Si chiamava tessera del tifoso, era una specie di patente
necessaria per andare allo stadio. Il governo Monti c’ha messo le mani, senza
abolirla del tutto, anche se, di fatto, si fa come se non esistesse più:
l’hanno capito anche i professori che l’esercizio della libertà personale non
può essere limitato dalla sottoscrizione o meno di un contratto con una banca
(questo era la tessera del tifoso), rilasciato dopo il placet della questura.
Peccato che non l’abbia capito la Questura di Venezia,
che ha vietato al Comitato per la Processione di San Marco (un nome che
metterebbe paura anche al Mossad), di svolgere in data 25 aprile, festa di San Marco Evangelista,
l’usuale rito di omaggio al protettore della città, spolverando
un decreto prefettizio del 2009, secondo
cui il centro urbano dovrebbe essere “sottratto a cortei e manifestazioni
politiche”.
Dovrebbe, perché il divieto non è stato applicato,
per esempio, alla recente festa padana, con conseguente rito dell’ampolla.
Dovrebbe, perché se al posto del Comitato per la Processione di San Marco la
richiesta di manifestare l’avesse posta il Comitato amici omosessuali del corpo
di San Sebastiano, si potrebbe scommettere che il questore Fulvio
Della Rocca non si sarebbe opposto. O che, in caso di opposizione, la
stampa italiana e anche quella internazionale ne avrebbero parlato. La stessa
stampa che tace sul divieto. La stessa stampa a cui Albert Gardin,
organizzatore della manifestazione, vuol consegnare il premio “Benito
Mussolini” per la censura.
In attesa dell’intercessione di Moraglia, comunque,
Gardin annuncia che, con o senza patente, la Processione di San Marco si farà:
“il Comitato ritiene il divieto del questore alla processione un fatto
giuridicamente gravissimo e arbitrario, un attentato ai diritti costituzionali
sulle libertà di espressione e di manifestazione. Lo stesso Comitato risponderà
con una denuncia penale per abuso d’ufficio e manifestazione di razzismo
antiveneto”.
Ciò che la Questura non coglie, al di là di tutto, è
che la processione di Gardin – che in quanto noto indipendentista non può avere
la patente del fedele – non è un evento politico, ma religioso, ragion per cui,
fuor di ogni interpretazione, verrebbero a cadere i presupposti del decreto
prefettizio (il divieto si applica alle manifestazioni politiche, non religiose
o folkloristiche). Non solo: posto che Gardin è un indipendentista, il questore
non può impedirgli di pregare in piazza, né di organizzare veglie o
novene. Ecco perché il marcianissimo editore veneziano ha deciso di impugnare
la decisione di Della Rocca, di ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo e di
scrivere al Patriarca,
servendo a quest’ultimo la possibilità di presentarsi con una bella figura.
Come da programma, l’appuntamento è confermato per il
25 aprile, alle ore 15, in piazza San Marco. Seguirà una veglia-preghiera
in Basilica con ingresso da Porta Paradiso. E poi tutti a casa. Accorrano
numerosi i fedeli, quindi, stiano all’erta: a pregare senza tessera, si rischia
un Daspo.
Fonte: srs di di
VITTORIA AGANOOR da L’indipendente del 11 aprile 2012
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