L’ “ossario di Giacomo” (wikipedia)
L’autenticità del presunto ossario del “fratello” di Gesù
rimane avvolta nel mistero dopo che un tribunale di Gerusalemme ha assolto Oded Golan, un collezionista privato
israeliano accusato di contraffazione. La corte ha dichiarato che non ci sono
prove di falsificazione, e che l’accusa non è riuscita a dimostrare le
imputazioni oltre ogni ragionevole dubbio.
L’autenticità del cosiddetto “ossario di Giacomo”
probabilmente “continuerà ad essere studiata in ambito archeologico e
scientifico, e il tempo ci dirà”, ha sentenziato la Corte.
Oded Golan (a destra) si complimenta con l’avvocato dopo la lettura della sentenza.(Reuters)
Oded Golan (a destra) si complimenta con l’avvocato dopo la lettura della sentenza.(Reuters)
Il giudice Aharon
Farkash ha dichiarato non colpevole Golan per tutte le imputazioni di
falso. Oltre all’ossario, che reca l’iscrizione “Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”, erano oggetto di
indagine diversi altri manufatti, tra cui gli ostraka “Three Shekels” e
“Widow’s Plea” e la tavoletta di Ioas (Jehoash).
Mentre tutte le accuse di rilievo sono cadute per mancanza
di prove, altre sono cadute in prescrizione. Tuttavia, Golan è stato dichiarato
colpevole per commercio di oggetti antichi senza permesso e per un’altra accusa
minore.
L’iscrizione ”Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”
L’iscrizione ”Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”
La storia dell’ossario comincia nel 2002 quando Golan, sostenuto dal noto studioso francese di testi antichi Andre Lemaire, scopre che sul lato di un ossario è incisa la scritta “Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”.
Giacomo, che si credeva essere stato lapidato a morte nel 62
d.C., è menzionato nei Vangeli come il fratello di Gesù. La Chiesa cattolica ha
però un’interpretazione non letterale del termine, e considera Giacomo cugino
di Gesù.
L’iscrizione di Ioas (Giuseppe Regalzi)
L’iscrizione di Ioas (Giuseppe Regalzi)
C’è poi un altro manufatto che Golan è riuscito ad ottenere, l’iscrizione di Ioas. Si tratta di una tavoletta di pietra su cui sarebbe stato inciso un testo ebraico che descrive i lavori di restauro del primo tempio biblico da parte di re Ioas quasi 3.000 anni fa.
Il processo non è riuscito a determinare dove e come i
manufatti siano stati scoperti. Golan ha detto di averli ottenuti entrambi da
mercanti arabi a Gerusalemme est.
Dei falsi?
L’Autorità Israeliana delle Antichità (IAA), che
supervisiona tutti gli scavi in Israele, considera tutta la storia una bufala,
dicendo che le circostanze della scoperta dei due oggetti non sono chiare e mai
adeguatamente documentate.
Nel 2003, due commissioni dell’IAA, composte da esperti di
iscrizioni, sepolture, geologia e restauro, hanno determinato che mentre
l’ossario potrebbe essere vero, le iscrizioni erano false.
“Sono contento di essere stato dichiarato innocente per
tutte le accuse molto gravi che ho dovuto affrontare nel corso degli ultimi
sette anni”, ha dichiarato alla Reuters Golan.
Gli scettici avevano accusato Golan di sfruttare le credenze
religiose e l’interesse accademico per fare soldi, mentre l’IAA aveva
raccomandato allo stato di investigare. Nel 2004, Golan era stato incriminato.
Un anno fa, Gideon
Avni, direttore degli Scavi per l’IAA, aveva riassunto così la storia
dell’eccezionale scoperta e del presunto falso: “Dalla retrospettiva di quasi
un decennio, le storie ‘dell’ossario del Fratello di Gesù’ e ‘l’iscrizione di
Ioas’ saranno probabilmente registrate come una nota insignificante nella
storia della ricerca archeologica della Terra Santa. Tuttavia … potranno ancora
suscitare la fantasia di futuri scrittori e registi di misteri che, nello stile
di Indiana Jones, potrebbero guadagnarsi da vivere con la trama intrigante che
ha tutti gli ingredienti per un appassionante giallo”.
Fonte: da Il Fatto Storico
del martedì 17 aprile 2012
Fonte: da Reuters di
venerdì 14 marzo 2012
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