Sigillo sepolcrale del
vescovo Bonincontro, si trova affisso
ad una parete dell’atrio di Santa Maria Matricolare, Duomo di Verona
VOLUME II - EPOCA III – CAPO XV
SOMMARIO. -
Fra Temidio - I veronesi assolti dalle censure - Bartolomeo Scaligero - Pietro
Scaligero - Pacificazione politica e religiosa - Bonincontro: elezione « per
compromissum » - Iscrizione sepolcrale - Tebaldo Fabris - Conclusione.
L'episcopato di Temidio
dell'ordine di S. Francesco fu
breve: cominciato nel 1275 terminò nel settembre del 1277.
Come abbiamo veduto, egli prese parte, anzi guidò, la
spedizione contro gli eretici di
Sermione avvenuta il 12 novembre 1276: nel 1273 avea mandato un « viator» del comune di Verona a Lazise, che intimasse al podestà Marcabruno di condurre a Verona
un eretico catturato dallo stesso viatore; però quei di Lazise rilasciarono libero il prigioniero.
Ma delle opere di Temidio
nel suo episcopato nulla sappiamo. Solo sappiamo che nel giorno 15 febbraio
1277 « Marcius de Marciis Canonicus
Veronensis, Archipresbyter Plebis Ecclesiae S. Joannis in Valle» si
presentò a lui in episcopio con la massima solennità, e gli intimò che non
dovesse ingerirsi né punto né poco negli affari di alcune monache del monastero di S. Agostino nel luogo
detto « Battiorcus » presso Montorio, il quale da oltre trent'anni
spettava alla chiesa di S. Giovanni in
Valle (1)-(a).
Dopo di lui fu eletto frate
Bartolomeo, che da alcuni è detto figlio di Mastino e benedettino di S.
Zeno; da De Romano è detto « de
Ordine Umiliatorum ».(2)
L'elezione di lui, fatta, non sappiamo come, nel mese di
novembre 1277, dovette essere un po' contrastata ed incerta; poiché in atto del
giorno 4 febbraio del 1278 troviamo segnato un Vicario Capitolare,(3) e il De
Romano riferisce che Bartolomeo
fu confermato nell'agosto del 1278, e poi consacrato nella domenica 8 gennaio
del 1279. Forse queste dilazioni son
dovute alle trattative dei veronesi col pontefice: l'assoluzione delle censure
fu data ai veronesi dai Legati di Nicolò
III nell'ottobre del 1278(4).(b)
Bartolomeo tenne
la sede di Verona dal 1278 al 1290.
Con atto del 15 ottobre 1278 unì il monastero di S. Cassiano di Mezzane a quello di S. Maria Maddalena in Campo Marzo.(5) La sua consacrazione si fece per
delegazione del patriarca di Aquileja
Raimondo Dalla Torre nella domenica 8 gennajo dell'anno seguente dal
vescovo di Accon (Tolemaide), con
assistenza dai vescovi di Eraclea e
d'Atene. Questo intervento del Patriarca prova che, se non la prima
elezione, certo la conferma nell'agosto 1278 col consenso del Papa fu data dai
canonici, ai quali in seguito Bartolomeo
confermò alcuni privilegi. (6)
Nel 1282 per mezzo del suo procuratore sottoscrisse al Concilio Provinciale di Aquileja
celebrato dal patriarca Raimondo.(7)
Dal pontefice Onorio
IV ottenne che questi con breve 20 ottobre 1286 concedesse a Giuseppe Della Scala di tenere il
priorato di S. Giorgio in Braida,
non ostante il difetto di natali.(8)
Con atto del 3 febbraio 1287 concesse alcune locazioni sopra
beni, che il vescovo di Verona possedeva presso il vajo di Squaranto, a Mezzane,
Saline, Roveré di Velo, Moruri,
Cancello, ecc.: concessione, che fu poi confermata da Pietro Della Scala nel 1376(9).
Con atto del 12 maggio 1281 avea confermato la donazione
fatta vent'anni prima dal vescovo Manfredo
ai Domenicani: essa comprendeva le due chiese di Sant'Anastasia (l'antica) e di
S. Remigio, con gli orti, case ed ogni altra loro pertinenza. (10) Secondo il De Romano, Bartolomeo morì
nel principio di novembre 1290, e fu sepolto il giorno 8 dello stesso mese(11).
A lui successe un altro figlio di Mastino, Pietro Della
Scala (1290-1295), canonico della cattedrale: nella serie dei
nostri Vescovi egli sarebbe il novantesimo. Fu uno dei primi ascritti in Verona
all'ordine di S. Domenico, « in quo diu
sanctissime vixerat »(12);
eletto per comune accordo del capitolo e del clero il giorno 21 gennajo 1291, «
die dominico III exeunte februario (25)
ascendit consecratus episcopale palacium ».13(C)
Da Alberto Della
Scala ottenne che venissero restituiti alle chiese i beni, che avea
usurpato Can Signorio: dal pontefice Gregorio XI ottenne la
facoltà di conferire i benefici ecclesiastici senza alcuna dipendenza
dall'autorità secolare. Per queste due concessioni poté far avere ai chierici i
loro beni e le decime, segnatamente quelle di Brenzone e di Malcesine.
Ebbe una contesa con Alberto
abate di S. Maria in Organo per
certi diritti di ripatico sull' Adige:
il patriarca di Aquileja commise la
soluzione della lite a Donato abate
del monastero di S. Felice di Vicenza;
ma il monaco Guidotto, che dovea
portare la lettera di citazione al vescovo, fu maltrattato dai famigliari di lui.(14)
Coi consigli e con sovvenzioni ajutò i Domenicani per la costruzione del loro convento presso la chiesa di
Sant'Anastasia: a questo scopo donò
a frà Perolino priore una pezza di
terra situata nella guaita di S. Maria
in Chiavica di fronte alla chiesa, « quam
Fratres Dominicani aedificant in civitate Veronae ».(15)
Il Panvinio dice del vescovo Pietro che « cum
esset vir doctissimus, multa ingenii sui monumenta reliquit ». Le opere
principali di lui sono: Postilla
scholastica in Joannem, Commentaria in
Evangelium S. Matthaei, Sermones ad populum(16.)
Morì in una domenica (5 o 12)
del mese di settembre 1295, e fu sepolto nella chiesa di S. Anastasia.(17).
Nella Domenica seguente (18) fu eletto a vescovo di Verona Tebaldo agostiniano di Sant'Eufemia, ora abate nel monastero dei Benedettini presso S. Fermo minore; egli però rinunziò subito al vescovato; e perciò
questo tratto del suo episcopato non figura nella serie dei vescovi di Verona.
La ribenedizione data dal Papa ai veronesi fu presagio ed
inizio di tempi migliori, sia nell'ordine ecclesiastico, sia nel civile; come
già lascia travedere la storia dei due vescovi
Bartolomeo e Pietro. Particolarmente
fu provvidenziale l'episcopato di Pietro,
coevo e connesso col capitanato di Alberto, ambedue Scaligeri.
Alberto, benché fosse di spirito ghibellino, seppe dominare
il suo partito e così cattivarsi la benevolenza dei guelfi e comporre tra i due
partiti un « modus vivendi », che prenunziava
la concordia e la pace, a cui già da lungo tempo aspiravano i veronesi. A cementare viemmeglio questo avvicinamento
dei due partiti contribuì il matrimonio conciliato da Alberto nel 1289 tra la sua figlia Costanza ed Obizone d'Este, che nella Marca Trevigiana era il più forte rappresentante del guelfismo, e
la cui famiglia per addietro era stata sempre avversa ai Della Scala.
Era pure cessata nell'Italia Superiore ogni ingerenza
dell'autorità imperiale; erano estinti gli Hohenstaufen,
ed il nuovo imperatore Rodolfo
d'Habsburgo non scese mai al di qua delle Alpi. Da questo complesso ne
venne che in Verona cessarono le lotte intestine, ed anche la chiesa veronese
poté ricuperare la libertà nella elezione dei suoi vescovi, ed aver vescovi,
che fossero veramente degni della dignità episcopale. Così per comune accordo
tra il capitolo ed il clero furono eletti Pietro
Della Scala e, dopo Tebaldo,
Bonincontro, indi lo stesso Tebaldo rinunziatario,
ed altri in seguito. (d)
Bonincontro,
arciprete della cattedrale(18); fu eletto il dì 13 dicembre 1295 dal Capitolo,
dalla Congregazione del clero intrinseco e dalla Congregazione del clero
estrinseco. L'elezione si fece « per
cornpromissum »: compromissarii furono, per il capitolo i due canonici Gregorio da Montelungo e Bonifacio da Cellore; per il clero
intrinseco i due arcipreti Veronese di S.
Stefano ed Ognibene dei SS. Apostoli;
per il clero estrinseco i due arcipreti Antonio
di Garda ed Avanzio di Ronco.
Questi « secedentes
post Altare B. Virginis Mariae in eàdem Veronensi Ecclesia constitutum »,
con voto unanime elessero Bonincontro
arciprete della cattedrale(19): è il
vescovo nonagesimoprimo. Era uomo dotto nelle scienze naturali, ma più ancor
nelle ecclesiastiche, come ci attesta anche l'iscrizione posta sul suo sepolcro
nella cattedrale. Appena creato vescovo,
attese con molto ardore alla cultura del clero ed alla estirpazione degli abusi
infiltratisi nel clero secolare e regolare durante le lotte politiche. Dei
sermoni da lui tenuti al popolo veronese rimangono alcuni codici della
Biblioteca Capitolare.(20).
Quanto al ministero episcopale, abbiamo due decreti del
vescovo Bonincontro.
Col primo, dato il 21 agosto 1297 univa le monache di S. Cassiano di Mezzane a quelle di S. Antonio al Corso(21): col secondo dato il 31 ottobre del medesimo
anno confermava alcuni statuti delle monache, che erano succedute nell'antico
convento degli Agostiniani presso Montorio.(22)
Ma all'esecuzione dei suoi disegni fu troppo breve il suo
episcopato di appena due anni e mezzo. Morì il 18 giugno 1298, e fu sepolto
nella cattedrale poco discosto dalla porta maggiore a destra di chi entra. Nel
sigillo fu impresso la sua effigie con la seguente iscrizione, che noi daremo
sciolta dalle sue abbreviazioni:
ISTE BONINCONTRUS JACET ECCE
SEPULCRO
QUI DECRETA DOCENS RADIAVIT DOGMATE PULCRO
OBIIT VERONAE PATER BONINCONTRUS EPISCOPUS VERONENSIS
MCCXCVII - XVIII IUNI
Quando nel 1628 per motivo di lavori eseguiti nella
cattedrale fu aperto il sepolcro di Bonincontro,
il suo corpo, a quanto ci riferisce Libardi,
fu trovato ancora incorrotto, e vestito dei suoi arredi pontificali, « magna circumstantium admiratione ».(23)
Il sigillo sepolcrale al presente si trova affisso ad una
parete sotto gli archi, che stanno davanti alla chiesa di S. Giovanni in Fonte, trasportatovi quando si fece il nuovo
pavimento della cattedrale verso l'anno 1880.(e)
Nel suo testamento, detto Judicatum, fatto il giorno 5 giugno 1298 Bonicontro lasciò pingui legati a
favore dei vescovi di Verona, dello
spedale dela SS. Trinità, dei
monasteri di S. Maria delle Vergini,
di Sant'Eufemia
e di S. Lucia, della chiesa di S. Giorgio presso la
cattedrale e di quella di S. Vigilio di
Trento.(24)
Emulo di Bonincontro
nella scienza, nella santità e nello zelo per il bene della chiesa veronese fu Tebaldo; quello stesso, che, eletto dal
clero dopo la morte di Pietro Scaligero,
avea rinunciato alla sede vescovile: nella serie dei nostri vescovi egli è il
nonagesimo secondo, e resse la nostra chiesa per 33 anni: eletto nel giorno 24
giugno 1298, morì il 17 novembre del 1331.
Tebaldo,
oriundo della famiglia Fabris,
era nato in Verona verso l'anno 1241
- 1243: entrato nel monastero degli Agostiniani
a Sant'Eufemia, vi avea dato tali prove di virtù, che i monaci Benedettini di S. Fermo minore l'avean preso a loro abate.
Nominato vescovo di
Verona dopo la morte di Pietro
Scaligero, causa la sua profonda umiltà, rinunziò alla dignità episcopale:
ma alla morte di Bonincontro il
clero ed il popolo misero nuovamente gli occhi su di lui, ed egli dovette
cedere alle insistenti preghiere: un'iscrizione dipinta nel chiostro di
Sant'Eufemia nei primordi del secolo XVI lo dice eletto vescovo di Verona, « ardenti populi voto ereptus, plaudente
Verona, gaudente Ecclesia »(25).
Seguendo le orme del suo antecessore, si studiò di ridurre
alla dovuta disciplina il clero, sia della cattedrale, sia di tutta la città e
diocesi: all'istruzione ed alla riforma dei costumi nei fedeli provvide con
visite iterate alle varie chiese e con frequenti sermoni: ai suoi atti ed ai
suoi sermoni cattivò docile ubbidenza del clero e dei fedeli con gli esempi
sublimi ed eloquenti delle sue virtù.
Nel 1289, eseguendo le disposizioni del suo fratello defunto
Pasquale, comperò alcune pezze di
terra, e le donò « in utilitatem
ecclesiae sancti Rustici apud pontem navium ».(26)
Nel giorno 15 dicembre 1302 consacrò la chiesa di S. Maria della Giara: nel 25 novembre
1314 consacrò l'altare maggiore della chiesa di S. Francesco al Corso; così pure nel 6 gennaio 1315 quello di Sant'Orsola nella chiesa di Sant'Eufemia, e nel 20 maggio 1319
quello di S. Maria delle Vergini.(27)
Nel 22 febraio 1319 pose la prima pietra della chiesa di S. Maria della Misericordia « non longe ad hospitali S. Jacobi de Tumba
».(28)
Nel 1320 collocò il corpo di S. Maria Consolatrice sotto l'altare della chiesetta dedicata ad
onore della santa; nella quale occasione concesse alcune indulgenze a coloro
che la visitassero.(29)
Durante il suo episcopato si dié pure principio alla chiesa di S. Tommaso di Cantorbery,
diversa dalla attuale; fu consacrata dal
vescovo Tebaldo il 22 maggio 1316.(30)
Alla stessa epoca risale la chiesa di S. Maria della Scala (1324), e la prima fondazione dei frati
Serviti in Verona;(31) l'una e
l'altra si deve in gran parte attribuire alla devozione ed alla generosità di Cane Della Scala. Con grande solennità
e con l'intervento dello stesso Cane
della Scala e di altri principi e vescovi e sacerdoti, Tebaldo trasferì nella chiesa di Malcesine i corpi dei due beati eremiti Benigno e Caro.(32) (f )
Tebaldo diede
pure preziose Costituzioni per la restaurazione della disciplina ecclesiastica;
delle quali scrive Panvinio: « Ab hoc Episcopo Constitutiones editae sunt
quamplurimae; quas fere omnes postea, auctoris nomine suppresso, cum suo tantum
nomine publicavit Petrus Scaliger Episcopus Veronensis ».
In quest'epoca « de
licentia et voluntate praefati Episcopi (Thebaldi) » fu eretto o rifatto per opera di Simeone orefice un ospitale presso la chiesa di Sant'Alessio:(33) era situato nell'angolo che alla
fine del Borgo ora S. Giorgio divide
la via trentina dalla viuzza che conduce al Cesiol di Avesa.
Lo zelo per il bene spirituale della sua diocesi non impedì
a Tebaldo di dar saggio della sua
prudenza negli affari politici. Nell'anno 1309 intervenne ad una dieta tenuta
in Bologna da Arnaldo Pelagrua Legato di
Clemente V per le cose di Ferrara.
Nel 1311 intervenne alla coronazione di Enrico di Lussemburgo fatta nella chiesa di Sant'Ambrogio dall'arcivescovo di Milano nella festa dell'Epifania.
Inoltre coi suoi saggi consigli diresse in affari importanti lo stesso Can Grande, che in lui avea posta la
sua fiducia.
Questa breve recensione degli atti a noi noti di Tebaldo prova assai chiaro con quanto
zelo egli abbia lavorato per far rivivere nei fedeli della diocesi nostra la
vita cristiana, pur troppo rilassata per le vicende politiche del secolo
precedente.
Dopo circa 33 anni di episcopato morì Tebaldo il 17 novembre 1331, venerato col titolo di Beato in alcune
memorie dei frati Agostiniani(34): il suo corpo fu sepolto nella
cattedrale (non nella chiesa di S.
Stefano, come direbbe il Pona)
davanti all'altare di S. Cristoforo,
ora detto di Sant'Antonio.
Da quanto abbiamo riferito intorno alle doti ed allo zelo
dei nostri vescovi negli ultimi due decenni nel secolo XIII e nei tre primi del
secolo XIV appare evidentemente quali vantaggi abbia recato alla nostra diocesi
la ribenedizione ad essa concessa nel 1278 dal pontefice Nicolò III.
NOTE
1 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona. II, pag. 500-503.
2 - DE ROMANO, Annales
Veron., presso CIPOLLA, Antiche cronache, pag. 420.
3 - CAPPELLETTI, Chiese
d’Italia X, pag. 770.
4 - Non « Nicolò
IV», come per errore si disse nel Capo precedente.
5 - Presso
BIANCOLINI, Chiese di Verona V. P. II, pag. 145.
6 - Notizie
spettanti al Capitolo di Verona, pag. 64.
7 - DE RUBEIS, Monumenta
Ecclesiae Aquil. Cap. LXXIX.
8 - Presso POSSE,
Analecta Vaticana Num. 1386, pag. 114 (Innsbruck 1878).
9 - CIPOLLA, Le
popolazioni dei XIII Comuni, pag. 53, seg.
10 - UGHELLI, Italia
Sacra, Tom. V, col. 846; CIPOLLA, Ricerche storiche intorno alla chiesa
di Sant'Anastasia, pa. 5.
11 - Presso
CIPOLLA, Antiche cronache, pag. 438.
12 - PANVINIUS, De viris doctrina et bellica virtute
illustribus.
13 - DE ROMANO, Ann.
Veron., presso CIPOLLA, Op. cit., pag. 439.
14 - CIPOLLA, Una
lettera del 1297 in volgare veronese, pag. 3 (Verona 1882).
15 - PERINI, Istoria
delle monache di S. Silvestro. Docum. 21.
16 - FEDERICI, Elogi
di illustri ecclesiastici Veronesi. Tomo III App., pag. 10.
17 - In un Ms. di
Santi-Fontana esistente nella Biblioteca del nostro Seminario è detto « Petrus de Cumis ». Copia di un sepultario di S. Anastasia
Num. XV.: manoscritto assai
prezioso.
18 - Mentre era
Arciprete, avea emanato alcune Costituzioni per i chierici della cattedrale,
che furono poi pubblicate dal suo sucessore Gregorio da Montelungo (16 aprile
1296) e rinnovate da Paolo arciprete nel 1306. Si trovano nel prezioso volume
della Capitolare detto Catena.
19 - L'atto fu
pubblicato dal Sac. SPAGNOLO in Atti
dell'Acad. di agricol. ecc., Serie IV Vol. IX (Verona 1908).
20 - FEDERICI, Op. cit. Tomo III Append., pag. 10
21 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona V. P. II, pag. 146.
22 - BIANCOLINI, Op.
cit. VI, pag. 88, 100.
23 - UGHELLI, Italia
sacra Vol. V, col. 855; CIPOLLA, Incunabuli dell'arte della seta in
Verona, pag. 11.
24 - Fu
pubblicato intiero da VERCI, Storia Della Marca Trevigiana e Veron. Tomo
VII, pag. 24; il quale lo copiò da un manoscritto del Can. Dionisi.
25 - Nell'opusc, Vite
dei Beati Evangelista e Pellegrino, n. 30 (Verona 1808).
26 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona IV, pag. 608.
27 - BIANCOLINI, Chiese
m, 37; IV, 590, 593; m, 175. 28 BIANCOLINI, Chiese m, 167, seg.
29 - BAGATA, SS.
Episcoporum Veron. antiqua monumenta, pag. 27 r.
30 - Sac. ANT.
PIGHI, La chiesa di S. Tommaso Cantuariense, pag. 4 (Verona 1899).
31 - BIANCOLINI, Chiese
II, pag. 175.
32 - BAGATA, Op. cit., pag. 18; Sac. CHIEREGATO, La
parrocchia dei santi Benigno e Caro, pag. 15, e Nella XI ricorr.
centenaria, ecc., pag. 15.
33 - TOMMASI, Storia
dello spedale dei ss. Alessio ecc., (Verona 1774); CIPOLLA, Appunti
storici: La tomba di M Simeone orefice in Archivio Veneto Tomo XXIX.
P. II. (1882).
34 - Vite dei BE. Evangelista e Pellegrino, pag. 29-33.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XV (a cura di Angelo
Orlandi)
a) Timedeus
(Timidio o Timideo), figlio di Boninsegna Spongati, compare come teste nel
testamento di Giordano de Capitalibus il 4 febbraio 1258 nel carcere di S.
Nazaro, dove il De Capitalibus si trovava imprigionato. La famiglia Spongati
risulta presente in Verona fin dalla metà del secolo XII.
Timideo fu francescano ed ebbe varie incombenze nel suo
convento: nel 1268 e 1270 compare come procuratore dei Minori in ordine alla
sistemazione edilizia del convento di S. Fermo maggiore. Ebbe poi l'incarico di
Inquisitore contro gli eretici e fu poi vescovo, certamente dal 1275 al 1278;
non si sa ancora la data e il modo di elezione e consacrazione.
Questo vescovo, come del resto il convento di S. Fermo,
appare pienamente allineato con la politica della nascente signoria Scaligera.
Cf. G. M. VARANINI, Per la storia dei Minori a Verona nel Duecento, in Civis.
Studi e testi, A. VII (1983), pp.
119-124.
b) Di questo
Bartolomeo della Scala non si conosce la paternità e di conseguenza non si sa
se appartenga alla dinastia degli Scaligeri di Verona. Scrive il Sancassani
che, se si deve prestar fede al Verci, che lo dice fratello del vescovo Pietro
I della Scala, questo Bartolomeo risulterebbe bergamasco e non degli Scaligeri
veronesi. G. SANCASSANI, Notizie genealogiche degli Scaligeri di Verona: le
origini (1147-1277), in Verona e il suo territorio, vol. III, T.I.,
Verona, 1975, pp. 331-332.
c) Lo studioso W.
Hagemann, già ricordato, ha pubblicato documenti in cui questo Pietro della
Scala, vescovo di Verona, è ripetutamente detto « de Pergamo », cioé di
Bergamo, mentre nessun documento lo fa appartenere agli Scaligeri di Verona. W.
HAGEMANN, Documenti sconosciuti dell'Archivio Capitolare di Verona per la
storia degli Scaligeri (1259-1304), in Scritti in onore di mons.
Giuseppe Turrini, Verona, 1973, pp. 385-386. V. anche G. SANCASSANI, Notizie
genealogiche cit ..
d) Come risulta
dalle note precedenti b) e c), va corretto ciò che scrive qui mons. G.B. Pighi
circa la parentela di Bartolomeo e Pietro I della Scala con gli Scaligeri di
Verona.
e) Qualche altra
notizia su Bonincontro ci dà il citato Varanini. Bonincontro era figlio di certo Baldassare
membro di una confraternita di Penitenti, legata ai Francescani; pare sia stato
educato in ambiente francescano e divenne « decretorum doctor »; nel 1276 era
collettore delle decime per la S. Sede. Divenne
poi canonico e arciprete del Capitolo ed infine vescovo dal 1295 al 1298. G.
VARANINI, Per la storia dei Minori cit ..
f) Tra le chiese
consacrate da Teobaldo va ricordata anche quella di S. Maria di Bonavigo come
si rileva da scritte graffite nei mattoni della parete all'interno, di cui ho
potuto leggere la data di edificazione 1294 e quella di consacrazione:
CONSECRAVI DE ANNO SECUNDO ... EGO TEBALDUS. L'anno secondo di Teobaldo è dal
24 giugno 1299 al 24 giugno 1300.
Fonte: srs di
Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II
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