Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la
traduzione integrale in italiano dell’articolo Secession di
Walter E. Block, professore
di economia alla Loyola University di New Orleans, senior fellow del Ludwig von
Mises Institute, saggista libertario nel campo delle relazioni tra economia,
etica, ecologia e religione, è autore di numerose pubblicazioni, articoli, e
libri tra cui Difendere
l’indifendibile. (Traduzione di Luca Fusari)
Il diritto alla libera associazione è una implicazione di
fondamentale importanza dei diritti di proprietà privata (sul piano fisico
materiale e sul nostro corpo). Poiché se non siamo in grado di associarci
liberamente con gli altri su una base reciprocamente volontaria, i nostri
diritti di proprietà sono in tale misura abrogati.
La più grave denigrazione ai diritti di proprietà delle
persone, e quindi alla libera associazione, è ovviamente l’omicidio.
Nessuno favorisce tale comportamento (l’uccisione per legittima difesa è
completamente un altro discorso), quindi questo non è affatto opinabile.
Un’altra grave violazione del codice libertario di non aggressione contro i
non-aggressori e la loro proprietà è la schiavitù (o il sequestro, il quale è
schiavitù di breve termine). Anche questo non è opinabile.
Tuttavia ci sono molte istituzioni, attualmente favorite
da “rispettabili” commentatori di economia politica, che rendono partecipi alla
schiavitù in misura maggiore o minore. Tutte le leggi contro la
“discriminazione” sono violazioni della libera associazione, poiché costringono
due parti, di cui una desiderante non avere nulla a che fare con l’altra, ad
interagire nonostante questi desideri.
Quando un proprietario di un negozio è costretto a
vendere a clienti contro la sua volontà, e non è libero di poter snobbare
nessuno di loro su qualsiasi base razziale, sessuale, religiosa, eccetera, da
lui scelta, egli è in questo senso uno schiavo. La differenza tra tali leggi e
la schiavitù vera e propria è solo una differenza di grado: in ogni caso,
l’essenza della questione è che le persone sono costrette ad associarsi con
altri contro la loro volontà.
Un altro esempio è il sindacalismo coatto. La
nostra legislazione del lavoro obbliga i datori a un “patto equo” con coloro
che preferirebbero evitare del tutto. Forse la più importante violazione della
legge di libera associazione, almeno per ragioni pragmatiche, avviene in campo
politico. Questa è fondamentale, perché le altre violazioni (quali le
affirmative action, la legislazione sindacale, eccetera) derivano da fonti
politiche.
Se la libertà di associazione nel regno delle affirmative
action è il diritto di poter discriminare, e nel campo del lavoro il
diritto di poter assumere un “crumiro”, quando si tratta di ambito politico è
il diritto alla secessione. Coloro i quali non sono liberi di secedere sono a
tutti gli effetti (o parzialmente) degli schiavi di un re o di una maggioranza
tirannica sotto la democrazia.
Né la secessione deve essere confusa con il semplice
diritto ad emigrare, anche quando è consentito prendere una residenza fuori
dal Paese. Secessione è il diritto di restare sulla propria proprietà e di
cambiare alleanza con un’altra entità politica, o di aprire un negozio come un
soggetto sovrano. Perché mai l’uomo che vuole la secessione da un governo
dovrebbe lasciare la sua terra? Sicuramente anche sotto la filosofia degli
statalisti viene prima il popolo.
Il governo, da un punto di vista libertario miniarchico,
è stato istituito dal popolo solo per raggiungere certi fini in funzione
del riconoscimento del possesso delle loro proprietà. Vale a dire: lo Stato è
una creazione del popolo, non il popolo una creazione dello Stato. Ma se un
governo è stato inizialmente invitato a fornire determinati servizi, allora può
anche non essere invitato, o invitato a lasciarli, o venirne espulso.
Negare ciò significa affermare che il governo era lì
prima che vi fossero tutte le genti. Ma come può essere? Il governo non è
un’entità disincarnata composta da creature diverse da quelle umane (anche se
forse ci possono essere dei dubbi legittimi su tale aspetto per alcuni);
piuttosto è composto da carne e sangue anche se per la maggior parte di gente
cattiva.
Da questo, la secessione è un diritto umano parte
integrante del diritto di libera associazione, come possiamo caratterizzare
coloro che si oppongono a questo? E coloro i quali usassero la forza e la
violenza, e tutte le altre cose, al fine di costringere i partecipanti
riluttanti a partecipare o a continuare a far parte di un soggetto politico con
cui non si vuole avere nulla a che fare? Sarebbero dei possessori di schiavi e
certamente non dei libertari.
Così è a dir poco sorprendente scoprire che ci sono dei
commentatori che in realtà si fanno chiamare libertari e che ancora si
oppongono al diritto di secessione. Secondo queste persone, per rimanere
coerenti con questa loro visione, si dovrebbe logicamente essere costretti,
anche, a dare il proprio imprimatur ai sindacati e alla legislazione
anti-discriminazione, sicuramente una reductio ad absurdum.
Uno dei motivi per cui tali sedicenti libertari si
oppongono alla secessione, politicamente parlando al diritto di essere
lasciati soli, è che coloro i quali vogliono la secessione potrebbero essere
non completamente perfetti sotto vari aspetti. Ad esempio, gli Stati
confederati praticavano la schiavitù e questo è certamente incompatibile con il
diritto libertario.
Supponiamo che tale imbarazzante fatto storico e che
questa “curiosa istituzione” fosse stata operativa nel Nord degli Stati Uniti.
Dopo tutto, stiamo facendo un esempio filosofico, non uno storico. Mettiamo il
caso, che il Nord fosse venuto a confrontarsi con un Sud avente le mani
completamente pulite per quanto riguarda la detenzione degli schiavi, o su ogni
altra deviazione interessata dal diritto libertario (ad esempio le tariffe, le
tasse elevate, eccetera)
Cioè immaginiamo che il Nord fosse un’entità totalmente
libertaria e il Sud una moralmente cattiva (lo so, lo so, sto solo qui
parlando per amor di discussione). Questa premessa sarebbe per il Nord una
valida ragione al fine di asservire il Sud, e quindi violarne il suo diritto di
libera associazione? Io non la ritengo valida.
Se fosse giusto che il Nord tenga il Sud prigioniero
contro la sua volontà, ne deriva l’implicazione che l’India non era
giustificata dal secedere dall’Inghilterra nel 1948 in quanto la prima
praticava il rogo della vedova; che i Paesi africani non erano a priori
giustificati dai loro padroni coloniali europei in quanto praticavano le
mutilazioni genitali femminili; che non sarebbe stato ammissibile per gli ebrei
negli anni ’30 del XX° secolo lasciare la Germania e la giurisdizione dei
nazisti in quanto anche loro erano senza dubbio imperfetti in un modo o
nell’altro.
Passiamo dal regno del macro a quello del micro. Se
gruppi di persone imperfette non sono giustificate dal secedere da gruppi di
persone perfette, che dire degli individui? Se noi applichiamo rigorosamente il
principio in base al quale la secessione confederata è da contrastare a livello
individuale, ancora una volta ci imbattiamo in tutta una serie di risultati
contro-intuitivi. Ad esempio, il divorzio. Sotto questa “logica” nessun coniuge
potrebbe lasciare l’altro se in partenza si fosse meno che perfetti.
Nelle parole di Clyde Wilson: «se il diritto di
secessione di una parte di una comunità politica è soggetta all’approvazione
morale di un’altra, allora non c’è davvero alcun diritto alla secessione».
O si ha il diritto di libera associazione e di secessione, oppure non lo si ha.
Se la secessione è sempre e ovunque giustificata, qual è allora la giusta
risposta libertaria all’esistenza del rogo delle vedove, della schiavitù, delle
mutilazioni genitali femminili, eccetera, in altri Paesi (ad esempio, nei
territori secessionisti)?
Sotto l’anarchismo libertario di libero mercato sarebbe
ammissibile che un’agenzia per la difesa privata invadesse la proprietà privata
se un reato è lì in corso (se viene commesso un errore a questo proposito,
la teoria libertaria della punizione suggerisce che in questo tipo di società
anche la polizia possa essere punita dato che non è al di sopra della legge).
Se A è in procinto di uccidere B in casa di A, A non può giustamente opporsi
all’arrivo della polizia davanti alla sua porta al fine di prevenire questo
atto vile.
Analogamente la competizione delle agenzie di difesa in
un libero mercato sarebbero potute andare al Sud per liberare gli schiavi,
ma una volta che questo fosse stato fatto, visto che non ci sarebbero stati
altri crimini, e dato che la punizione era già stata inflitta ai malfattori,
questo avrebbe posto fine alla questione. Non ci sarebbe stata alcuna ulteriore
interazione. Il Sud (o l’India, nel caso dei roghi di vedove) avrebbero quindi
avuto il permesso di andarsene per la loro strada.
Sotto un governo libertario limitato, il governo del Nord
non avrebbe preso alcun provvedimento per liberare la sovrana Confederazione
dalla sua schiavitù (o l’India dai roghi delle vedove). Lo scopo dello
Stato in questa filosofia è quello di proteggere i propri cittadini. Comunque a
quell’epoca, a livello storicamente accurato, il presupposto fu che la
Confederazione non mostrò alcuna intenzione di invadere il Nord, ma
semplicemente voleva essere lasciata sola con se stessa, il che avrebbe dovuto
porre fine alla questione per quanto riguarda le preoccupazioni del governo
nordista.
Tuttavia, anche in queste ipotesi, gli abolizionisti
individuali sarebbero stati perfettamente liberi, e, anzi, giustificati ad
andare per la Confederazione pistole in mano con l’intenzione di liberare il
Sud dalla cattiva istituzione della schiavitù. Ma se le cose fossero andate
male per loro, non avrebbero potuto correre velocemente indietro, verso il
Nord, con la coda tra le gambe nascondendosi dietro la gonna della loro mamma,
perché questo avrebbe necessariamente condotto il governo nordista nella
mischia. Ciò violerebbe la non-invasione (tranne che per autodifesa) definita
dal libertarismo per un governo limitato o miniarchico.
Non ci sarebbe stata una “Ricostruzione”, né ci sarebbe
alcuna “indivisibilità” degli Stati Uniti d’America. Piuttosto, ci
sarebbero ora due Paesi completamente diversi: gli Stati Uniti d’America e la
Confederazione. Anche in questo caso, una volta che la schiavitù fosse finita,
dato che non c’erano altri crimini in corso, e dato che la punizione era stata inflitta
ai malfattori, la questione sarebbe finita lì.
Dato il presupposto storicamente accurato che la
Confederazione non mostrò alcuna intenzione di invadere il Nord, ma che
semplicemente voleva essere lasciata sola con se stessa, ciò avrebbe posto fine
alla questione e con essa anche all’interesse del governo nordista.
Fonte: visto su L’Indipendenza del 27 aprile 2014
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