I due bassorilievi sul pilastro
di destra della facciata della chiesa di Santa Anastasia che rappresentano S. Pietro in atto di predicare,
e la sua ultima professione di fede fatta scrivendo in terra col dito « Credo ». Chiesa di Santa Anastasia, Verona.
VOLUME II - EPOCA III
– CAPO XI
SOMMARIO. - S. Pietro
Martire - B. Bonaventura - B. Giordano di Sassonia - BB. Evangelista e
Pellegrino - B. Albertino - B. Teobaldo - S. Rodobaldo - B. Giacoma - S. Facio.
In altra opera nostra abbiamo affermato e provato, come il
secolo XIII, dopo l'epoca dei martiri e dei primi Santi Padri, sia forse da
dire il più rigoglioso di vita cristiana e il più celebre per il numero
considerevole di santi.(1) Altrettanto con la dovuta proporzione possiamo
affermare per quanto spetta alla chiesa veronese; la quale in nessuna altra
epoca ebbe tanti modelli di santità cristiana, quanti ne ebbe nel secolo XIII,
sia nel clero regolare e secolare, sia nel laicato.
Una gloria insigne per Verona e per l'ordine dei frati di S. Domenico fu Pietro Rosini (2),
detto nella sua vita apostolica fra
Pietro da Verona, e dopo la sua morte S. Pietro Martire, celebrato dal Panvinio
« ut sanctissimus, ita doctissimus
».
Nato verso l'anno 1205 da genitori infetti dell'eresia dei Patareni, ebbe la prima formazione da
un precettore cattolico. Mandato dal
padre suo a studiare presso l'università di Bologna, vi imparò a conoscere l'ordine fondato da S. Domenico, e lo abbracciò in età di
anni 15 verso l'anno 1220.
Ordinato sacerdote, si dié con zelo alla predicazione delle
verità cattoliche contro le nuove eresie; ed ottenne innumerevoli conversioni
nel bolognese, nella Marca di Ancona, nel milanese.
A Milano i fedeli
gli andavano incontro con croce e stendardi e trombe e tamburi; spesso lo
portavano in lettiga, perché non restasse schiacciato dalla folla avida di
avvicinarlo.
Da Milano nel
1244 passò a Firenze; dove la folla
si accalcava così numerosa alle sue prediche, che egli dovea predicare nella
piazza, ed i reggitori della città con un atto del 22 dicembre deliberarono che
essa fosse ingrandita.(3) Però non sembra vera la leggenda che egli
abbia condotto i cattolici a combattere con le armi contro gli eretici e su di
questi abbia riportato una insigne vittoria: egli a Firenze non era inquisitore, ma predicatore.(4) Ne è vero che egli abbia osteggiato l'ordine dei Servi di Maria,(5) le cui costituzioni furono all'esame di lui affidate da Innocenzo IV: era troppo devoto di
Maria. Che anzi fra Pietro da Verona fu fervente promotore della devozione a Maria; e,
secondo uno scrittore fiorentino, egli fu che introdusse l'uso di apporre sui
canti delle vie e le facciate delle case l'immagine di Maria, troppo spesso
oltraggiata dagli eretici.(6) Fondò
pure in Firenze due congreghe; l'una detta maggiore
o del Bigallo, l'altra
delle Laudi alla Vergine Maria
nella chiesa di S. Maria Novella.(7)
Dovette sottostare qualche tempo ad accuse in materia
delicata: ma la santità della sua vita ed i miracoli da lui operati dileguarono
presto ogni ombra.(8) Dopo aver predicato con frutti immensi in
varie regioni dell'Italia media e superiore, nell'anno 1251 da Innocenzo IV con lettera data da Genova il 13 giugno fu nominato
inquisitore contro gli eretici di
Lombardia, massime di Cremona e Milano.(9) Da quel momento raddoppiò il suo zelo per la difesa delle verità
cattoliche, desideroso di morire martire della fede. Predicando a Milano nella
domenica delle Palme del 1252, prenunziò il suo martirio; del quale fu coronato
pochi giorni appresso il 6 aprile, presso Barlassina
tra Como e Milano. (b)
La devozione dei fedeli della Toscana e della Lombardia
verso fra Pietro da Verona ed il
numero immenso di miracoli operati da lui in vita e poco dopo la sua morte
indussero il papa Innocenzo IV ad
annoverarlo tra i santi martiri: ciò avvenne il 24 marzo dell'anno seguente in Perugia sulla piazza della chiesa dei Frati Predicatori. (10)
In Verona fu eretta una chiesa a suo onore nel secolo XVII,
nella via S. Alessio, dove si
ritiene avesse avuto i natali: la chiesetta
di S. Giorgio annessa al convento dei Domenicani prese il nome di S. Pietro Martire, quando essa fu
concessa alla Compagnia di S. Pietro
verso l'anno 1424.
Sulla facciata della chiesa
di Sant'Anastasia due rilievi del pilastro a destra rappresentano S. Pietro in atto di predicare, e la
sua ultima professione di fede fatta scrivendo in terra col dito « Credo »: anzi la chiesa
stessa in un atto del giorno 5 maggio 1343 dato da alcuni arcivescovi e vescovi
in Avignone è detta « fundata in honore
sancti Petri Martyris de civitate Veronae » (11). Il corpo del santo riposa nella chiesa di Sant'Eustorgio a Milano. (c)
Fu pure veronese e domenicano il beato Bonaventura, in qualche memoria detto anche Ventura. Fu accettato
nell'ordine dello stesso S. Domenico,
al quale fu compagno fedelissimo e consigliere e confessore: anzi egli assisté
alla morte del santo in Bologna il 6
agosto del 1221(12).
Stette qualche tempo a
Verona il beato Giordano di
Sassonia, eletto primo
Ministro Generale dei padri
Predicatori dopo la morte di S.
Domenico, nei comizi generali dell' ordine del 1222. Dimorò nel convento di
S. Maria Mater Domini, edificando
i suoi confratelli col più fervoroso esercizio di ogni virtù(13). È celebre anche per alcuni suoi scritti. Perì
in un naufragio di ritorno da Terra
Santa il 13 febbraio 1237.
L'ordine degli Agostiniani
fu inaugurato fra noi con la vita esemplare dei due beati Evangelista e Pellegrino. Stretti tra loro in santa amicizia fin dalla giovinezza, entrarono nel
monastero degli Agostiniani presso
Montorio, ove si diedero tutti alle opere di pietà e di penitenza: ordinati
sacerdoti, si occuparono con grande zelo al bene delle anime. Quasi contemporaneamente furono chiamati da
Dio alla gloria del cielo presso la metà del secolo XIII (14). I loro corpi furono trasferiti
nella chiesa del nuovo monastero di S.
Eufemia in città verso l'anno 1280: riconosciuti giuridicamente dal nostro
vescovo Alberto Valerio nel 1609,
furono collocati sotto la mensa dell'altare maggiore nel 1835: il loro culto fu
approvato dal pontefice Gregorio XVI
con decreto 17 novembre 1837.
Nei fasti degli Agostiniani
si ha pur memoria di un beato Albertino
da Verona. Entrò nel monastero agostiniano presso Montorio: poi da Lanfranco,
Ministro Generale nell' ordine, fu mandato in Inghilterra per fondarvi
nuove case dell'ordine. Tornato a Verona, ivi morì verso l'anno 1264, celebre
per dottrina, santità e miracoli; e fu sepolto, a quanto sembra, nella chiesa di S. Stefano. Sotto un antico
quadro della chiesa di S. Eufemia era questa Iscrizione: « B. Albertinus Veronensis ex Ordine Eremitarum S. Augustini
praedicatione ac miraculis eremitanam religionem in Anglia fundavit. Anno
Domini MCCLXIV ».(15)
In alcune memorie degli Agostiniani
è venerato col titolo di beato quel Teobaldo
della famiglia veronese De Fabris,
nato nel 1243, che fu monaco nel convento
di Sant'Eufemia e poi vescovo veronese negli anni 1298 – 1331(16). Di esso parleremo trattando dei vescovi
nostri.
Oriundo della famiglia Cipolla
fu S. Rodobaldo, figlio
di Tomio e pronipote di Ubaldo capostipite della nobile
famiglia. Durante l'epoca funesta delle fazioni da Verona passò a Pavia; ivi fu arcidiacono della chiesa
cattedrale; indi vescovo dall'anno 1230 al 1254: morì il giorno 12 ottobre di
quell'anno; ed in tal giorno il clero pavese ne celebra la festa. Fu insigne
per l'esemplarità della sua vita, per il suo amore alla penitenza e per una
devozione speciale verso le sacre reliquie. Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale
nell'arca stessa, in cui sono i corpi di
S. Siro e di tre altri vescovi santi. Un'iscrizione dice di lui che « Ecclesiam praeclare administravit ».(17)
Il solerte investigatore di cose veronesi ci fece conoscere
una beata veronese, della quale nessuno degli scrittori nostri ci avea lasciato
alcun cenno.(18) Sarebbe la beata Giacoma da Verona: della cui vita non abbiamo che un
fatto solo. Nell'anno 1269 da Verona andò a Venezia per assistere alla celebre solennità dello sposalizio del
mare nella festa dell'ascensione. Prima che partisse da Verona, le apparve la SS. Vergine, e la esortò a recarsi anche a Padova per far ivi conoscere un pozzo,
dove erano moltissime reliquie di santi ignorate e perciò non venerate. A
Padova alcuni miracoli comprovarono la verità di quanto asseriva la Giacoma.(19) ed in seguito fu posta su quel luogo la scritta: « Pozzo dei SS. Martiri Padovani scoperto
dalla B. Giacoma di Verona - 1269 ». Di essa null'altro sappiamo.
Chiuderemo con brevi cenni intorno ad un santo, di cui Verona non ha altra gloria, che quella
di avergli dati i natali, S. Facio.
Nato verso la fine del secolo XII, esercitò in Verona l'arte d'orefice: ma verso
l'anno 1226, perseguitato, a quanto pare, da alcuni potenti di parte imperiale
o ghibellina, si rifugiò a Cremona,
e vi stette fin verso l'anno 1229; quando tornò a Verona allo scopo di adoperarsi per la pacificazione dei partiti.
L'opera sua non ebbe felice risultato: ché anzi fu preso e chiuso in carcere
per quattro anni. Nel 1233, sia per la
pace conciliata da fra Giovanni Schio,
sia più probabilmente per l'aiuto prestato dai cremonesi ai veronesi contro i
mantovani, poté uscir di prigione, e tosto pensò di tornare a Cremona. Ivi passò il resto della sua
vita in opere di pietà, di penitenza, di beneficenza: istituì alcune
confraternite per il sollievo degli infermi e dei carcerati: pellegrinò ai sepolcri dei SS. Pietro e Paolo a Roma e
di S. Giacomo a Compostella: fu
largo di sussidi per il culto divino. Morì a Cremona pianto da tutti i
cittadini il 18 gennaio 1278(20). Le lezioni proprie
furono introdotte nell'ufficio con approvazione della S. Sede l'anno 1875.
NOTE
1 - Cf., Institutiones
historiae eccles. Saec. XIII art. 3. Val. II, Pag. 360-361.
2 - Recentemente
scrisse SANTAGOSTINO, Vita di S. Pietro da Verona Protomartire
Domenicano (Milano 1907).
3 - RISTORI, I Paterini in Firenze, in Rivista di
scienze teologiche (proibita) Anno I, pag. 22 (Roma 1905).
4 - RISTORI, Op.
Cit., pag. 838-839.
5 - Così scrisse
MORTIER, Hist. des Maitres Gen. de l'Ordre des Freres Precheurs I pag.
322 (Paris 1903).
6 - DEL MIGLIOR, Firenze
illustrata, pag. 391 (Firenze 1684).
7 - RISTORI, I Paterini in Firenze, pag. 759, seg.
8 - Negli Acta
55. dei Bollandisti i miracoli di S. Pietro occupano ventidue pagine in
folio.
9 -INNOCENTIUS
IV, presso RAYNALDUS, Annales Ann. 1251, 33-36; POTTHAST, Regesta RR.
PP. II Num. 14333.
10 - Presso RAYNALDUS, Ann.
1253 10; POTTHAST, Op. cit., Num. 14926.
11 - PERINI, Istoria delle monache di S. Silvestro.
Docum. Num. 24.
12 - BIANCO LINI,
Chiese di Verona Lib. II, pag. 252.
13 - Vedi « S.
Vigilio » Anno 1913 Val. II, pag. 162.
14 - Vite di Bb. Evangelista e
Pellegrino Veronesi, (Verona 1808).
15 - Vite dei
Bb. Evangelista e Pellegrino, pag. 29.
16 - Del titolo
di Beato dubita molto BIANCOLlNI, Dei Vescovi di Verona. Dissert. I pag.
49.
17 - Acta Ss. Bolland. Oct. VI,
pag. 126-128 (Bruxellis 1853).
18 - D. ANT.
PIGHI, Una beata Veronese non
conosciuta, in Bollettino Eccles. Veronese 1914, pag. 166.
19 - Si dice
narrato da JACOPO CIAVACCIO, Storia del monastero di S. Giustina. Libro III
20 - Di lui un Necrologium
Milanese presso BIANCOLINI, Dei Vescovi di Verona. Dissert. I pag. 47, seg.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XI (a cura di Angelo
Orlandi)
a) Dopo l'opera
di mons. Pighi non è comparso alcuno studio storico-critico sui santi e beati
di cui si parla del capitolo, salvo le voci ad essi relative in Bibliothece
Sanctorum, alla quale rimandiamo.
b) Presso il
luogo del martirio in territorio di Meda fu eretto un convento domenicano e una
chiesa in cui si conserva lo strumento dell'uccisione di Pietro da Verona.
c) Su S. Pietro
Martire o S. Pietro da Verona, come è indicato nella Liturgia Horarum (Cf.
Liturgia delle Ore. Proprio della Chiesa Veronese, Padova, 1981, p. 45),
sono comparsi vari scritti a carattere divulgativo, specialmente in occasione
del centenario nel 1952. G. EDERLE, S. Pietro da Verona, Verona, 1939,
pp. 130; IDEM, S. Pietro da Verona, Verona, 1952; F. SANTAGOSTINO, S.
Pietro da Verona, martire domenicano, Milano, 1952; R. FRASCISCO, S.
Pietro da Verona, martire domenicano, Alba, 1952. Va segnalato un recente
studio circa gli aspetti problematici del personaggio: G. MERLO GRADO, Pietro
da Verona - S. Pietro martire. Difficoltà e proposte per lo studio di un
inquisitore beatificato, in Culto dei santi (a cura di Sofia Boesch
Gaiano e Lucia Sebastiani), L'Aquila-Roma, 1984, pp. 471-488.
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI
STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II
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