Gianni Lannes
Lettrici e lettori tutti che seguitate a chiedermi perché ho
staccato la spina. Questo è l’ultimo pezzo che ho scritto per Il Corriere della
Sera, il più importante quotidiano del Belpaese. Il tema è di cogente
attualità: la giustizia che non ingrana. Non ho accettato l’imperante diktat
(occuparsi di frivolezze e non toccare i gangli del potere) – già avanzato da
un altro quotidiano La Stampa (di proprietà Fiat) – ed ho perso il lavoro.
Pensate un pò: l’11 ottobre 2008, La Stampa pubblicò in primo piano (prima
pagina) una mia inchiesta sull’amianto alla Barilla (stabilimento di San Nicola
di Melfi in Basilicata, dove si producono le famose merendine). Reazione della
multinazionale alimentare? Minacce a mezzo dell’avvocato Mariconda con
studio a Milano. Esiste un documento scritto (un atto di transazione tra
Barilla e Fiat, ne ho una copia in originale) in cui appunto la Barilla chiede
ed ottiene la mia testa. E poi il presidente del Senato Schifani che fa visita
alla redazione di Torino e mi invita alla festa del ventaglio a Roma per
chiedermi lumi di questo mio interessamento ad “un’utile opera pubblica”, già sponsor di una superstrada inutile e
devastante in Sicilia nel bosco della Ficuzza (compresa un’area archeologica),
già cittadino onorario di Corleone. Aveva ragione lo scrittore Leonardo
Sciascia: troppi professionisti dell’antimafia sulla scena.
Il seguito? Un corollario di attentati ed intimidazioni
mortali alla mia famiglia.
E potrei continuare con le navi dei veleni (ed il presidente
della commissione bicamerale Pecorella a difesa dei rifiuti radioattivi
importati in Italia proprio da Israele; vedi il caso di Ravenna di cui avevo
scritto due anni fa) o il governo Berlusconi (direttamente la Sogin) che ha
affidato (senza gara d’appalto) lo smantellamento parziale della centrale
nucleare di Caorso alla ‘ndrangheta e tutti anche all’opposizione (vero “molto
onorevole” Antonio Di Pietro?) fanno finta di nulla.
Ed infine, la revoca della protezione di Stato, annunciata
con una mera telefonata il 19 luglio 2011 ed il conseguente trasferimento ad
incarichi di bassa manovalanza dei miei angeli custodi della
Polizia di Stato (con cui ho diviso per due anni anche il sonno ed i timori
delle famiglie).
E vogliamo aggiungere qualcosa sulle mancate risposte sia
del governo Berlusconi che di quello del golpista Monti alle numerose
interrogazioni ed interpellanze parlamentari sul mio caso? Quante singolari
coincidenze. Vi sembrano pochi tre attentati? Non sono abituato a piangermi
addosso, bensì a combattere a viso aperto. Ma in questo caso i nemici mafiosi
si nascondono nello Stato. Allora, nulla di personale, ma diamoci un taglio con
il finto buonismo e l’ipocrisia dilagante.
Anche il web in Italia è sovente una discarica ed
un’attività di masturbazione teorica. Quando si passa alla realtà concreta,
molti si squagliano per la paura. Allora di che parliamo? Quello che scrivo
(prove alla mano) è quello che vivo.
Attorno a noi, ogni giorno muoiono in un amen tante persone:
donne, ma soprattutto bambini che si ammalano di cancro. E il Belpaese che fa?
Continua a distrarsi con il solito teatrino: il piduista Berlusconi, poi
Bersani comprato per appena 98 mila euro dal clan Riva (inquinatori a morte di
Taranto e dintorni), quindi Renzi (detto anche “il nulla che avanza”) ed
infine Svendola Puglia (con Pugliamo l’Italia). Dulcis in fundo: il
comico eterodiretto Grillo. Che schifo! E questi dovrebbero risollevare
l’Italia? Ma fatemi il piacere tutti quanti.
SAPERE AUDE: osate, andate oltre gli schemi
artificiosi e gli steccati artificiali, unite le energie, non disperdetevi come
vuole il sistema di potere. Gandhi è un esempio.
Certe scelte si pagano sempre in prima persona. Con il
giornalismo in Italia ho chiuso per mia scelta! Grazie per le parole di
incoraggiamento ma le pacche sulle spalle non costano nulla e non risolvono i
problemi, magari alleviano i sensi di colpa. La democrazia, attualmente è
sconfitta nel Belpaese. Se non metteremo in campo una reazione seria – dura e
cruda – a questa dittatura sarà davvero la fine. Non c’è più tempo da perdere.
Bisogna organizzare ed attuare una ribellione.
Io non sono in vendita come tanti altri pennivendoli
ammantati di tricolore! Non ho smarrito la mia dignità. Sapete quante volte
hanno tentato di comprarmi con tanto denaro? Quelli che ci hanno provato sono
andati a finire sotto processo. Sono stufo di regalare perle ai porci.
Dalle mie parti si dice che quando un asino non vuole abbeverarsi e meglio
lasciarlo stare per sempre. E’ vero anche, come cantava De André che dal letame
nascono i fiori.
Sono un uomo libero che lotta a testa alta!
Fonte: srs di Gianni Lannes,
da SU LA TESTA del 12 dicembre
2012
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