venerdì 2 maggio 2014

SAN GIORGIO E IL DRAGO: LE ORIGINI DELLA LEGGENDA




San Giorgio è il santo uccisore di draghi per eccellenza. Eppure le più antiche rappresentazioni del martire-cavaliere ci raccontano tutta un’altra storia.



In quanto simbolo del paganesimo e del male, il drago è un personaggio frequente nelle storie dei santi medievali. La lista dei santi sauroctoni – cioè uccisori di draghi – è infatti molto lunga: Teodoro, Silvestro, Margherita e Marta (che però si limitò ad ammansire il mostro) sono solo i più famosi. A questi si aggiunge l’arcangelo Michele, alla guida della battaglia contro il drago apocalittico.

Tra gli uccisori di draghi, tuttavia, nessuno ha riscosso tanta venerazione popolare quanto san Giorgio, scelto come patrono dall’Inghilterra e dal Portogallo.

Della sua vita non ci sono notizie storicamente fondate, se non che fu un soldato originario della Cappadocia, martirizzato sotto Diocleziano. Le storie che lo riguardano sono quindi il risultato di elaborazioni medievali, che si arricchivano progressivamente di dettagli.

L’iconografia tradizionale di Giorgio è legata al suo miracolo più celebre, quello appunto dell’uccisione del drago. L’episodio, come viene riportato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, è noto: per tenere lontano un mostro che infesta la città libica di Selem, gli abitanti estraggono a sorte giovani vittime da dargli in pasto; quando il sacrificio tocca alla figlia del re, compare san Giorgio a cavallo, che neutralizza il drago (la scena immortalata dagli artisti); quindi invita la principessa a legare la cintola al mostro, ora mansueto, per condurlo in città; di fronte al miracolo, il re e l’intera popolazione si convertono; e il drago viene finalmente ucciso.

Dal XII secolo in poi la scena della lotta contro la creatura demoniaca è frequentissima in tutta Europa, ed è testimoniata in pittura…




… in scultura…




… e in miniatura.





In Occidente l’iconografia del santo si basa quasi prevalentemente su questo episodio (gli altri miracoli e il suo martirio sono rappresentati raramente) e l’attributo caratterizzante di san Giorgio diventa il drago.

Non sempre però il nostro martire equestre è stato rappresentato così. In origine, anzi, non c’era traccia di draghi nelle storie del santo, e tanto meno nell’iconografia.

La più antica rappresentazione di san Giorgio risale alla prima metà del X secolo e si trova in Armenia, nella chiesa della Santa Croce eretta sull’isola Akdamar. Qui un bassorilievo mostra tre santi a cavallo, e tra questi c’è anche Giorgio, raffigurato mentre trafigge con la sua lancia non un drago, bensì una figura antopomorfa. Gli altri due cavalieri sono san Sergio che uccide un animale feroce (al centro), e san Teodoro alle prese – lui sì  - con un drago (a sinistra).




Nella cattedrale di Nikortsminda (inizio XI secolo) in Georgia, la scena si ripete: sulla sinistra Teodoro neutralizza un drago-serpente, mentre a destra Giorgio colpisce una figura umana.




All’epoca infatti il santo sauroctono per eccellenza era Teodoro di Amasea, santo soldato noto a partire dal VII secolo per aver sconfitto un essere mostruoso. Ecco spiegato perché, nelle rappresentazioni altomedievali, la figura del drago è associata in esclusiva a lui. Nei secoli seguenti san Teodoro continuerà a essere affiancato dal drago (come la statua sulla colonna in piazzetta San Marco a Venezia) ma l’iconografia sarà minoritaria.

Fino all’XI secolo nelle storie su san Giorgio non c’era invece alcun riferimento all’uccisione di un drago: il santo era venerato semplicemente come soldato-martire che aveva convertito i popoli infedeli. Per questo fino ad allora l’immagine tradizionale che lo rappresentava era di un cavaliere intento a trafiggere un uomo, simbolo del persecutore pagano e dell’eresia.

La credenza che anche Giorgio avesse fronteggiato un mostro prese corpo in Oriente proprio in questo momento, forse sulla spinta delle stesse rappresentazioni figurative.

Negli affreschi e nei rilievi orientali infatti il santo era sempre affiancato da Teodoro, in lotta con il (suo) drago: una prossimità che a un certo punto indusse gli artisti a far convergere verso il mostro entrambi i santi, fino a che Giorgio non “assorbì” del tutto il tema figurativo del drago. La prima testimonianza è in Cappadocia, nella chiesa di Santa Barbara a Soganli (XI secolo).




Contemporaneamente, intorno all’immagine di san Giorgio che uccide il drago iniziò a definirsi una storia vera e propria, che si faceva tanto più ricca di particolari quanto più il culto del santo si diffondeva.
I primi testi che narrano l’episodio risalgono alla fine dell’XI secolo e contengono già tutti gli elementi che conosciamo: il mostro lacustre, la principessa salvata, l’addomesticamento del drago condotto in città, la conversione del popolo.

La storia di san Giorgio e del drago si stava diffondendo, ma avrebbe mantenuto ancora a lungo una dimensione locale, circoscritta alle regioni orientali, se non fosse stato per le Crociate. I cristiani si identificarono facilmente nel santo vittorioso che aveva liberato una terra in mano agli infedeli: come santo protettore dei crociati, nessuno era più adatto di san Giorgio.

Ma anche un altro fattore potrebbe aver contribuito al successo del santo tra i soldati pellegrini: la visione, a Bisanzio, di una grande tavola dipinta raffigurante un sovrano che trafigge un drago, schiacciandolo sotto i suoi piedi. L’immagine era posta davanti al vestibolo del Palazzo imperiale e rappresentava l’imperatore Costantino trionfante sulla “tirannia degli empi”, simboleggiata da un drago-serpente. L’iconografia aveva goduto di grande fortuna ed è plausibile che i crociati ne avessero visto un esemplare, poi sovrapposto all’impresa del santo sauroctono.

In tempi rapidissimi il culto di san Giorgio si diffuse in tutta Europa, e con esso la rappresentazione del cavaliere che uccide il drago (in Inghilterra la prima immagine è dell’inizio del XII secolo). Mentre in Oriente il mostro aveva un aspetto simile al serpente, la versione esportata dai crociati aumentava di dimensioni e acquistava zampe e ali, trasformandosi nel drago che tutti noi conosciamo.


Fonte:  visto su folia del 22 aprile 2014



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