Ho scritto spesso dell’Euro e della sua pericolosità;
del fatto che sia una moneta garantita dai patrimoni privati e pubblici degli
Stati che ne fanno uso, lasciando che le altre nazioni possano venderci
cianfrusaglie d’ogni tipo facendo perdere l’utilità della manifattura indigena
poiché ogni acquisto va in conto debito svuotando la ricchezza del continente
senza che nessuno possa farci nulla, anestetizzati dal passivo che si accumula
in silenzio. È come quando gli europei cominciarono a penetrare le
Americhe impossessandosi dei migliori tesori in cambio di perline di vetro
colorato, lasciando delle civiltà precolombiane, preziose e stupefacenti, solo
il folclore di genti divenute povere d’ogni cosa.
Non metto neppure in dubbio la buona fede di chi ha
costruito la definizione dell’Euro poiché l’inesperienza fa sbagliare pur
convinti del successo dell’innovazione introdotta. Ogni errore dovrebbe avere
la capacità di trasformarsi nella cosa giusta a merito della reazione che
comporta. Quando non succede, la buona fede si trasforma in criminale
incapacità. In Europa il connubio tra banchieri furbi e politici
sprovveduti è micidiale perché porterà ad un periodo di profondi e brutali
cambiamenti. Brutalità che accetteremo come unica possibilità di riscatto da un
futuro altrimenti buio come è buia l’inutilità del vivere per i troppi divieti.
Si ripete in Europa lo stesso errore fatto con l’unità
d’Italia: il voler fare di popoli preziosi un’unica entità anonima,
disomogenea e confusa. Con la crisi monetaria ogni territorio tende a chiudersi
per difendere i propri interessi lasciando agli altri il compito di rimediare
agli inganni. Si ripropone una sorta di neo feudalesimo che conterrà la
conservazione delle aspettative di ogni popolazione e del loro modo di
realizzarle.
All’origine delle scelte sbagliate dell’UE c’è
l’interpretazione internazionalista socialista, mostruosa fabbrica di conflitti
sociali in opposizione alla globalizzazione della comunicazione, che fa
dell’uomo l’esecutore di una volontà collettiva anziché l’utilizzatore di
competenze cognitive che ne amplificano la libertà individuale sollevandolo
dalla meschinità della contingenza del sopravvivere. La peggiore delle piaghe
che questa maledizione divina voluta dall’elefantiaco apparato burocratico
dell’Unione è la speranza che le soluzioni si realizzino per via democratica
con lo strumento della politica nel rispetto delle regole europee.
In realtà non ci sono soluzioni legali, cioè
collettive, cioè politiche alla disgregazione della civiltà europea così come i
burocrati l’hanno realizzata. Un’Europa inclusiva di ogni istanza che
umilia la natura di ogni territorio e della popolazione che ci abita in
simbiosi, costringendole a vivere vite disordinate.
Fonte: srs di di GIOVANNI MARINI. Da L’indipendenza del 9
dicembre 2012
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