di MILLO BOZZOLAN
Pubblichiamo questa lettera aperta dello studioso veneto
Millo Bozzolan al Patriarca di Venezia
A Sua Eminenza il Patriarca dei Veneti FRANCESCO
MORAGLIA
Eminenza, ieri ho appreso che, in una dichiarazione
pubblica, Ella disapprova la volontà, ormai maggioritaria, dei Veneti a
tornare ad autogovernarsi, cosa che hanno fatto per tanti secoli e con ottimi
risultati, memori anche dell’antica e particolare autonomia di cui essi
godettero prima e fin dall’epoca romana. Fu un periodo quello dello Stato
veneto, rimasto alla storia; anche nel secolo del suo cosiddetto tramonto, la
civiltà veneta brillò di una luce propria e la Chiesa veneta seppe tenere il
popolo attaccato ai valori cristiani della famiglia, del lavoro, della carità.
Caratteristiche che, anche grazie ai parroci di tante parrocchie, non abbiamo
perso del tutto e di questo i Veneti vi sono grati. Essi col loro lavoro e il
loro sudore, han «tirato la carretta» fin che han potuto, ma ora è l’Italia che
ha rotto ogni patto con la nostra Nazione, sperperando e rubando a man bassa,
pretendendo ormai il nostro sangue, e credo di non esagerare se dico che il suo
dominio è del tutto simile a quello del tanto odiato Napoleone, che mise fine
alla nostra libertà.
Oltre al furto dei frutti del nostro lavoro, negli ultimi
sessant’anni, siamo stati soggetti a una denigrazione continua,
dipinti come contadini ignoranti (vedi le dichiarazioni della De Girolamo,
napoletana, ex ministro dell’agricoltura), ai quali, in fondo, era anche giusto
rubare il portafogli per farsi mantenere, un popolo senza storia, senza
identità. A differenza dei Friulani, dei Siciliani, dei Sardi, a noi pare sia
negato il diritto di considerarci un popolo, degno d’una pur minima autonomia.
La Chiesa veneta, la Chiesa di San Marco, non può coprire simili nefandezze a
carico dei suoi fedeli: deve continuare ad essere il nostro sostegno morale,
specie oggi che stiamo lottando per la nostra libertà. In quale Vangelo sta
scritto che i Veneti non possano autogovernarsi? Ce lo spieghi, Eminenza!
Noi siamo ormai alla disperazione. Ogni giorno
qualcuno si appende a una corda (Dio nella sua infinita misericordia, lo
accolga al Suo fianco egualmente), non reggendo allo strazio di non poter dare
un avvenire ai suoi figli o di dover licenziare degli operai con cui ha
lavorato, fianco a fianco, per tanti anni. Ci sentiamo derubati di tutto, degli
averi e delle nostre tradizioni, derise e negate. Non viene insegnata la nostra
storia. Lo sa Lei, Eminenza, che nelle Bocche di Cattaro, in Montenegro, nei
licei insegnano per cinque ore mensili la storia veneta? Si rende conto? Qui,
voi sacerdoti veneti, non leggete neanche il vangelo di San Marco il giorno di
San Marco, nelle parrocchie dell’entroterra! Controlli: lei può fare una
piccola indagine in merito. Che momento meraviglioso sarebbe invece per noi se
ogni 25 aprile le chiese tutte suonassero le campane a festa e i nostri pastori
ricordassero ai Veneti le antiche vicende dell’evangelizzazione, del sogno di
Marco in laguna con l’angelo che lo saluta: «Pax tibi Marce, qui sarai onorato nei secoli a venire e sarai sepolto!».
Oggi apprendo con una certa commozione che in Vandea, dove
Cesare un tempo incontrò i Veneti del posto, la diocesi ha stabilito che nelle
scuole cattoliche vengano insegnate le antiche preghiere ai santi protettori,
in lingua bretone e francese. Ecco, dunque, quello che può fare la Chiesa
veneta: farci riscoprire l’antico patto tra Veneti e Dio, attraverso San Marco,
con la nostra tradizione di fede recuperata e non più negata.
Con rispetto, anche se non posso negare un profondo
rammarico per le Sue dichiarazioni.
Fonte: srs di MILLO
BOZZOLAN, da L’Indipendenza del 1 maggio
2014
Nessun commento:
Posta un commento