Leonardo Facco
Dal sito del
movimento libertario Leonardo Facco fa alcune considerazioni
sull'indipendentismo, e come ha sempre fatto se la prende con la Lega (per
altro in passato ha dimostrato che il simbolo della Lega era proprietà di
Silvio Berlusconi), ma involontariamente mette in luce che il pensiero
libertario non ha nulla a che vedere con l'indipendentismo veneto. La cosa mi
da lo spunto per una analisi culturale della faccenda, sperando che non si
passi dalla discussione culturale all'insulto di qualche suo seguace.
Scrive Facco “Un indipendentista è consapevole che “il
governo non è la soluzione, è il problema” e che – come sosteneva Sheldon
Richman – “l’imprenditore non può comprare favori da un burocrate che non ha
favori da vendere”. Un indipendentista – insomma – serve a nulla (anzi finirà
col fare danni, come dimostrano gli ultimi 4 lustri di leghismo) se la sua
preoccupazione è di partecipare alle elezioni per amministrare un Comune o una
Regione per aggiustare tombini o per elargire prebende arbitrariamente. Anche
in vista del prossimo 25 maggio, viceversa, assisteremo alle solite promesse,
di cui evito l’elenco perché sarebbe troppo lungo.” Ancora aggiunge “Un
movimento indipendentista se proprio puntasse ad essere credibile, eviterebbe
di sbrodolare programmi articolatissimi finalizzati al fantomatico “bene
comune” della sua città o della sua regione. Nel suo programma avrebbe un solo
punto: dichiarare unilateralmente l’indipendenza dell’ente in cui è candidato,
con conseguenze (anche non piacevoli) annesse e connesse. Tutto il resto è solo
italian-style. Meglio i Liberi Comuni d’Italia.”
Ora io non voglio discutere sullo specifico della Lega, ma
sui fondamenti del pensiero libertario così ben rappresentato da Facco. Infatti
i “libertari” sono una corrente
culturale , se volete una filosofia e una ideologia politica, che contesta lo
Stato, in generale ed a priori, con l'idea che ogni governo sia dannoso,
comunque. Per il libertario il governo deve stare fuori da ogni affare privato,
dalla vita privata, non deve dare regole, non deve “essere” in generale.
Io mi sono sempre chiesto dove conduca una situazione in cui
nessuno debba governare.
Comunque a questo pensiero libertario è affine la cultura
“liberista” , quella che dice che lo
stato deve stare fuori da ogni regolamentazione del mercato, non deve imporre
regole. Pensiero miseramente fallito in maniera dimostrata proprio con questa
crisi del 2007-2009, dove la mancanza di controlli sulle banche da parte dei
governi ha dimostrato che il risultato finale sono truffe a go-go e la
necessità per lo Stato (cioé i cittadini) di pagare enormi somme per ripianare
il buco delle banche al fine di evitare il collasso del mercato. Si potrebbe
obbiettare che il Governo sapeva, ed allora occorre dire che è stato il governo
“liberista” a non regolamentare come del caso. In realtà le leggi c'erano, e
forse il governo sapeva pure, ma dobbiamo decidere se discutiamo dei principi o
della pratica. Partiamo quindi dal presupposto che il principio di “regolare”
quanto necessario è buono, la pratica non lo è stata e va migliorata ed
integrata con qualche ulteriore legge stronca corruzione.
Ma non avere “legge” è invece “cattivo” per gli esiti
finali.
Comunque, in virtù del liberismo e della assenza di
controlli libertaria, ci si è trovati nel crollo delle banche, e per evitare il
“crollo del mercato” si sono fatte chiudere le aziende, mandate in bancarotta
le industrie, licenziati i dipendenti, provocando e diffondendo miseria,
disperazione, malattie e suicidi. Insomma, per salvare le banche al fine di
evitare danni al “mercato” si è in effetti distrutto il mercato stesso e anche
la società intera. Io dico che costava certamente meo nazionalizzare le banche
fallite, e probabilmente avremmo ancora un mercato integro. La teoria liberista
non funziona. Chiuso.
Detto questo, tornando ai libertari, il pensiero base tende
all'assenza di governo, ma in pratica tende all'anarchia, alla contestazione di
ogni forma di struttura organizzata che si dichiari governo.
E in questo senso non ho mai capito cosa ci facevano e cosa
ci fanno i libertari fra gli indipendentisti veneti.
I veneti che in maniera più o meno decisa invocano un
ritorno alla Repubblica Veneta, al contrario dei libertari invocano una
repubblica che era tutt'altro che libertaria. Si può perfino affermare che agli
occhi di un veneto che conosca la sua storia i dualismi come
liberismo-socialismo, libertà-stato, individuo-stato sociale, non hanno proprio
senso per guardare alla repubblica veneta. Detto questo occorre dire che fra
gli indipendentisti veneti molti non sanno nemmeno di cosa parlano.
Parlando seriamente documentati della Repubblica Veneta, di
sicuro essa è stata la prima a nazionalizzare i traffici usando le Galee (navi
da guerra dello Stato usate anche per i commerci mercantili), che organizzava
in spedizioni di molte navi scortate dette “muda”, ma non era una questione
“statale” perché chiunque poteva parteciparvi di persona con propria merce o
tramite armatore in “condominio”, ma non era nemmeno un servizio di poste,
perché chi spediva si assumeva dei rischi e dei costi in proporzione, era
piuttosto un investimento in fondi.
La Repubblica in seguito garantì queste spedizioni anche
contro i rischi accidentali come naufragi e pirateria, inventando dopo il
servizio di muda e quello di condominio, anche il servizio delle assicurazioni.
Anzi, disciplinò tutta la filiera che stava dietro
l'attività di commercio navale, dalla produzione del legno (con la silvicoltura
del Cansiglio e di Asiago), ai maestri d'ascia con le “Scole” (che non erano
solo enti di formazione, ma dei veri sindacati con mutua e pensione, vigilati
da magistrati), alla produzione industriale di navi nell'Arsenale di Stato,
alle pensioni per gli invalidi e per i naufraghi, alla gestione del porto con
ufficiali di carriera e/o con nobili comandati per brevi periodi alla
vigilanza, al servizio di informazioni dei mercati, alla creazione di colonie
commerciali …..
Tutto questo da una parte funzionava perfettamente in tutti
gli aspetti della amministrazione, dall'altra lasciava agli individui quanto
più libertà era possibile, e gli dava un senso di appartenenza a seconda del
mestiere, ma imponeva severi controlli.
Per altro Venezia era fra gli stati più interventisti per
difendere tutto ciò, ma per il fine non di arricchire questa o quella
multinazionale che esisteva anche nel diritto, ma per riversare sulla
repubblica e sui cittadini i benefici di tutto l'apparato.
Quindi da una parte per prima impose un monopolio sui
commerci, specie del sale, ma poi fu la prima a distruggerlo con l'invenzione
dell'Antitrust nel 1300 perché nuovi livelli di benessere potevano venire dal
rompere un commercio ormai troppo consolidato.
Insomma tutto convergeva verso la lotta al parassitismo, ai
monopoli, alle cosche, e al conflitto di interesse, e il risultato è stato non
solo il Rinascimento Veneto, ma la fioritura delle arti, della cultura e della
modernità in tutta l'Europa.
Questi valori sono
ancora molti forti fra i veneti di oggi.
I veneti non amano il disordine, sono pronto a scommettere che piuttosto dell'anarchia preferiscano il Fascismo o il Comunismo o il Fascio Comunismo, ma in realtà odiano tutte queste forme e vorrebbero libertà individuale ma pure socialità per i bisognosi (non per i parassiti) ben coniugate come faceva la repubblica.
I veneti non amano il disordine, sono pronto a scommettere che piuttosto dell'anarchia preferiscano il Fascismo o il Comunismo o il Fascio Comunismo, ma in realtà odiano tutte queste forme e vorrebbero libertà individuale ma pure socialità per i bisognosi (non per i parassiti) ben coniugate come faceva la repubblica.
Non a caso i Veneti sono ancora oggi grandi lavoratori e
produttori, ma anche grandissimi attivisti del volontariato, come pure grandi
inventori.
Ma non amano lo spreco e le cricche, tanto che la mafia
attacca solo perché c'è lo stato italiano, non perché il veneto sia di cultura
mafiosa.
Poi c'è sempre in tutto la mela marcia, si tratta di differenze percentuali fra popolo e popolo.
Poi c'è sempre in tutto la mela marcia, si tratta di differenze percentuali fra popolo e popolo.
Possiamo tranquillamente vedere che nel popolo veneto di oggi,
ancorché sia andato italianizzandosi e ormai sia ridotto ad una minoranza della
popolazione residente nelle Venezie, sono ancora forti i valori della
Repubblica Veneta. E' morta la Repubblica, non i valori che aveva.
Detto questo possiamo tranquillamente affermare che quasi
tutti quelli che si dichiarano oggi rappresentanti della “Repubblica Veneta”
non hanno in molti casi né la conoscenza né i requisiti minimi di credibilità
per poter essere rappresentanti del popolo veneto, che, ripeto, non ama le cosche
e le cricche i furbetti, ma nemmeno vota questi arrivisti senza senso.
Cosa ha a che vedere tutto ciò con l'idea libertaria ? Direi
nulla.
Nella frase libertaria ripetuta da Leonardo Facco “il
governo non è la soluzione, è il problema” troviamo violati questi valori
veneti, i veneti non pensano che il problema sia il “governo”, ma questa forma
di governo, quello italiano, quello delle mafie, della corruzione, dei partiti
(la repubblica veneta non aveva i partiti).
Nella maggior parte i veneti non sentono come loro questo
sistema, e hanno cominciato a rendersi conto da poco che questo sistema, il
sistema “democratico” italiano, non andrà mai bene per loro, perché a questo
sistema di corruzione e di falsità non sanno e non vogliono giocare.
Temo insomma che Facco usi la parola “indipendentista” nel
senso libertario della parola, mentre i veneti sono indipendentisti nel senso
nazionale del termine, vogliono un governo diverso da quello che hanno oggi,
vogliono un governo molto più simile a quello della Repubblica Veneta.
Per inciso, la Repubblica Veneta era molto attenta a dare
spazio ai talenti provenienti dal popolo, essi arrivavano anche ai massimi
gradi del potere amministrativo, i talenti non venivano sprecati, ma allo
stesso tempo la Repubblica aiutava chi non ce la faceva, compresi i poveri e
fra questi, i nobili poveri.
Temo, sono convinto, che i libertari abbiano un concetto di
“indipendentista” che è un concetto individualista, non ordinato in un sistema,
mentre i veneti pensano ad un principio d'ordine della realtà, e certamente non
amano l'anarchia nella quale per altro già si trovano a vivere.
Fonte: visto su L’Oppininione di Loris Palmerini del 12 maggio 2014
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