Quattro
ministri danesi in bici a Palazzo reale
Una volta il Paese di tendenza era l’Islanda: a Reykiavik,
la capitale, accadevano cose che sarebbero successe solo sei mesi dopo a New
York, e dopo altri sei mesi nel mondo. Forse lo è ancora con quell’idea portata
avanti di non pagare il debito pubblico.
Di certo di tendenza è, al nord d’Europa, la Danimarca. Dopo
la fat tax, la tassa sul grasso, eccone un’altra: le biciclette mondiali di
Mark Kavendish e della nostra Bronzini sono oscurate da quelle del Governo
danese appena eletto e nominato. Sei ministri si sono recati a Palazzo reale,
per giurare nelle mani della Regina Margarethe, pedalando: dopo la monarchia in
bicicletta, il Governo in bicicletta. Certamente l’evento è stato anche
favorito dal fatto che il ministro del gisco ha appena ventisei anni e,
probabilmente, se non fosse ministro starebbe per strada fra gli indignados che
tracimano in tutto il mondo, negli Stati Uniti coast to coast da Wall Street a
Los Angeles.
Ma ve l’immaginate in Italia? Berlusconi e Bossi in
bicicletta, naturalmente blù, Brunetta sulla Graziella o forse sul triciclo? E
niente gruppo: ognuno in fuga, chi da una parte e chi dall’altra, la Gelmini
nel ruolo di Alfonsina Strada la prima e unica donna che corse il Giro d’Italia
contro gli uomini. Non sempre arrivò fuori tempo massimo. Neanche Maria Stella
ci arriverebbe: risparmierebbe sul percorso andando per tunnel.
Post scriptum e cosa molto seria e struggente; in tutto
questo incredibile ambaradam sul caso Amanda-Raffaele c’è la frase della mamma
di Meredith, la vittima: «Resta che mia figlia non tornerà a casa». Già.
FONTE: srs di Piero
Mei da Il Messaggero.it di l Martedì 04 Ottobre 2011
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