L´imprenditore
Luciano Nicolis
È morto nelle prime ore di ieri mattina nella sua casa di
Villafranca Luciano Nicolis. Aveva 79 anni. Sognatore dotato di forte
carattere, di grandi intuizioni e di profondi principi, Nicolis ha costruito il
suo impero industriale usando come mattoni sogni, capacità e volontà di
realizzarli, abilità di leggere nel futuro e valori morali. Re della carta
riciclata, è stato l´ideatore di uno dei più bei musei dell´auto, della scienza
e della tecnica. Era nato nel 1933. Aperta al suo museo la camera ardente e
martedì alle 15 in Duomo a Villafranca i funerali.
DAL CARRETTO PER
RACCOGLIERE LA CARTA AL GRANDE MUSEO DI VEICOLI
(Morello Pecchioli)
L´industriale Luciano Nicolis su una Locomobile Steam a vapore del 1900, vestito alla moda di inizio secolo davanti al suo museo in via Postumia a Villafranca
L´industriale Luciano Nicolis su una Locomobile Steam a vapore del 1900, vestito alla moda di inizio secolo davanti al suo museo in via Postumia a Villafranca
Era un sognatore dotato di forte carattere, di grandi
intuizioni e di profondi principi. Su questi mattoni-i sogni, la capacità e la
volontà di realizzarli, l´abilità di leggere nel futuro e i valori
morali-Luciano Nicolis ha costruito il suo destino, la sua bella vita, il suo
impero industriale. Luciano Nicolis, il re della carta riciclata, l´ideatore di
uno dei più bei musei del mondo dedicati all´automobile, alla scienza e alla
tecnica, è morto nelle prime ore di ieri mattina nella sua casa di via
Garibaldi, a Villafranca. Aveva 79 anni. I funerali si svolgeranno martedì alle
15 nel duomo di Villafranca.
La morte è stata improvvisa. Il cuore di Luciano, che in
passato aveva zoppicato un paio di volte, ieri gli si è fermato per sempre.
Renate, la moglie, lo ha trovato, svegliandosi verso le 7, inginocchiato sul
parquet con il tronco e il viso bocconi sul letto. Probabilmente si era alzato
nella notte ed è stato colto dall´infarto che non gli ha lasciato scampo
proprio mentre si coricava nuovamente. Renate Nicolis ha chiamato
immediatamente un vicino che per tanti anni ha lavorato come infermiere in
ospedale. Ma l´uomo ha capito subito che non c´era più niente da fare. A
ufficializzare il decesso è stato il medico arrivato poco dopo. Nessun segnale
di malore aveva fatto pensare a una fine così rapida. Come sua abitudine, il
giorno prima, si era ritrovato al bar del bocciodromo con i suoi amici per la
consueta partita a carte.
La notizia della morte di Luciano Nicolis si è diffusa
subito. Parenti, amici e conoscenti si sono recati subito in via Garibaldi a
stringersi a Renate e ai figli Elena, la maggiore, e Thomas, amministratore
delegato della Lamacart, la ditta fondata dal padre nel 1963. La terza figlia,
Silvia, la giovane donna che dirige il museo Nicolis portando avanti il sogno
del papà, è stata raggiunta dalla notizia dell´improvvisa scomparsa del padre
in Germania, dove si trovava per lavoro. Partita immediatamente, è arrivata a
casa poco dopo mezzogiorno. Qui, affranta dal dolore, ha potuto dare al papà
l´estremo saluto.
Tra i primi ad arrivare a casa Nicolis c´è stato anche il sindaco Mario Faccioli che
ha portato alla famiglia le condoglianze della città e ha sveltito tutte le
pratiche per allestire la camera ardente nel museo in via Postumia. Il corpo
dell´imprenditore è stato esposto a piano terra, nel cosiddetto «spazio delle
idee».
Qui ieri c´è stato un continuo via vai di persone che hanno
reso omaggio a uno dei più illustri figli di Villafranca, imprenditore, ma
anche uomo di cultura, di grande sensibilità e generosità. Una folla di persone
era presente al rosario. La funzione si ripeterà questa sera e domani, lunedì,
sempre alle 20.
La camera ardente allestita al museo. Il corpo
dell´imprenditore è stato esposto a piano terra, nel cosiddetto «spazio delle
idee».
Luciano Nicolis era nato a San Massimo di Verona il 19 gennaio 1933. Aveva quattro anni quando la famiglia si trasferì a Pizzoletta. Non aveva ancora cominciato a leggere e scrivere che già seguiva papà Francesco per le campagne con carretto e cavallo per acquistare carta da macero. Frequentava la terza media quando iniziò la sua avventura imprenditoriale. Finite le lezioni balzava in sella alla sua bicicletta dotata di due portapacchi e, ripassando le declinazioni di latino (rosa, rosae...) che gli insegnava il professor Cesare Marchi alle Cavalchini, pedalava alla volta di Mantova. Nella città dei Gonzaga passava da un cantiere edile all´altro. Acquistava a 10 lire l´uno i sacchi di cemento che ripuliti e ricuciti rivendeva a 20 lire. «Arrivavo a guadagnare», diceva 3.000 lire in tre ore quando un operaio ne guadagnava 500 al giorno».
Non aveva ancora 18 anni che convinse il padre ad acquistare
un vetusto camioncino ricavato da una Fiat 501 del 1921. L´azienda famigliare
fa un balzo avanti. La passione per le automobili, sempre presente nel sangue
del ragazzo, emerge complice quando il camioncino comincia a cadere a pezzi. È
lui che lo aggiusta recuperando i pezzi da vecchie auto.
Oltre che bravo il ragazzo è sveglio: dove altri, nei
fienili, nelle stalle, in discariche, vedono solo rottami arrugginiti lui vede
auto fantastiche, rare, pronte a tornare splendide. Nasce così la sua
collezione di automobili, di motociclette, bici. Intanto l´imprenditore della
carta comincia tessere rapporti commerciali oltre confine.
In Germania conosce Renate
Faccioli, nipote di emigranti villafranchesi. Se ne innamora e la sposa nel
1968. «In giugno», dice la donna tra le lacrime, «avremmo festeggiato 44 anni
di matrimonio». Quando Luciano propone alla famiglia di trasformare la
collezione in museo, tutti in casa lo appoggiano: sanno che l´uomo dei sogni
riesce anche a realizzarli.
Il Museo Nicolis viene inaugurato nel 2000.
Dentro, su troni come regine, ci sono auto favolose, pezzi
unici. Come l´Isotta Fraschini del 1929; la Lancia Astura che alle prossime
Mille Miglia sarà affidata al campione Giordano Mozzi.
«Noi non siamo proprietari di tutto questo», amava
ripetere, «ne
siamo custodi per il futuro».
Thoreau dice che i sogni sono le pietre di paragone del
carattere di un uomo. Se è così, non c´è dubbio, allora, che la tempra di
Luciano Nicolis sia stata fusa nella ghisa come il motore di una delle sue
splendide vetture.
UN PACEMAKER A 48 ANNI
MA VIVEVA SENZA PAURA
Una vita lunga e piena di soddisfazioni quella di Luciano
Nicolis, un uomo che ha avverato il suo sogno. Aveva una tempra tale e un modo
di affrontare l´esistenza che non si allarmò nemmeno davanti al primo
avvertimento della malattia cardiaca, trentuno anni fa, quando a 48 anni, un
noto cardiologo pronunciò una diagnosi severa.
Ecco il ricordo di quel giorno,
raccontato da Nicolis stesso durante un´intervista dopo la prima operazione al
cuore:
«Il medico mi disse che camminavo con la spada di Damocle
sulla testa appesa a un esile filo: “Si ricordi che il pace-maker si impianta
ad una persona di settant´anni e lei ne ha solo quarantotto. Quindi lei da oggi
deve vivere come un settantenne. Pensi prima alla sua salute, poi alla famiglia
e infine al suo lavoro"». Chiunque sarebbe andato avanti sotto una
campana. Nicolis non rispettò sempre quelle severe prescrizioni. E la vita gli
ha dato ragione. (D.CA.)
IL COLLEZIONISTA. PER
MEZZO SECOLO HA CERCATO IN OGNI DOVE PEZZI ANTICHI ORA CONSERVATI IN QUATTRO
PIANI DI VETRO.ANSALDO, DELAHAYE,
ISOTTA FRASCHINI
E NEI SOTTERRANEI UNA MAGIA SEGRETA
ALLA FIGLIA SILVIA
L´IMPEGNO DI CONSERVARE LE RADICI NEL FUTURO
Per mezzo secolo ha cercato in ogni dove le auto dei suoi
sogni: Isotta Fraschini, Ansaldo, Delahaye, Bianchi, ma anche Ferrari, Alfa
Romeo, Lancia, Maserati e tutto quel favoloso universo a quattro ruote che ha
fatto muovere il Novecento. Poi, raggiunta la maturità e superata la boa dei
sessanta, Luciano Nicolis decise di riunire la sua imponente collezione
(centinaia di automobili, moto e bici d´epoca e dozzine di strumenti meccanici
e musicali) in un palazzo di vetro dalla struttura avveniristica alto quattro
piani, inaugurato nel 2000.
Il percorso espositivo parte proprio dalla motrice «Pia» del
1884, prima realizzazione di un motore a scoppio alimentato a benzina che
Enrico Bernardi brevettò con il nome della figlioletta.
Sempre al fascinoso mondo ottocentesco appartiene il
prototipo francese della «Adventure», veicolo in legno e metallo, che a fine
secolo riuscì a spingersi oltre Manica. All´ingresso c´è la Lancia Astura che
giovedì 17 maggio sfreccerà alla Mille Miglia affidata a Giordano Mozzi,
vincitore lo scorso anno.
Ma al di là delle auto era lui, il protagonista, a renderle
uniche e speciali. Spesso Luciano guidava personalmente i visitatori
raccontando segreti e retroscena. Sovente in maniche di camicia, la cravatta un
po´ allentata, le tiracche in bella vista, trasmetteva quella genuinità di chi
si è fatto da solo. Era così con tutti, politici o impiegati, vescovi o curati,
ministri o portaborse, professori o studenti. A tutti trasmetteva passione e concretezza.
E se il dialogo si faceva lungo, lasciava intendere che la conversazione era
finita con un «Bene» di commiato.
Era uno spettacolo osservarlo mentre parlava con il
pubblico. Perché le parole erano rivolte agli interlocutori ma lo sguardo era
solo per le auto. E loro sorridevano con fanali e i radiatori, riconoscenti di
quell´affetto antico che le aveva salvate dallo sfasciacarrozze.
Generoso e schietto, chiamava sempre il fidato Angelo a
donare libri. E se intuiva che l´interesse del visitatore non era semplice
curiosità, gli apriva le porte segrete dei sotterranei, l´abracadabra di ogni
collezionista, con dozzine di vetture, ricambi, gomme, vecchi vestiti,
lanterne, libri, stemmi, numeri di gara, insomma la magia privata.
Aveva, Nicolis, il fiuto della scoperta. Sempre all´erta per
acciuffare la rarità e costantemente informato da collaboratori internazionali
che tenevano d´occhio le auto regali, quelle che non sarebbero mai comparse in
rete o sugli annunci delle riviste. Perché auto e uomini seguono spesso destini
paralleli. Dagli altari alla polvere. E viceversa.
Forse anche per questo a Luciano piaceva raccontare la
storia della Astura, costruita in un unico esemplare prima della guerra per
Gigi Villoresi e poi caduta nelle mani dei malviventi. Venne recuperata in
Svizzera dove era stata sequestrata dalla polizia ai contrabbandieri che la
usavano per la straordinaria potenza del suo motore. Ma anche perché, sotto i
lunghi cofani, venivano stipate sigarette e orologi. Lui la salvò e ne fece la
regina del suo museo.
Dell´Isotta Fraschini 8AS, anno 1929, amava i velluti e i
legni pregiati, lui che, in gioventù, di velluti e legni pregiati non ne aveva
proprio visti. Per questo fu felice del primo premio al concorso internazionale
Louis Vuitton di Parigi e si mise al volante fingendosi autista quando Ben
Gazzara venne a chiederglielo. Con l´Ansaldo 22 8 cilindri del 1930, aveva
conquistato un altro alloro al raffinato concorso d´eleganza di Villa d´Este.
Premi e riconoscimenti che non gli avevano mai fatto montare
la testa, perché conservava caparbiamente radici solide e piedi ben piantati
per terra. Un uomo che non si vergognava a ricordare gli anni duri della
gavetta. «Nel dopoguerra», raccontava passeggiando fra Ferrari e Bugatti,
«commerciavo carta e mi ricordo ancora le albe gelide nella campagna veronese
quando dovevo spingere il carro perché il cavallo era sfiancato e scivolava sul
ghiaccio».
Silvia, la più giovane dei tre figli, alla quale Luciano ha
affidato il futuro del museo, dovrà difendere e valorizzare quelle radici.
Gli appassionati del Veteran Car Club Bernardi ricordano il
saluto di commiato che Luciano Nicolis pronunciò a Villa Rey, il 16 aprile
2011, giusto un anno fa, congedandosi dal direttivo dell´Asi (Automoto Club
Storico Italiano), massima autorità in fatto di motorismo storico, del quale
era stato uno dei primissimi sostenitori nel 1966:
«Ho dato sostegno,
passione ed entusiasmo sin dalla costituzione di questo sodalizio e non ho mai
formulato critiche o contestazioni se c´era qualcosa che non funzionava. Credo
infatti che in ogni famiglia, ogni azienda e ogni attività sociale o economica
ci siano incomprensioni, ostacoli, imperfezioni. È inevitabile. Però il rimedio
a queste umane pecche non si ottiene con le critiche, ma piuttosto operando per
il meglio, cercando di fare di più, se possibile silenziosamente. E per fare
questo sono certo che nell´Asi c´è spazio per tutti. Specialmente se gratis».
IL DOLORE DI
FAMILIARI E AMICI. HA CREATO DA SOLO AZIENDE CHE DANNO LAVORO A TANTE PERSONE. «UN MOTORE GENIALE
CON L´ANIMA SEMPLICE»
IL RICORDO DELLA
MOGLIE E DEI FIGLI IL SINDACO: «QUI HA FATTO LA STORIA»
TOSONI: «ERA UN
CORAGGIOSO CHE SI METTEVA SEMPRE IN GIOCO»
Come ha fatto un uomo solo a creare tutto questo?». Renate
Nicolis se lo domanda quasi stupita ricordando con parenti e amici l´intensità
di vita e i successi di Luciano, suo marito. Questo è il momento del dolore,
del ricordo e anche dello stupore. Ma Renate, che è vissuta per quasi 50 anni
accanto ad uno degli imprenditori più geniali e moderni, sa bene come Luciano
sia riuscito a creare dal portapacchi di una bicicletta un´impresa, la
Lamacart, che oggi è leader in Italia nel settore riciclo della carta e tra le
prime 10 in Europa. E come abbia trasformato la passione per le automobili in
uno dei musei dei motori e della scienza più completi ed esclusivi del vecchio
continente.
Oltre alla Lamacart, costituita nel 1963, e al Museo
dell´automobile che ogni anno vede passare decine di migliaia di visitatori,
fanno parte del Gruppo Nicolis anche l´azienda Boninsegna, pur´essa nel settore
del riciclo della carta da macero, e la Nova Papyra, ditta nel converting della
carta nuova.
Thomas Nicolis fa presente come le proiezioni 2012 di
quantità di carta riciclata facciano prevedere un anno record: «Probabilmente
arriveremo a poco meno di un milione di tonnellate di materiale riciclato sui
sei milioni di tutt´Italia. Ne avevo parlato con papà, che era presidente del
consiglio d´amministrazione, proprio ieri sera. E oggi...».
La Lamacart ha rapporti con tutto il mondo, soprattutto con
l´Asia: Cina, India, Indonesia, Malesia e tutto il sud est asiatico. «Tutte le
aziende sono in continuo sviluppo», interviene Silvia. «Papà era il motore, la
spinta di tutto. Con entusiasmo, con passione. Era contento di dare lavoro a
tante persone, di vitalizzare il territorio».
Mario Faccioli,
sindaco di Villafranca, non ha dubbi. «È un uomo che ha fatto storia. Lascia
un´eredità straordinaria, l´azienda e il museo. Ha visto più in là di molti. Eppure
questo uomo straordinario era così semplice: lo trovavi ogni giorno al
bocciodromo, con gli amici di sempre a fare la sua partitina. Difficile
ricordarlo in maniera degna, ma lo faremo».
«Era un motore di vitalità», ricorda Bruno Tosoni, l´imprenditore villafranchese che ha la sede del suo
gruppo di fronte al Museo Nicolis. «L´ho visto ieri, la sua morte mi ha colpito
profondamente. È stato un imprenditore incredibile, dotato delle qualità più
belle: la continua voglia di mettersi in gioco, il coraggio, la passione».
L´industriale Giordano
Veronesi ricorda commosso l´amico: «Quando nel 2003 istituì il Premio
Nicolis volle che la prima edizione fosse assegnata a mio padre, Apollinare.
Disse a mio padre: “Questo signore è stato il primo a farmi guadagnare".
Raccoglieva, infatti, dagli allevamenti la carta di sacchi di mangime e la
riciclava».
«L´ho salutato poche settimane fa nel suo museo», ricorda Giovanni Rana, re dei tortellini. «Era
un grandissimo uomo nella sua semplicità. Aveva due anime, quella dell´industriale
e quella del mecenate amante del bello». (MOR.PEC.)
AZIONE SOCIALE.
GIOVEDÌ UN GRUPPO DI SCOLARI È STATO OSPITATO NELLA LAMACART CHE LAVORA LA
CARTA PER IL RIUTILIZZO. NELLA SUA
FABBRICA SI EDUCA AL RICICLO
(Maria Vittoria Adami)
L´industria di Luciano Nicolis, la Lamacart, aveva sempre le porte aperte per i ragazzi. Anche questa settimana, un gruppo di scolari ha visitato la fabbrica e ha imparato che i rifiuti pesano e che tutto ciò che viene differenziato prende la via del riciclo e tornerà così a essere utile.
I ragazzini della prima B delle scuole medie di Dossobuono,
che hanno partecipato al progetto «Il peso dei rifiuti», promosso dal Comune di
Villafranca in collaborazione con Amia, Consorzio di bacino Verona due e Provincia,
tra le iniziative di Ecoman, sono stati gli ultimi ospiti in ordine di tempo
nell´industria guidata da Nicolis.
Per sensibilizzarli a una minor produzione di rifiuti,
differenziando e diminuendo la frazione del secco, ogni giorno, per una settimana,
alla fine delle lezioni, i ragazzi sono stati invitati a pesare i rifiuti
prodotti in classe, compilando una tabella. Ha vinto chi ha accumulato meno
secco, riciclando di più. Il premio è stata una visita alla Lamacart di
Villafranca, in occasione dell´iniziativa annuale «Riciclo aperto», promossa
dal Comieco, il consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli
imballaggi a base cellulosica.
Qui i 25 alunni di Dossobuono hanno potuto vedere che fine
fa la carta differenziata a casa e il ciclo che la riporta ad essere giornali,
libri o cartone. Sono stati accompagnati tra le grandi balle di carta,
guardando il materiale raccolto dalla Lamacart nei complessi industriali, nei
supermercati e tramite la differenziata domestica, nel raggio di 150 chilometri.
La
carta alla rinfusa è passata sotto gli occhi dei ragazzi lungo una pedana che
l´ha condotta in un grande recipiente che la comprime, legandola poi con fil di
ferro per formare quell´enorme pacco, che finisce in container verso le
cartiere o i compratori europei e orientali. Gli alunni hanno imparato la
differenza tra carta e carta e che il libro diventa libro e il giornale diventa
giornale, concludendo la visita al museo dell´auto voluto da Luciano Nicolis,
dove hanno visto un video esplicativo e festeggiato con un buffet. Lamacart è
in prima fila nell´adesione a iniziative di educazione al riciclo.
Fonte: da L’Arena di Verona, di Domenica 22 aprile 2012, PROVINCIA, pagina 30-31
(fotoservizio Pecora)
Link: http://www.larena.it/
Link: http://www.larena.it/stories/dalla_home/355387__morto_nicolisre_dellauto_depoca/
IN MIGLIAIA AL MUSEO NICOLIS
PER
L´ADDIO ALL´UOMO DEI SOGNI
La
camera ardente allestita al museo Nicolis (FOTO PECORA)
VILLAFRANCA. Nella camera ardente grande afflusso di
parenti, amici, conoscenti e appassionati di auto d´epoca. La bara posta vicino
alla preferita Lancia Astura Mille Miglia del ´38 . Una sfilata di macchine antiche domani per il
suo funerale
Centinaia e centinaia di persone hanno reso omaggio per
tutta la giornata di ieri alla salma di Luciano Nicolis, l´imprenditore
villafranchese morto nelle prime ore di sabato all´età di 79 anni. Il Museo
Nicolis in via Postumia, a Villafranca, è stato meta di un´incessante
processione di amici, dipendenti, conoscenti, collezionisti di auto antiche, ma
anche di persone che non conoscevano Nicolis personalmente, ma che avevano
sentito parlare di lui come «l´uomo del sogno», colui che era riuscito a
trasformare un´utopia in realtà.
E il sogno diventato realtà, era lì, intorno al feretro
posto nella camera ardente allestita nello spazio espositivo a destra
dell´entrata del museo: automobili, motociclette, documenti, coppe, motori,
biciclette, strumenti musicali salvati dalla passione di un uomo che non li
considerava suoi, ma di tutti. Lo recita a grandi lettere la scritta che
campeggia sotto la gigantografia di Nicolis, posta a capo del cataletto: «Noi non siamo proprietari di tutto questo,
ne siamo i custodi per il futuro».
Accanto alla bara -di semplice cipresso per sua espressa
volontà- splendida nella sua livrea rossa fiammante, c´è la Lancia Astura Mille
Miglia del 1938, la vettura imperatrice tra tante automobili regine, la
macchina che lui prediligeva su tutte. La Lancia Astura parteciperà alla
prossima Mille Miglia. Sulla fiancata c´è il nome dell´equipaggio Giordano
Mozzi/ Stefania Biacca. Luciano non si staccava mai volentieri dalla sua
prediletta, ma prima di morire aveva espresso tutta la sua soddisfazione di
affidarla a un campione.
Le automobili antiche che gli hanno riempito di sogni la
vita lo accompagneranno anche nell´estremo viaggio. Un tam tam partito tra
tutti i circoli di vetture storiche ieri pomeriggio è stato tradotto in parola
d´ordine: tutti coloro che possiedono un´auto antica formeranno un corteo
dietro al carro funebre, dal Museo Nicolis al Duomo di Villafranca. Il sindaco
Mario Faccioli ha già predisposto la chiusura del primo tratto di corso
Vittorio Emanuele e delle vie Quadrato e Postumia fino a quando non sarà
passato tutto il corteo.
Due dei più grandi collezionisti italiani ieri pomeriggio
sono venuti a rendergli omaggio. «L´ho incontrato soltanto 10 giorni fa»,
ricorda il torinese Corrado Lopresto dell´Automotoclub Storico Italiano. «Avevo
recuperato in un archivio una polaroid che mostrava il muso di un´Alfa di cui
possedevamo due esemplari discordanti di poco. Ne avevo fatto un quadretto e
sono venuto a Villafranca per fargliene dono. Era raggiante di gioia. L´uomo
era fatto così: come tutti i grandi aveva passione e gioiva per piccole cose.
“Mi hai fatto un regalo bellissimo”, continuava a ripetere come un bambino cui
è stato fatto un dono fantastico».
Mario Righini di Panzano di Castelfranco Emilia, si è
firmato così sul libro dei visitatori: «Tuo amico e fratello». «Lo conoscevo da
50 anni», dice, «e proprio questo mi sentivo con lui: amico e fratello. Ma lui
era il migliore di tutto: era un perfezionista. Voleva le macchine com´erano
nate. Voleva ritrovare la loro anima, il loro stile».
Sul libro delle presenze hanno firmato in tanti, gente
venuta da Verona, da Mantova (club Nuvolari), dal lago, da Milano. Una scritta
dice: «Non ti conoscevo. Nella notte tra venerdì e sabato ho sognato il museo
di Villafranca. E il giorno dopo ho saputo. Valentina. Trento».
Fonte srs di Morello Pecchioli, da l’Arena di lunedì 23
aprile 2012, PROVINCIA, pagina
21
Link: http://www.larena.it/stories/Provincia/355590_in_migliaia_al_museo_nicolisper_laddio_alluomo_dei_sogni/
VILLAFRANCA. OGGI
ALLE 15 IN DUOMO I FUNERALI DELL´INDUSTRIALE DELLA
CARTA E FONDATORE DEL MUSEO DI MACCHINE ANTICHE
Corteo funebre con le auto d´epoca
La città si ferma per
l´addio a Nicolis. La figlia Silvia: «Papà era buono Molte le persone
vicine a noi»
Villafranca si fermerà oggi pomeriggio per l´ultimo saluto a
Luciano Nicolis, il re della carta da riciclo, morto sabato, a 79 anni, nella
sua casa di via Garibaldi. Il corteo funebre muoverà alle 14,45 dal museo da
lui fondato, dov´è stata allestita la camera ardente. Alle 15 in Duomo il
parroco, monsignor Giampietro Fasani
celebrerà la messa funebre. Concelebrerà con lui il vescovo emerito di Vicenza,
monsignor Pietro Nonis, grande amico
di Luciano Nicolis.
Il corteo partirà dal retro del museo per permettere all´autofunebre
di transitare in via 1° Maggio davanti alla Lamacart, l´azienda fondata da Nicolis
nel 1963. L´industria, il cui amministratore delegato è il figlio Thomas, è
leader in Italia nel settore del riciclo della carta da macero e una delle più
importanti in Europa. Da via Postumia, per via Quadrato, il corteo entrerà in
corso Vittorio Emanuele. Ad accompagnare Luciano Nicolis nell´ultimo viaggio si
sono offerti, coordinati dal Veteran Car Club di cui Nicolis era presidente,
molti club di vetture d´epoca che hanno invitato i soci a seguire il funerale
con auto da collezione.
In testa a tutte ci sarà la mitica Lancia Astura del 1938,
la vettura prediletta da Luciano. La guiderà Giordano Mozzi, il campione vincitore delle Mille Miglia dello
scorso anno. A lui nicolis, prima di morire, aveva affidato l´Astura per
l´edizione di quest´anno. Seguirà la Lancia la Jaguar XK 120 di Roberto Loi, presidente
dell´Automotoclub storico italiano (Asi), grande amico di Luciano Nicolis.
Dietro a questi gioielli faranno sentire la voce dei loro motori d´altri tempi
un altro centinaio di macchine che hanno scritto la storia dell´automobile
mondiale.
Anche ieri è continuato il pellegrinaggio di centinaia di
persone arrivate da molte regioni italiane a rendere omaggio all´imprenditore,
all´uomo capace di realizzare il sogno del museo, all´amico, alla persona che
era grande umanità ma soprattutto nell´umanità. Un uomo talmente semplice e
fanciullesco da sorprendere chi gli stava di fronte, soprattutto i bambini che
stupiva e divertiva cavando di tasca, come Eta Beta, trucchetti magici e
giochetti. Oppure li incantava suonando melodie con i suoi preziosi organetti.
La fantasia e il sogno lo hanno accompagnato per tutta la vita.
La famiglia Nicolis ieri mattina ha incontrato i dipendenti
della Lamacart per garantire che tutto andrà avanti come prima. «E loro ci
hanno ribadito», riferisce Silvia, figlia di Luciano, «la stima immensa che
avevano nel papà. Sono sereni, tranquilli per il lavoro e la continuità
dell´azienda. Del resto papà aveva pensato a tutto, predisponendo che tutto,
anche dopo di lui, continuasse sul cammino che aveva tracciato». Sono un
centinaio i dipendenti tra la Lamacart, le ditte Boninsegna e Nova Papyra e il
Museo Nicolis. «Sentiamo intorno a noi un calore incredibile», continua Silvia.
«E sentiamo i suoi insegnamenti più vivi che mai. Siamo veramente grati a Dio.
Non potevamo desiderare un padre migliore. Per me è stato un amico e un
maestro. E quanto fosse buono me lo stanno dicendo in tanti».
Il sindaco Mario
Faccioli ha fatto sapere che domani mattina saranno predisposti cartelli
con il divieto di sosta per la chiusura del centro dalle 13,30 alle 16. «Sarà
chiuso tutto il corso, ma, mentre sicuramente la chiusura sarà effettiva dal
semaforo centrale e San Rocco, il resto dipenderà dal numero di vetture
storiche che parteciperanno. Durante i funerali sarà deviato il traffico in
entrata a Villafranca lungo le due grandi arterie parallele al corso. Alle
scuole che hanno l´uscita concomitante col funerale abbiamo chiesto di
anticipare di una decina di minuti la fine delle lezioni, Infine, in piazza
Giovanni XXIII sarà predisposto un maxischermo per coloro che vorranno seguire
il funerale e non riusciranno a entrare in chiesa».
Fonte: srs di Morello Pecchioli, da L’Arena di Verona di martedì
24 aprile 2012, PROVINCIA,
pagina 30.
NICOLIS: SALUTATO DAL ROMBO DEI MOTORI.
Un addio al volante per Nicolis. Davanti a tutte la «creatura» prediletta da Nicolis: la Lancia Astura costruita per Gigi Villoresi per la Mille Miglia del 1938
Un addio al volante per Nicolis. Davanti a tutte la «creatura» prediletta da Nicolis: la Lancia Astura costruita per Gigi Villoresi per la Mille Miglia del 1938
VILLAFRANCA. Tanta gente e un centinaio di vetture storiche
al corteo fino al duomo gremito da parenti e amici, sui marciapiedi ali di
cittadini per l'ultimo saluto: così Villafranca ha dato ieri l´addio a Luciano
Nicolis, l´imprenditore e fondatore dell´omonimo museo, morto sabato a 79 anni.
L´autofunebre si è mossa dal retro del museo seguita da una fila di 140
bellissime vetture storiche. Davanti a tutte la «creatura» prediletta da
Nicolis: la Lancia Astura costruita per Gigi Villoresi per la Mille Miglia del
1938
La folla applaude sulla scalinata del duomo
La folla applaude sulla scalinata del duomo
Una bara fatta con assi di legno grezzo, di cipresso: è la
«vettura» che Luciano Nicolis, l'uomo che ha dato vita a uno dei musei di
automobili storiche più belli d'Europa, ricco di splendidi gioielli della
meccanica, ha voluto per lasciare questo mondo. «Guardando questa bara che
ricorda quella di Giovanni Paolo II», ha detto monsignor Giampietro Fasani,
parroco dei Santi Pietro e Paolo, «si capisce la grandezza e l'umiltà di questo
uomo la cui presenza è stata significativa».
Il sindaco Mario Faccioli e il corteo delle auto sul corso
Il sindaco Mario Faccioli e il corteo delle auto sul corso
Quanto sia stato benvoluto Luciano Nicolis, morto sabato a
79 anni, si è capito non solo dal Duomo traboccante di persone e dalle altre
(sono state stimate in alcune centinaia) che erano in piazza Giovanni XXIII
davanti al maxischermo allestito dal Comune, ma anche dagli amici, dai
collezionisti di vetture storiche, dai soci dell'Automotoclub Storico Italiano
(Asi), da quelli del Veteran Car Club (fondato e presieduto da Nicolis, e di
altri circoli, arrivati da tutta Italia per vedere e salutare per l'ultima
volta l'uomo che aveva realizzato il sogno suo e di loro tutti: raccogliere in
un museo le macchine che avevano fatto la storia dell'automobile.
Il pilota Giordano Mozzi alla guida della Lancia Astura
Il pilota Giordano Mozzi alla guida della Lancia Astura
Una partecipazione talmente inaspettata che il corteo
funebre è partito con 25 minuti di ritardo. L'autofunebre si è mossa infine dal
retro del museo seguita da una fila di 140 di bellissime vetture storiche.
Davanti a tutte, bellissima nella sua livrea rossa che però sembrava meno
splendente del solito, c'era la «creatura» a quattro ruote prediletta da Nicolis,
quella che nel suo cuore occupava il primo posto: la Lancia Astura costruita
per Gigi Villoresi per le Mille Miglia del 1938. Giordano Mozzi, il vincitore
delle Mille Miglia dello scorso anno, il pilota che la guiderà nell'imminente
edizione della grande corsa, era al volante. Accanto a lui, navigatore commosso
fino alle lacrime vicino alla bara del suo grande amico Luciano, sedeva Roberto
Loi, presidente dell'Asi.
Autofunebre e corteo sono transitati per via 1° Maggio dove
ha sede la Lamacart, l'azienda leader nel riciclo della carta da macero che
Nicolis costituì nel 1963. Fuori dalla ditta, per dare l'estremo saluto
all'imprenditore, si sono raccolti tutti i suoi dipendenti, impiegati, tecnici
e operai. Ma moltissimi altri lavoratori sono usciti in strada dalle aziende
vicine e dalle altre strade della zona industriale, facendo ala al corteo.
La bara di Luciano Nicolis sfila davanti alla sua Lancia Astura, l´auto da lui preferita
La bara di Luciano Nicolis sfila davanti alla sua Lancia Astura, l´auto da lui preferita
Ad attendere la bara in chiesa, oltre al parroco, ai sei
sacerdoti che hanno concelebrato con lui e alla folla di partecipanti, c'era il
vescovo emerito di Vicenza, monsignor Pietro Nonis, molto amico di Luciano
Nicolis. Erano presenti alla messa, accanto alla moglie Renate, ai figli Elena,
Thomas e Silvia, al fratello e alle sorelle, il sindaco Mario Faccioli, il
comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Edera, gli imprenditori
Giordano Veronesi e Bruno Tosoni, entrambi molto legati a Nicolis.
Monsignor Fasani dopo il «saluto della comunità a un
fratello la cui presenza è stata significativa», ha sottolineato la carica di
umanità, di vitalità di Nicolis. E la bellezza dei suoi sogni, dei suoi
progetti. «Senza i sogni la vita è piatta», ha detto tra l'altro il parroco.
«Il sogno dà speranza, dà il coraggio di realizzare i valori in cui si crede.
Erano dei sognatori Martin Luther King e Gandhi. Sognavano una nuova umanità.
Ma più grande di tutti è il sogno di Dio Padre che sogna una umanità di persone
felici». Il sacerdote, a proposito della povertà del materiale della bara, ha
ricordato gli inizi dell'attività di Nicolis: «Era l'uomo semplice che tira il
carretto, che non butta nulla, che recupera perché altri possano godere dei
beni della vita». Don Fasani ha concluso la sua omelia parafrasando quello che
l'imprenditore villafranchese amava ripetere a proposito dei beni custoditi nel
museo («Noi non siamo i proprietari di
tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro»):
«Era uno uomo
contento di vivere perché non aveva sprecato la sua vita. E noi non siamo i
proprietari della nostra vita, ne siamo i custodi per il futuro».
Mentre la messa finiva si è scatenato un temporale che ha
costretto le persone che seguivano la cerimonia all'aperto a trovare rifugio
sotto i portici e nei locali pubblici. Un applauso ha accolto la bara di
Luciano Nicolis e un altro si è levato quando Mozzi ha messo in moto la Lancia
Astura per seguire l'autofunebre diretta al cimitero: a tutti è parso che il
potente rombo della settantaquattrenne vettura-quasi coetanea del padrone-sia
salito in cielo come una preghiera.
Thomas e Silvia Nicolis nel
duomo
Il vescovo Nonis ha
ricordato la sua cristianità e umanità verso gli altri.
Le sue ultime parole come preghiere: «Dio ci ha voluti bene: abbiamo fatto
sacrifici ma ricevuto anche le soddisfazioni»
«Noi che abbiamo
fatto tanti sacrifici, abbiamo avuto tante soddisfazioni. Pensa che il buon Dio
ci ha voluto bene, pensa alla fede che ci dà la forza e la speranza della
serenità eterna».
Sono alcune delle parole scritte da Luciano Nicolis, per
Pasqua, all´amico Valerio Bellesini
che, facendogli gli auguri, gli raccontava dei sacrifici di una lunga vita.
«Non ti dolere che le
rose abbiano le spine», lo consolava Luciano citando un detto, «ma consolati che le spine portino le rose».
Ecco, in questa capacità di volere bene agli altri, di aiutarli nel bisogno, in
queste frasi di fede e di consolazione che ieri sono diventate le preghiere dei
fedeli, c´era tutta l´umanità di Luciano Nicolis.
«È stato un vero
cristiano», ha sottolineato il vescovo Pietro
Nonis, portandosi con molta fatica all´altare, e salutando Luciano,
«fratello e amico». «Ha aiutato e fatto
del bene a chi ne aveva bisogno. Ne avrà la ricompensa».
Il sindaco Mario
Faccioli: «Ha creduto con forza alle
sue idee, oltre ogni limite. Ha trasformato i sogni in leggenda».
Il presidente dell´Asi
Roberto Loi
Roberto Loi,
presidente dell´Asi (Automotoclub storico italiano), ha detto che non solo
Villafranca, ma tutta l´Italia hanno perso un amico, un uomo «che sognava tanti oggetti, ma che era mosso
da ideali e principi profondi. Non solo l´Italia, ma la Federazione
internazionale ti deve tributare merito per la grande umanità che ci hai
lasciato».
Il giornalista Danilo
Castellarin, autore di libri sulla storia dell´automobile, ha ricordato il
coraggio di Luciano Nicolis, la sua passione nel raccontare il mondo che tanto
amava. «Ha trasmesso a tutti noi
dinamismo, cultura e ha voluto collocare le sue belle cose, non solo le auto,
ma anche le moto, le biciclette, gli strumenti musicali e tanti capolavori
della scienza e della tecnica, in un palazzo di cristallo, affinchè tutti ne
godessero».
Infine hanno parlato i figli Silvia e Thomas. «Sono grata a Dio per il papà che mi ha dato»,
ha detto la prima che è direttrice del Museo Nicolis. «Lo ringrazio perché è stato un padre che mi ha insegnato molte cose».
«È stato anche giustamente severo», ha aggiunto Silvia Nicolis, «e pure di questo gli sono grata. Permettetemi di citare Sant´Agostino
per dire come mio padre ci ha fornito i suoi insegnamenti: “Le parole insegnano, gli esempi trascinano"».
Thomas Nicolis,
amministratore delegato della Lamacart, ha letto lo scritto messo in tasca al
padre ricordando come le tasche dell´imprenditore fossero sempre piene di «comunicazioni per la famiglia».
«Prima eri sempre tu ad avere l´ultima
parola, adesso, forse, toccherà a me. Ma ogni decisione che prenderemo ogni
progetto che porteremo avanti saranno sempre nel solco del cammino che tu ci
hai tracciato». (MOR.PEC.
)
Fonte_ srs di Morello Pecchioli, da L’Arena di Verona, di mercoledì
25 aprile 2012, PROVINCIA, pagina 28,
3 commenti:
Rileggere questo diario di mio padre mi ha fatto un grande piacere ed è una bellissima emozione.
Sono felice che Luciano abbia lasciato in tante persone un bel ricordo e sono certa che ciò che ha seminato con sacrificio e passione resterà di esempio per le nuove generazioni.
Grazie di cuore.
Silvia Nicolis
Museo Bellissimo, non ebbi l’onore di conoscerlo, ma a pensier mio un Grande imprenditore e uomo geniale! Il “ferro vecchio” l’ha trasformato in oro.
Bella gente, persone introvabili, sta ai figli continuare, un impero da conservare ed un esempio x tutti.
Posta un commento