di GILBERTO ONETO
L’altro giorno, con gran cassa mediatica, il Benigni ha
dichiarato che si deve voler bene alla Costituzione come fosse la mamma.
Applausi. In Italia la mamma è tutto, comincia per emme come Mussolini, come
Monti. Luciano Tajoli e Beniamino Gigli dovevano essere dei padri
costituenti. Siccome a molti questa Costituzione non garba (fuori dai
palazzi, dai teatri e dai café-chantant non piace quasi a nessuno), gli lasciamo
volentieri questo riconoscimento di maternità: è la mamma del Benigni, che è
perciò un figlio della Costituzione. E ci fermiamo qui per evitare di scadere
in linguaggio da caserma.
Una strana mamma di cui tutti raccontano ed esaltano solo
i primi 12 articoli e glissano sul resto. È come la biografia di una
signora chiacchierata di cui si ricordano solo i primissimi anni, quelli
dell’illibatezza. Diamo un’occhiata a questi pochi sprazzi di verginità.
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul
lavoro.
Tre milioni di disoccupati, legioni di sottoccupati,
occupati in nero, cassintegrati e finti lavoratori; un esercito di pubblici
dipendenti, di finti invalidi, di immigrati nullafacenti, di pensionati che non
hanno mai lavorato, di politici. Tutta gente che vive di Italia e sul lavoro
degli altri.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle
forme e nei limiti della Costituzione.
Fosse una cosa seria si fermerebbe a “la sovranità
appartiene al popolo”, punto. Il reso è limitativo, toglie reale potere alla
sovranità: è come dire che si gode della più assoluta libertà ma all’interno
delle mura di una cella. Al popolo è mai stato chiesto se era d’accordo sulle
cessioni di sovranità a stranieri della Nato o alla Comunità europea? In realtà
non gli è mai stato neppure chiesto se gli andava bene la Costituzione. Qualche
volta gli si chiede un parere con referendum abrogativi che però abrogano solo
quello che il potere ha deciso di abrogare e lasciano tutto il resto così
com’è. Alla faccia della sovranità!
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Bello, ma succede davvero così? Vale per gli oppositori, le
minoranze, quelli che non sono politicamente corretti e superpatrioti? Il
Codice Rocco è una deroga alla Costituzione?
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese.
È per eliminare ogni diseguaglianza che vengono tolti i
soldi a chi lavora per darli ai fanigotti? Che le risorse della Padania vengono
derubate da Roma e distribuite fra gli amici più affettuosi? E si è anche certi
che davanti alla legge si sia tutti uguali? Che i magistrati o gli alti
papaveri dello Stato ricevano lo stesso trattamento giuridico dei poveri
diavoli o degli oppositori? Che dire di certi delinquenti “progressisti”
e dei “serenissimi? Dei banditi magari foresti che rapinano le case e dei
cittadini che cercano di difendersi? La Repubblica garantisce davvero i
cittadini e il loro “pieno sviluppo” contro la criminalità organizzata che
comanda in intere regioni o contro la delinquenza foresta che spadroneggia in
quartieri e città? E contro capi, capetti, caponi castaioli?
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al
lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società.
È le attività che svolgono politici, mafiosi o burocrati?
Sono scelte che concorrono al progresso materiale e spirituale di tutti?
Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove
le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
Balle! Non c’è nulla al mondo e nella storia di immutabile,
e perciò neppure di “uno e indivisibile”. Questa cosa contrasta palesemente con
la sparata del primo articolo: se la sovranità appartiene davvero al popolo,
questo deve poter liberamente decidere su tutti gli assetti istituzionali,
comprese le unioni, le divisioni e le secessioni.
Non è vero che siano promosse le autonomie locali: qualcosa
è stato concesso solo su pressioni internazionali e non c’è alcun rispetto per
tutte le forme di autonomia che partano dal basso, che vengano richieste dai
cittadini, che devono semplicemente adeguarsi alle strutture che la Repubblica
ha graziosamente concesso.
Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze
linguistiche.
Altra balla! In Italia è lo Stato che decide chi sia una
minoranza linguistica e chi no. Le identità locali non hanno alcun diritto di
autodefinirsi. Finora è stato davvero tutelato solo chi aveva dei potenti
sponsor esteri: l’Austria per i sudtirolesi e la Francia per i valdostani (per
cui è stata addirittura inventata una appartenenza linguistica “terza”). Altri hanno qualche insignificante briciola di
riconoscimento: quasi tutte le minoranze (che localmente sono maggioranze)
vengono invece considerate inesistenti.
Art.7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio
ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le
modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento
di revisione costituzionale.
Questa diamogliela per buona, anche se e volte qualche
cardinalone si dovrebbe fare i fatti suoi.
Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere
davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno
diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con
l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge
sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Vero fino a un certo punto. I musulmani rispettano davvero
le leggi italiane?
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la
ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
della Nazione.
È una patetica bugia. Ha prodotto più cultura, arte e
scienza ciascuno dei piccoli Stati in cui è stata divisa la penisola nella
storia che il grande Stato unitario nel suo complesso. L’Italia è oggi in fondo
a tutte le classifiche europee che riguardano la ricerca tecnica e scientifica,
i brevetti e le innovazioni tecnologiche. Sulla gestione della cultura, del patrimonio
artistico e del paesaggio è meglio stendere un pietoso velo tricolore.
Art. 10
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme
del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge
in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese
l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione
italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le
condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati
politici.
La prima parte è smentita dalle censure che l’Italia riceve
sistematicamente per i suoi ritardi nel recepimento di leggi comunitarie e per
la criminale lentezza del suo sistema giudiziario.
La seconda parte significa semplicemente che si devono
soccorrere gli esuli politici: un comodo paravento dietro cui c’è il
mantenimento di decine di migliaia di “profughi” che si nascondono dietro a
lontane persecuzioni politiche in un mondo in cui la quasi totalità di paesi è
in guerra, soffre difficoltà economiche o soggiace a regimi illiberali.
Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali
rivolte a tale scopo.
I bombardamenti su Belgrado, il Kossovo, l’Iraq,
l’Afganistan e l’aggressione alla Libia: serve altro?
Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano:
verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Simbolo massonico e bandiera di partito (la “Giovane Italia”
di Mazzini), è nato da una variante cromatica del tricolore giacobino senza
rispettarne le proporzioni (le bande francesi non sono uguali). Quella italiana
è la sola Costituzione che si occupi del vessillo di una squadra di calcio: la
mamma di Benigni è una tifosa.
Fonte: srs di Gilberto
Oneto, da L’Indipendenza, del 20 dicembre 2012
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