intanto esercitavano l'ufficio di vescovi alcuni
suffraganei, o vicarii. Nel 1472 era suffraganeo l'abbate Agostino da S. Leonardo.(20) Celebre fra tutti fu il vicario Mattia Ugoni da Brescia: questi nel giorno 15 febbrajo dello stesso
anno 1503 tenne una specie di Sinodo in
Verona, in cui promulgò una costituzione per la celebrazione dell'ufficio
di 36 vescovi veronesi;(21) la quale
fu poi confermata dal vescovo Giberti.
Nel 1483 Marco Cattaneo arcivescovo di Durazzo
avea consacrato la chiesa di S. Nazaro.
Ultimo patrizio veneto fu Marco Corner o Cornelio,
nominato vescovo di Verona da Giulio
II con bolla del 29 novembre 1503.
Reclamarono quanto fu lor possibile i veronesi; (e) ma inutilmente: teneva il capitanato
di Verona Giorgio Corner padre di Marco. Benché di costumi poco
commendevoli(22) era stato creato
cardinale da Alessandro VI il 28 settembre
del 1500, e passò la maggior parte della sua vita al seguito della Corte Pontificia.
Nel novembre 1503 fece il suo solenne ingresso in Verona: ma, come dice egli stesso
nella bolla di erezione della Mensa
Cornelia, fu una visita.
Era pure a Roma nel
1509, « sbattuto et sbuffatto » per
le invettive e censure lanciate da Giulio
II contro i Veneziani(23), nell'inverno del 1511 insieme col card. d'Aragona accompagnò il pontefice
a Concordia: qualche tempo fu anche Legato Pontificio a Viterbo. In seguito
lo troviamo a Roma nel marzo 1513, a Firenze nel giugno 1514: indi quasi
sempre a Roma, sino all'anno 1524;
ritiratosi da Roma infestata da
fierissima peste passò a Venezia,
dove morì il 24 luglio dello stesso anno 1524.
L'opera più insigne del vescovo Corner in Verona fu la bolla di erezione della così detta Mensa Cornelia: la bolla
fu data dallo stesso Corner il 28
novembre 1505, alla presenza del vescovo suffraganeo Antonio Zio e del vescovo vicario Mattia Ugoni.(24) Con la
somma lasciata dal suo antecessore terminò l'opera di erezione della
cattedrale.
Intanto fungevano per lui in Verona il suo vicario Mattia Ugoni ed il suo suffraganeo Antonio Zio. Questi nel giorno 22
settembre 1504 consacrò la chiesa
dell'Annunciazione di Maria eretta nell'Isola
dai Frati Carmelitani, detta prima e anche di poi, di S. Tommaso; e nel 17 aprile 1513 quella di S. Maria della Vittoria nuova.
Nel 1520 troviamo suffraganeo Bartolomeo Averoldo vescovo di Calamona.
Nel 1509 Verona dalla Signoria Veneta passò sotto il dominio
dei tedeschi: l'imperatore Massimiliano
entrò solennemente il giorno 18 ottobre.
NOTE
1 - Presso
UGHELLI, Italia sacra. Tomo V, col. 906; 922.
2 - ANT. PIGHI, I
Papi in Verona, pag. 21 - Il celebre canonico Antonio Malaspina era Vicario
Generale del vescovo Memo.
3 - G. TRECCA, Legnago,
pag. 87: nella pag. XII Num. 59 riporta esatta l'iscrizione, data
prima con errori da BIANCOLINI, Chiese di Verona III, Pag. 88
4 - UGHELLI, Italia
sacra. Tomo V, col. 926, seqq.
5 - SPAGNOLO, Le
scuole accolitali in Verona, pag. 207.
6 - STEFANI,
presso LITTA, Famiglie celebri ital. Disp. 148 (Milano 1864).
7 - ABEL, Isotae
Nogarolae Opera. Vol. I; pag. 207 (Vindobenae 1886)
8 - SPAGNOLO, Op.
cit. Docum. II, III
9 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona IV, pag. 335.
10 - CIPOLLA, Nuove
considerazioni sopra un contratto di mezzadria del secolo XV. (Verona
1892).
11 - SORANZO, Cronaca
di Anonimo Veronese (1446-1448), pag. 63 (Venezia 1925)
12 -FEDERICI, Elogi
istorici di ecclesiastici Veronesi. Tomo II, pag. 1-17.
13 - Presso ABEL,
Op. cit. Voi. II, pag. 269.
14 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona I, pag. 219; SPAGNOLO, Op. cit. Documento V, VI
15 - Si
trova nell'Archivio della Curia di Verona.
16 - PASTOR, Storia
dei Papi dalla fine del Medio Evo Vol. II, pag. 321, 322 (Ed. II Roma
1911).
17 - CIPOLLA, Compendio
della Storia politica di Verona, pag. 312.
18 - SORANZO, Cronaca
di Anonimo Veronese, pag. 281, Nota 2.
19 - PASTOR, Op.
cit. Vol. III pag. 470.
20 - ANT. PIGHI
in Verona fedele 3 Gennajo 1903.
21 - Presso
BAGATTA, SS. Epp. Monumenta, pag. 1 r.
22 -LUZIO, Federico
Gonzaga ostaggio alla corte di Giulio II, pag. 46, seg. (Roma 1887).
23 - PASTOR, Storia
dei Papi. III. Docum. 124, pago 902.
24 -SPAGNOLO, Op.
cit. Docum. X
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XX (a cura di Angelo
Orlandi)
a) A. OLIVIERI, Condulmier
Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 27, Roma
1982, pp. 761-765.
b) E. BIGI, Barbaro
Ermolao, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 6, Roma 1964,
pp. 95-96. L'episcopato di Ermolao Barbaro e la visita pastorale da lui fatta
sono stati oggetto di studio per tesi di ricerca del defunto prof. don Silvio
Tonolli. Lo studio giace non pubblicato presso un'editrice che da oltre 15 anni
lo dà nel suo catalogo come imminente! Il fatto è incredibilmente increscioso.
S. TONOLLI, Il « Liber visitationis » del vescovo Ermolao
Barbaro nella diocesi di Verona, Dissertatio ad lauream in Pontificia
Universitate Gregoriana apud Facultatem Historiae Ecclesiasticae, Anno
1966-1967.
c) Le due
orazioni insieme con parecchie lettere furono pubblicate da G. Ronconi. E.
BARBARO, Orationes contra poetas. Epistolae. Edizione critica a cura di
Giorgio Ronconi, Firenze 1972, pp. 185.
d) G. SORANZO, Contrastata
nomina del cardinal Michiel al vescovato di Verona, in Zenonis Cathedre,
Verona 1955, pp. 73-83.
e) G. GULLINO, Corner
Marco, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 29, Roma 1983,
pp. 255-257; G. P. MARCHI, Fede, politica e retorica nelle orazioni
latine per l'ingresso del card. Marco Corner nella diocesi di Verona, in Scritti
in onore di mons. Giuseppe Turrini, Verona, 1973, pp. 477-508; P.P.
BRUGNOLI, La laboriosa nomina del card. Corner alla sede di Verona, in Atti
e Memorie della Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di
Verona, S. VI, vol. XVIII (CXLIII,
1966-67), Verona 1968, pp. 301-320.
Fonte: srs di
Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II
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